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Salari e risparmi: quei dati

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Dopo la pubblicazione dei dati Istat sulla diminuzione del potere d’acquisto, sul risparmio delle famiglie ai minimi dal 1995 e sull’aumento della pressione fiscale con l’Irpef al top, le opposizioni sono partite all’attacco mettendo all’indice le politiche del Governo Meloni. Sia il Pd che Conte hanno accusato la premier di non aver fatto nulla di quanto promesso e, anzi, di descrivere un Paese di segni positivi che non c’è. Naturale che la sinistra, soprattutto in campagna elettorale, cerchi il lato più scuro dei numeri per mettere all’angolo il Governo ma una domanda dovrebbe farla anche a se stessa. Ossia, come mai con queste cifre non riescono ad aumentare il consenso?

E’ vero pure che andrebbe fatta un’analisi più precisa dei dati che ciascuno tira dalla propria parte. La maggioranza illumina quello sull’occupazione, che continua a essere buono, l’opposizione quello dell’erosione dei salari, ma sia per gli uni che per gli altri questi numeri si traducono in domande e scelte. La premier, per esempio, ha già detto che vorrebbe – ha usato il condizionale – confermare il taglio del cuneo fiscale anche con la prossima legge di bilancio ma è evidente che con il quadro illustrato ieri dall’Istat diventa più necessario e urgente. La prudenza è dovuta alla difficoltà di bilancio, come ripete Giorgetti che anche ieri è stato a Palazzo Chigi in vista della presentazione del Def. Sta di fatto che se il cammino è pieno di spine, la sinistra non riesce a trovare la chiave per approfittarne.

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Infatti, sia il Pd che i 5 Stelle non si muovono – nei sondaggi – da quella fascia rispettivamente del 20% e del 16% come se gli elettori non vedessero una ricetta alternativa. Ma c’è? Dopo l’exploit della proposta sul salario minimo che ha visto tutto il fronte compatto – da Conte a Calenda – quel treno si è fermato. Mancano proposte chiare, misure-bandiera mentre la destra è sempre in grado di srotolare le sue. Che siano il taglio del cuneo, il Piano Mattei o il salva-case, riescono a dire qualcosa agli elettori. Non tutte le proposte sono concludenti, eppure lo schieramento avversario non ne beneficia. Come se non arasse il campo ma vi facesse solo delle brevi incursioni, dei raid: ora sul salario minimo, ora sulla sanità.

Ecco, anche puntare il dito contro quello che il Pd ha chiamato “condono” di Salvini non basta se poi manca una proposta sulla casa, sui bonus edilizi, sugli affitti. Così anche il lato scuro dei numeri di Meloni non diventa un assist per l’opposizione. E anche quel metodo indicato dai leader – di trovarsi insieme solo sui contenuti – non sta funzionando. I contenuti non ci sono, gli scandali giudiziari sì, si veda Bari, e le alleanze saltano.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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