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Manovra 2025, oggi al Senato si chiude l’esame in commissione. Domani l’ok definitivo

Dopo la pausa per le festività natalizie riprende in Senato l’iter del testo della Manovra. L’esame in commissione si chiuderà oggi ma senza entrare nel merito e la Legge di Bilancio poi passerà in Aula nel primo pomeriggio, dove è destinata a incassare il via libera definitivo domani, 28 dicembre. Difficile che possa concretizzarsi l’ipotesi di andare avanti senza mettere la fiducia, anche alla luce degli 800 emendamenti presentati dalle opposizioni che nei giorni scorsi hanno protestato con forza contro un esame blindato e senza modifiche, necessario per scongiurare l’esercizio provvisorio. Una prassi che avviene da anni, ma che secondo i senatori è un monocameralismo di fatto “mortifica” ed “umilia” il Parlamento.

Liris: “Troppi emendamenti per discuterli, clima di ostruzione”

“Taglio del cuneo fiscale, passaggio strutturale a tre aliquote Irpef, soldi veri per la sanità, con 136,5 miliardi nel 2025 e oltre 140 nel 2026. Sono le tre misure principali a sostegno di lavoratori, imprese e sistema sanitario nazionale che rendono questa Manovra finanziaria uno strumento di progettazione politico e fortemente identitario, tracciando finalmente una visione del futuro del Paese”, ha detto il senatore Guido Liris, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio, confermato anche quest’anno relatore del disegno di legge. Liris ricorda che “nel caso fossero stati presentati pochi emendamenti, si sarebbe potuto anche pensare di discuterli ed affrontarli, ma visti gli sviluppi e il clima di ostruzione, per motivi di tempo non possiamo permetterci ulteriori esami, pena l’esercizio provvisorio”. “Come ribadito dalla premier Giorgia Meloni, continuiamo a mantenere gli impegni presi con gli italiani – aggiunge il senatore – A cominciare dal taglio del cuneo fiscale, di circa 15 miliardi, che ora diventerà strutturale come chiedevano sindacati e imprese. Si tratta di una precisa scelta politica: mettiamo più soldi nelle tasche dei lavoratori, dopo aver detto basta al reddito di cittadinanza”.


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