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La sconfitta di Le Pen lascia Meloni più sola ma più libera di avvicinarsi al Ppe

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Giorgia Meloni più isolata a Bruxelles, forse, ma di una solitudine che può brillare. Perché non c’è dubbio che la sconfitta del Rassemblement National di Marine Le Pen al secondo turno delle legislative francesi indebolisce la destra sovranista e sostanzialmente filo Putin, ma se c’è qualcuno che domenica sera si preparava a brindare alla vittoria della sua alleata francese ed è rimasto deluso quel qualcuno non è Meloni – che della scelta atlantista e pro Ucraina ha fatto il perno della sua politica estera – bensì il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Il quale, coerentemente con la svolta di ultradestra che ha voluto imprimere alla Lega, traslocherà nei prossimi giorni assieme a Le Pen nel nascente gruppo “Patrioti” del premier ungherese Victor Orban. Il quale a sua volta, altrettanto coerentemente, ha battezzato l’inizio della sua presidenza di turno della Ue con una visita (sia pure a titolo personale) al presidente russo.

L’uscita di Vox da Ecr può restituire libertà alla premier, lontano da Orban

Meloni più sola, dunque, visto che gli ex alleati del partito dell’ultradestra xenofoba spagnola Vox hanno a loro volta abbandonato il gruppo del Conservatori e Riformisti (Ecr) guidato proprio da Meloni per raggiungere Lega e Rassemblement Nationale nella nuova creatura orbaniana. Una “pulizia” che non può che avvantaggiare la premier italiana, ora più libera nelle sue strategie europee, collocando lei e il suo partito Fratelli d’Italia più lontani dalla destra radicale e anti-establishment e più vicini al Partito popolare europeo e quindi alla maggioranza che si appresta a votare il bis della popolare tedesca Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Bis sul quale Meloni si è astenuta in veste di premier poco meno di due settimane fa in Consiglio Ue come protesta per essere stata esclusa dalla definizione della nuova governance (e nel caso della candidatura del socialista Antonio Costa a presidente del Consiglio Ue l’astensione si è addirittura tramuntata in uno voto contro, la prima volta in assoluto per l’Italia).

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Le sirene sovraniste di Salvini… e l’interesse dell’Italia

Le trattative in Europa, dopo lo stand by delle legislative francesi, entreranno nel vivo nei prossimi giorni fino al voto del Parlamento Ue del 18 giugno. Ecco, quella sarà l’occasione per capire se la sconfitta della destra sovranista in Francia contribuirà a cambiare l’atteggiamento del governo italiano e a tramutare quell’astensione in voto a favore, anche considerando il fatto che – visto che all’Europarlamento il quorum è della maggioranza assoluta dei componenti dell’Aula – l’astensione equivarrebbe di fatto a un voto contrario. Certo, ci sono le sirene sovraniste di Salvini che risuonano all’orecchio destro della premier: annunciando il passaggio ai Patrioti di Orban, già a urne francesi appena chiuse il leader della lega anticipava «un no chiaro a ogni ipotesi di Ursula bis e a ogni alleanza con i socialisti e gli ecofanatici tutti tasse e sbarchi». Ma la realpolitik dovrebbe di contro spingere Meloni a dare valore al fatto «che l’unica destra come riesce a vincere in un grande Stato europeo e a guidare un governo che è il più solido e stabile in Europa è quella di Fratelli d’Italia con Meloni leader della coalizione di destra-centro», come si affretta a dire il capogruppo alla Camera Tommaso Foti.

In attesa delle aperture di Ursula su Green Deal e immigrazione

Lo stesso ministro meloniano Raffaele Fitto, in pole per ricoprire un incarico di peso come commissario, avverte che «non c’è ancora un orientamento» ma che bisogna «capire l’evoluzione» e «ascoltare quello che si dirà nei confronti che avreno preventivamente con la presidente von del Leyen e nel merito del suo discorso di programma». Tradotto, il governo italiano si aspetta aperture sulla tempistica del Green Deal e sull’immigrazione. Insomma, una prova di maturità attende a breve Meloni, che ha ora l’occasione di rafforzare la sua posizione mediana tra la destra più estrema e sovranista e il Ppe, facendo pesare il voto dei parlamentari di Ecr quando saranno in discussione dossier su cui già si prevedono maggioranze variabili. Un test interessante sarà nelle prossime ore la missione della premier a Washington, dove in occasione del vertice Nato incotrerà nuovamente molti leader europei, a cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron, rinvigorito dal secondo turno delle legislative e con il quale all’Italia conviene con tutta evidenza avere buoni rapporti.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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