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Filiera tecnica 4+2, via libera del Senato

I punti chiave

3′ di lettura

Il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge governativo che riforma l’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del nuovo modello 4+2, vale a dire quattro anni di scuola superiore, più due negli Its Academy. I sì sono stati 101, 41 i no, 5 gli astenuti. «Il via libera di oggi segna una tappa fondamentale di una riforma che serve ai nostri giovani e al Paese. Ringrazio il presidente della commissione Istruzione, Roberto Marti, la relatrice, Ella Bucalo, il sottosegretario Paola Frassinetti e tutta la maggioranza parlamentare per aver sostenuto il disegno di legge, apportando integrazioni certamente migliorative. Ringrazio anche le Regioni per l’importante contributo dato», ha dichiarato ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Nasce la filiera formativa tecnologico-professionale

«Avremo una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, che potrà contare sul potenziamento delle discipline di base e sull’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sul maggior raccordo fra scuola e impresa, ma anche sulla maggiore internazionalizzazione e ricerca – ha proseguito Valditara -. Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive».

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A settembre parte la sperimentazione nazionale

Il Ddl ora dovrà andare alla Camera per il via libera finale. Nel frattempo il ministro Valditara ha accelerato e farà partire già a settembre, sotto forma di sperimentazione nazionale, la nuova e innovativa filiera tecnologico-professionale. Fino al 10 febbraio famiglie e studenti potranno scegliere questi percorsi offerti da 176 istituti tecnici e professionali, che hanno aderito alla sperimentazione. In tutto sono state attivate, e validate dal Mim, ben 201 filiere quadriennali la cui peculiarità è quella di offrire, per la prima volta in Italia, un’offerta integrata che comprende e mette in raccordo fra loro i percorsi di Istituti tecnici e professionali, i percorsi di Istruzione e formazione professionale regionali (IeFP), delle istituzioni formative accreditate dalle Regioni e degli Its Academy. È potenziato anche il collegamento con il territorio, le imprese e le attività professionali.

Le opportunità per gli studenti

La sfida è offrire ai ragazzi una formazione vicina alle esigenze del mondo del lavoro che agevoli, al tempo stesso, la prosecuzione degli studi nei percorsi di istruzione terziaria degli Its Academy, con l’ottenimento, in sei anni, di un titolo di alta specializzazione tecnica. I percorsi della filiera prevedono corsi di studio quadriennali (anziché quinquennali), con il conseguimento un anno in anticipo, come accade in moltissimi paesi europei, ad esempio Germania, Svezia, Svizzera e Austria, del diploma di istruzione secondaria di secondo grado dopo aver superato l’esame di Stato. Gli alunni si troveranno di fronte programmi nuovi, non una compressione di quelli pensati per il quinquennio. L’organico dei docenti dei cinque anni verrà impegnato sull’offerta formativa dei quattro anni senza nessuna riduzione a garanzia della qualità della formazione, aprendo così a un potenziamento vero dell’insegnamento. Ci sarà più spazio per l’alternanza scuola-lavoro e la didattica laboratoriale, una forte internazionalizzazione, e in cattedra potranno salire docenti aziendali per adeguare l’offerta ai bisogni del territorio e alle innovazioni. Tutto ciò consentirà ai ragazzi di inserirsi rapidamente in settori altamente qualificati. Si favorirà per la prima volta anche la ricerca.

Malpezzi (Pd): riforma Valditara frettolosa, occasione persa

«Ci troviamo di fronte ad un’occasione mancata – ha sottolineato Simona Malpezzi, senatrice Pd, ed esperta di scuola -. La fretta è stata una cattiva consigliera. Il provvedimento nasce per provare a dare una risposta alla dispersione scolastica, per provare a rendere la nostra scuola più vicina ai sistemi europei, per provare a garantire ai ragazzi una diversificazione anche di formazione a seconda delle proprie intelligenze emotive. Quando però le riforme e i grandi cambiamenti vengono fatti così in fretta e senza risorse si palesano molti rischi e tanti fallimenti. E ce lo dicono i numeri di chi ha aderito alla sperimentazione: solo 176 su 1700. E questa bassa adesione, quando la finalità è così importante, significa che qualche cosa che non funziona c’è e forse il ministro dovrebbe porsi il problema».


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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