Due settimane di trattative e un accordo destinato a tradursi nell’ennesimo fallimento green. L’epilogo della Cop29 di Baku soddisfa i burocrati e i teorici della finanza climatica, ma lascia perplessi quanti già oggi osservano le sciagure provocate dalla decarbonizzazione forzata, imposta con ritmi insostenibili per l’industria. La conferenza Onu sul clima ha infatti sancito la progressiva estensione di un modello che nei Paesi occidentali, e in Europa in particolare, sta facendo danni economici a ripetizione. Lo testimonia l’evidente crisi del settore automotive, che nel Vecchio Continente dà lavoro a quasi 13 milioni di persone. È recentissima la notizia del crac di Northvolt, produttore svedese di batterie per veicoli elettrici, fino a pochi mesi fa ritenuto la migliore risposta europea all’egemonia cinese. Ora la società ha richiesto lo scudo del Chapter 11 negli Stati Uniti per provare a salvarsi. Il suo amministratore delegato, Peter Carlsson (in foto), si è dimesso e il crollo del titolo rischia di generare un effetto domino. Il principale azionista di Northvolt è infatti Volkswagen, che a sua volta sta attraversando serie difficoltà. La casa tedesca si appresta a chiudere almeno tre fabbriche, con la previsione di tagli sul personale e sulle buste paga. Pure Audi chiuderà il suo stabilimento di auto elettriche a Bruxelles, attivo nella produzione dei suv Q8 e-tron. La decisione sarebbe scaturita dalle disastrose previsioni proprio sui veicoli a batteria: secondo la Federazione Generale dei Lavoratori del Belgio, Audi stimava un calo dei volumi delle e-tron Q8 del 60% nel 2024 e del 70% nel 2025. Con buona pace degli alfieri dell’elettrico come panacea green. Non solo, nei mesi scorsi il marchio tedesco aveva annunciato il taglio di oltre 2.500 posti a causa delle «difficili condizioni economiche».
Non molto meglio procede la franco-italiana Stellantis che continua a far lavorare a singhiozzo gli impianti lungo la Penisola per mancanza di nuovi modelli da produrre. Fino al caso limite di Mirafiori, l’ex stabilimento simbolo della Fiat degli Agnelli, oggi sostanzialmente paralizzata dalla Cig.
Solo pochi giorni fa, anche Bosch ha detto di voler falcidiare 5.550 lavoratori; soprattutto nelle attività legate alle vetture con la spina, in un contesto di crescita più lento del previsto per il settore. Ma alla Cop29 non hanno avuto dubbi: avanti tutta con la decarbonizzazione dei trasporti.
Intanto l’Europa delle industrie enumera sempre nuove vittime del green e pure in Italia l’automotive soffre, con un trend negativo: a ottobre 2024 il mercato italiano delle autovetture è calato del 9,1% sull’anno precedente.