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“Benefici maggiori dei costi”. Ecco i numeri del Ponte sullo Stretto

Plastico del progetto del ponte sullo stretto

Il Ponte sullo Stretto farà guadagnare all’Italia più dei 13,5 miliardi che costerà produrlo. La conferma arriva dall’analisi costi-benefici condotta da Uniontrasporti con la consulenza tecnico scientifica di Openeconomics e svolta utilizzando le linee guida prescritte dall’Unione Europea. L’impatto dell’opera, calcolando i vantaggi per il tessuto produttivo e turistico di tutta l’area per la logistica, il traffico passeggeri e merci in termini monetari il cosiddetto «Valore attuale netto economico» risulta positivo per più di 1,8 miliardi di euro, con un rapporto costi/benefici di 1,2.

«I lavori inizieranno a dicembre – ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – anche i siciliani più scettici quando verrà inaugurato nel 2032-2033, non saranno più contrari». Già solo nella fase cantieristica il contributo in termini di Pil sarà pari a oltre 23 miliardi, creerà 36.700 posti di lavoro stabili e alimenterà con più di 10 miliardi le entrate fiscali per lo Stato.

L’imponente opera pubblica è prevista dal piano di investimenti infrastrutturali del governo nell’ambito della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T) e del completamento del cosiddetto corridoio «Scandinavo-Mediterraneo». Secondo lo studio, che ha valutato la solidità delle sue conclusioni tenendo conto anche delle possibili variazioni nel tempo, anche in negativo, dei vari parametri utilizzati, ha stabilito che il rischio economico assolutamente non elevato, anzi positivo nel 70% dei casi.

Secondo Ivo Blandina, presidente della Camera di commercio di Messina, vicepresidente vicario di Unioncamere Sicilia e presidente di Uniontrasporti l’opera porterà benefici a tutto il Paese: «Le conoscenze scientifiche e tecnologiche e il livello crescente di infrastrutturazione ci spingono a scartare l’opzione zero e a considerare seriamente i benefici che la realizzazione di questo collegamento stabile recheranno a tutto il tessuto sociale, economico e produttivo».

Resta in piedi il tema dell’impatto ambientale e del rischio sismico dell’opera, situata su una delle faglie più instabili del Mediterraneo. Ma l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, è stato netto: «La Commissione di valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente ha approvato all’unanimità il parere favorevole per il progetto del Ponte con una sessantina di prescrizioni. Nessuna sul rischio sismico, ma solo prescrizioni riguardanti essenzialmente studi, approfondimenti e dettagli, o monitoraggi ambientali come è normale, in progetti di questa complessità».

Sulla stessa lunghezza d’onda il numero uno di Webuild Pietro Salini, cui spetterà di realizzare il Ponte: «C’è chi una materia la studia e chi ne parla sui social network, sono due mondi molto distanti», ha sottolineato il manager, che punta il dito contro il Popolo dei No, che già in passato ha condizionato le scelte del Paese sull’onda emotiva, come per il nucleare: «Sarà la più bella opera d’ingegneria del Paese, il più grande investimento che sia stato fatto da Cavour a oggi, approvato anche dall’Europa. Se non si fa ci perde l’Italia, non Webuild che per il 90% lavora all’estero o Salvini. Eppure siamo sempre qui a giustificarci davanti agli esperti della sismica che hanno fatto un corso accelerato su Instagram».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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