IN EVIDENZA
Connessi: referendum, che valore diamo alla cittadinanza?
Il referendum sulla cittadinanza dell’8/9 giugno ci spinge a interrogarci sul valore che diamo alla cittadinanza e su come evolverà la società italiana nei prossimi anni. Ne abbiamo parlato con Marco Cartasegna, Carlo Notarpietro e Felice Manti a #Connessi il nostro talk sull’attualità condotto da Chiara Piotto in onda ogni martedì sera live alle 21 su tutte le nostre piattaforme #skytg24 LEGGI TUTTO
Referendum, l’8 giugno per la prima si potrà votare fuori sede. Oltre 67mila hanno fatto richiesta
Ascolta la versione audio dell’articoloLunghi viaggi, costi proibitivi, impegni di lavoro, di studio o di cura sono ostacoli che in molti casi creano “astensioni involontarie” sul voto dei cittadini italiani che vivono fuori dal loro comune o provincia di residenza. Si stima che in Italia sono circa 4milioni e 900mila le persone “fuori sede”, di questi, quelli ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio ammontano a 67.305 , di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi legati alle cure mediche. In relazione al dato complessivo, che è in fase di consolidamento e di verifica da parte degli uffici elettorali comunali, si segnalano le province con maggior incidenza di elettori fuori sede: Milano con 10.980; Torino con 9.691; Roma con 9.890 e Bologna con 7.785. Le sezioni speciali riservate ai “fuori sede” (costituite in presenza di almeno 800 elettori fuori sede) saranno complessivamente 51 di cui 12 a Torino, 11 a Milano, 9 a Bologna, 7 a Roma e 2 a Firenze. I Comuni che non istituiscono sezioni speciali distribuiranno gli elettori fuori sede nelle sezioni elettorali ordinarie.Il trend è positivo?Secondo le analisi, le votazioni referendarie risultano solitamente meno “attraenti” per gli elettori, rispetto ad esempio alle elezioni europee. In merito a quest’ultime, nelle tornate elettorali del 2024, il numero di studenti fuori sede che hanno votato – per la prima volta, per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine (senza la necessità di rientrare nel comune di residenza), sono stati all’incirca 24mila. Nel confronto tra i due anni è possibile osservare un aumento del 58,77% di domande tra gli studenti fuori sede. «Osservando le prime sperimentazioni, avvenute già negli altri Paesi europei, si nota una richiesta iniziale di domande medio basse che va via via crescendo – afferma il direttore di The good Lobby, Federico Anghele – a giudicare dai dati che abbiamo a disposizione, per essere la prima sperimentazione del voto da fuori sede nella storia del nostro Paese, possiamo dire che è un buon risultato».Loading…Tempistiche problematiche Un problema sollevato da molti elettori fuori sede è stato certamente la finestra temporale con la quale hanno dovuto gestire la presentazione di richiesta per la domanda. L’arco temporale andava dal 30 aprile fino al 4 maggio – all’incirca 35 giorni – che però non prendono in considerazione le problematiche «legate alle festività ed i vari ponti che vi si sono presentati all’interno di questo periodo». Problematica ancora più importante però riguarda la scarsa informativa inerente alla novità della possibilità di voto fuori sede. «Se notiamo, la tipologia di elettore che più di tutti ha fatto domanda per il voto fuori sede sono gli studenti – afferma Federico Anghele. Questi ultimi infatti sono un bacino più informato e più facile da raggiungere attraverso campagne social, ecc.». Di fatto, la città di Milano, che è la città con più incidenza di elettori fuori sede, nel periodo tra il 30 aprile e il 4 maggio ha avviato una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che ha prodotto 10.980 richieste.La situazione in Europa In Europa, il voto per corrispondenza è possibile in Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia. Nella maggior parte di questi Paesi, il voto per posta costituisce uno dei canali disponibili per i fuori sede. Attualmente i Paesi europei che non hanno ancora adottato modalità di voto a distanza – che sia per posta o per delega – sono l’Italia, Malta e Cipro. Anche Paesi con una popolazione comparabile o superiore all’Italia, come la Spagna e la Germania, hanno avuto – all’inizio della loro fase di sperimentazione – poche richieste di voto che è via via cresciuto, come detto anche sopra da Federico Anghele. In Spagna il voto per corrispondenza nel 2000 ha coinvolto 500.000 votanti con i 2.6 milioni del 2023. Mentre in Germania il voto per corrispondenza nel 1957 era del 4,9%; nel 1990 del 9,4%; nel 2017 del 28,6% diventando nel 2021 il 47,3%. LEGGI TUTTO
Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza: i 5 quesiti per cui si vota
Lavoro e cittadinanza sono i temi dei cinque referendum a cui siamo chiamati a partecipare l’8 e il 9 giugno. Nelle urne avremo davanti 5 schede di colore diverso, ognuna delle quali ci pone una domanda a cui possiamo rispondere sì o no.
Vediamo insieme, nel dettaglio, per cosa stiamo andando a votare LEGGI TUTTOConfindustria, Meloni su Ue-Usa: “Serve dialogo politico”
Confindustria, Meloni su Ue-Usa: ‘Serve dialogo politico’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Acconti Irpef senza il taglio aliquote. Dossier aperto su platea e coperture
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaTra i paradossi del Fisco italiano c’è anche quello che la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef per alcuni contribuenti non si tradurrà in una diminuzione delle tasse nella dichiarazione dei redditi da presentare nel 2025. Arriva, infatti, ora al pettine il nodo di quella che tecnicamente si chiama sterilizzazione degli effetti sugli acconti della prima riduzione da quattro a tre aliquote che il decreto attuativo della delega fiscale (il Dlgs 216/2023) aveva introdotto per il 2024. Riduzione che poi l’ultima manovra ha messo a regime, però senza un coordinamento tra le due norme.Recupero solo nella dichiarazione 2026Tradotto in pratica, vuol dire che gli acconti d’imposta per il 2024 e il 2025 si calcolano come se quell’accorpamento del primo scaglione fino a 28mila euro sotto l’aliquota del 23% (eliminando quindi quella del 25%) non esistesse per ora. Risultato? Secondo le prime simulazioni effettuate dai Caf della Cgil si determinerebbe un effetto paradossale con un aumento di tassazione dai 75 ai 260 euro per i lavoratori dipendenti e dai 100 ai 260 euro per i pensionati. Soldi che potranno essere recuperati solo con la dichiarazione 2026 e che quindi determinano una sorta di anticipo a tasso zero per l’Erario.Loading…Impatto su pensionati e dipendentiUn problema che poco più di un anno fa era solo prospettico e, invece, ora si materializza con l’avvio della campagna della dichiarazione dei redditi. E che soprattutto rischia, secondo la denuncia della Cgil, di penalizzare solo dipendenti e pensionati e quindi quei contribuenti che pagano tutto e che vedono tassati tutti i loro redditi da lavoro e pensione. In realtà, bisogna considerare due aspetti. Il primo è che si tratta di un effetto solo temporaneo, perché l’anticipo maggiorato che si rischia di pagare ora poi sarà recuperato con la dichiarazione dei redditi 2026. La perdita è solo temporanea e, in ogni caso, al di là delle situazioni tipo molto dipenderà dai bonus fiscali (detrazioni e deduzioni) che il singolo contribuente potrà far valere in dichiarazione e che portano anche per l’anno in corso a mitigare la possibile penalizzazione. Penalizzazione che ora risulterebbe visibile nell’immediato solo per le addizionali comunali perché, per espressa previsione della riforma fiscale, sono rimaste comunque a quattro aliquote e perché vengono applicate mese dopo mese direttamente in busta paga.Il dossier apertoIn teoria, quindi, ci sarebbero i tempi per un intervento per rimediare al cortocircuito tra riforma Irpef e manovra, come chiesto a gran voce da tutte le forze di opposizione che ora riconoscono gli effetti di una norma sottoposta comunque al parere delle commissioni parlamentari prima di approdare in «Gazzetta Ufficiale». Il dossier è stato aperto sui tavoli governativi ma l’input è quello di procedere con cautela cercando di capire quali sono i numeri effettivi della platea interessata e quelli delle coperture.Il problema sul cuneo fiscaleSul tavolo, infatti, c’è anche la necessità di prevedere un’integrazione – come del resto già anticipato dalla sottosegretaria all’Economia Lucia Albano in risposta a un question time a fine gennaio – per la perdita di 1.200 euro annuali di trattamento integrativo che la riscrittura del cuneo fiscale, sempre nell’ultima manovra, ha determinato per i contribuenti con retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro. LEGGI TUTTO
Connessi: referendum, che valore diamo alla cittadinanza?
Il referendum sulla cittadinanza dell’8/9 giugno ci spinge a interrogarci sul valore che diamo alla cittadinanza e su come evolverà la società italiana nei prossimi anni. Ne abbiamo parlato con Marco Cartasegna, Carlo Notarpietro e Felice Manti a #Connessi il nostro talk sull’attualità condotto da Chiara Piotto in onda ogni martedì sera live alle 21 su tutte le nostre piattaforme #skytg24 LEGGI TUTTO
Referendum, l’8 giugno per la prima si potrà votare fuori sede. Oltre 67mila hanno fatto richiesta
Ascolta la versione audio dell’articoloLunghi viaggi, costi proibitivi, impegni di lavoro, di studio o di cura sono ostacoli che in molti casi creano “astensioni involontarie” sul voto dei cittadini italiani che vivono fuori dal loro comune o provincia di residenza. Si stima che in Italia sono circa 4milioni e 900mila le persone “fuori sede”, di questi, quelli ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio ammontano a 67.305 , di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi legati alle cure mediche. In relazione al dato complessivo, che è in fase di consolidamento e di verifica da parte degli uffici elettorali comunali, si segnalano le province con maggior incidenza di elettori fuori sede: Milano con 10.980; Torino con 9.691; Roma con 9.890 e Bologna con 7.785. Le sezioni speciali riservate ai “fuori sede” (costituite in presenza di almeno 800 elettori fuori sede) saranno complessivamente 51 di cui 12 a Torino, 11 a Milano, 9 a Bologna, 7 a Roma e 2 a Firenze. I Comuni che non istituiscono sezioni speciali distribuiranno gli elettori fuori sede nelle sezioni elettorali ordinarie.Il trend è positivo?Secondo le analisi, le votazioni referendarie risultano solitamente meno “attraenti” per gli elettori, rispetto ad esempio alle elezioni europee. In merito a quest’ultime, nelle tornate elettorali del 2024, il numero di studenti fuori sede che hanno votato – per la prima volta, per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine (senza la necessità di rientrare nel comune di residenza), sono stati all’incirca 24mila. Nel confronto tra i due anni è possibile osservare un aumento del 58,77% di domande tra gli studenti fuori sede. «Osservando le prime sperimentazioni, avvenute già negli altri Paesi europei, si nota una richiesta iniziale di domande medio basse che va via via crescendo – afferma il direttore di The good Lobby, Federico Anghele – a giudicare dai dati che abbiamo a disposizione, per essere la prima sperimentazione del voto da fuori sede nella storia del nostro Paese, possiamo dire che è un buon risultato».Loading…Tempistiche problematiche Un problema sollevato da molti elettori fuori sede è stato certamente la finestra temporale con la quale hanno dovuto gestire la presentazione di richiesta per la domanda. L’arco temporale andava dal 30 aprile fino al 4 maggio – all’incirca 35 giorni – che però non prendono in considerazione le problematiche «legate alle festività ed i vari ponti che vi si sono presentati all’interno di questo periodo». Problematica ancora più importante però riguarda la scarsa informativa inerente alla novità della possibilità di voto fuori sede. «Se notiamo, la tipologia di elettore che più di tutti ha fatto domanda per il voto fuori sede sono gli studenti – afferma Federico Anghele. Questi ultimi infatti sono un bacino più informato e più facile da raggiungere attraverso campagne social, ecc.». Di fatto, la città di Milano, che è la città con più incidenza di elettori fuori sede, nel periodo tra il 30 aprile e il 4 maggio ha avviato una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che ha prodotto 10.980 richieste.La situazione in Europa In Europa, il voto per corrispondenza è possibile in Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia. Nella maggior parte di questi Paesi, il voto per posta costituisce uno dei canali disponibili per i fuori sede. Attualmente i Paesi europei che non hanno ancora adottato modalità di voto a distanza – che sia per posta o per delega – sono l’Italia, Malta e Cipro. Anche Paesi con una popolazione comparabile o superiore all’Italia, come la Spagna e la Germania, hanno avuto – all’inizio della loro fase di sperimentazione – poche richieste di voto che è via via cresciuto, come detto anche sopra da Federico Anghele. In Spagna il voto per corrispondenza nel 2000 ha coinvolto 500.000 votanti con i 2.6 milioni del 2023. Mentre in Germania il voto per corrispondenza nel 1957 era del 4,9%; nel 1990 del 9,4%; nel 2017 del 28,6% diventando nel 2021 il 47,3%. LEGGI TUTTO
POLITICA
Governo, nella maggioranza è scontro su tasse e terzo mandato. Cosa sta succedendo
Referendum, polemiche interne al centrosinistra su revisione legge e quesiti. Calderone in Senato parla di sicurezza sul lavoro
Terzo Mandato, Fi: restiamo su nostra posizione, serve alternanza
Meloni: taglio tasse equo e sostenibile. Tajani e Salvini distanti su terzo mandato e fisco