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”Mia madre mi disse: ‘Mi sono stufata, me ne vado’. Avevo sei anni”: Luca Barbareschi racconta come il genitore l’ha abbandonato

  • L’attore, regista e produttore 67enne ha vissuto con tanta rabbia, figlia della solitudine
  • Confessa: “Non ho mai la sensazione di meritarmi il successo”

Luca Barbareschi ha vissuto la sua vita con tanta rabbia dentro, figlia soprattutto della solitudine. A Sette, inserto settimanale del Corriere della Sera, che gli regala la cover, l’attore, regista e produttore racconta con crudezza come si sia sentito quando il genitore di riferimento, la mamma, l’ha abbandonato. “Mia madre mi disse: ‘Mi sono stufata, me ne vado’. Avevo sei anni”, confessa.

Figlio di Francesco Saverio Barbareschi, ingegnere e imprenditore con un passato da partigiano, e Maria Antonietta Hirsch, un’economista di origine ebraica, il 67enne sulla madre svela: Un giorno mi ha detto: ‘Scusa ma io mi sono stufata, me ne vado’. Avevo sei anni, si era innamorata di un altro uomo e si è portata via mia sorella di un anno dividendoci per sempre. Lui le ha detto: “‘E io?’,  ma mi ha risposto: ‘Mica possiamo andare tutti in vacanza insieme…’. Era molto simpatica, spiritosa. Mi ha dato un libro, Cent’anni di solitudine, dicendomi di leggerlo. Per tutta la vita mi ha mandato un libro ogni due giorni. Al telefono diceva: ‘Sì sono via, sono a Copenaghen…’, ‘Sto andando in Egitto…’, e poi aggiungeva: ‘Ora cosa fai, piangi?’”. Barbareschi rispondeva: “No, no, ciao mamma”. 

Non si è mai più ritrovato con lei, morta nel 2015. Non volevo più vederla. Difendevo anche mio padre, lo vedevo piangere: gli mancava sua figlia. Bel casino, insomma”. Lui è rimasto col papà: “Quando mia madre è scappata siamo rimasti due uomini in competizione. Quando abbiamo litigato e me ne sono andato gli ho detto cose terribili. Gli è venuto un infarto”. E’ volato negli Usa, faceva il cameriere e guadagnava bene. Ha cominciato a scrivere film. 

Luca ha rivisto il padre dopo 5 anni: “Ma la competizione fra noi non è finita neppure alla sua morte”.  Nemmeno con la mamma ha risolto: “No, ed è il problema più grosso della mia vita. Quando ho capito un po’ meglio le cose sono diventato suo padre, a 80 anni era ancora un’adolescente. La sua rabbia ora si è un po’ placata: “Meno di un tempo. La mia è stata una rabbia terribile, figlia della solitudine. Una volta al mese devo riguardare il mio curriculum perché non penso di aver fatto davvero le cose scritte lì. Non ho mai la sensazione di meritarmi il successo. Ho fatto ipnoterapia, sono stato anche in cura per 8 anni da Matte Blanco, un analista cileno. Il problema non è guarire ma accettare i propri dolori. La ferita rimane dentro e ti rende consapevole delle difficoltà, ti tiene sveglio, ti fa ricominciare”. 

Il trauma dell’abbandono non lo ha mai lasciato. Anche nel creare i suoi rapporti sentimentali. “Io lo creo, l’abbandono, faccio di tutto perché a un certo punto qualcuno mi lasci. I modelli di comportamento si ripetono”, spiega Barbareschi. E confida: “Per i medici nel primo mese di vita ci succedono le cose più importanti. Con l’ipnoterapia parlavano col mio inconscio per eliminare i traumi, ma tutto si ferma a 10 giorni dopo il mio concepimento. So che mia madre voleva abortire, ha scritto una lettera a mio padre proprio 10 giorni dopo aver scoperto di essere incinta. Il feto ha ventimila neuroni che registrano tutto, e io ho registrato che non ero benvoluto”. 

Luca ammette: “Cercavo gli applausi ed è un bel passo avanti che oggi non mi interessino più. Da ragazzo ho usato tante droghe, oggi faccio volontariato al Centro Maraini per tossicodipendenti, andare tra persone che stanno peggio di me è un gesto di umiltà. Ho anche lavorato con una trainer per un deficit da mancanza di concentrazione che compenso facendo mille cose”.


Fonte: https://www.gossip.it/feed/


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