Ci sono casi in cui un pollo arrosto può essere divisivo: petto o coscia? C’è chi preferisce il primo, più semplice da mangiare e privo di ossa, e chi la seconda, di solito meno asciutta e con uno strato di pelle più spesso intorno. Chi appartiene a questa seconda categoria è quasi sempre convinto di avere nel piatto una vera coscia, del resto la chiamano tutti così, ma sta in realtà mangiando un “polpaccio”.
La confusione deriva dalla poca familiarità con l’anatomia degli uccelli, dal fatto che tutti – persino i macellai – chiamano spesso “coscia” una parte dell’animale che non lo è, e dalla diffusa convinzione che polli e simili abbiano l’articolazione del ginocchio al contrario rispetto alla nostra e in generale a quella dei mammiferi.
Gli arti inferiori degli uccelli variano molto a seconda delle specie, ma mantengono comunque tratti comuni che si ritrovano anche nei polli (Gallus gallus domesticus). Sono animali digitigradi: utilizzano come unico punto di appoggio le loro falangi, cioè le ossa che formano le loro dita (lo sono anche cani, gatti e altri animali). Si distinguono quindi dai plantigradi: gli animali che camminano poggiando tutta la pianta del piede, come fanno gli esseri umani e gli orsi per esempio.
Quando camminiamo sulle punte dei piedi in un certo senso imitiamo l’andamento dei digitigradi e manteniamo sollevato il metatarso e il tarso, l’insieme delle ossa che si trovano tra le falangi e la caviglia. I polli camminano costantemente in questo modo e non hanno propriamente un tarso, perché questo nel corso della loro evoluzione si è fuso con il metatarso formando un osso unico e relativamente allungato che spesso viene erroneamente identificato come l’equivalente del nostro polpaccio (tibia e perone). In realtà è più corretto immaginarlo come un prolungamento del piede, che rimane sempre sollevato per via del modo in cui camminano gli uccelli.
Proseguendo dalla zampa verso l’alto, al termine del tarsometatarso c’è l’articolazione della caviglia, anatomicamente diversa dalla nostra, ma orientata allo stesso modo: si flette proprio come avviene quando pieghiamo i piedi verso l’alto. La caviglia è l’articolazione più evidente degli arti inferiori degli uccelli, perché non è coperta dalle piume, e visto che la conformazione del tarsometatarso induce in inganno, molti sono convinti di osservare il ginocchio degli uccelli e da questo derivano la conclusione (errata) che questi animali abbiano l’articolazione al contrario rispetto a noi. Ma, appunto, quella è una caviglia, non un ginocchio, ed è quindi orientata nel verso normale.
La confusione tra caviglia e ginocchio degli uccelli ha conseguenze sul resto della comprensione dell’anatomia degli arti inferiori di questi animali e ci porta alla convinzione errata per molti da cui eravamo partiti: la coscia che non è una coscia. Ciò che comunemente chiamiamo in questo modo è in realtà l’equivalente del “polpaccio” in altri animali, prova ne sia il fatto che l’osso che lo costituisce non è il femore, ma il tibiotarso, cioè la fusione di parte del tarso (quindi ancora una parte dell’osso della zampa) con la tibia. Questa parte non è in alcun modo una coscia, che si trova invece nel segmento successivo proseguendo sempre dal basso verso l’alto.
La parte del tibiotarso termina con il ginocchio vero e proprio, quasi sempre nascosto dalle piume e meno evidente al punto da non essere molto preso in considerazione quando pensiamo a come è fatto un pollo. Oltre il ginocchio c’è poi il femore dove troviamo infine la vera coscia con la muscolatura tipica di quella parte anatomica.
A causare talvolta qualche confusione aggiuntiva c’è l’abitudine di distinguere tra “sovracoscia” e “fuso”: la prima indica la parte del femore, mentre la seconda quella dove si trova il tibiotarso. Se da un lato in questo modo non si chiama quest’ultima con il nome di un’altra parte anatomica, la parola “sovracoscia” può trarre in inganno, perché sembra implicare che ci sia un altro pezzo di coscia, mentre in realtà è quel pezzo stesso a essere la coscia. Una ricerca sul dizionario potrebbe portare a ulteriore confusione, come dimostra la definizione che dà di sovracoscia il Nuovo De Mauro: «Taglio di carne di pollo, tacchino e sim. che comprende la parte superiore della coscia».
Non aiutano nemmeno gli emoji a schiarirsi le idee, almeno su diversi sistemi operativi come quello degli iPhone.
Come spesso accade, l’anatomia degli uccelli ci appare particolare perché è diversa dalla nostra, che usiamo spesso come modello e con la quale tendiamo a definire cosa è “normale” e cosa no. La loro evoluzione è iniziata nel giurassico partendo dai dinosauri, quando ancora nessuno si poneva il problema tra petto o coscia.