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    L’ultimo pasto di un giovane tirannosauro

    Le analisi dei fossili di un tirannosauride vissuto nel Nord America circa 75 milioni di anni fa hanno mostrato qualcosa di piuttosto sorprendente: tra le ossa della sua cassa toracica sono state osservate tracce di ossa appartenenti ad altri due dinosauri più piccoli, il suo ultimo pasto prima di morire. La scoperta è stata descritta in uno studio pubblicato venerdì sulla rivista Science Advances, e ha permesso di fare alcune ipotesi sia sulla dieta di questa specie di dinosauro, sia dell’evoluzione delle sue abitudini alimentari con la crescita.I resti analizzati appartenevano a un individuo adolescente di Gorgosaurus libratus, un teropode dello stesso gruppo di cui facevano parte i Velociraptor e i Tyrannosaurus rex (T. rex, o più amichevolmente e meno scientificamente T-Rex). Questi tirannosauridi vivevano nel Cretacico superiore, il periodo compreso tra 99 e 66 milioni di anni fa, prima dei T-Rex, ed erano leggermente più piccoli rispetto a loro. Da adulti comunque diventavano «tirannosauri grossi e massicci», ha detto a BBC News François Therrien, paleoecologo del Royal Tyrell Museum of Paleontology dell’Alberta e tra gli autori principali dello studio.Il fossile era stato scoperto nel 2009 nel parco provinciale dei dinosauri dell’Alberta, che si trova a est di Calgary, nel Canada occidentale; ci sono tuttavia voluti anni per recuperarlo, per rimuovere la roccia che si era solidificata all’interno della cassa toracica e per analizzare il suo contenuto con le dovute precauzioni.(Royal Tyrell Museum of Palaeontology)L’individuo di Gorgosaurus aveva tra i 5 e i 7 anni, era lungo quasi quattro metri e il suo bacino era alto più o meno come un essere umano di oggi. Al momento della morte pesava circa 330 chili, ma se si fosse sviluppato fino all’età adulta avrebbe potuto superare le tre tonnellate.Durante lo studio dei suoi resti, i ricercatori del Royal Tyrell Museum of Palaeontology e dell’Università di Calgary hanno notato altre piccole ossa corrispondenti agli arti inferiori di due Oviraptorosauria, cioè due piccoli teropodi più simili agli uccelli, con pancia profonda e zampe anteriori corte. Entrambi gli esemplari avevano meno di un anno, e dall’analisi delle ossa è emerso che erano stati mangiati in due momenti diversi, ad alcune ore di distanza l’uno dall’altro.«Sappiamo che questi [tirannosauri] adolescenti cacciavano dinosauri più giovani e piccoli», ha detto sempre a BBC News Darla Zelenitsky, paleontologa dell’Università di Calgary e una delle autrici principali dello studio. Tuttavia «questo individuo è unico» perché permette di dire che i Gorgosaurus più giovani avevano «strategie per nutrirsi molto diverse» rispetto a quelli adulti: a suo dire lo studio offre anche «prove concrete» del fatto che i tirannosauri tendevano a cambiare «drasticamente» la propria dieta con l’età.(Royal Tyrell Museum of Palaeontology)In base all’osservazione dei fossili di altri individui della stessa specie, gli scienziati erano riusciti a concludere che i Gorgosaurus adulti mangiavano un po’ di tutto, compresi dinosauri erbivori molto grossi che vivevano in gruppo. Therrien ha spiegato che probabilmente gli adulti assalivano la loro preda e strappavano la loro carne con i loro denti, che per quanto affilati erano piuttosto arrotondati, tanto da essere soprannominati “banana killer”. È tuttavia probabile che gli individui più giovani, che avevano corpi più agili, zampe più lunghe e denti più affilati, fossero troppo deboli per assaltare facilmente prede più grandi di loro.In effetti le analisi sulle ossa dei due piccoli dinosauri avevano segni tali da far ipotizzare che l’individuo adolescente li avesse morsi con i denti fino all’osso, fino a staccare i loro arti inferiori e inghiottirli completamente. Secondo Zelenitsky il fatto che siano state trovate solo queste ossa inoltre può voler dire che il predatore aveva azzannato di proposito le cosce, cioè i loro arti più carnosi.Hans-Dieter Sues, paleontologo dello Smithsonian National Museum of Natural History di Washington l’ha definita «decisamente una scoperta importante». Sues, che non ha partecipato allo studio, ha detto che «anche se il cambio di abitudini alimentari tra giovani e adulti in tirannosauri come il Gorgosaurus non è una sorpresa, è meraviglioso che adesso se ne abbia la prova concreta».– Leggi anche: Magnifici dinosauri sbagliati LEGGI TUTTO

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    Abbiamo scoperto solo una piccola parte dei dinosauri

    Caricamento playerGli ultimi decenni sono stati più volte definiti una «età dell’oro» per lo studio dei dinosauri perché dall’inizio del secolo è aumentato tantissimo il numero di nuove specie fossili scoperte. «Ogni settimana si scopre in media una nuova specie di dinosauro», raccontava Steve Brusatte, professore dell’Università di Edimburgo e attualmente uno dei paleontologi più conosciuti e autorevoli del mondo, nel suo libro del 2018 Ascesa e caduta dei dinosauri. Oggi conosciamo più di mille specie secondo il Paleobiology Database gestito dalla comunità scientifica paleontologica, eppure si stima che siano ancora moltissime le specie sconosciute: probabilmente «milioni, o forse decine di milioni», ha detto Brusatte di recente allo Smithsonian Magazine.La maggior parte dei dinosauri più noti, quelli di cui molte persone conoscono i nomi grazie a programmi televisivi e ai romanzi e ai film della saga di Jurassic Park, furono scoperti alla fine dell’Ottocento nell’ovest degli Stati Uniti. Quel periodo è stato poi chiamato “guerra delle ossa”, perché gran parte degli scavi di fossili furono condotti da due paleontologi rivali, Edward Drinker Cope dell’Accademia di scienze naturali di Philadelphia e Othniel Charles Marsh dell’Università di Yale, che usarono anche metodi scorretti come la corruzione e il furto per potersi attribuire il maggior numero di ritrovamenti.Le più di cento specie individuate in quegli anni, tra cui alcuni triceratopi e stegosauri, erano soprattutto dinosauri molto grandi, che poi sono i primi a cui si pensa proprio per via della straordinarietà delle loro dimensioni rispetto a quelle degli animali di oggi. Per questa ragione i fossili più grandi erano quelli più ambiti, ma erano anche i più facili da trovare perché nel corso della storia avevano resistito di più alle trasformazioni geologiche e meteorologiche, oltre che alle attività umane. Le specie più piccole erano al contrario più difficili da recuperare e tendenzialmente meno interessanti per i musei: per molto tempo dunque sono state trascurate, ma ne esistevano in grandi numeri.Sono questi dinosauri di dimensioni minori che stiamo scoprendo negli ultimi anni. In gran parte le nuove scoperte si devono agli scavi in parti del mondo, come la Cina, dove a lungo non erano state fatte ricerche paleontologiche, ma anche in regioni già molto studiate avvengono nuovi ritrovamenti. Ad esempio a giugno è stata descritta la specie Iani smithi, un tipo di dinosauro erbivoro bipede lungo tre metri il cui fossile è stato trovato nello Utah, uno degli stati americani al centro della “guerra delle ossa” ottocentesca.In generale, oggi la comunità paleontologica sta cercando di ricostruire il più possibile come fossero fatti gli ecosistemi in cui i dinosauri vivevano, e per questo dà attenzione anche alle specie più piccole, cercandone di nuove anche dove in passato erano state fatte scoperte famose.Grazie a questi studi la nostra conoscenza del mondo dei dinosauri è molto aumentata e oltre alle nuove specie è stato possibile riconoscere nuovi cladi, cioè gruppi di specie che hanno un antenato comune. Il gruppo a cui appartiene la specie Iani smithi ad esempio è stato riconosciuto nel 2016. L’individuazione dei cladi può sembrare una finezza da esperti della materia, ma la ricostruzione di quello che si può descrivere come l’albero genealogico dei dinosauri è importante per comprendere meglio la storia dell’evoluzione tra 235 e 66 milioni di anni fa, un periodo di tempo lungo più del doppio di quello che ci separa dall’estinzione dei dinosauri.Nel 2016 i paleobiologi Jostein Starrfelt e Lee Hsiang Liow hanno fatto uno studio statistico per provare a stimare quante specie di dinosauri si siano estinte nel corso della preistoria e hanno stimato che potrebbero essere state più o meno il doppio di quelle che conosciamo, tra 1.543 e 2.468. Anche stime precedenti erano giunte a conclusioni simili, ma Brusatte è scettico sul fatto che siano accurate perché solo oggi sulla Terra vivono più di 10mila specie di uccelli – gli animali più imparentati con i dinosauri – e quindi è difficile pensare che in più di 150 milioni di anni non ci siano state più specie di dinosauri.Il problema delle stime fatte finora sul numero delle specie è che si basano sul numero di fossili che sono stati trovati e si sa che possono mostrarci solo una parte di quello che era il mondo dei dinosauri. Infatti non tutte le regioni della Terra hanno caratteristiche geomorfologiche che hanno consentito la formazione e la conservazione di fossili. Ad esempio non sappiamo nulla dei dinosauri che vivevano sulle montagne, cioè in zone dove i resti animali sono stati probabilmente distrutti nel corso del tempo per l’erosione. I fossili si formano più facilmente nei deserti, nelle pianure alluvionali e sui fondali marini, dove si accumulano sedimenti.È probabile che in passato come oggi le zone montuose fossero abitate da specie di animali diverse da quelle delle pianure e quindi per questo potremmo anche non conoscere mai molte specie di dinosauri. LEGGI TUTTO

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    I T-Rex avevano le labbra?

    Nel film di Steven Spielberg Jurassic Park, del 1993, in una notte piovosa il Tyrannosaurus rex (T-Rex) che porta scompiglio e distruzione nel parco riesce a uscire dal proprio recinto, mangiarsi un tizio che aveva trovato rifugio in un WC chimico e avvicinarsi con le sue enormi fauci al dottor Alan Grant. Prima che decida di risparmiarlo, un primo piano mostra efficacemente i denti acuminati del T-Rex, talmente grandi da sporgergli sempre dalla bocca.Secondo una nuova ricerca, però, è probabile che i T-Rex e i loro parenti più stretti fossero un po’ diversi da come ce li immaginiamo dai tempi di Jurassic Park soprattutto per un particolare: sembra che i loro denti fossero nascosti da labbra squamose, simili a quelle delle lucertole dei giorni nostri.Negli anni Novanta Spielberg si prese non poche licenze (prima fra tutte: nonostante il titolo molti dei dinosauri mostrati non erano del Giurassico), ma forse è proprio quello ciò che rende speciale il film, al punto da essere considerato ancora oggi il migliore del suo genere. A sua difesa, le illustrazioni prodotte fino ad allora di molti dinosauri contenevano vari elementi di fantasia, derivanti per lo più dalle scarse conoscenze sulle caratteristiche di questi grandi animali, comparsi circa 230 milioni di anni fa.I teropodi, cioè il gruppo di dinosauri di cui facevano parte per esempio i T-Rex e i velociraptor, venivano disegnati in quel modo anche a causa delle osservazioni sui lontani cugini dei dinosauri che vivono ancora oggi sulla Terra, come i coccodrilli, e l’unico gruppo di dinosauri ancora esistente: gli uccelli. Entrambi hanno intorno alle loro mascelle del tessuto rigido e immobile, a differenza delle labbra squamose delle lucertole (iguane, camaleonti, gechi, varani e via discorrendo). Di conseguenza, aveva senso supporre che i teropodi avessero labbra rigide.Intorno a questa ipotesi c’era da tempo un acceso confronto tra paleontologi e pochi dati su cui confrontarsi. Fu così che una decina di anni fa un gruppo di ricerca internazionale (Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Cina) decise di approfondire la questione. I molti anni di studio hanno ora portato alla pubblicazione di una ricerca sulla rivista Science che porta nuovi elementi su una questione annosa e non secondaria per lo studio di animali che dominarono le terre emerse per circa 165 milioni di anni.Come spiegano nel loro studio, i ricercatori hanno prima di tutto studiato i denti dei T-Rex, perché negli animali che li hanno sempre esposti si riscontra una maggiore usura della dentatura: è per esempio il caso dei coccodrilli. L’analisi al microscopio di fossili di teropodi non ha però portato a osservare danni paragonabili a quelli che si osservano tra i coccodrilli dei giorni nostri.Denti di teropodi (A) e di coccodrilli (F) a confronto (Thomas M. Cullen et al., Science 2023)Il gruppo di ricerca ha poi messo a confronto alcune caratteristiche delle mascelle di lucertole e coccodrilli. Quelle delle lucertole con le labbra sono dotate di un numero molto limitato di fori in cui passano i vasi sanguigni e i nervi verso le gengive, mentre quelle dei coccodrilli hanno un numero molto più alto di queste piccole aperture.Come ha spiegato Mark P. Witton, uno dei ricercatori: «Abbiamo notato che le mascelle dei teropodi assomigliano di più a quelle delle lucertole e hanno un minor numero di aperture vicino ai margini mascellari. La stessa cosa vale per gli antichi parenti dei coccodrilli ora estinti. Ciò implica che l’insolita anatomia facciale dei coccodrilli attuali si sia evoluta per conto proprio, non come una caratteristica condivisa con il gruppo dei dinosauri/uccelli».(Thomas M. Cullen et al., Science 2023)Nella ricerca è stata anche presa in considerazione la grandezza dei denti, che per alcune specie di dinosauro erano talmente grandi da rendere potenzialmente difficile la presenza di labbra adeguate per nasconderli. Il gruppo di ricerca ha calcolato il rapporto tra altezza dei denti e lunghezza del cranio nei teropodi, poi l’ha messo a confronto con quello dei varani di Komodo (Varanus komodoensis), le uniche lucertole con labbra ad avere abitudini alimentari confrontabili con quelle dei T-Rex e dei loro parenti.Dal confronto è emerso che – fatte le dovute proporzioni – nessun dinosauro carnivoro avesse denti più grandi rispetto ai varani. Lo stesso non vale invece per i coccodrilli, che hanno in proporzione denti molto più grandi dei teropodi: «Non c’è quindi motivo per pensare che i denti di dinosauro fossero troppo grandi per essere coperti dalle labbra», ha spiegato Witton.Cranio di T-Rex (A), simulazione di un T-Rex senza labbra con la dentatura esposta (B) e di un T-Rex con le labbra (Thomas M. Cullen et al., Science 2023)I dati raccolti per lo studio sono stati poi utilizzati in alcuni modelli per simulare le modalità di chiusura delle mascelle dei teropodi, arrivando alla conclusione che in mancanza di labbra i T-Rex e gli altri non avrebbero mai potuto tenere la bocca completamente chiusa. La mancanza di una chiusura adeguata avrebbe compromesso la loro salute orale e facilitato la disidratazione.Sulla base di tutti questi elementi, lo studio conclude che fosse molto probabile che i teropodi avessero labbra squamose e sottili, ma che non fossero in grado di muoverle autonomamente come fanno per esempio i mammiferi. La nuova ricerca ha suscitato grande attenzione nella comunità scientifica perché potrebbe offrire nuovi spunti importanti non solo per capire meglio alcune caratteristiche di questi animali ormai estinti da tempo, ma anche i processi evolutivi che interessarono gli animali che osserviamo oggi. LEGGI TUTTO