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    Iren, approvato il bilancio dell’esercizio 2024

    Gianluca Bufo (AD Gruppo Iren), Luca Dal Fabbro (Presidente Gruppo Iren), Moris Ferretti (Vicepresidente Gruppo Iren)

    L’assemblea ordinaria degli azionisti di Iren ha approvato il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2024 e la proposta di destinazione dell’utile di esercizio pari a 212.507.129,19 euro così come deliberato dal Consiglio di Amministrazione in data 24 marzo 2025, come segue:• Quanto ad Euro 10.625.356,46 pari al 5% dell’utile di esercizio, a riserva legale;• Quanto ad Euro 166.909.495,67 a dividendo agli azionisti, corrispondente ad Euro 0,1283 per ciascuna delle n. 1.300.931.377 azioni ordinarie costituenti il capitale sociale della Società con la precisazione che le azioni proprie non beneficeranno del dividendo; il dividendo sarà posto in pagamento a partire dal giorno 25 giugno 2025, con stacco cedola il 23 giugno 2025 e record date il 24 giugno 2025; In un’apposita riserva di utili portati a nuovo, l’importo residuo pari ad almeno 34.972.277,06 euro.L’approvazione sui compensiL’assemblea degli azionisti ha inoltre approvato la sezione prima (“Politiche sulla Remunerazione 2025”) della Relazione sulla politica in materia di remunerazione 2025 e sui compensi corrisposti 2024; (ii) espresso voto favorevole sulla “Sezione Seconda” (Compensi corrisposti esercizio 2024”) della Relazione sulla politica in materia di remunerazione 2025 e sui compensi corrisposti 2024; (iii) nominato il Consiglio di Amministrazione e il suo Presidente per il triennio 2025-2026-2027 e determinato i relativi compensi.Le parole del presidente esecutivo”Sono onorato di avere l’opportunità di operare come presidente di Iren anche per i prossimi tre anni – afferma Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo – Il mandato appena concluso è stato ricco di sfide che il Gruppo ha saputo affrontare con successo, non solo nella prospettiva evolutiva dei nostri business ma anche fornendo risposte puntuali a problematiche dal forte impatto per i nostri stakeholders, come la crisi energetica e la crescita generalizzata dei prezzi”.Fabbro ha aggiunto poi:”Il Gruppo Iren ha registrato una crescita media annua dell’8% a livello di Ebitda, ha realizzato investimenti per oltre 3,1 miliardi di euro e ha distribuito dividendi agli azionisti per 430 milioni di euro. Questi risultati, uniti al consolidamento di realtà importanti come Egea, Iren Acqua, Sei Toscana, Sienambiente, ci permettono di guardare ai prossimi anni con fiducia, seguendo il percorso tracciato nel Piano industriale che conferma il modello multi-business della Società. Continueremo a lavorare con dedizione e impegno per raggiungere i nostri obiettivi, mantenendo sempre al centro i valori che ci contraddistinguono”.In ultimo i ringraziamenti: “Desidero ringraziare le nostre dipendenti ed i nostri dipendenti e dare un caloroso benvenuto ai nuovi membri del Consiglio di Amministrazione che con i loro contributi e competenze supporteranno la crescita continua del nostro Gruppo”Concluso il mandato del CdaCon l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2024 si è concluso il mandato del Consiglio di Amministrazione in carica. In data odierna, l’Assemblea degli Azionisti ha provveduto pertanto a nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione della società che rimarrà in carica per gli esercizi 2025/2026/2027 (scadenza: data di approvazione del bilancio dell’esercizio 2027).Il nuovo Consiglio d’AmministrazioneIl nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da: Luca Dal Fabbro, Moris Ferretti, Gianluca Bufo, Sandro Mario Biasotti, Cristina Repetto, Paola Girdinio, Francesca Culasso, Giuliana Mattiazzo, Patrizia Paglia, Elisa Rocchi, Giacomo Malmesi, Stefano Borotti, Davide Piccioli nominati dalla lista n.1 presentata da Finanziaria Sviluppo Utilities Srl a socio unico Comune di Genova, FCT Holding SpA a socio unico del Comune di Torino, Comune di Reggio Emilia e Comune di La Spezia e supportata da altri Soci pubblici e da Elisabetta Ripa e Daniele De Giovanni nominati dalla lista n.2 presentata dallo Studio Legale Trevisan e Associati per conto di numerose società di gestione di fondi di investimento.Le altre nomineL’assemblea degli azionisti ha, inoltre, nominato Luca Dal Fabbro alla carica di presidente del Consiglio di Amministrazione per gli esercizi 2025/2026/2027. L’assemblea ha altresì determinato in euro 890.000 annui lordi l’importo massimo complessivo per la remunerazione di tutti gli amministratori (inclusi sia i compensi previsti per quelli investiti di particolari cariche, sia i compensi per la partecipazione ai Comitati endo-consiliari e cariche previste dal Codice di Corporate Governance al quale la Società ha dichiarato di aderire). LEGGI TUTTO

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    Borsa, in arrivo un tesoro di cedole

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    Si prepara a partire la stagione dei dividendi a Piazza Affari, un tesoretto da 41 miliardi che, mai come in questo momento, arriva a rassicurare gli investitori di fronte alla volatilità di un mercato scosso dai dazi imposti dal presidente americano Donald Trump.Contrariamente ai timori, nessun dietrofront: per ora i big di Milano continuano a macinare risultati e a premiare gli azionisti. Secondo i calcoli di Intermonte, la Borsa italiana distribuiràù oltre 41 miliardi in cedole, con un aumento del 13,5% rispetto al 2024. E nel 2026 si dovrebbe salire ulteriormente, arrivando a quasi 44 miliardi di euro, vale a dire il 7% in più.A spingere la crescita sono soprattutto le banche, che hanno deciso di premiare gli azionisti con cedole record. Basti pensare che la torta dividendi è composta per quasi 10 miliardi da soli due istituti bancari: per 3,7 miliardi Unicredit, e per 6,1 miliari Intesa Sanpaolo. D’altra parte, come ha ricordato anche l’amministratore delegato di Cà de Sass Carlo Messina, «Intesa ha registrato il miglior risultato di sempre con 9 miliardi di profitti».Ma chi è in grado di offrire i rendimenti più elevati? Il Banco Bpm, Monte dei Paschi, Bper Banca: tutte e tre sopra il 10 per cento. Per tutti i soci il primo appuntamento da segnare sul calendario è oggi, per l’appunto, con le danze che si aprono e rimandano, poi, le altre due date clou saranno il 19 maggio e il 16 giugno. In base al calendario di Borsa Italiana, oggi arriveranno quasi 7,5 miliardi di dividendi (relativi ai bilanci dell’esercizio 2024) da Unicredit, Stellantis, Prysmian, Iveco, Banca Mediolanum, Ferrari e Campari. Fuori dal paniere principe, Maire e Piaggio.A distinguersi in particolare, oltre all’istituto guidato da Andrea Orcel (2,4 euro ad azione) sarà la Ferrari guidata da Benedetto Vigna con un dividendo annuale pari a 2,986 euro per azione, in aumento del 22% rispetto al 2023, per un assegno firmato Maranello di circa 534 milioni di euro.Ad alzare la posta in gioco sono anche Prysmian con 0,80 euro per azione, in crescita del 14,3% e Banca Mediolanum che sale a quota 1 euro per azione, con un incremento del 42% rispetto a quanto realizzato l’anno precedente.Tra le società fuori dal Ftse Mib, Maire Tecnimont distribuirà un dividendo pari a 0,356 euro per azione, in crescita del 50% su base annua e con un pay-out del 50 per cento. LEGGI TUTTO

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    Pericolo tariffe per l’export dei distretti industriali

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    La bilancia commerciale dei distretti italiani assomiglia a un possibile incubo di Donald Trump: nel periodo 2023-24 l’economia dei nostri poli produttivi ha raggiunto il nuovo record delle esportazioni e del saldo commerciale. Esattamente quello che il presidente americano vorrebbe accadesse negli Usa, alle prese invece con un forte deficit. E, inoltre, il record dell’export è stato raggiunto nonostante un rallentamento nella crescita del fatturato.La 17sima edizione del «Rapporto economia e finanza dei distretti industriali», redatto dal Research department di intesa Sanpaolo (in foto il capo economista Gregorio De Felice), conferma la competitività di questo sistema produttivo, caratterizzato da un insieme di imprese solitamente medie e piccole, integrate in filiere, specializzate su un tipo di prodotto e collocate nello stesso territorio. Il 2024 si è chiuso con l’export record a quota 163,4 miliardi (+0,9%) e un avanzo commerciale per la prima volta oltre i 100 miliardi. Tra le filiere spicca quella agro-alimentare (+7,1% l’export 2024). In evidenza anche meccanica, metalli, beni di consumo della moda, prodotti e materiali da costruzione.Naturalmente il tema dei dazi (esploso successivamente alla stesura del Rapporto) diventa centrale in termini di prospettive. Mediamente, per i distretti l’export Usa vale l’11% del totale, e si tratta di un mercato dinamico e ad alta marginalità. La sua difesa sarà centrale. Tuttavia, secondo il Rapporto, i distretti italiani possono contenere la frenata sul mercato Usa puntando sulla qualità delle loro produzioni e su nuovi mercati. Tra questi si segnalano in crescita, già nel 2024, Turchia, Emirati, Arabia Saudita, Vietnam, Messico, Brasile e India. Se poi arriveranno nuovi investimenti europei in infrastrutture e innovazione, si apriranno nuovi spazi anche in quella che resta la principale destinazione dell’export distrettuale. LEGGI TUTTO

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    Dazi, Istat: “Impatto sul Pil dello 0,2%”. Le borse europee deboli | La diretta

    Mentre a Washington è il giorno di Giorgia Meloni, che questa sera incontrerà Donald Trump, resta l’incertezza globale per la guerra commerciale. Il presidente della Fed Jerome Powell parla di possibili “danni duraturi” dall’imposizione dei dazi e l’Istat stima un impatto sul Pil italiano del -0,2%.12.30 – Trump attacca Powel: “Troppo lento”Donald Trump torna a prendere di mira il presidente della Fed Jerome Powell: “È troppo lento nell’abbassare i tassi di interesse”, scrive in un post sul suo social Truth.11.04 – L’Europa prosegue deboleLe Borse europee sono deboli mentre si attende la riunione della Bce sulla politica monetaria e la conferenza stampa di Christine Lagarde. Sotto i riflettori restano le tensioni commerciali, con i primi negoziati e le posizioni del Wto e della Fed. Sul fronte valutario l’euro scende a 1,1378 sul dollaro. L’indice stoxx 600 cede lo 0,4%. In flessione Londra e Madrid (-0,5%), Parigi (-0,3%), Francoforte (-0,2%). Sui principali listini europei pesa la farmaceutica (-0,9%) e sui tecnologici, mentre si attendono gli sviluppi sui dazi. Deboli le banche (-0,2%) e le assicurazioni (-0,3%). Scendono le utility (-0,6%), con il prezzo del gas che sale a 35,83 euro al megawattora. Seduta poco mossa per l’energia (-0,03%), mentre il petrolio è in rialzo. Il Wti si attesta a 63,13 dollari al barile e il brent a 66,41 dollari. Giù anche il settore azionario delle case automobilistiche (-0,4%). In controtendenza il lusso (+0,5%), dove si mette in mostra Lvmh (+1,4%) mentre è in calo Hermes (-1,3%) dopo i conti. Poco mossi i rendimenti dei titoli di Stato. Lo spread tra Btp e Bund si attesta a 118 punti, con il tasso del decennale italiano al 3,71% e quello tedesco al 2,53%. Non si allenta la corsa dell’oro che sale a 3.324 dollari l’oncia, con un incremento dello 0,6%.9.28 – Borsa: Milano prosegue fiacca, pesa il settore del lussoLa Borsa di Milano (-0,3%) prosegue fiacca, in linea con gli altri listini europei in vista della riunione della Bce. A Piazza Affari pesa il settore del lusso con Moncler (-2,9%) e Cucinelli (-1,2%), dopo i conti del primo trimestre. Lo spread tra Btp e Bund è stabile a 118 punti, con il rendimento del decennale italiano che sale al 3,7%. Vendite anche per Campari (-1,1%). In ordine sparso le banche mentre si guarda all’assemblea di Mps (-0,4%) per l’aumento di capitale finalizzato all’offerta su Mediobanca (+0,8%). Salgono Unicredit (+0,4%) e Banco Bpm (+0,1%). Seduta positiva per Amplifon (+2,2%). In luce Poste (+0,9%) e Enel (+0,6%). Tra i titoli a minor capitalizzazione è debole Bialetti (+0,2%), dopo il balzo della vigilia con la vendita della maggioranza a Nuo Capital, che fa capo al magnate cinese Stephen Cheng, ed in vista dell’opa per il delisting9.26 – Istat,con dazi e incertezza impatto su Pil 2025 dello 0,2%L’eventuale perdurare dell’incertezza e un aumento delle tensioni commerciali avrebbero sulla crescita del Pil italiano un impatto negativo di 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026. E’ la stima fornita dall’Istat nella relazione sul Dfp presentata in audizione. Con cautela l’Istituto parla di una “valutazione parziale e soggetta alla difficoltà di ipotizzare non solo l’evoluzione delle principali variabili esogene ma anche la risposta di politica economica e commerciale da parte di Governi e Banche Centrali”. Nel Dfp le previsioni di crescita indicano un Pil in aumento dello 0,6% quest’anno e dello 0,8% nel 2026. – L’Istituto ha ipotizzato che l’indicatore del livello dell’incertezza rimanga per tutto il biennio di previsione sui valori medi dei primi tre mesi del 2025; che il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro si apprezzi, rispetto allo scenario base, del 3% nel 2025 mentre torni alla baseline nel 2026; che i dazi alle importazioni negli Stati Uniti (ipotizzati per semplicità con una aliquota del 20% per tutti i beni) si traslino completamente sul prezzo dei beni finali manifatturieri esportati (ovvero un pass-through completo da parte degli esportatori italiani); infine che il commercio mondiale si riduca, rispetto allo scenario base, di circa mezzo punto percentuale nel 2025 e di un punto nel 20269.13 – Borsa: l’Europa apre debole in attesa della BceBorse europee deboli in avvio di seduta mentre si attendono la Bce sul taglio dei tassi. I mercati guardano alle tensioni commerciali, mentre si attende l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e Donald Trump. Sul fronte valutario il dollaro riprende fiato sulle principali valute. Avvio in rosso per Londra (-0,57%) e Parigi (-0,25%). Sale Francoforte.8.58 – Borsa: l’Asia chiude in rialzo e guarda ai negoziati sui daziLe Borse asiatiche concludono la seduta in rialzo dopo i primi incontri tra Usa e Giappone per i negoziati sui dazi. Sotto i riflettori la posizione del Wto e del presidente della Fed, Jerome Powell, sulla politica commerciale. C’è attesa per l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e Donald Trump. I listini europei si avviano verso un avvio positivo con i future in rialzo. Sale Tokyo (+1,35%). Sul fronte valutario lo yen prosegue nella fase di rivalutazione sul dollaro a 142,70 e sull’euro a 162,18. Bene Hong Kong (+1,17%), poco mossa Shanghai (-0,04%), positive Shenzhen (+0,18%), Seul (+0,94%) e Mumbai (+0,9%). Sul fronte macroeconomico in arrivo dagli Stati Uniti i sussidi di disoccupazione e le nuove costruzioni abitative.8.09 – Powell, incertezza sui dazi può causare danni duraturiIl presidente della Fed Jerome Powell lancia un duro avvertimento sulle possibili conseguenze dei dazi di Trump sugli Stati Uniti: “Il livello degli aumenti tariffari annunciati finora – ha detto durante un evento all’Economic Club di Chicago, secondo la Cnn – è significativamente maggiore del previsto” e la persistente incertezza sui dazi potrebbe causare danni economici duraturi. Con i dazi di Trump che stanno avviando l’economia verso una crescita più debole, una maggiore disoccupazione e un’inflazione più rapida – tutto allo stesso tempo – la Fed si trova ad affrontare una situazione che non si verificava da circa mezzo secolo”. Secondo il presidente della Fed, “potremmo trovarci nello scenario difficile in cui i nostri obiettivi a doppio mandato sono in discussione”, “si tratta di cambiamenti politici molto radicali”, e “non esiste un’esperienza moderna su come affrontare questo argomento”. Le borse statunitensi sono scese significativamente durante il discorso di Powell: il Dow Jones era in calo di 700 punti, pari all’1,7%. L’indice S&P 500 più ampio è sceso del 2,5%. Il Nasdaq Composite, l’ indice ad alta densità tecnologica, è sceso del 3,5%, riporta la Cnn. “La Fed ha il compito di promuovere la piena occupazione e di tenere sotto controllo l’inflazione – ha detto Powell -, ma i dazi di Trump minacciano entrambi questi obiettivi. Per ora, tuttavia, l’economia statunitense rimane in buone condizioni, secondo gli ultimi dati”. Powell ha affermato che la mossa migliore per la Fed al momento è quella di rimanere immobile finché i dati non mostreranno chiaramente come l’economia statunitense si sta muovendo. “Jerome Powell ha appena dettato legge a Trump”, ha dichiarato David Russell, responsabile globale della strategia di mercato di TradeStation, una importante società finanziaria americana, alla Cnn. “È stato un chiaro avvertimento sulla stagflazione e una dichiarazione che la Fed non permetterà alla Casa Bianca di tagliare i tassi”.8.01 – Il prezzo dell’oro sale ancora, scambiato a 3.331 dollariNon si arresta la corsa dell’oro con il clima di incertezza dopo i dazi decisi da Donald Trump. Il metallo prezioso con consegna immediata (Gold spot) è scambiato a 3.331 dollari l’oncia con una crescita dello 0,80%, dopo aver aggiornato i massimi a 3.356 dollari7.37 – Cina: “Dazi Usa al 245% privi di logica economica”I dazi del 245% imposti dagli Stati Uniti su alcuni prodotti provenienti dalla Cina “non hanno più senso dal punto di vista economico”. E’ quanto ha rilevato un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, in merito alla pubblicazione da parte della Casa Bianca di un documento informativo sull’indagine ai sensi della Sezione 232, secondo cui il Dragone rischia tariffe fino al 245% sull’export verso gli Usa, dall’attuale aliquota generale del 145%, a seguito delle sue azioni di ritorsione in base alla sicurezza nazionale. La Repubblica popolare ha già chiarito “che gli aumenti tariffari esorbitanti degli Usa contro la Cina sono diventati un gioco di numeri, il che economicamente non fa più molta differenza, se non dimostrare ancora come gli Usa strumentalizzino i dazi per costringere e intimidire gli altri. “La Cina non vuole combattere queste guerre, ma nemmeno ne ha paura”, ha detto il portavoce nel resoconto dei media statali, osservando che le guerre tariffarie e commerciali non hanno vincitori. Se Washington continua a seguire “questo gioco di numeri con i dazi, verrà semplicemente ignorata. Ma se continua a infliggere danni concreti ai diritti e agli interessi della Cina, risponderemo con contromisure decise e manterremo la posizione fino alla fine”, ha concluso il portavoce. LEGGI TUTTO

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    La “guerra dei microchip” devasta ancora Wall Street

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    Washington non fa sconti nella contesa con la Cina. Questa volta al centro del ring c’è la supremazia nell’intelligenza artificiale con gli Stati Uniti che hanno deciso ulteriori restrizioni alle esportazioni di chip AI da parte di Nvidia verso il Paese asiatico. La società ha annunciato che dovrà accantonare ben 5,5 miliardi di dollari relativi all’esportazione delle sue unità di elaborazione grafica H20 in Cina. Il mercato non l’ha presa bene con un tonfo di quasi il 9% del titolo a Wall Street, così come Amd, l’altro big statunitense dei chip per l’AI. In generale, a flettere è stato l’umore di tutto il settore tecnologico statunitense con il Nasdaq che a mezz’ora dalla chiusura cedeva il 4% trascinato al ribasso da tutto il comparto dei semiconduttori, mentre il Dow Jones lasciava sul terreno l’1,8 per cento. Per Nvidia si tratta di un duro colpo non l’entità della somma, più che gestibile visto che il colosso Usa fattura oltre 76 miliardi, ma per le ricadute strategiche che comporta. Il mercato cinese è chiave per la società guidata da Jensen Huang e tra gli analisti c’è il forte timore che nel corso dell’anno l’impatto negativo sul fatturato andrà a lievitare (Jefferies indica ben 10 miliardi di mancate vendite per Nvidia nei prossimi trimestri).Chiusura in ordine sparso per le Borse europee, dopo un miglioramento della dinamica sul finale di seduta. Londra (+0,26%), Francoforte (+0,21%) e Milano (+0,61%) hanno ritrovato il segno positivo a fine contrattazioni. Parigi, invece, è rimasta sostanzialmente invariata. L’intonazione del Vecchio Continente è rimasta positiva anche per la fiducia in un ulteriore taglio del costo del denaro nella riunione odierna della Bce.La giornata di ieri è stata, tuttavia, scandita da ulteriori campanelli di allarme, anche impliciti come quello arrivato da Oltreoceano con l’impennata delle vendite al dettaglio (+1,4%) nel mese di marzo. La corsa agli acquisti da parte dei consumatori statunitensi nasconde un rischio per i prossimi mesi in quanto il balzo ha riguardato gli articoli di importazione di elevato valore quali le auto, con la volontà di anticipare i temuti dazi. A sancire il deterioramento dello scenario globale è stata, inoltre, la decisione di Fitch di ritoccare al ribasso le stime sulla crescita mondiale. L’agenzia di rating vede il Pil globale crescere quest’anno meno del 2%, lo 0,4% in meno rispetto alle precedenti previsioni. Per gli Usa il Pil è atteso a +1,2% contro l’1,7% senza dazi, mentre l’Eurozona dovrebbe espandersi a un ritmo inferiore all’1%. Il Wto ha invece aggiornato al ribasso le sue previsioni sugli scambi commerciali sulla base dell’attuale elevata incertezza sui dazi. L’organizzazione mondiale del commercio adesso si attende che il volume degli scambi internazionali si contrarrà almeno dello 0,2% quest’anno e potrebbe toccare un picco negativo di -1,5%. LEGGI TUTTO

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    Gli Usa vogliono isolare la Cina. La replica: “Basta uso della forza”. Borse europee negative | Diretta

    Photo by I-Hwa Cheng / AFP

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    L’Amministrazione Trump vuole usare i negoziati sui dazi per isolare la Cina. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti ben informate sui colloqui e spiegando che il Segretario al Tesoro Scott Bessent vuole che i partner commerciali limitino il coinvolgimento della Cina nelle loro economie in cambio di concessioni sui dazi imposti dalla Casa Bianca. I funzionari statunitensi intendono utilizzare i negoziati con oltre 70 nazioni per chiedere loro di vietare alla Cina di spedire merci attraverso i loro territori, impedire alle aziende cinesi di insediarsi nei loro territori per eludere i dazi statunitensi e non assorbire i beni industriali cinesi a basso costo nelle loro economie. Tali misure mirano a intaccare l’economia cinese e a costringere Pechino a sedersi al tavolo delle trattative con meno potere decisionale in vista di potenziali colloqui tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping. Le richieste specifiche potrebbero variare notevolmente a seconda del Paese, dato il loro grado di coinvolgimento nell’economia cinese, specifica il Wall Street Journal.Funzionari statunitensi hanno sollevato l’ipotesi nei primi colloqui con alcuni Paesi, secondo quanto riferito al Wall Street Journal da fonti vicine ai negoziati. Lo stesso Trump ne ha accennato ieri al programma in lingua spagnola “Fox Noticias”, dove ha detto che avrebbe preso in considerazione l’idea di far scegliere ai Paesi tra Stati Uniti e Cina. Uno dei promotori di questa strategia è il Segretario al Tesoro Scott Bessent. E’ stato lui ha proporle l’idea a Trump durante un incontro del 6 aprile a Mar-a-Lago, hanno affermato fonti informate. Il piano di Bessent per isolare l’economia cinese ha guadagnato consensi tra i funzionari di Trump. Sono in corso dibattiti sulla portata e la severità dei dazi statunitensi, ma i funzionari sembrano in gran parte concordare con il piano di Bessent per la Cina che ne comporta l’esclusione dall’economia statunitense con dazi e potenzialmente anche l’espulsione delle azioni cinesi dalle borse statunitensi.9.59 – Cina: l’America non tornerà grande con la forza”Gli Usa si devono liberare quanto prima dall’ossessione per l’egemonia e riconoscano che l’uso indiscriminato della forza non renderà di nuovo grande l’America, ma infliggerà solo dolorosi disastri al popolo Usa e al resto del mondo”, È questo l’auspicio della Cina che viene reso noto attraverso il portavoce del ministero della Difesa Zhang Xiaogang. Sulle ipotesi di spese per la difesa dell’anno fiscale 2026 in crescita per la prima volta a 1.000 miliardi di dollari, ha detto che “l’elevatissimo budget ha messo ancora una volta in luce la natura bellicosa degli Stati Uniti e la loro convinzione che valga la legge del più forte», malgrado gli Usa siano «fortemente indebitati”.9.09 – l’Europa apre in caloLe Borse europee aprono in calo, in scia con i listini asiatici e con i future di Wall Street in rosso. I mercati guardano le mosse di Donald Trump sui dazi e le nuove restrizioni a Nvidia per le esportazioni dei chip verso la Cina. Dopo il dato sull’inflazione nel Regno Unito, c’è attesa per l’indice dei prezzi dell’Eurozona. In serata atteso il discorso del presidente della Fed Jerome Powell. Avvio in rosso per Parigi (-0,8%), Francoforte (-0,64%) e Londra (-0,19%).8.40 – Usa: Trump, con dazi incassiamo somme recordPer il presidente degli Stati uniti Donald Trump i nuovi dazi americani stanno portando somme record nelle casse del Tesoro degli Usa e hanno anche contribuito a ridurre l’inflazione e il costo di quasi tutti i prodotti. Sul social Truth Trump ha detto che “gli Stati Uniti incassano numeri record in dazi, con il costo di quasi tutti i prodotti in diminuzione, inclusi benzina, generi alimentari e praticamente tutto il resto. Allo stesso modo, l’inflazione è in calo.8.51 – Borsa Tokyo: Nikkei chiude in calo dell’1%Chiusura in flessione per la Borsa di Tokyo dove hanno prevalso le preoccupazioni per i dazi statunitensi e sulle loro implicazioni economiche. A fine seduta l’Indice Nikkei ha registrato una flessione dell’1% attestandosi a 33.920,40 punti. A guidare i ribassi i titoli del settore chip ed elettronica, con Advantest che ha perso il 6,5% e Renesas Electronics il 4,2 per cento. Chiusura in calo anche per l’Indice Topix che ha terminato in ribasso dello 0,61% a quota 2.498, LEGGI TUTTO

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    Dollaro in caduta libera: vale meno di 0,9 euro. La Borsa resta ottimista ma è allarme recessione

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    Più debito equivale, nei manuali di macroeconomia, a una moneta meno forte. Donald Trump in campagna elettorale ha ripetuto che per abbattere il debito americano vuole riportare industria e manifattura in patria, costi quel che costi, anche deprezzando il cambio. Il presidente americano voleva un dollaro più debole e ora può dire di averlo ottenuto. Nelle sale operative, però, riecheggiano le parole di John Connally, segretario al Tesoro con Nixon alla Casa Bianca. Era il 1971, dopo la svalutazione del dollaro, l’abbandono della convertibilità con l’oro e la fine del sistema di Bretton Woods. E Connally ammonì gli europei: «Il dollaro è la nostra moneta, ma un vostro problema».Ebbene, ieri il dollaro è sceso ai minimi degli ultimi sei mesi dopo le ennesime dichiarazioni di Trump sui dazi sui chip e con il timore che la confusione sulla politica tariffaria possa allontanare gli operatori dagli asset Usa. Il Bloomberg Dollar Spot Index ha perso lo 0,3% dopo aver toccato il livello più basso da ottobre. Quest’anno l’indicatore è sceso di quasi il 6% a causa delle crescenti tensioni commerciali con la Cina, dell’incertezza sulla politica americana e con i dubbi sulla crescita economica degli Stati Uniti. D’altra parte, l’euro sta vivendo il rally più rapido dal 2009, con gli operatori che scommettono su una salita fino a 1,20 dollari. La moneta unica europea ha raggiunto il suo livello più alto in tre anni alla fine della scorsa settimana, avvicinandosi a 1,15 dollari e ieri ha viaggiato a ridosso di 1,14 per poi chiudere a 1,13.Attenzione anche all’oro nero: in seguito ai dazi di Trump, l’Opec ha tagliato le stime per la domanda globale di petrolio per il 2025 e il 2026. La domanda è stata abbassata di circa 100.000 barili al giorno sia per quest’anno sia per il prossimo. I dati di marzo hanno mostrato che le importazioni di greggio dalla Cina sono aumentate di quasi il 5% su base annua, sostenute da un aumento dei barili iraniani e russi. Tuttavia, il greggio rimane sotto pressione poiché le tensioni commerciali tra Washington e Pechino gettano un’ombra sulla crescita globale e sulla domanda di carburante. Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le previsioni sul prezzo del petrolio per il 2025 e il 2026, citando un rallentamento della domanda, soprattutto per le materie prime petrolchimiche.Nel frattempo, la settimana sui mercati è iniziata all’insegna dei rialzi. A Milano l’indice Ftse Mib ha concluso in crescita del 2,88% a 35.007 punti, la Borsa migliore però è stata quella di Francoforte, che ha chiuso con un aumento del 2,7%, seguita da Parigi in crescita del 2,6 per cento. Molto bene anche Amsterdam e Madrid, salite entrambe del 2,4%, mentre Londra ha concluso con un rialzo del 2,1 per cento.A Wall Street, dopo un avvio di seduta con rialzi superiori al punto percentuale, Dow Jones e Nasdaq hanno invertito la tendenza. Christopher Waller, componente repubblciano del consiglio della Federal Reserve, ha sottolineato che i dazi potrebbero aprire la strada alla recessione, pur senza nominarla. È «uno dei maggiori shock a colpire l’economia americana in molti decenni e i suoi possibili effetti, restano molto incerti», ha detto riferendosi anche alle attese di una recrudescenza dell’inflazione. Immediata la replica di Trump. «I mercati saranno molto forti una volta che si saranno abituati ai dazi», ha dichiarato. LEGGI TUTTO