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    Il paziente dimagrisce troppo poco. Novo Nordisk cade nel vuoto: -27%

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    Il peso scende ma non abbastanza e Novo Nordisk crolla in Borsa. Ieri il titolo Novo è arrivato a cedere fino al 27% a Copenaghen a seguito dei riscontri deludenti arrivati dai test su un nuovo farmaco per la perdita di peso. Dal test di fase 3 è emerso che il farmaco sperimentale CagriSema ha aiutato i soggetti trattati a ottenere una perdita di peso del 22,7% dopo 68 settimane, rispetto a una riduzione dell’11,8% con cagrilintide, del 16,1% con semaglutide e del 2,3% con il solo placebo. L’obiettivo era quello di arrivare con il nuovo farmaco a una riduzione media del peso del 25%. Una piccola delusione che si è tradotta in un grande crollo in Borsa (oltre 100 miliardi di valore di mercato bruciati).Sebbene i risultati siano stati migliori rispetto ai suoi prodotti attuali, il vero confronto è quello con Zepbound, il farmaco anti-obesità della grande rivale Eli Lilly che si attesta vicino al 23% di perdita di peso. Novo ha precisato che avvierà un altro studio nella prima metà del prossimo anno per scoprire il modo migliore per aumentare le dosi dei pazienti. L’azienda guidata dal ceo Lars Fruergaard Jorgensen prevede a questo punto di cercare l’approvazione normativa per CagriSema verso la fine del prossimo anno.Gli analisti di Jp Morgan hanno posto l’accento sul fatto che il protocollo per la sperimentazione di CagriSema includesse un dosaggio flessibile, e questo ha portato solo circa il 57 per cento dei pazienti a raggiungere la dose più alta del prodotto, contribuendo a una perdita di peso media inferiore alle aspettative.Il mercato dei farmaci per l’obesità si prevede crescerà fino a quasi 130 miliardi di dollari entro il 2030 rispetto ai 24 miliardi del 2023. Il futuro di Novo Nordisk, che prima del crollo di ieri viaggiava a circa 500 miliardi di valore di mercato, è quindi legato a doppio filo alla lotta per conquistare il predominio di un mercato che vede i pochi player presenti fare fatica a soddisfare la crescente domanda. LEGGI TUTTO

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    Bitcoin a 93mila, crollo del 13% dai massimi. Ecco cosa spinge le vendite

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    Il risk-off sui mercati contagia le criptovalute. Il bitcoin oggi è sceso fino ad area 93.000 dollari, giù di oltre il 7% nelle ultime 24 ore e del 13% rispetto ai massimi storici a 108mila toccati a inizio settimana.Il crollo coinvolge tutte le principali criptovalute: Ethereum e Solana -9%, Solana, Xrp -6% e la cripto mene Dogecoin fa addirittura -27%. La capitalizzazione di mercato delle criptovalute è scesa di oltre l’11% nelle ultime 24 ore, uno dei peggiori cali giornalieri dell’anno.Effetto Fed sul mondo criptoA scatenare il cambio di sentiment sulle criptovalute hanno contribuito in prima battuta i toni da falco della Federal Reserve che mercoledì ha sì tagliato di assi per la terza volta consecutiva, ma ha fatto intendere che il prossimo anno la politica sarà meno accomodante del previsto. I dot plot indicano due tagli nel 2025 rispetto ai quattro della precedente riunione. In aggiunta, alcuni esponenti del board della Fed hanno iniziato a esternare i potenziali effetti delle politiche di Trump, a partire dai tagli fiscali e dai dazi, sull’economia, in particolare il rischio che l’inflazione si mantenga a livelli più sostenuti del previsto. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha inoltre dichiarato che la banca centrale non ha intenzione di detenere la valuta digitale. “Non ci è permesso possedere bitcoin. Il Federal Reserve Act stabilisce cosa possiamo possedere e non stiamo cercando una modifica della legge”, ha detto Powell nella consueta conferenza stampa post meeting.Il presidente eletto Donald Trump in campagna elettorale ha più volte affermato che intende creare un quadro normativo statunitense di supporto per le criptovalute (Trump ha scelto Paul Atkins per la presidenza della Sec, la Consob statunitense, visto come un esponente molto favorevole al mondo cripto) e di istituire una riserva strategica di bitcoin. LEGGI TUTTO

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    Accordo tra Simest e BF Spa per la crescita delle aziende di filiera

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    Simest, la società del Gruppo CDP per l’internazionalizzazione delle imprese e BF Spa, attiva, attraverso le sue controllate in diversi comparti della filiera agro-industriale e nel mercato di beni e servizi tecnologicamente avanzati agli agricoltori, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa finalizzato a favorire nuovi investimenti, maggiore competitività – anche internazionale – e crescita sul mercato delle imprese della filiera agro-industriale.L’accordoSiglato da Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa e da Regina Corradini D’Arienzo, Amministratore Delegato di Simest, l’accordo arriva in un momento particolarmente favorevole per Simest, che sulla base degli indirizzi strategici del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha avviato il progetto “Filiere d’impatto”, a supporto della crescita e della competitività, anche in Italia, delle imprese appartenenti alle filiere italiane dei champion nazionali, tra cui c’è appunto BF.Il progettoAderente al Piano Mattei per l’Africa ed in collaborazione con la Struttura di Missione per l’attuazione del Piano istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che individua la promozione delle esportazioni e degli investimenti tra gli ambiti di intervento; il “piano” ha l’obiettivo di fornire sostegno alle imprese italiane di filiera con interessi in Africa per investimenti in digitalizzazione, sostenibilità e rafforzamento della solidità patrimoniale, nonché nella formazione di manodopera qualificata proveniente dal continente africano.Questo accordo, permetterà a Simest di individuare le esigenze delle delle imprese fornitrici in coerenza con gli obiettivi industriali di BF, aprendo l’accesso al credito agevolato per la realizzazione di investimenti in innovazione, sostenibilità e rafforzamento patrimoniale, a cui si potranno affiancare anche investimenti per la formazione di personale qualificato, l’inserimento in azienda di temporary manager a sostegno della transizione digitale ed ecologica, dell’innovazione dei processi e della sicurezza.E ancora, la crescita sui mercati esteri con l’apertura di strutture, l’ottenimento di certificazioni e brevetti, consulenze specialistiche per progetti di internazionalizzazione, in linea con gli obiettivi di crescita di BF e in un’ottica di diversificazione e ampiamento delle quote di mercato.Le parole degli AdFederico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF, ha commentato:“L’accordo siglato oggi con SIMEST costituisce un importante strumento di rafforzamento del nostro comparto e conferma la valenza strategica per il Gruppo BF dello sviluppo delle partnership, con l’obiettivo di creare sinergie verso approcci sempre più responsabili, sostenibili e tecnologicamente avanzati. Essere riconosciuti come uno dei soggetti chiave, motore dello sviluppo del settore agroindustriale, ci rende orgogliosi e consapevoli del nostro ruolo in questo particolare momento storico. BF è, infatti, protagonista nel progetto di sviluppo, unico nel suo genere, di internazionalizzazione del modello di business legato alla gestione della filiera genoma – prodotto alimentare di qualità in importanti aree del mondo quali Mediterraneo, il continente Sud Americano e l’est Europa”.Alle sue parole si sono unite quelle dell’Ad di Simest gruppo CDP, Regina Corradini D’Arienzo, che ha dichiarato: “Il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese di filiera rappresenta uno dei principali obiettivi dell’azione di SIMEST, che tra le sue finalità strategiche ha il compito di incrementare il numero di imprese esportatrici con focus sulle PMI. Per questo motivo, l’accordo sottoscritto oggi con un primario attore come BF, assume una particolare rilevanza perché ci permette di affiancare le numerose imprese della filiera favorendo la realizzazione dei più adeguati investimenti industriali necessari ad accrescere la competitività sostenibile per una crescita internazionale e anche accompagnarle nella scelta delle geografie strategiche migliori”. LEGGI TUTTO

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    Tim, nuovo crollo su notizie positive

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    C’è un male oscuro che zavorra il titolo di Tim. Anche ieri, in una giornata seguita all’ennesima buona notizia come l’offerta vincolante da 700 milioni di euro per Sparkle, le azioni dell’ex monopolista sono state trascinate sul fondo del listino in Piazza Affari (-7,8% a 0,251 euro). Sgravata della parte più significativa del suo debito, con i ricavi stabilizzati nel settore della telefonia mobile e in crescita nei servizi alle imprese e nelle attività in Brasile, la prospettiva di un ritorno al dividendo è ormai pressochè certa. Eppure il titolo della società guidata dall’ad Pietro Labriola fatica a imboccare stabilmente la strada verso un giusto riconoscimento. Anche quando ha un guizzo come dopo le voci sulla trattativa tra il fondo britannico Cvc e Vivendi per rilevare il 23,7% delle quote in mano ai francesi, il corso azionario corregge nei giorni successivi anche se i colloqui non sono stati smentiti, il che vale come una conferma.A che si devono dunque le ondate di vendite che ogni volta vengono rovesciate sul titolo? Una prima risposta è che Tim rimane uno dei titoli italiani più venduti allo scoperto, un’attività di per sé legittima, ma quando questa forma di speculazione porta il titolo azionario a divergere così tanto dai fondamentali e dalle mosse vincenti dell’attuale management, vale domandarsi perchè mai la Consob non abbia ancora acceso i suoi fari per cercare di capire che cosa sta accadendo sul titolo. Resta peraltro sullo sfondo l’indiscrezione che vede Cvc Capital Partners in manovra con l’obiettivo di acquistare la partecipazione di Vivendi, per poi proseguire nella strategia che prevede il lancio di un’Offerta pubblica d’acquisto per ottenere il controllo totale di Tim e procedere probabilmente al delisting dalla Borsa Italiana. Una mossa che avrebbe ben più di una ragione, dal momento che mantenere il titolo quotato significa assistere quotidianamente allo stillicidio di vendite fuori da ogni logica economica, se non quella essenzialmente speculativa, che schiaccia il titolo su valori lontani dal suo potenziale reale. Prova ne è che una banca d’affari autorevole come Barclays appena dieci giorni fa aggiornava il suo rating su Tim da «neutral» a «buy», con un prezzo obiettivo rivisto al rialzo a 0,38 euro per azione. Allargando lo sguardo al prezzo obiettivo medio, come indicato dal sito Market Screener, si scopre che gli analisti convergano tutti su un minimo di 0,32 euro (c’è chi si spinge fino a 0,42 euro), vale a dire quasi il 30% più alto del valore di chiusura di ieri. Possibile che si sbaglino tutti? Certo Cvc ha capito che il valore degli asset di Tim è ben diverso, da qui l’idea di cassare dal listino il titolo Tim e magari procedere a uno spezzatino per valorizzare le varie componenti singolarmente, un’attività che dovrebbe offrire ritorni interessanti. È chiaro, tuttavia, che essendo le telco un settore strategico e soggetto al golden power, un’operazione di questo tenore potrebbe avvenire solo con il benestare del governo, al quale dovrebbero essere garantiti quanto meno i livelli occupazionali e il presidio sulle attività d’interesse nazionale. Ammesso e non concesso che ciò avvenga, solo in seguito sarebbe possibile pensare più in grande e dare concretezza ad alcune voci circolate nei mesi scorsi negli ambienti finanziari: vale a dire la riduzione del numero degli operatori infrastrutturati sul mercato italiano da 4 a 3, procedendo con una fusione delle attività di Iliad e Tim. LEGGI TUTTO

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    Cattaneo acquista azioni, ha un portafoglio da 32 milioni

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    Una nuova operazione privata di investimento. Ma soprattutto, un forte segno di credibilità lanciato ai mercati, che testimonia quanto Flavio Cattaneo sia convinto della validità della strategia con cui Enel punta alla crescita sostenibile attraverso solide fondamenta e un equilibrato profilo finanziario. L’amministratore delegato del Gruppo Enel e vicepresidente della controllata spagnola Endesa ha acquistato 150mila azioni Endesa tramite una società da lui interamente controllata (quindi di tasca propria), al prezzo medio ponderato di 21,47 euro per azione. Si è trattato solo dell’ultima di una serie di operazioni attraverso cui l’ad di Enel ha dimostrato di credere nella solidità del gruppo elettrico e nell’orizzonte economico-finanziario triennale da poco illustrato ai mercati con il nuovo piano strategico 2025-2027.Tale convinzione si basa non solo sulle prospettive aziendali future, improntate sulla crescita e sulla creazione di nuovo valore, ma anche sui risultati di equilibrio finanziario raggiunti nel 2024 sotto la guida dello stesso Cattaneo, nominato amministratore delegato del Gruppo a maggio 2023.Prima di questa nuova fase, in Borsa Enel aveva quotazioni di poco inferiori ai 6 euro per azione, attualmente invece sfiora i7 euro. Negli ultimi mesi, il miglior risultato ottenuto è stato il 17 ottobre scorso, a un prezzo di 7,39 euro per azione.La più recente operazione finanziaria del top manager fa seguito a quelle del 19 e del 21 novembre 2024, a loro volta precedute da quelle pre-Capital Markets Day del 31 luglio, dell’1 e del 5 agosto 2023. LEGGI TUTTO

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    Zest S.p.A., terza exit internazionale. Generato un controvalore di 4 milioni di euro

    Gabriele Ronchini, CEO di Zest Investments

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    Zest S.p.A., società quotata sull’Euronext Milan di Borsa Italiana e leader di mercato in Italia negli investimenti pre-seed e seed venture capital, nell’accelerazione di startup e nei programmi di Open Innovation e Corporate Venturing, comunica l’exit (ovvero il coronamento del percorso iniziato dal momento dell’investimento) dalla startup Fitprime, piattaforma B2B di corporate welfare, punto di riferimento del mercato italiano con oltre 200 clienti corporate e PMI e più di 400.000 dipendenti serviti.L’acquisizioneFitprime è stata acquisita da Wellhub, la piattaforma di corporate wellness leader a livello globale e unicorno del proprio settore (la start up unicorno è una nuova azienda il cui valore è superiore a $1 miliardo e che non è quotata in borsa) con una valutazione di 2,4 miliardi di dollari. La exit (ovvero l’obiettivo dichiarato di tutti i soggetti che investono in startup e si realizza nel momento in cui soci fondatori e investitori vendono le quote della società in loro possesso al fine di realizzare un guadagno) ha generato un controvalore di 4 milioni di euro, di cui il 50% in cash e il 50% in azioni dell’Unicorno.La storia della start upFitprime nasce nel 2016 lanciata da Zest grazie al programma di accelerazione LUISS EnLabs, nato da una joint venture con l’Università Luiss. Inizialmente ha sviluppato il focus in un modello di consumer orientato alla vendita di abbonamenti virtuali per l’accesso a centri sportivi convenzionati, ma in seguito ha rafforzato la sua offerta in ambito B2B (acronimo dell’espressione inglese ‘business-to-business’, utilizzata per descrivere le operazioni commerciali, attività, compravendite e affari, tra imprese, sia industriali, sia commerciali o di servizi, all’interno dei cosiddetti mercati interorganizzativi, aziendali o, appunto, mercati B2b), grazie ad una piattaforma completa di wellbeing aziendale.Terza “exit” per Zest nel 2004, la soddisfazione del CeoCon il perfezionamento di questa operazione, Zest per il 2024 ha completato la terza exit dopo quelle delle startup Futura e Cardo AI. “Questa exit, la terza finalizzata nel 2024 da Zest, dimostra il livello di maturità raggiunto dal nostro portafoglio, che conta campioni tecnologici e startup ad alto potenziale operative nei principali settori industriali. L’acquisizione di Fitprime da parte di Wellhub conferma l’attrattività del nostro portafoglio anche da parte di investitori internazionali, frutto del costante lavoro di valorizzazione svolto da tutto il team. La nostra ambizione è lanciare e accompagnare verso il successo la nuova generazione di imprese tecnologiche, creando impatto nel sistema economico e valore per i nostri azionisti”, ha spiegato Luigi Capello, CEO di Zest S.p.A.. LEGGI TUTTO

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    FS punta su 100 miliardi ma per ora niente Borsa

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    Con investimenti che superano i 100 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane si prepara a una trasformazione profonda, orientata a rafforzare il proprio ruolo come leader nella mobilità e nello sviluppo delle infrastrutture. I target finanziari prevedono un incremento dei ricavi a oltre 20 miliardi al 2029 e un Ebitda a più di 3,5 miliardi di euro con un utile netto a oltre 500 milioni. Dal punto di vista operativo, il Piano ha come obiettivo quello di riportare in orario 50mila treni all’anno, con una crescita del 30% di persone raggiunte dall’Alta velocità.L’amministratore delegato del gruppo, Stefano Donnarumma (in foto), ha presentato anche quattro iniziative strategiche «ancora allo studio per raggiungere il pieno potenziale». Una di queste iniziative punta al coinvolgimento di investitori terzi nella rete ad Alta velocità attraverso un modello di tipo Rab (Regulatory asset base; «asset soggetti a regolamentazione» come, appunto, nel caso degli operatori rete elettrica o del gas). L’ad ha chiarito che non si tratta di una privatizzazione. «Il mio intento non è privatizzare, ma proporre ipotesi strategiche che l’azionista deve valutare», ha spiegato aggiungendo che il valore degli asset è stimato sugli 8 miliardi. Ora si avvierà un confronto con il Mef e il Mit per identificare il modello migliore da applicare. Donnarumma ha citato tra le ipotesi «un fondo pubblico dedicato alle infrastrutture» nel caso in cui si volesse «scaricare» dal perimetro del debito pubblico gli investimenti sulla rete che vengono finanziati con appositi stanziamenti della legge di Bilancio. Di qui l’esempio di un veicolo a maggioranza Rfi (gruppo Fs) con Cdp al proprio interno in quanto la Cassa è fuori da quel perimetro. Un altro esempio è quello dei bond ibridi, che Donnarumma ha sperimentato nella sua esperienza a Terna, in quanto metà del loro valore viene considerato equity e non debito. In ogni caso, il valore degli asset è stimato in circa 8-10 miliardi di euro e si avvierà un confronto con il Mef e il Mit per identificare il modello migliore.Nel suo intervento alla presentazione il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha anche accennato alla possibilità di riportare Anas fuori dal perimetro del gruppo, affermando che «strade e ferrovie abbiano un futuro e una mission diverse».Donnarumma, premettendo che il piano strategico è pensato «con Anas all’interno» (40 miliardi di investimenti nel prossimo decennio), ha evidenziato che tali valutazioni spettano allo Stato, considerato che lo scorporo produce effetti sul patrimonio, ma che «le Ferrovie dello Stato sono Ferrovie dello Stato e le strade sono strade». LEGGI TUTTO

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    Fs, 100 miliardi di investimenti e apertura del capitale dell’Alta Velocità. Il piano di Donnarumma

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    Con investimenti che superano i 100 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane si prepara a una trasformazione profonda, orientata a rafforzare il proprio ruolo come leader nella mobilità e nello sviluppo delle infrastrutture. A presentare il Piano Strategico 2025-2029 è stato l’amministratore delegato Stefano Antonio Donnarumma, che ha delineato una roadmap ambiziosa per il futuro del gruppo.Obiettivi economici e finanziariIl Piano prevede un significativo miglioramento di tutti i principali indicatori economici, con ricavi stimati a oltre 20 miliardi di euro, un Ebitda superiore a 3,5 miliardi di euro e un risultato netto oltre i 500 milioni. Questo incremento riflette l’impegno a ottimizzare le operazioni e a espandere i servizi.Donnarumma ha sottolineato l’importanza di attrarre investitori istituzionali per la rete dell’Alta Velocità, un passo cruciale per sostenere la crescita e favorire il rilancio dell’azienda. «Questo Piano mira a imprimere una netta discontinuità – ha dichiarato – e risponde alle esigenze di una società proiettata verso il futuro, riconoscendo nella mobilità integrata un pilastro fondamentale per lo sviluppo».Le otto linee guida strategicheIl percorso di trasformazione del Gruppo Fs si basa su otto linee guida strategiche, tra cui spicca il potenziamento delle infrastrutture nazionali. Tra gli obiettivi principali c’è l’espansione delle linee ferroviarie di Alta Velocità per raggiungere territori finora esclusi, aumentando del 30% il numero di persone servite da questo sistema in Italia.Un’altra priorità del Piano è il miglioramento della puntualità, con l’obiettivo di garantire performance di eccellenza per oltre 50mila treni all’anno. Questo traguardo sarà supportato dalla razionalizzazione dei modelli operativi e dal potenziamento delle tecnologie di manutenzione.Investimenti per la mobilità integrataDei 100 miliardi di euro previsti, solo 14 derivano dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), mentre gli altri 86 miliardi saranno finanziati attraverso altre fonti. Gli interventi riguarderanno anche opere complesse come il Terzo Valico, dove sono state riscontrate criticità tecniche legate a condizioni geologiche impreviste. Nonostante questi ostacoli, Donnarumma ha assicurato che i lavori saranno completati, seppur con qualche mese di ritardo, garantendo la sicurezza degli operatori.Strade e ferrovie: un impegno a 360 gradiIl Gruppo Fs, attraverso Anas, gestisce 32mila chilometri di strade, su cui transitano quotidianamente oltre otto milioni di veicoli. Nel decennio prossimo, sono previsti più di 40 miliardi di euro di investimenti, di cui 25 miliardi saranno destinati a nuove opere stradali e 15 miliardi al miglioramento dei servizi.Sul fronte ferroviario, il Gruppo gestisce 17mila chilometri di linee tramite Rfi, con circa 9mila treni in circolazione ogni giorno. Per migliorare la qualità del servizio, saranno investiti oltre 50 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Questi fondi saranno utilizzati per introdurre nuovi standard tecnologici, evolvere i modelli di manutenzione e migliorare l’accessibilità delle stazioni.Una visione internazionaleLa strategia punta anche a rafforzare il ruolo internazionale del Gruppo Fs, posizionandolo come leader nella mobilità integrata. «L’obiettivo è affrontare con maggiore efficacia le sfide economico-finanziarie e potenziare ulteriormente le infrastrutture e la qualità del servizio», ha concluso Donnarumma durante la presentazione a Roma. LEGGI TUTTO