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    Duplice omicidio a Vignola, morti madre e figlio

    Tragedia ieri a Vignola dove si è consumata una tragedia familiare. Intorno alle 21:30 di ieri 01 ottobre 2023 i Carabinieri sono intervenuti all’interno di una villetta di Via Torino in seguito alla chiamata di alcuni vicini preoccupati per delle urla. Al loro arrivo si sono trovati davanti ad un duplice omicidio, morti madre e figlio conviventi e residenti nell’abitazione.Auto dei Carabinieri – Nanopress.itSarebbe un familiare l’autore dell’omicidio, fratello e figlio delle vittime, che è stato trovato sulla scena di delitto in stato di shock e sembrerebbe che abbia tentato di togliersi la vita. Al momento si trova ricoverato in ospedale, non si conoscono ulteriori dettagli. I Carabinieri hanno isolato il luogo del delitto per poter eseguire i rilievi necessari, gli omicidi sarebbero avvenuti con l’utilizzo di un’arma da taglio.Duplice omicidio in provincia di Modena, a morire madre e figlio nella loro abitazioneDuplice omicidio in provincia di Modena, precisamente a Vignola dove un uomo ha ucciso sua madre, di 88 anni, e il fratello, di 66 anni.I cadaveri delle due vittime sono stati scoperti all’interno della loro abitazione che si trova in Via Torino dai Carabinieri che sono intervenuti sul posto, in seguito ad una telefonata dei vicini di casa che avevano dato l’allarme.I vicini hanno contattato le forze dell’ordine intorno alle 21:30 e hanno riportato di aver avvertito delle urla che erano compatibili con una lite.L’uomo ritenuto colpevole del duplice omicidio ha 67 anni e secondo le prime informazioni è stato trovato sul luogo del delitto, dal quale sarebbe stato portato via in un’ambulanza scortata dai Carabinieri.La zona dell’omicidio è stata chiusa per diverse ore per permettere ai militari intervenuti sul posto di poter eseguire i rilievi necessari. L’edificio dove si è consumato il delitto è stato isolato completamente.Via Torino è una strada che si trova alle porte del paese e che è caratterizzata dalla presenza di una serie di villette, ed è proprio in una di queste che si è consumato il duplice omicidio.Oltre ai Carabinieri, i Vigili del Fuoco e all’ambulanza sul posto sono arrivati anche alcuni dei familiari delle vittime, allertati dalle forze dell’ordine.Attualmente il presunto omicida sarebbe stato ricoverato in ospedale. Da una prima ricostruzione dei fatti sembrerebbe che l’omicidio sia avvenuto al culmine di una lite. Carabinieri – Nanopress.itNomi delle vittime e del presunto omicida, i motivi che hanno portato al duplice omicidioLa lite sarebbe avvenuta a causa di una difficile situazione familiare nella casa in cui le due vittime convivano. Dalle prime informazioni che sono emerse sembra che le vittime siano state uccise con un’arma da taglio.La villetta in cui è avvenuto il duplice omicidio appartiene alla famiglia Capucci, le vittime sono Anna Malmusi ed Emore Capucci, mentre il sospettato di essere l’autore degli omicidi è Uber Capucci che attualmente si trova in ospedale in stato di shock avrebbe tentato di togliersi la vita.Ora i Carabinieri dovranno indagare su quanto avvenuto ieri sera in quella abitazione, scoprire se è davvero il figlio della vittima l’omicida e quali sono le motivazioni che hanno portato a questa tragedia. LEGGI TUTTO

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    Eurolink conferma il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto: “Sarà resistente ai terremoti”

    Eurolink ha consegnato, come da accordo, la documentazione contenente il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto alla società Stretto di Messina. I documenti contengono tutti i dettagli relativi al caso.ponte sullo stretto di messina – Nanopress.it“Oltre 50 anni di lavoro, studi e analisi, per arrivare oggi a un nuovo step verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”.Questo si legge all’interno di una nota del consorzio Eurolink, gestito dal Gruppo Webuild, in cui annuncia l’ufficialità del progetto definitivo del ponte.Eurolink ha confermato il progetto definitivo del Ponte sullo StrettoIl consorzio Eurolink, in linea con i tempi, ha consegnato tutta la documentazione relativa alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.All’interno della documentazione vi è una relazione dettagliata di tutte le modifiche progettuali, con una particolare attenzione posta sulle norme in materia di sicurezza.“Un’opera che rappresenta una sfida tecnologica e una vetrina dell’ingegneria italiana nel mondo”.Afferma Eurolink. Aggiungendo che la definizione del progetto ufficiale rappresenta il culmine di lunghi anni di lavori, messi in atto da numerosi esperti di diversi settori, così da poter realizzare un piano efficiente, tecnologico e innovativo, in grado di rispettare le norme di sicurezza umana ed ambientale. Ipotesi di Ponte sullo Stretto – Nanopress.itInoltre, viene specificato che il ponte è stato progettato per resistere a fenomeni atmosferici intensi. In particolare, a fenomeni ventosi estremi, “largamente superiori al vento più intenso mai registrato nello Stretto” e a fenomeni sismici di alta intensità.Il consorzio, infatti, specifica che il ponte resisterà a terremoti di magnitudo molto superiore a quello verificatori a Messina nel 1908.L’opera, una volta realizzata, diventerà dunque il ponte sospeso più lungo al mondo. Nello specifico, sarà dotata di una campata di circa 3.660 metri e una luce centrale sospesa di 3.300 metri. Il ponte sarà caratterizzato da due carreggiate, ognuna delle quali dotata di tre corsie per direzione.Le parole dell’amministratore delegato della società Stretto di MessinaPietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, ha commentato l’avvenuto deposito del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto affermando:“E’ un passaggio fondamentale”Continuando con l’affermare che i cantieri dello stretto riapriranno a partire dall’estate 2024, così come stabilito dall’accordo con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Infine, Ciucci ha aggiunto che sono stati attivati “i tavoli tecnici di lavoro con i rappresentanti dei Comuni interessati dall’opera”, in modo da garantire un costante dialogo con i cittadini, per tutelare gli interessi di tutti.Un progetto dunque importante, che va ormai avanti da anni e che sembra stia finalmente prendendo una forma.  LEGGI TUTTO

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    Trovato il cadavere di un 33enne in un cassonetto a Biella: fermante quattro persone

    Trovato in un cassonetto il corpo senza vita di Gabriele Maffeo. Fermate quattro persone dopo il ritrovamento del 33enne in via Coppa a Chiavazza di Biella.Gabriele Maffeo, il 33enne trovato morto nel cassonetto di via Coppa a Chiavazza di Biella – Nanopress.itGabriele Maffeo, 33 anni, è stato trovato senza vita in un cassonetto dei rifiuti nella periferia di Biella nella serata di ieri. La testa era chiusa in una calza di nylon, e per il suo omicidio sono stati fermati in quattro, tre uomini e una donna. E’ stata una residente del posto a segnalare la presenza del cadavere; la donna aveva aperto il cassonetto per gettare la spazzatura, poi ha avvertito le forze dell’ordine.Trovato il cadavere di un 33enne in un cassonetto a Biella: fermante quattro personeNella tarda serata di ieri avevano iniziato a circolare le prime notizie sul ritrovamento di un cadavere nella periferia di Biella. Il corpo, come accertato successivamente dalle indagini, è quello di Gabriele Maffeo, gettato nei cassonetti della spazzatura con in testa una calza di nylon e avvolto in un telo di plastica. L’uomo, 33 anni, viveva a Occhieppo Inferiore – località della provincia a 20 minuti di auto dal luogo del ritrovamento – e avrebbe dei precedenti anche se nessuno riguardante gli ultimi mesi di vita.Per il suo omicidio sono state arrestate quattro persone, tutte residenti a Biella tra i 24 e i 42 anni, con le accuse di omicidio in concorso e omissione di cadavere. I quattro sono stati trasportati in carcere a Vercelli e a Biella, mentre rimane da chiarire gli elementi a carico dei fermati. Al momento non è noto ancora un possibile movente, mentre proseguono le indagini delle forze dell’ordine di Biella. Uno degli arrestati è residente nello stesso quartiere del ritrovamento del corpo. Tra le prime ipotesi quella dello spaccio di droga, collegata all’omicidio, ma non vi è ancora alcuna certezza – come detto – sul movente.Il ritrovamentoAd effettuare la macabra scoperta una donna in località Chiavazza. Una residente del quartiere che dopo cena si era recata in strada per buttare la spazzatura. Pare che la testimone abbia notato nel gettare i rifiuti un qualcosa di anomalo nel cassonetto, soprattutto per la grandezza, e abbia così deciso di chiamare le forze dell’ordine. La polizia sul posto ha poi transennato l’area, in attesa dell’arrivo del sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra che ha dato via alle investigazioni. La polizia scientifica è andata avanti con i rilievi, mentre il medico legale si è occupato delle ispezioni sul cadavere sul posto. Biella, luogo del ritrovamento del cadavere di Gabriele Maffeo – Nanopress.itContinuano gli accertamenti nella giornata odierna, a meno di 24 ore dal ritrovamento, per fare luce sulle motivazioni che hanno portato all’omicidio del 33enne, sulle modalità e le cause della morte oltre alle eventuali responsabilità degli indagati.Il corpo è stato sequestrato dalla polizia. Dai primi accertamenti sarebbero risultate delle ecchimosi sul corpo, il volto invece – tumefatto – avrebbe presentato ferite lacero contuse al sopracciglio. Secondo gli inquirenti l’uomo è stato ucciso in un’altra zona e solamente dopo la morte gli assassini o l’assassino avrebbe gettato il cadavere nel cassonetto. LEGGI TUTTO

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    Le cose sorprendenti che potremo fare col nervo vago

    Caricamento playerDa circa un anno un gruppo di ricerca negli Stati Uniti è al lavoro su una delle più articolate e complesse strutture nervose del nostro organismo, che si sta rivelando molto più importante e versatile di quanto si ritenesse un tempo: il nervo vago. È un canale di comunicazione fondamentale tra il cervello e i polmoni, il cuore, lo stomaco e altri organi addominali. Contribuisce al controllo di processi involontari come la respirazione, il battito cardiaco, la digestione e ha un ruolo centrale nella regolazione di alcune attività del sistema immunitario. Sappiamo che svolge tutte queste funzioni, ma non sappiamo di preciso come; inoltre, si sospetta che ci possano essere altre sue attività che ancora sfuggono alle nostre conoscenze e che potrebbero rivelarsi molto utili nel trattare alcune malattie. Ed è per questo che lo studio delle sue strutture più intime è così importante.Una delle ricerche più promettenti è svolta appunto negli Stati Uniti, più precisamente a Manhasset, a quaranta minuti di automobile da Manhattan, nello stato di New York. Pizzicata tra due campi di golf c’è la sede dei Feinstein Institutes for Medical Research, un centro di ricerca con una cinquantina di laboratori che nell’autunno dello scorso anno ha ricevuto 6,7 milioni di dollari dal governo statunitense per realizzare la «prima mappa anatomica del nervo vago», attraverso un progetto estremamente ambizioso e complesso che nei programmi dei suoi responsabili si dovrà concludere entro il 2025.Il progetto Reconstructing Vagal Anatomy (REVA, letteralmente “Ricostruire l’anatomia vagale”) prevede di catalogare e mappare le 160mila fibre nervose che si stima costituiscano il nervo vago e tutte le sue principali diramazioni. Il lavoro di ricerca è un’attività delicata e laboriosa che inizia con l’asportazione da un cadavere del nervo, avendo cura di non danneggiarne i filamenti che nelle sue parti terminali possono essere sottili all’incirca quanto un capello. Ogni terminazione deve essere inoltre catalogata in base all’organo e ai tessuti cellulari cui è collegata.Il gruppo di ricerca divide poi in segmenti il nervo e lo inserisce in una particolare cera. Si ottiene in questo modo un blocchetto che viene poi affettato, un po’ come si fa con un’affettatrice in salumeria, per produrre sezioni sottilissime da analizzare al microscopio. L’impiego di reagenti consente di fare assumere alle fibre nervose colorazioni differenti in base alle loro caratteristiche, facilitando in questo modo le analisi. In un certo senso il processo ricorda dal vero ciò che avviene con una TAC o una risonanza magnetica, esami di diagnostica per immagini che mostrano parti del corpo come se venissero appunto affettate, in modo da vedere come cambiano i loro tessuti.Visited the Feinstein Institutes for Medical Research @NorthwellHealth today and got to chat with @StavrosZanos about his team’s vagus nerve research. Here is a tiny section of the vagus nerve (in wax)!! pic.twitter.com/Nw4daVfJTH— Grace Wade (@grace_wade_) May 22, 2023I nervi sono formati da fasci di conduttori di impulsi (gli “assoni”) provenienti da uno o più neuroni e hanno la funzione di trasportare le informazioni da e verso il sistema nervoso centrale (i cui principali componenti sono il cervello e il midollo spinale). Se i vasi sanguigni sono le tubazioni dell’acquedotto, i nervi sono i cavi che fanno funzionare Internet: la loro presenza è fondamentale per far funzionare i muscoli, per percepire tutto ciò che abbiamo intorno e per molte altre attività. A seconda della loro funzione, i nervi appaiono in modo diverso ed è proprio grazie a queste differenze che chi lavora al REVA può mappare il nervo vago. Per esempio, le fibre nervose con uno strato più spesso di mielina, una sostanza che fa da isolante, sono di solito coinvolte nella trasmissione degli impulsi per controllare i muscoli dove non devono esserci dispersioni dei segnali.Evitare che alcuni tipi di impulsi si perdano per strada è importante nel caso del nervo vago, considerato il lungo e intricato percorso che compie all’interno del nostro organismo (e che probabilmente gli è valso il nome “vago” dalla parola latina “vagus” che significa vagabondo, nomade). Ha origine nel tronco encefalico, alla base del cervello, fuoriesce dal cranio e prosegue nel collo per addentrarsi poi nel torace e nell’addome. In realtà ci sono due nervi vaghi: uno scende lungo il collo a sinistra e l’altro a destra, con vari punti di contatto specialmente nella parte finale del loro decorso.Rappresentazione schematica del decorso del nervo vago dalla base del cervello fino all’addome (Northwell Health)Il medico dell’antichità Galeno fu tra i primi a dedicare qualche attenzione al nervo vago. Sezionando alcuni maiali vivi si era accorto che tagliando il nervo della laringe (una diramazione del vago) il maiale perdeva la capacità di stridere, perché non aveva più il controllo sulle proprie corde vocali. Ci sarebbero voluti secoli prima di comprendere meglio i meccanismi dietro al funzionamento del sistema nervoso, le cui fibre sono spesso minuscole e difficili da isolare dal resto dell’organismo. Fu ricostruito il percorso compiuto dal vago e vari trattati iniziarono a ipotizzarne l’importanza, visto che dal cervello si spingeva oltre lo stomaco.Con i progressi della scienza medica nel Novecento il vago tornò al centro dell’attenzione di alcuni gruppi di ricerca interessati a verificare le sue potenzialità come sistema per trattare alcune condizioni, legate per esempio agli spasmi muscolari dovuti alle malattie come l’epilessia. Alla fine degli anni Ottanta negli Stati Uniti fu per esempio sviluppato un dispositivo che riduceva gli spasmi applicando una bassa tensione elettrica al vago. Le ricerche nel settore portarono una decina di anni dopo all’approvazione da parte delle autorità sanitarie dei primi dispositivi per controllare alcune forme di epilessia che non rispondono ai farmaci solitamente impiegati per limitarne gli effetti.Lo sviluppo delle nuove tecniche di diagnostica per immagini, come la risonanza magnetica, permise di individuare meglio l’intricata serie di diramazioni del vago, inducendo una certa creatività nella ricerca. Considerato che innerva lo stomaco, ci si chiese se fosse possibile intervenire sui segnali che il vago invia dallo stomaco, che insieme ad altri meccanismi consentono di percepire il senso di sazietà e pienezza che ci spingono a smettere di mangiare. Nelle persone con forme gravi di obesità, questo sistema sembra non funzionare a dovere e per questo si ritiene che modularne i segnali possa avere esiti positivi nel trattamento dell’obesità.Ci sono dispositivi che, come nel caso di quelli contro l’epilessia, producono piccoli impulsi elettrici per modulare diversamente i segnali nervosi dallo stomaco. La loro utilità è ancora dibattuta: secondo alcuni studi, a parità di tempo le persone che lo utilizzano riescono a perdere più peso rispetto a chi non lo impiega, ma ottenere dati affidabili è difficile a causa della grande quantità di variabili che dipendono da come è fatta ciascuna persona e dalle abitudini che ha.Test e sperimentazioni con dispositivi per stimolare il vago proseguono ancora oggi e in molti ambiti, proprio per via della grande quantità di funzioni svolte da questa struttura nervosa. Sono stati sviluppati dispositivi per provare a regolare la pressione sanguigna, che potrebbero un giorno sostituire i farmaci per tenerla sotto controllo specialmente tra le persone ipertese, così come ce ne sono per provare a ridurre gli effetti di alcuni tipi di ictus sulla parte superiore del corpo.Negli ultimi trent’anni sono inoltre emerse altre funzioni del vago che non tendiamo ad associare comunemente ai nervi, come la capacità di intervenire suoi processi infiammatori. Tra i pionieri delle ricerche in questo settore c’è il neurochirurgo Kevin Tracey. Insieme al proprio gruppo di ricerca negli anni Novanta ha lavorato a un nuovo farmaco per ridurre la produzione delle citochine, cioè le proteine che stimolano il sistema immunitario a contrastare le infezioni. In condizioni normali il meccanismo induce un’infiammazione che rende i tessuti cellulari inospitali alla proliferazione di virus e batteri, ma in alcuni casi la produzione di citochine finisce fuori controllo portando a una reazione immunitaria che può causare seri danni anche ai tessuti non infetti. È la cosiddetta “tempesta di citochine” di cui si era parlato molto nei primi tempi della pandemia da coronavirus, quando il sistema immunitario di alcune persone finiva fuori controllo nel tentativo di eliminare l’infezione virale.Tracey e colleghi avevano sperimentato il loro farmaco iniettandolo nel cervello di alcuni ratti con importanti infezioni batteriche cerebrali. Dopo la somministrazione l’infiammazione si riduceva sensibilmente, ma Tracey aveva notato che l’effetto non era limitato al cervello, ma anche al resto dell’organismo dei ratti. Era un risultato insolito considerato che il cervello è isolato e protetto dal resto dell’organismo proprio per evitare pericolose infezioni. Il gruppo di ricerca trascorse mesi a chiedersi come potesse essere possibile, infine provò a recidere il nervo vago di uno dei ratti e notò che l’effetto antinfiammatorio non era più riscontrabile. Tracey ha raccontato di recente alla rivista New Scientist di avere reagito con una certa sorpresa alla scoperta: «Gli scienziati non dicono più “eureka”, adesso dicono “porca miseria”, e fu quello che dicemmo».Il processo non è ancora compreso nella sua interezza e le caratteristiche del “riflesso infiammatorio”, come lo chiama Tracey, sono ancora dibattute. La presenza delle citochine nell’organismo viene rilevata da alcune terminazioni nervose e segnalata al cervello, che tramite il vago invia i segnali per modulare la presenza di quelle proteine. È stato riscontrato che un aumento nell’attività di segnalazione del vago può ridurre i livelli di infiammazione e ridurre il rischio di danni agli organi o in generale ai tessuti cellulari, come avviene nel caso di alcune malattie croniche.Le ricerche in questo ambito hanno aperto la possibilità di sviluppare dispositivi per provare a interrompere i processi infiammatori senza ricorrere ai farmaci. Tracey sviluppò un primo prototipo nel 2012 che fu impiegato in una sperimentazione con un piccolo gruppo di persone affette da artrite reumatoide, una malattia che causa una costante infiammazione delle articolazioni portando a dolore e deformazioni, che possono essere debilitanti. Tra le persone con il dispositivo, il 70 per cento segnalò una riduzione di circa un quinto dei sintomi, mentre più in generale circa la metà disse di avere riscontrato un miglioramento. Attualmente è in corso una sperimentazione clinica che coinvolge 250 persone per valutare con più accuratezza gli effetti del dispositivo, in vista di una sua eventuale autorizzazione nei prossimi anni a partire dagli Stati Uniti, dove viene svolto lo studio.Tracey ha detto a New Scientist che intervenire direttamente sul vago non ha solo il beneficio di ridurre l’assunzione di farmaci antinfiammatori che possono avere vari effetti avversi, specialmente nel caso di un loro impiego prolungato. A differenza di alcuni farmaci, la stimolazione del nervo rende possibile il mantenimento di quote minime di citochine, sufficienti per non disattivare alcune funzioni molto importanti del sistema immunitario.Elaborazione grafica di un impianto per stimolare il nervo vago (RESETRA)Approcci analoghi a quelli sviluppati da Tracey potrebbero rendere possibile il trattamento di varie condizioni legate alle infiammazioni croniche, ma secondo gli esperti potranno mostrare a pieno le loro potenzialità solo quando sarà risolto un problema non di poco conto. A oggi non sappiamo come reagisca di preciso il nervo vago alle stimolazioni e quali processi si inneschino nel resto dell’organismo: sappiamo solo che si ottengono alcuni risultati. Gli stimolatori sono diversi tra loro, alcuni agiscono attraverso la pelle, altri andando più in profondità, e non è chiaro se attivino solamente i distretti del vago nelle loro vicinanze o anche a grande distanza. Queste difficoltà si riflettono anche nella difficile identificazione di eventuali effetti avversi da ricondurre alla stimolazione.La mappatura del nervo vago in corso ai Feinstein Institutes for Medical Research potrebbe aiutare a risolvere il mistero, per esempio individuando con maggiore precisione il ruolo di specifiche fibre nervose, in modo da rendere più precisa l’applicazione degli elettrodi e degli impulsi. Le possibilità di miniaturizzazione dei microchip stanno infatti rendendo possibili innesti di alta precisione, come dimostrato in recenti esperienze svolte su alcune aree del cervello. La semplice identificazione delle fibre non sarà comunque risolutiva, almeno fino a quando non sarà anche chiarito il ruolo di ciascuna in processi che coinvolgono il sistema nervoso, altri organi e naturalmente il cervello. LEGGI TUTTO

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    Filomena Lamberti parla della sua esperienza: sfregiata con l’acido dal marito

    Filomena Lamberti, donna vittima di violenza, ha parlato della sua drammatica esperienza sul palco della Kermesse di Paestum. Sfregiata con l’acido dal marito, la donna, è stata costretta a subire ben 30 operazioni chirurgiche. Filomena Lamberti alla Kermesse di Paestum -Nanopress.itIl 28 maggio 2012, Lamberti decise di interrompere il suo matrimonio durato ben 30 anni. Purtroppo, però, il marito, un uomo violento e possessivo, non volle accettare tale decisione, sfregiando con l’acido la sue ex moglie.La 60enne ha avuto il coraggio di parlare della sua esperienza, fungendo da esempio per numerose donne.Filomena Lamberti racconta della sua esperienza alla Kermesse di PaestumIn occasione dell’evento svoltosi alla Kermesse di Forza Italia a Paestum, si è trattato del tema della violenza sulle donne.A tal proposito, Filomena Lamberti, donna di 60 anni vittima della brutale violenza del marito, ha raccontato della sua tragica esperienza. La donna ha spiegato che, nel 2012, decise di interrompere il suo matrimonio disfunzionale con un uomo geloso, violento e possessivo. Questa decisione, infatti, non fu mai accettata dall’ex marito, il quale, un giorno decise di versarle dell’acido sul corpo durante la notte.  Filomena Lamberti a Paestum – Nanopress.itImmediatamente dopo l’aggressione, la donna fu traferita in terapia intensiva, dove ci rimase per circa un mese. Mentre Lamberti era ricoverata in totale agonia all’ospedale, si svolgeva il processo del al marito. “L’aggressione è avvenuta il 28 maggio, mentre il 23 giugno si era già concluso. Fu condannato per maltrattamenti in famiglia per 18 mesi, scontandone però solo 15”.Ha raccontato la donna. In aggiunta, il marito, una volta uscito dal carcere, ha mostrato esplicitamente di non essersi pentito, affermando dinanzi le telecamere: “Lo rifarei”.Il calvario della donna e l’assenza delle istituzioniCiò che è capitato a Filomena Lamberti è una tragedia assurda ed inimmaginabile. La cosa più terribile è che non è il primo caso e non sarà l’ultimo. Questo perché viviamo in una società patriarcale, dove la donna viene considerata come un oggetto da possedere, senza alcuna identità. Molti uomini si sentono in diritto di decidere, commentare o possedere la vita delle donne ed è per questo che il tasso di femminicidi aumenta di anno in anno, senza che nessuno faccia nulla. Filomena Lamberti è stata costretta a vivere un calvario durato ben 5 anni a causa del folle gesto dell’ex marito. Un gesto che simboleggia la totale follia e possessione dell’uomo nei confronti della donna.Filomena Lamberti è stata costretta a ricostruirsi interamente la faccia e parte del corpo, sottoponendosi a ben 30 interventi chirurgici.“Nessuno è mai venuto in ospedale a vedere quali fossero le mie condizioni”.Ha affermato, concludendo poi con:“Ditemi se questi sono maltrattamenti in famiglia”.Al termine del monologo l’intera sala si è riempita di applausi lunghi ed emozionati.  LEGGI TUTTO

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    Pacca sul sedere a una dipendente: licenziato capo del personale

    La Cassazione ha deciso di confermare la sentenza d’appello. Accusa per l’uomo anche di offese nei confronti di un’altra lavoratrice.Licenziato capo del personale per una pacca sul sedere – Nanopress.itL’episodio riguarda una struttura di Palermo. L’uomo, capo del personale, sul posto di lavoro avrebbe dato una pacca sul sedere a una lavoratrice, ma è accusato anche di averne insultato un’altra. Il capo del personale, licenziato, si sarebbe provato a difendere affermando che la sua volontà era di colpire la schiena e non il sedere della donna. Inoltre l’apprezzamento sul sedere sarebbe stato fatto in ambito “cameratesco” mentre lei faceva le fotocopie, non per farla mortificare davanti gli altri colleghi.Licenziato per una cappa sul sedere a una dipendenteLa sezione Lavoro della Cassazione Civile ha deciso di confermare la sentenza d’appello. Il ricorso invece, effettuato dal capo del personale di una Fondazione che opera nel mondo del teatro a Palermo contro il suo licenziamento – disposto dal suo datore di lavoro per avere tenuto un comportamento offensivo nei confronti di due lavoratrici – è stato respinto.La Corte d’Appello ha dunque accolto la tesi dell’”eclatante offensività” delle condotte “Perché una mano sul sedere o l’invito a mostrare il “sedere giovanile” non sono considererai rispettosi della dignità della persona, ne della professionalità delle lavoratrici”. Le due lavoratrici dunque non avvezze a subire questo comportamenti, sgradito, e attenzioni che avevano suscitato anzi imbarazzo e anche umiliazione, dice la Corte, durante il loro orario di lavoro. Si tratta di fatti risalenti al 2017, a distanza di due anni dal licenziamento il Tribunale di Palermo aveva dichiarato questo illegittimo, poi è intervenuta la Corte d’Appello.La ricostruzione degli eventiA decisione ribaltata dunque, con la Corte che aveva trovato motivato il licenziamento, la ricostruzione è stata contestata. Il capo del personale avrebbe dato una pacca sul sedere alla dipendente della Fondazione teatrale; ma in un altro episodio sempre sul posto di lavoro l’uomo avrebbe fatto un commento su un’altra donna della Fondazione mentre questa stava facendo delle fotocopie. La donna girata di spalle, avrebbe commentato l’uomo, “dato l’età aveva un bel sedere” e lui l’aveva invitata a girarsi così da poterlo mostrare a un altro dipendente la quale attenzione era stata richiamata dal licenziato e “affinché anche lui potesse fare i propri apprezzamenti”. Gesto a simboleggiare lo stop della violenza sulle donne – Nanopress.itLa Cassazione ha dunque respinto i tre motivi d’appello presentati dai legali dell’uomo, facendo proprie le conclusioni secondo le quali i fatti hanno leso il vincolo fiduciario e per questo andavano valutati per il disvalore sociale all’esterno del contesto lavorativo. La Corte ha fatto sapere anche che tra le due donne e l’uomo vi fosse un rapporto formale, non di amicizia, che non avrebbe potuto creare alcun malinteso sulla questione visto che si trattava pur sempre del capo del personale. Un uomo il cui compito è quello di essere responsabile della prevenzione, della corruzione. Le donne davano all’uomo del lei, con il dovuto rispetto della posizione, in “posizione di superiorità gerarchica” scrive la Corte che ha dunque tenuto in considerazione questi fattori per rigettare il ricorso e confermare il licenziamento. LEGGI TUTTO

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    Anziano trovato morto in casa a Giaveno, ucciso a bastonate dopo una lite: fermato il vicino di casa

    La vittima è Emilio Mazzoleni, 71 anni. A trovare il corpo senza vita dell’anziano è stata la compagna, che ha immediatamente lanciato l’allarme. I carabinieri nella casa di una borgata di bassa montagna a Giaveno (Torino) – Nanopress.itQuesta mattina, i carabinieri hanno arrestato il presunto responsabile, si tratta di un 36enne – vicino di casa di Mazzoleni – con problemi psichiatrici. Avrebbe ucciso l’anziano con una mazza, dopo una lite.Omicidio a GiavenoQuesta mattina si è consumato un omicidio a Giaveno, provincia di Torino, in una casa di borgata di bassa montagna. A morire, sotto ripetuti colpi di mazza, un uomo di 71 anni, Emilio Mazzoleni, proprietario dell’abitazione al civico 9 di Borgata Minietti in cui si è consumato il delitto. A trovare il corpo senza vita dell’uomo sarebbe stata la compagna, che ha immediatamente allertato i soccorsi, ma per Mazzoleni non c’è stato nulla da fare.Per l’omicidio è stato fermato il vicino di casa, fortemente indiziato di essere l’autore materiale del delitto. Si tratta di un 36enne con problemi di natura psichiatrica, che avrebbe colpito l’anziano con una mazza, fracassandogli il cranio. Tra i due sarebbe scoppiata una violenta lite (pare non la prima) conclusasi con l’efferato delitto.Il 36enne è stato fermato e portato in caserma, mentre sul posto sono arrivati anche il medico legale e il sindaco di Giaveno, Carlo Giacone. LEGGI TUTTO