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    Ci sono anche psicopatici di successo

    Caricamento playerNel linguaggio comune esiste una tendenza abbastanza diffusa a definire “psicopatiche” persone che presentano un insieme di caratteristiche eterogenee, ma che in generale sono percepite come problematiche, aggressive o pericolose, a seconda dei casi. E di solito l’utilizzo di questo aggettivo non ammette molte sfumature: o si è o non si è psicopatici. Ma in ambito scientifico la psicopatia è una categoria molto più generica e incerta, e non è considerata in sé una malattia mentale, pur essendo un potenziale indicatore di disturbi in grado di influenzare i comportamenti dell’individuo nella società e le sue condizioni psichiche.Da una quindicina di anni un gruppo di ricerche scientifiche con un approccio dimensionale anziché “binario” cerca di mettere in discussione l’idea che la psicopatia sia un attributo che può essere soltanto o presente o assente. E suggerisce che i tratti e i sintomi che la caratterizzano siano diffusi nella popolazione più di quanto si creda, associati alla personalità di ciascun individuo fin dall’adolescenza e dalla prima età adulta, e tendenzialmente distribuiti lungo ampie scale di intensità. Una persona, in altre parole, può essere lievemente o gravemente psicopatica. E non è detto che esserlo lievemente comporti un’alterazione psichica tale da compromettere la vita sociale dell’individuo.Secondo alcuni ricercatori e ricercatrici nel campo della psicologia e della psichiatria l’attenzione prevalente ai comportamenti psicopatici violenti e criminali nel Novecento ha reso marginale lo studio di un’altra categoria abbastanza ampia di persone psicopatiche, cioè quelle «di successo»: persone con tendenze psicopatiche ma la cui personalità nella maggior parte dei casi non genera sofferenza, e che anzi in alcuni casi riescono a trarre beneficio da quei tratti. Ma dal momento che non esiste un consenso riguardo alle caratteristiche che distinguono gli psicopatici di successo da tutti gli altri sta emergendo da alcuni anni una tendenza a studiare quei tratti con maggiore cautela, evitando sia di celebrarli che di stigmatizzarli.Nello stesso filone di ricerche recenti che hanno esteso la descrizione delle tendenze psicopatiche si inserisce peraltro una serie di studi già oggetto nel 2011 di un libro del giornalista e scrittore gallese Jon Ronson, Psicopatici al potere. Nel libro, risultato di conversazioni con psicologi, esperti e manager, Ronson sollevò una serie di dubbi sulla possibilità di tracciare confini netti nella definizione di psicopatia. Descrisse quindi il potere manipolatorio e di seduzione di cui si servono le persone psicopatiche per controllare le altre persone e soddisfare il proprio ego. E mostrò come alcuni di quei tratti permettano alle persone di trovarsi a loro agio in posizioni di potere politico o economico.– Leggi anche: Psicopatici al potereNelle attuali classificazioni internazionali la psicopatia non esiste in senso stretto, se non come indicatore di altri disturbi psichici. Nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) è associata al disturbo antisociale di personalità (DAP), definito come «un quadro caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli altri». Come altri disturbi di personalità, il disturbo antisociale di personalità «esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione», oltre che comportamenti marcatamente devianti rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo. Ma nonostante siano stati e siano ancora spesso utilizzati come sinonimi, disturbo antisociale di personalità e psicopatia non definiscono lo stesso quadro, da cui l’ambiguità della definizione stessa di psicopatia.Gli studi più recenti sugli psicopatici di successo richiamano in parte alcune tesi contenute in uno dei libri più importanti e citati nella storia della ricerca psichiatrica sulla psicopatia, scritto nel 1941 dall’influente psichiatra statunitense Hervey Cleckley: La maschera della salute. Secondo Cleckley la persona psicopatica è in grado di mostrare un normale «funzionamento sociale», quantomeno nella valutazione tramite criteri psichiatrici standard, ma è anche persuasiva, egocentrica, priva di scrupoli e impulsiva: possiede cioè diversi tratti di una personalità antisociale.A differenza di altri psichiatri che dopo di lui studiarono la psicopatia prevalentemente nelle carceri, contribuendo ad associarla a comportamenti criminali e violenti sia nell’opinione pubblica che nell’approccio accademico, Cleckley trasse molte delle sue intuizioni dall’osservazione di persone nei centri di cura psichiatrica. Lì incontrò persone in grado di nascondere e controllare gli aspetti peggiori della loro personalità e del loro comportamento, e ipotizzò che quella capacità fosse diffusa anche nella società e in diversi contesti professionali di prestigio. Delineò, per esempio, il profilo di un uomo d’affari psicopatico che lavorava alacremente e la cui vita sembrava del tutto normale, tranne che per i continui tradimenti coniugali, l’insensibilità verso le altre persone, la spregiudicatezza e l’alcolismo.Il lavoro di Cleckley fu in parte ripreso soltanto negli anni Settanta, dallo psicologo canadese Robert D. Hare, ideatore della PCL-R, la Psycopathy Checklist, un test per diagnosticare la psicopatia attraverso il punteggio ottenuto valutando 20 elementi del carattere di una persona. Hare associò all’individuo psicopatico comportamenti antisociali e specifici tratti di personalità, come il disprezzo per i diritti e i sentimenti delle altre persone e l’incapacità di provare compassione e rimorso.Le intuizioni di Cleckley e Hare sono considerate fondamentali e influenti nelle ricerche più recenti sulla psicopatia perché permisero di studiarla nella popolazione generale, selezionata per particolari tratti della personalità, e analizzare quindi anche il comportamento di persone con psicopatia lieve o di successo. «La maggior parte degli individui psicopatici vive intorno a noi», ha detto alla rivista Knowable Magazine Désiré Palmen, ricercatrice di psicologia clinica presso la Avans University of Applied Sciences nei Paesi Bassi.– Leggi anche: Le rage room servono davvero a gestire meglio la rabbia?Secondo l’approccio più comune la psicopatia è un insieme di diversi tratti di personalità che interagiscono tra loro. Nel modello tradizionale, in parte sviluppato a partire proprio dalle tesi di Hare, i due tratti fondamentali sono la disinibizione, cioè la mancanza di controllo degli impulsi, e la meschinità (meanness), cioè la ricerca aggressiva di risorse senza il rispetto per le altre persone. La presenza di alti livelli di disinibizione e meschinità induce le persone a provare un’empatia molto limitata o nulla, e ha spesso conseguenze violente.L’orientamento più recente, basato sul cosiddetto modello di psicopatia triadico (TriPM), suggerisce tuttavia l’integrazione di un terzo fattore nel modello tradizionale: l’audacia (boldness). Secondo lo psicologo clinico della Florida State University Christopher Patrick, autore di un articolo sulla psicopatia pubblicato nel 2022 sulla rivista Annual Review of Clinical Psychology, l’audacia del modello triadico sarebbe costituita da una forma di coraggio espresso nelle interazioni con le altre persone, e una tendenza a non essere facilmente intimiditi e a essere più assertivi e dominanti.Una persona audace non è necessariamente psicopatica, secondo questo modello, ma una persona con alti livelli di audacia, meschinità e disinibizione potrebbe essere in grado di usare la propria sicurezza sociale per nascondere gli altri tratti più estremi della sua personalità ed eccellere in posizioni di leadership. È possibile anzi che un alto livello di altri tratti tradizionalmente associati alla psicopatia, secondo questo modello, sia strettamente correlato alla capacità di ottenere successo in determinate professioni.La meschinità, per esempio, si manifesta spesso come una mancanza di empatia. E nelle aziende è spesso richiesta in alcuni ruoli la capacità di agire sotto pressione e prendere decisioni rapidamente e spietatamente, senza cioè mostrare alti livelli di empatia, ha detto a Knowable Magazine Louise Wallace, docente di psicologia forense alla University of Derby, in Inghilterra.– Leggi anche: Quanto è libero il libero arbitrio?Per dimostrare come alcuni tratti della personalità psicopatica possano fornire un vantaggio selettivo in alcuni ambienti aziendali, uno studio del 2016 analizzò il comportamento dei dipendenti di un’agenzia pubblicitaria australiana, misurando i livelli di psicopatia attraverso due diversi test di valutazione sviluppati a partire dal modello di Hare (il PCL-R). Scoprì che i dirigenti con più anzianità di servizio ottenevano punteggi più alti rispetto al personale più giovane nelle misurazioni dei comportamenti associati ai tratti psicopatici, tra cui essere persuasivi e affascinanti, ma anche egocentrici, spietati e incapaci di provare rimorso.Uno studio della Ontario Tech University, pubblicato nel 2019, analizzò una serie di annunci di lavoro di varie aziende – del settore sanitario, tecnologico, dei media, dei trasporti e di altri settori – e scoprì che in alcuni casi il linguaggio utilizzato per descrivere i candidati ideali era in grado di attrarre persone psicopatiche. In un caso eccezionalmente esplicito in un annuncio pubblicato nel 2016 un’azienda inglese aveva definito la posizione per cui ricercava candidati «psicopatica superstar responsabile delle vendite in una nuova azienda dei media». E più in basso aveva scritto: «Non stiamo cercando uno psicopatico, ma qualcuno con alcune delle qualità positive che hanno gli psicopatici».Alcune ricerche hanno poi ipotizzato che altri tratti comuni nelle tendenze psicopatiche, in particolare l’audacia e l’inclinazione a correre dei rischi, siano associati a un maggiore impegno in atti altruistici e di eroismo quotidiano. In uno studio del 2018 il personale di primo soccorso ottenne rispetto al resto della popolazione punteggi significativamente più alti nella misurazione dell’audacia, della tendenza alla leadership e alla ricerca di sensazioni forti, e di altre variabili associate alla psicopatia.– Leggi anche: L’espressione “salute mentale” è abusataL’idea che alcuni tratti della personalità psicopatica possano anche portare a comportamenti prosociali, e non soltanto antisociali, è tuttavia criticata in alcuni studi che contestano l’inclusione dell’audacia come tratto significativo. Per uno di questi, condotto nel 2021, un gruppo di ricerca della University of Georgia chiese a 1.015 studenti di esprimere accordo o disaccordo con affermazioni che misuravano i tratti del modello triadico della psicopatia: meschinità («Non mi importa se qualcuno che non mi piace si fa male»), disinibizione («Ho preso dei soldi dalla borsa o dal portafoglio di qualcuno senza chiedere il permesso») e audacia («Sono un leader nato»).I risultati mostrarono una correlazione significativa tra meschinità e disinibizione da una parte, e violenza, aggressività, violazione delle regole e comportamenti antisociali auto-riferiti dall’altra parte. Non trovarono però una correlazione tra quelle manifestazioni e l’audacia, che invece era correlata a un maggiore «funzionamento adattivo», cioè a comportamenti prosociali e a una emotività nella norma.Una contro-obiezione a questi studi è che persone con alti livelli di meschinità e disinibizione, secondo altre ricerche, riescono a non finire nei guai – e quindi a non avere comportamenti antisociali da riferire – proprio grazie alla concomitanza di un alto livello di audacia. Uno studio del 2022, per esempio, suggerì che tra gli psicopatici di successo l’audacia sia un fattore protettivo in grado di mitigare gli effetti negativi della meschinità e migliorare il benessere soggettivo.Secondo Wallace gran parte del dibattito accademico sulla psicopatia continua ancora oggi a subire l’influenza storica della letteratura basata sullo studio delle persone responsabili di crimini e atti violenti, utilizzate come metro per valutare e diagnosticare la psicopatia. «Una volta etichettata la psicopatia come un disturbo clinico caratterizzato da estrema violenza, tutti i tratti positivi dell’adattamento vengono messi da parte», ha detto Wallace a Knowable Magazine, descrivendo quegli aspetti come invece meritevoli di maggiori attenzioni. LEGGI TUTTO

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    Aggressione al carcere di Campobasso: detenuto aggredisce due agenti

    Quello di questa mattina è il terzo episodio violento registrato nelle carceri italiane in appena 10 giorni. Polizia penitenziaria – Nanopress.itL’aggressione, stando a quanto riferisce l’Ansa, sarebbe avvenuta nei locali dell’infermeria, in cui il detenuto, con problemi di tossicodipendenza, stava assumendo dei farmaci. L’uomo, che fino a oggi non aveva mai manifestato atteggiamenti violenti, avrebbe ferito due agenti.Aggressione nel carcere di CampobassoAncora un episodio violento – il terzo in 10 giorni – quello registrato questa mattina nel penitenziario di Campobasso. Un detenuto avrebbe aggredito due agenti mentre si trovava in infermeria. L’uomo avrebbe afferrato per il collo un poliziotto, in aiuto del quale è arrivato un secondo agente, rimasto anche lui ferito.Fino a oggi, il detenuto – un soggetto con problemi di tossicodipendenza – non aveva mai evidenziato atteggiamenti violenti.Notizia in aggiornamento. LEGGI TUTTO

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    Incendio in un bosco a Calenzano: le fiamme lambiscono le case

    Sul posto, nel comune di Calenzano (Firenze), diverse squadre di vigili del fuoco. Un altro rogo è divampato questa mattina nell’oliveta in un’altra provincia del capoluogo toscano, nel comune di Ruffina.Incendio – Nanopress.itLe fiamme sono divampate poco dopo le 11 di questa mattina.Incendio in un bosco a CalenzanoIn fiamme, da diverse ore, un bosco nel comune di Calenzano (Firenze), in via Casaglia. Sul posto sono al lavoro diverse squadre di vigili del fuoco, che stanno cercando di domare le fiamme. Sul posto è in arrivo l’elicottero Drago 60. I pompieri sono impegnati per domare il rogo divampato in un’oliveta nel comune di Rufina (Firenze) sulla statale 67 in località Scopeti. LEGGI TUTTO

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    Incidente in Ferrari a San Giovanni Suergiu, marito e moglie morti carbonizzati

    Le vittime, due cittadini svizzeri di 63 e 67 anni, stavano partecipando a un raduno di auto sportive quando – durante una manovra di sorpasso – si sarebbero scontrati con un camper, finendo poi fuori strada. Incidente San Giovanni Suergiu – Nanopress.itLa Ferrari ha preso fuoco e per i due occupanti non c’è stato nulla da fare. Una Lamborghini che seguiva la Ferrari è finita anch’essa fuori strada, fortunatamente senza conseguenze per i due occupanti.Incidente a San Giovanni Suergiu: morti marito e moglieStavano partecipando a un raduno di auto i due coniugi, di nazionalità svizzera, di 63 e 67 anni, morti questa mattina lungo la statale 195, a San Giovanni Suergiu, nel Sulcis, in Sardegna. Stando a quanto ricostruito da polizia locale e carabinieri, marito e moglie viaggiavano a bordo di una Ferrari, quando sarebbero finiti contro un camper proveniente in direzione opposta. Il tutto durante una manovra di sorpasso. Nello schianto la Ferrari si è ribaltata, e ha preso fuoco. Per i due occupanti non c’è stato nulla da fare.Una Lamborghini, che seguiva l’auto coinvolta nello schianto, è rimasta anch’essa coinvolta nell’incidente, fortunatamente senza conseguenze per gli occupanti. Così come non ha riportato conseguenze il conducente del camper. La Lamborghini e la Ferrari stavano partecipando a un raduno, che oggi prevedeva una tappa a Masua, prima di chiudersi – tra qualche giorno – a Olbia. LEGGI TUTTO

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    Migranti sfruttati e sottopagati nel Metapontino, 10 arresti

    Gli arresti sono scattati questa mattina a opera dei Carabinieri del Metapontino. Le accuse per gli indagati sono di violazione della sicurezza e dell’igiene del lavoro, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera straniera e discarica di rifiuti non autorizzata. Lavoratori nei campi – Nanopress.itI migranti venivano pagati cinque euro l’ora, per lavorare nei campi anche oltre 10 ore al giorno. Per un indagato è scattata la misura detentiva, gli altri 9 sono ai domiciliari.Migranti sfruttati e sottopagati nel MetapontinoViolazione della sicurezza e dell’igiene del lavoro, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera straniera e discarica di rifiuti non autorizzata. Sono queste le accuse mosse a carico di 10 indagati, che questa mattina sono stati arrestati dai carabinieri del Metapontino, Matera.Per 9 dei 10 indagati sono scattati gli arresti domiciliari, una decima persona è finita in carcere. Si tratta del titolare di un’azienda agricola. Le indagini sono partite nel luglio dello scorso anno, quando alcuni immigrati denunciarono ai Carabinieri lo sfruttamento subito sul lavoro. A quel punto i militari hanno ricostruito la trama dell’associazione per delinquere. I lavoratori (in totale, circa 140) ricevevano cinque euro all’ora ed erano impiegati nei campi fino a oltre dieci ore al giorno, anche la domenica. Coloro che provenivano dall’Africa, inoltre, dovevano pagare circa seimila euro ai “caporali” per ottenere il lavoro e versavano loro treeuro al giorno per avere diritto ad un posto in cui poter dormire. LEGGI TUTTO

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    Il Nobel per la Medicina a Katalin Karikó e Drew Weissman

    Caricamento playerIl Premio Nobel per la Medicina è stato assegnato a Katalin Karikó e Drew Weissman «per le loro scoperte sulle modifiche alle basi azotate dei nucleosidi che hanno reso possibile lo sviluppo di vaccini a mRNA efficaci contro COVID-19». Il Premio viene assegnato annualmente ed è uno dei più importanti riconoscimenti in campo scientifico.Il lavoro di Karikó e Weissman è stato essenziale per lo sviluppo dei vaccini contro il coronavirus, che hanno permesso di salvare la vita di milioni di persone riducendo i rischi di soffrire di forme gravi di COVID-19. In particolare, i due premiati hanno permesso di comprendere meglio il modo in cui l’RNA messaggero (mRNA) interagisce con il sistema immunitario, applicando metodi innovativi per vaccini di nuova generazione versatili e relativamente semplici da aggiornare.I miliardi di cellule di ciascuno di noi esistono grazie al materiale genetico, che viene trascritto in continuazione per consentire alle cellule di replicarsi e di produrre le proteine che provvedono a buona parte del loro funzionamento. In questo processo l’mRNA ha un ruolo centrale e a partire dagli anno Novanta Karikó iniziò a chiedersi se la molecola potesse essere utilizzata per contrastare alcune malattie. Era un’idea molto difficile da realizzare e che stava costando alla ricercatrice numerosi rifiuti di finanziamento da parte di università, fondi pubblici e privati negli Stati Uniti.– Leggi anche: La grande scommessaL’idea di base di Karikó non era in realtà così impossibile: visto che le cellule ricevono istruzioni dall’mRNA per produrre le proteine che ci mantengono vivi e in salute, perché non realizzare dell’mRNA sintetico per indurre le cellule a creare particolari proteine a proprio piacere? Potrebbero essere enzimi per ridurre gli effetti di una malattia, fattori di crescita per ripristinare attività nel sistema nervoso, o ancora anticorpi per renderci immuni da specifiche malattie.Nel 1990 un gruppo di ricerca dell’Università del Wisconsin era riuscito a ottenere un risultato simile su alcune cavie di laboratorio, ma c’era un problema di fondo: il nostro organismo ha diversi sistemi di controllo e di difesa per evitare che istruzioni che ritiene scorrette nell’mRNA, come quelle modificate artificialmente, possano raggiungere le cellule facendo potenzialmente danni. La difesa comporta la distruzione delle informazioni, ma può anche portare a una risposta immunitaria.Dopo sei anni trascorsi presso l’Università della Pennsylvania, nel 1995 Karikó perse diverse possibilità di carriera proprio perché non aveva le risorse per portare avanti le proprie ricerche. Negli anni seguenti le cose iniziarono a cambiare: Karikó incontrò Drew Weissman, un immunologo dell’Università di Boston, e insieme elaborarono nuovi sistemi per eludere quelle attività di controllo del nostro organismo.I due ricercatori puntarono all’origine dell’mRNA: i nucleosidi, cioè i quattro mattoncini che lo compongono a livello molecolare e a che a seconda di come sono combinati forniscono le istruzioni alle cellule. Si resero conto che nelle versioni sintetiche – quindi realizzate in laboratorio – dell’mRNA uno dei mattoncini finiva per attivare le difese da parte dell’organismo, impedendo la trasmissione delle istruzioni alle cellule per produrre le proteine desiderate. Dopo numerosi esperimenti, Karikó e Weissman trovarono il modo di modificare lievemente il mattoncino che faceva da spia, in modo che l’mRNA sintetico riuscisse a passare inosservato e a essere trasportato nelle cellule.A partire dal 2005, i due iniziarono a pubblicare le proprie scoperte su diverse riviste scientifiche, ricevendo attenzione per lo più da altri ricercatori che avevano iniziato a lavorare all’mRNA. Il sistema funzionava, ma non era ancora molto raffinato e in pochi riuscivano a comprenderne a fondo le potenzialità. Tra questi c’erano ricercatori che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella nascita di Moderna e BioNTech (con Pfizer), e che ora sono famosi in tutto il mondo per i loro vaccini contro il coronavirus.I primi tentativi di sviluppare vaccini a mRNA, per esempio contro il virus Zika e quello che causa la MERS, non portarono a risultati particolarmente incoraggianti. Le ricerche si intensificarono però a partire dal 2020 con l’emergere del SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile dei casi di COVID-19. In poco meno di un anno dall’emergere del nuovo virus, fu possibile sviluppare vaccini altamente efficaci, che non impediscono l’infezione virale, ma riducono di molto i rischi di sviluppare forme gravi della malattia, che possono anche causare la morte.Secondo gli esperti, nei prossimi anni le piattaforme sulle quali sono stati costruiti i vaccini a mRNA renderanno possibile lo sviluppo di vaccini di nuova generazione per molte altre malattie, semplificando le attività di prevenzione e riducendo la letalità di alcuni virus.Katalin Karikó è nata nel 1955 a Szolnok in Ungheria, ha conseguito un dottorato nel 1982 e ha poi lavorato per alcuni anni all’Accademia delle scienze ungherese di Szeged. Si è poi trasferita negli Stati Uniti dove ha lavorato in diversi centri di ricerca universitari ed è ora tra i principali dirigenti di BioNTech.Drew Weissman è nato nel 1959 a Lexington nel Massachusetts (Stati Uniti) e ha conseguito un dottorato in medicina all’Università di Boston nel 1987. Ha lavorato in diversi centri di ricerca ed è responsabile della divisione che si occupa di innovazione legata all’RNA presso il Penn Institute. LEGGI TUTTO

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    Incidente ad Arezzo, scontro tra uno scuolabus e un’auto: tre bambini feriti

    L’incidente è avvenuto questa mattina – alle 7:20 – lungo la strada regionale, all’altezza di Policiano, Arezzo. Scuolabus – Nanopress.itTre bambini sono rimasti feriti, così come il conducente dell’auto, che è stato trasportato all’ospedale del capoluogo. I piccoli hanno riportato ferite lievi.Incidente ad Arezzo tra uno scuolabus e un’autoMattinata di paura per un gruppo di bambini diretti a scuola, che alle 7.20 sono rimasti coinvolti in un incidente lungo la strada regionale 71 all’altezza di Policiano, nel comune di Arezzo. L’autobus su cui viaggiavano, per cause ancora in corso di accertamento, si è scontrato con un’auto, proveniente in direzione opposta.Alla guida della vettura un uomo di 65 anni che è stato trasportato in codice giallo all’ospedale di Arezzo. Tre dei sei bambini che viaggiavano a bordo del pullman sono stati portati al pronto soccorso per un controllo, anche se – stando alle prime informazioni – non avrebbero riportato ferite gravi. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, insieme a vigili del fuoco e polizia municipale, che si sta occupando di ricostruire la dinamica dell’incidente. LEGGI TUTTO

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    Tragedia nel Bergamasco, cade in un canalone e muore un 17enne

    Ieri, 01 ottobre 2023, una tragedia ha colpito il Bergamasco. Un ragazzo di soli 17 anni è morto durante un’escursione a Valbondione nei pressi del Pizzo Porola. Il suo corpo è stato recuperato nella serata di ieri in fondo ad un canale, il medico intervenuto sul luogo ne ha constatato il decesso.Elicottero dei Vigili del Fuoco – Nanopress.itLe ricerche del ragazzo erano partite alle ore 15 in seguito all’allarme dato dalla madre preoccupata per il mancato rientro. Il ragazzo era partito all’alba per un’escursione si era poi fatto sentire nella mattina, quando però non è rientrato nei tempi stabiliti i familiari si sono allarmati. Subito dopo l’allarme sono state avviate le ricerche.Tragedia nel Bergamasco, muore un’escursionista di 17 anniÈ stato ritrovato nella serata di ieri il corpo senza vita di un giovane escursionista di 17 anni che nel pomeriggio di ieri, 01 ottobre 2023, si era incamminato in un’escursione a Valbondione che si trova nei pressi del Pizzo Porola nel Bergamasco.Le ricerche avevano avuto inizio intorno alle ore 15 del pomeriggio di ieri in seguito all’allarme dato dai familiari che non lo hanno visto rincasare. Da una prima ricostruzione dei fatti sembra che il giovane sia caduto in un canalone.A trovare il corpo sono stati i Vigili del Fuoco mentre erano impegnati nelle ricerche, sono loro che si sono impegnati a sorvolare la zona dove il ragazzo aveva iniziato la sua escursione.Oltre ai Vigili del Fuoco sul luogo sono intervenuti anche Carabinieri e soccorso alpino, purtroppo però per il 17enne non c’è stato nulla da fare il suo cadavere senza vita è stato recuperato sul fondo di un canale nella zona.Elicottero in volo – Nanopress.itLa ricostruzione dei fattiIntorno alle prime ore del pomeriggio di ieri, 01 ottobre 2023, la madre del giovane 17enne ha allertato le forze dell’ordine e i soccorsi perché preoccupata di non vedere suo figlio rientrare a casa dopo essersi addentrato nella zona per un’escursione a Pizzo Parola.Il giovane di 17 anni era Diego Sangalli originario di Ghisalba, comune del Bergamasco. Il suo corpo è stato individuato nella serata di ieri dai Vigili del Fuoco mentre sorvolavano la zona, con un elicottero, la zona, si trovava in fondo ad un canale.La sua escursione era partita all’alba di ieri mattina, durante la mattinata aveva contattato anche i suoi familiari, si trovava sopra il laghetto di Coca, ma poi più nulla.Visto il mancato rientro nei tempi previsti i familiari hanno dato l’allarme e nella serata il suo corpo è stato ritrovato poco sotto la cima del Pizzo Porola.Come la madre ha dato l’allarme sono state avviate le ricerche e a prendervi parte sono stati 12 tecnici della VI Delegazione Orobica, l’elicottero dei Vigili del Fuoco, il Soccorso alpino Guardia di Finanza e i Carabinieri.Grazie alla Guardia di finanza è stato possibile individuare il segnale telefonico, a questo punto l’elicottero dei Vigili del Fuoco ha effettuato dei voli nella zona individuata, ha poi fatto salire a bordo due tecnici del Cnsas e li ha portati con sé nelle ricerche.Il corpo è stato individuato nella serata in un canale impervio della zona che si trova poco sotto Pizzo Porola. A questo punto si è reso necessario l’intervento dell’elisoccorso di Sondrio dell’Agenzia regionale emergenza urgenza che ha portato con sé un tecnico del Cnsas ed eseguito le operazioni di recupero.Prima però il medico ha accertato il decesso della vittima e poi il corpo è stato recuperato per essere portato a valle. LEGGI TUTTO