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    Zainetto incustodito al Colosseo, ma è un falso allarme bomba

    L’area accanto al Colosseo è stata isolata dalla polizia per la presenza di uno zaino sospetto, abbandonato sul posto. Diverse le auto delle forze dell’ordine presenti sul posto mentre si aspetta l’arrivo degli artificieri.Colosseo – Nanopress.itL’allarme è subito rientrato.Falso allarme bomba al ColosseoÈ rientrato dopo l’intervento degli artificieri l’allarme bomba in piazza del Colosseo, a Roma, dopo che una persona aveva lasciato uno zainetto sospetto. Sul posto sono arrivati polizia e artificieri e l’area intorno al monumento è stata isolata.Notizia in aggiornamento.  LEGGI TUTTO

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    Cade un albero sull’A10, ferito un automobilista

    L’albero è caduto la scorsa notte sull’A10, nel tratto tra Ventimiglia e Imperia, in direzione Francia. Un automobilista, che in quel momento stava transitando, è rimasto ferito, non in modo grave. Albero crollato – Nanopress.itL’albero è crollato per via del forte vento. L’autostrada è rimasta chiusa per circa due ore per consentire ai vigili del fuoco di rimuovere l’arbusto e rimettere in sicurezza la strada.Albero caduto nella notte sull’A10Un grosso albero è caduto nella notte sull’autostrada A10 nel tratto tra Ventimiglia e Imperia in direzione Francia. Un automobilista, che in quel momento stava transitando, è rimasto ferito in maniera non grave. L’incidente si è verificato intorno alle 3.40 della scorsa notte probabilmente a causa del forte vento. L’autostrada è rimasta chiusa per circa due ore per consentire ai vigili del fuoco di rimuovere l’arbusto e rimettere in sicurezza la strada. LEGGI TUTTO

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    Dramma a Rivoli: uccide la moglie, poi porta la figlia piccola al lavoro e la affida a un collega prima di suicidarsi

    La moglie del presunto killer è stata uccisa con una coltellata alla gola, nell’appartamento che i due coniugi condividevano a Rivoli, nel Torinese. Auto dei Carabinieri – Nanopress.itL’uomo si è poi diretto a lavoro, portando con sé la bambina, che ha affidato a un collega, prima di togliersi la vita, buttandosi da un silos.Dramma a Rivoli: uomo uccide la moglie, poi si toglie la vitaTragedia familiare questa mattina a Rivoli, in provincia di Torino, dove un uomo ha ucciso la moglie, Annalisa D’Auria, 32 anni, colpendola alla gola con una o forse più coltellate, nell’appartamento in cui vivevano in via Montebianco. Poi, il presunto killer ha preso la figlia piccola, è andato a lavoro, ha affidato la bambina a un collego e si è tolto la vita, lanciandosi da un silos.Sulla vicenda indagano i carabinieri i Rivoli. Stando a quanto ricostruito finora, sembra che l’uomo abbia chiamato la madre che vive in Campania, prima di togliersi la vita. La donna avrebbe immediatamente allertato il 118, e gli operatori hanno avvertito i carabinieri, che si sono recati sul luogo della tragedia, dove hanno trovato la vittima in una pozza di sangue. LEGGI TUTTO

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    Incendio in un appartamento a Monteverde (Roma), una vittima

    Il rogo è divampato in un appartamento in via Saffi. La vittima è un uomo di 51 anni di cui non sono state ancora rese note le generalità.Vigili del Fuoco – Nanopress.itAl momento non si conoscono le cause del rogo. L’allarme è stato lanciato intorno alle 4:30, e sul posto sono giunti i vigili del fuoco e i sanitari del 118, ma per l’uomo che ha perso la vita era ormai troppo tardi.Incendio a Monteverde: una vittimaÈ di una vittima il bilancio dell’incendio divampato la notte scorsa in un appartamento al piano terra in via Saffi, in zona Monteverde a Roma. Come riferisce l’Adnkronos, l’allarme è scattato alle 4:30 di questa mattina. Sul posto sono giunte diverse squadre di vigili del fuoco, che hanno rinvenuto il corpo senza vita di un uomo, per il quale non c’era ormai più nulla da fare. I pompieri hanno spento le fiamme anche dal tetto del palazzo, ma l’abitazione in cui è divampato il rogo è stata dichiarata inagibile. LEGGI TUTTO

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    I funghi allucinogeni non fanno compiere gesti folli

    Caricamento playerNegli ultimi giorni diversi siti e giornali si sono occupati della storia del pilota statunitense fuori servizio che domenica 22 ottobre è stato fermato e accusato di tentato omicidio e di condotta pericolosa dopo che aveva cercato di spegnere i motori di un aereo di Alaska Airlines in un volo da Seattle a San Francisco. Il pilota, che ha 44 anni e si chiama Joseph Emerson, ha poi attribuito il suo comportamento agli effetti dell’assunzione di funghi allucinogeni, ha detto che non dormiva da più di 40 ore e che soffre di depressione da circa sei anni.La spiegazione fornita da Emerson ha suscitato diverse perplessità tra studiosi ed esperti di sostanze allucinogene. Prima di tutto perché, stando alle ricostruzioni, dal momento dell’assunzione dei funghi da parte di Emerson al suo tentativo di spegnere i motori in volo erano trascorse almeno 48 ore. Questo rende altamente improbabile che l’effetto dei funghi, che non dura di solito più di 7 o 8 ore, fosse ancora presente: la sostanza allucinogena contenuta nei funghi, la psilocibina, è peraltro eliminata completamente dal corpo entro un giorno dall’assunzione.Oltre che essere incongruente sotto l’aspetto fisiologico, l’associazione tra l’assunzione dei funghi e il tentativo di provocare un incidente aereo mettendo a rischio la vita di decine di persone potrebbe contribuire a rafforzare in una parte dell’opinione pubblica una convinzione già abbastanza radicata secondo cui uno dei principali effetti collaterali dei funghi allucinogeni sarebbe compiere gesti pericolosi e dissennati. Questa idea, sostenuta perlopiù da informazioni aneddotiche, racconti sui media e rappresentazioni letterarie, non è però validata da un insieme altrettanto cospicuo di solide evidenze scientifiche.In generale gli studi sugli allucinogeni, come vale in misura minore anche per altre sostanze illegali in diversi paesi del mondo, sono stati storicamente limitati da scarsi finanziamenti, da una prolungata stigmatizzazione sociale verso queste sostanze e dalle difficoltà a reperirle legalmente e ottenere di volta in volta le autorizzazioni necessarie per studiarne gli effetti in ambienti sperimentali e controllati. Le ricerche e gli studi più attendibili condotti nel corso degli ultimi vent’anni, inclusi i più recenti, indicano tuttavia che il rischio di procurare danni a sé stessi e alle altre persone non è affatto tipico dell’assunzione di allucinogeni. È anzi un effetto raro, in confronto alla frequenza di questo stesso effetto associata all’assunzione di altre sostanze, soprattutto l’alcol.I funghi allucinogeni – i cui effetti erano già noti centinaia di anni fa alle popolazioni indigene dell’America centrale e del Messico – appartengono alla classe degli psichedelici, sostanze in grado di alterare temporaneamente la coscienza, i pensieri, l’umore e, attraverso particolari distorsioni sensoriali, anche le percezioni di chi le assume. Contengono una molecola, la psilocibina, che ha un meccanismo d’azione molto simile a quello dell’Lsd (l’altra sostanza psichedelica più famosa), ma meno duraturo e più gestibile: caratteristica che negli ultimi anni ha notevolmente incentivato la ricerca sui funghi per scopi terapeutici.– Leggi anche: Il ritorno degli psichedeliciNegli ultimi anni un numero crescente di studi clinici ha esplorato il potenziale delle sostanze psichedeliche e in particolare della psilocibina nella cura di diversi disturbi mentali, in particolare la depressione, riscontrando un’efficacia molto significativa, se confrontata con quella di altri approcci farmacologici. Gli stessi studi, descrivendo una certa variabilità degli effetti degli psichedelici a seconda dei pazienti che le assumono, ribadiscono quanto sia rilevante per l’efficacia delle cure che le sostanze siano assunte all’interno di un percorso psicoterapeutico.Gli effetti noti della psilocibina, come di altre sostanze psichedeliche, dipendono da molti fattori: la dose, l’età di chi la assume, l’umore, se si è mangiato o meno, la personalità e l’eventuale storia di dipendenze. E un altro fattore rilevante è il contesto e l’ambiente circostante, a volte definiti setting. Possibili effetti collaterali fisici a breve termine, come nausea, mal di testa, mal di stomaco e battito cardiaco accelerato, sono di solito lievi, e molte persone comunque non li segnalano.Riguardo ai comportamenti pericolosi e folli spesso associati nell’opinione pubblica all’assunzione di funghi allucinogeni diverse ricerche recenti suggeriscono che l’aneddotica e la disinformazione abbiano contribuito per lungo tempo a sovrastimare notevolmente questo rischio specifico. Nella ricerca sugli psichedelici è ampiamente nota l’influenza delle aspettative, delle storie cliniche e delle esperienze personali passate di chi assume queste sostanze sugli effetti dell’assunzione e anche sul rischio di comportamenti potenzialmente pericolosi. Come è noto che, proprio in considerazione dei rischi, persone molto giovani non dovrebbero assumere queste sostanze.Sebbene le segnalazioni di comportamenti autolesivi dopo l’assunzione di psilocibina siano molto rare, il fatto che siano ampiamente riportate dai media contribuisce notevolmente alla percezione pubblica dei rischi di questi comportamenti. Ma le morti che coinvolgono i funghi allucinogeni non sono una situazione clinica comune nella medicina forense quotidiana. E in ambito clinico la psilocibina ha una reputazione di sostanza generalmente sicura, molto meno dannosa – sia per chi ne fa uso che per la società – rispetto all’alcol e a quasi tutte le altre sostanze oggetto di studi. Il National Institute on Drug Abuse, l’istituto che si occupa di droghe e dipendenze negli Stati Uniti (dove la psilocibina è legale in alcuni stati), segnala comunque la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto degli psichedelici sulla guida e sull’esecuzione di attività che potrebbero essere compromesse: impatto peraltro noto e considerato nel caso dell’alcol e di molte altre sostanze legali, in Italia e in altri paesi del mondo.– Leggi anche: Il problema di capire chi sta guidando “da fatto”Un citato studio comparativo sui danni da sostanze, pubblicato sulla rivista Lancet nel 2010 e condotto dal ricercatore inglese in neuropsicofarmacologia David Nutt e da altri ricercatori dell’Imperial College di Londra, colloca le sostanze psichedeliche tra quelle con i punteggi più bassi in termini di dannosità per l’individuo e per la società, soprattutto la psilocibina. Gli stessi risultati sono emersi anche da altri studi pubblicati negli ultimi 15 anni su Lancet e sulla rivista Journal of Psychopharmacology, e condotti su gruppi di persone nei Paesi Bassi, in Europa e in Australia.In un sondaggio online per uno studio condotto nel 2016 da un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine, a Baltimora, sulle esperienze impegnative e difficili dopo l’assunzione di funghi allucinogeni (comunemente definite bad trip), l’11 per cento della popolazione intervistata ha riferito di essersi esposto o aver esposto altre persone a un rischio di danno fisico. Questi casi erano correlati perlopiù a dosi molto alte e all’assenza di un ambiente confortevole sul piano fisico e sociale (tutti aspetti che possono essere controllati in condizioni cliniche).Anche la definizione di esperienza negativa dopo l’assunzione di funghi, considerata una reazione avversa possibile ma facilmente limitabile in ambito clinico, è controversa e spesso molto romanzata. In termini generali il bad trip indica un disagio più o meno intenso durante l’azione della sostanza, e può implicare sentimenti di paura, ansia e paranoia. Per questa ragione, nell’ambito degli usi terapeutici degli psichedelici, quindi rivolti a persone che soffrono di particolari disturbi, è importante che l’esperienza sia preparata, seguita e supervisionata. Generalmente la più completa e comune misura di riduzione di questo rischio in ambito clinico è l’esclusione di soggetti con storia personale o familiare di disturbi psicotici o altri disturbi psichiatrici gravi.Un’altra idea molto radicata ma inesatta, influenzata in parte dalle rappresentazioni in film e libri e in parte da una scarsa familiarità con concetti e fenomeni della psichiatria, è che l’assunzione dei funghi allucinogeni induca a vedere cose che non ci sono. Le allucinazioni causate dall’assunzione di funghi, cioè le percezioni di immagini e suoni che non esistono nella realtà, sono molto rare e comunque associate a dosi molto elevate. Più che vedere cose che non ci sono, durante un trip in cui si è assunta una dose considerevole di psichedelici si tendono a vedere distorsioni di quello che invece c’è.La stessa parola “allucinogeni” infatti è scientificamente imprecisa e poco utilizzata in ambito accademico: perché include classi diversissime di sostanze, tra cui gli psichedelici propriamente detti (Lsd e psilocibina, appunto, ma anche mescalina e Dmt) e sostanze dissociative come ketamina e Pcp (la cosiddetta “polvere d’angelo”). Gli effetti dissociativi si chiamano così perché le sostanze che hanno questi effetti possono indurre la sensazione di uno scollegamento tra sé e l’ambiente fisico circostante. È una fase nota e ampiamente descritta nella letteratura scientifica sull’esperienza del trip psichedelico.– Leggi anche: Le droghe, in sostanzaGli studi neurobiologici sugli effetti dissociativi li attribuiscono alla temporanea disattivazione di cellule nervose in alcune aree cerebrali specifiche, il cui compito in condizioni normali è di filtrare la grande quantità di stimoli che raggiunge il cervello. In assenza della normale elaborazione di quegli stimoli visivi, uditivi, olfattivi e sensoriali, il cervello riceve molte più sollecitazioni, e questo può determinare un cambiamento più o meno marcato nell’elaborazione delle informazioni portando ad alterazioni percettive come distorsioni visive (immagini caleidoscopiche e particolari pattern sulle superfici) e sensazione alterata del passare del tempo.Le allucinazioni, in alcuni studi descritte come una sorta di «eccessiva interpretazione» delle informazioni visive, sono rare e segnalate in caso di dosi molto elevate. E definirle come la visione di cose che non esistono è una semplificazione. Come scritto dal neuroscienziato inglese Daniel Glaser, «qualunque cosa possa dirti un hippy fatto su un prato alle 3 del mattino, l’allucinazione non è un modo completamente diverso di vedere: è soltanto un diverso equilibrio tra ciò che stai immaginando e ciò che ti passa davanti agli occhi».Anche in assenza degli effetti di sostanze ciò che vediamo è sempre determinato da aspettative e pregiudizi, da ciò che abbiamo visto in passato e da ciò a cui stiamo pensando in quel momento. Vediamo continuamente forme che ricordano oggetti che non esistono realmente, secondo Glaser, ma di solito osserviamo quelle forme con maggiore attenzione quando non siamo sotto l’effetto di sostanze: «gli allucinogeni possono mettere in pausa questo meccanismo interiore di verifica dei fatti, e indurci a proiettare i nostri ricordi e le nostre riflessioni nel mondo reale».***Dove chiedere aiutoSe sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22. LEGGI TUTTO

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    Questa non è una coscia di pollo

    Ci sono casi in cui un pollo arrosto può essere divisivo: petto o coscia? C’è chi preferisce il primo, più semplice da mangiare e privo di ossa, e chi la seconda, di solito meno asciutta e con uno strato di pelle più spesso intorno. Chi appartiene a questa seconda categoria è quasi sempre convinto di avere nel piatto una vera coscia, del resto la chiamano tutti così, ma sta in realtà mangiando un “polpaccio”.La confusione deriva dalla poca familiarità con l’anatomia degli uccelli, dal fatto che tutti – persino i macellai – chiamano spesso “coscia” una parte dell’animale che non lo è, e dalla diffusa convinzione che polli e simili abbiano l’articolazione del ginocchio al contrario rispetto alla nostra e in generale a quella dei mammiferi.Gli arti inferiori degli uccelli variano molto a seconda delle specie, ma mantengono comunque tratti comuni che si ritrovano anche nei polli (Gallus gallus domesticus). Sono animali digitigradi: utilizzano come unico punto di appoggio le loro falangi, cioè le ossa che formano le loro dita (lo sono anche cani, gatti e altri animali). Si distinguono quindi dai plantigradi: gli animali che camminano poggiando tutta la pianta del piede, come fanno gli esseri umani e gli orsi per esempio.Quando camminiamo sulle punte dei piedi in un certo senso imitiamo l’andamento dei digitigradi e manteniamo sollevato il metatarso e il tarso, l’insieme delle ossa che si trovano tra le falangi e la caviglia. I polli camminano costantemente in questo modo e non hanno propriamente un tarso, perché questo nel corso della loro evoluzione si è fuso con il metatarso formando un osso unico e relativamente allungato che spesso viene erroneamente identificato come l’equivalente del nostro polpaccio (tibia e perone). In realtà è più corretto immaginarlo come un prolungamento del piede, che rimane sempre sollevato per via del modo in cui camminano gli uccelli.Arto inferiore di un uccello a confronto con un piede umanoProseguendo dalla zampa verso l’alto, al termine del tarsometatarso c’è l’articolazione della caviglia, anatomicamente diversa dalla nostra, ma orientata allo stesso modo: si flette proprio come avviene quando pieghiamo i piedi verso l’alto. La caviglia è l’articolazione più evidente degli arti inferiori degli uccelli, perché non è coperta dalle piume, e visto che la conformazione del tarsometatarso induce in inganno, molti sono convinti di osservare il ginocchio degli uccelli e da questo derivano la conclusione (errata) che questi animali abbiano l’articolazione al contrario rispetto a noi. Ma, appunto, quella è una caviglia, non un ginocchio, ed è quindi orientata nel verso normale.La confusione tra caviglia e ginocchio degli uccelli ha conseguenze sul resto della comprensione dell’anatomia degli arti inferiori di questi animali e ci porta alla convinzione errata per molti da cui eravamo partiti: la coscia che non è una coscia. Ciò che comunemente chiamiamo in questo modo è in realtà l’equivalente del “polpaccio” in altri animali, prova ne sia il fatto che l’osso che lo costituisce non è il femore, ma il tibiotarso, cioè la fusione di parte del tarso (quindi ancora una parte dell’osso della zampa) con la tibia. Questa parte non è in alcun modo una coscia, che si trova invece nel segmento successivo proseguendo sempre dal basso verso l’alto.La parte del tibiotarso termina con il ginocchio vero e proprio, quasi sempre nascosto dalle piume e meno evidente al punto da non essere molto preso in considerazione quando pensiamo a come è fatto un pollo. Oltre il ginocchio c’è poi il femore dove troviamo infine la vera coscia con la muscolatura tipica di quella parte anatomica.(Saikiran Kesari su Unsplash)A causare talvolta qualche confusione aggiuntiva c’è l’abitudine di distinguere tra “sovracoscia” e “fuso”: la prima indica la parte del femore, mentre la seconda quella dove si trova il tibiotarso. Se da un lato in questo modo non si chiama quest’ultima con il nome di un’altra parte anatomica, la parola “sovracoscia” può trarre in inganno, perché sembra implicare che ci sia un altro pezzo di coscia, mentre in realtà è quel pezzo stesso a essere la coscia. Una ricerca sul dizionario potrebbe portare a ulteriore confusione, come dimostra la definizione che dà di sovracoscia il Nuovo De Mauro: «Taglio di carne di pollo, tacchino e sim. che comprende la parte superiore della coscia».Non aiutano nemmeno gli emoji a schiarirsi le idee, almeno su diversi sistemi operativi come quello degli iPhone.(Apple)Come spesso accade, l’anatomia degli uccelli ci appare particolare perché è diversa dalla nostra, che usiamo spesso come modello e con la quale tendiamo a definire cosa è “normale” e cosa no. La loro evoluzione è iniziata nel giurassico partendo dai dinosauri, quando ancora nessuno si poneva il problema tra petto o coscia. LEGGI TUTTO

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    Roma, Rottweiler precipita dal terzo piano e ferisce una ragazza incinta: il cane non ce l’ha fatta

    L’incidente è avvenuto questa mattina, poco dopo le 12, in via Frattini a Roma. La 28enne stava passeggiando in strada, quando il Rottweiler le è finito addosso.Donna incinta – Nanopress.itTrasferita in codice rosso all’ospedale Umberto I, la ragazza avrebbe riportati diversi traumi, ma non è in pericolo di vita. L’animale, rimasto agonizzante sull’asfalto, non ce l’ha fatta. Sul posto i carabinieri della stazione San Lorenzo in Lucina.Rottweiler precipita dal terzo piano a RomaUna giovane di 28 anni, incinta, è rimasta ferita mentre passeggiava in via Frattini a Roma. La donna è stata presa in pieno da un cane, di razza Rottweiler, che è precipitato dal terzo piano di un palazzo, finendo sulla 28enne. La ragazza, che ha riportato diversi traumi, è stata trasferita in codice rosso all’ospedale Umberto I di Roma, mentre l’animale non ce l’ha fatta.Al momento resta da chiarire l’esatta dinamica dell’incidente, su cui indagano i carabinieri della stazione San Lorenzo in Lucina. Il cane sarebbe rimasto agonizzante sull’asfalto per circa un’ora, ed è poi deceduto. Non è chiaro se i padroni del cane fossero o meno in casa al momento dell’incidente.La 28enne resta monitorata in ospedale, vista anche la sua condizione. LEGGI TUTTO

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    Tina Rispoli resta in carcere, per Tony Colombo si decide lunedì

    Confermato il carcere per Tina Rispoli, la vedova del boss Gaetano Marino e attuale moglie del cantante neomelodico Tony Colombo, anche lui finito in carcere per dei presunti affari con il clan Di Lauro. Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli – Nanopress.itPer Tony Colombo il Riesame deciderà lunedì prossimo.Tina Rispoli resta in carcereLa moglie di Tony Colombo resta in carcere. Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, che è stata arrestata lo scorso 17 ottobre nell’ambito di un’operazione contro il clan Di Lauro, per il momento resta detenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). A deciderlo il Tribunale del riesame, che il prossimo lunedì si pronuncerà per il marito, Tony Colombo.I due coniugi sono accusati dalla Procura di Napoli di aver avuto un ruolo negli investimenti del clan Di Lauro. Stando a quanto riferito dall’Adnkronos, il cantante palermitano e la moglie avrebbero investito 500mila euro per una fabbrica illegale di sigarette, finita poi sotto sequestro. Nell’operazione dei carabinieri di Napoli, tra i 27 arrestati, è finito in carcere anche Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo Di Lauro. LEGGI TUTTO