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    Bonifici istantanei, stop ai costi extra da gennaio: cosa cambia

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    Ottime notizie per tutti i cittadini: dal 9 gennaio 2025 i bonifici istantanei saranno equiparati a quelli ordinari. È quanto stabilito dal regolamento europeo sui pagamenti istantanei che oggi, in base all’Istituto bancario di cui si è clienti, hanno un prezzo più elevato dei bonifici ordinari.Quando entra in vigoreCosti ridotti, quindi, per un servizio che sarà sicuramente ancora più utilizzato di quanto avviene oggi: è possibile fare un bonifico istantaneo ogni giorno per tutte le 24 ore così come in tutti i giorni della settimana e complessivamente per 365 giorni l’anno. Questa novità fa parte del regolamento 886 Ue che entrerà in vigore tra poco meno di un mese. Le banche dovranno adeguare i nuovi costi a quelli di ogni singolo cliente in base al tipo di conto corrente che ha aperto: già oggi alcuni bonifici ordinari non presentano costi extra, in altri casi costano un euro mentre gli istantanei, a volte, arrivano attualmente anche 2,5 euro.Cosa cambia per le PaLe novità sui bonifici istantanei saranno a disposizione di tuttti i cittadini ma se dal 9 gennaio alcuni clienti non dovessero vedersi applicati i costi minori potranno rivolgersi all’arbitro bancario con le sanzioni del caso che saranno comminate all’Istituto bancario, secondo i nuovi provvedimenti del Mef che saranno comunicati nei primi mesi del 2025. Lo stesso discorso non si potrà applicare alle pubbliche amministrazioni che vedranno la possibilità di bonifici istantanei di questa tipologia soltanto dal 9 ottobre 2025, perché dovrà essere operativa una nuova tecnologia che possa bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di frode o un errore accidentale.A cosa prestare attenzione LEGGI TUTTO

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    Telefonia, come difendersi dai servizi non richiesti e ottenere un risarcimento

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    Vi è mai capitato, magari controllando una bolletta o il credito residuo, di scoprire che pagate per un servizio mai richiesto? Negli ultimi anni, tantissimi consumatori italiani si sono trovati in situazioni simili. Basta un clic sbagliato, una telefonata promozionale insistente o addirittura un errore tecnico da parte del gestore per ritrovarsi con costi aggiuntivi e servizi mai desiderati.Una problematica diventata così comune che, negli ultimi cinque anni, quasi 800.000 persone hanno chiesto aiuto al Corecom, l’ente che si occupa di risolvere le controversie tra operatori telefonici e utenti. La maggior parte delle segnalazioni riguarda la telefonia fissa e Internet, ma non mancano i casi legati alla telefonia mobile, soprattutto per il traffico dati. Fortunatamente la legge prevede strumenti per ottenere un indennizzo economico quando si subiscono attivazioni non autorizzate. Vediamo quali, e come procedere.Attivazioni servizi senza consenso: come avvengonoSpesso questo disagio per l’utente nasce da pratiche commerciali poco trasparenti. Dietro offerte “imperdibili” proposte con insistenza da alcuni operatori possono a volte nascondersi attivazioni di servizi che non si sono chiesti, ma che vengono addebitati ugualmente.Un’altra tecnica cui prestare attenzione è quella del bundling, ossia la vendita di pacchetti che includono servizi aggiuntivi non sempre necessari o desiderati. E poi ci sono gli errori: un problema nei sistemi di fatturazione dell’operatore può portare all’attivazione automatica di servizi mai richiesti.Quali indennizziChi si trovasse in questa situazione, ha diritto non solo a non pagare per il servizio, ma anche a ricevere un risarcimento. Le regole dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) sono chiare e prevedono 5 euro per ogni giorno di attivazione di un servizio principale non richiesto; 2,50 euro al giorno per i servizi accessori o per profili tariffari attivati senza consenso.Come si ottengonoIl primo passo è inviare un reclamo ufficiale al proprio operatore, utilizzando i canali previsti: telefono, e-mail, social media, oppure una raccomandata con ricevuta di ritorno. È fondamentale conservare tutte le prove, come fatture, screenshot delle comunicazioni o estratti conto. L’operatore ha 45 giorni di tempo per rispondere. Se la risposta non è soddisfacente, o non arriva, è possibile avviare una procedura di conciliazione attraverso il Corecom. LEGGI TUTTO

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    Tasse sulla casa, ecco il termine ultimo per per pagare l’Imu. Attenzione alle esenzioni

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    Il conto alla rovescia è iniziato. Il prossimo 16 dicembre i proprietari di una seconda casa dovranno provvedere al saldo dell’Imu, come anticipato in articolo de IlGiornale.It.L’Imposta Municipale Unica è un’imposta di natura patrimoniale che è dovuta da tutti colori i quali sono possessori di proprietà immobiliari ad uso abitativo diversi dalla prima casa (salvo che si tratti di abitazioni di lusso), per gli immobili commerciali e sui terreni agricoli e aree fabbricabili.Sono previsti, però, una serie di sconti e bonus per specifici contribuenti e categorie di immobili.Vediamo di cosa si tratta.Cos’è l’Imposta Municipale UnicaL’Imu è un’imposta introdotta nel 2012 in sostituzione della vecchia Ici (Imposta comunale sugli immobili).Dal 2013 questa tassa non si paga più sulla prima casa. Il pagamento è su base comunale e le amministrazioni devono aggiornare periodicamente i coefficienti (tra lo 0,76% e l’1,06%) ma il pagamento è uguale per tutti i comuni: i versamenti possono essere effettuati in due rate, il 16 giugno e il 16 dicembre (saldo) o in un’unica il 16 dicembre.Chi non deve pagareCome noto, l’Imu non si paga sulle abitazioni classificate comeA/2 (abitazioni di tipo civile),A/3 (di tipo economico),A/4 (di tipo popolare),A/5 (di tipo ultrapopolare),A/6 (di tipo rurale),A/7 (abitazioni in villini).Inoltre, come ricorda il Ministero dell’economia sul proprio sito, “l’imposta non va versata per gli immobili abusivamente occupati, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria per i reati previsti dagli artt. 614, secondo comma, e 633 c.p., o per i quali sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale. L’esenzione spetta anche se non è stato ancora adottato il decreto di attuazione, che riguarda solo il modello dichiarativo. I contribuenti che fruiscono dell’esenzione dovranno poi presentare la dichiarazione IMU, esclusivamente in via telematica, entro il 30 giugno 2024”.Per quanto riguarda le riduzioni o agevolazioni, invece, per gli immobili concessi in uso gratuito ai parenti non è prevista l’esenzione, ma per comodato d’uso a genitori, figli o parenti diretti è possibile avere una riduzione del 50%. È necessario, però, che il rapporto di parentela sia entro il primo grado e che l’immobile sia utilizzato come abitazione principale.La riduzione al 50% vale anche per i fabbricati dichiarati di interesse storico o artistico o per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati. LEGGI TUTTO

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    Banco Bpm, a Unicredit basta il 50%

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    Unicredit è pronta a rivedere le condizioni di efficacia per la sua offerta pubblica di scambio sul Banco Bpm. L’istituto guidato da Andrea Orcel, infatti, tra giovedì e venerdì dovrebbe depositare in Consob il prospetto dell’offerta che riporterà come soglia di adesione il 50% più un’azione del capitale di Bpm. Un’asticella che al momento dell’annuncio era stata posta al 66,67% con l’aggiunta della postilla «Unicredit, tuttavia, si riserva di rinunciare parzialmente alla presente condizione di efficacia, purché la partecipazione venga a detenere sia comunque almeno pari al 50% del capitale sociale più una azione».La discesa in campo a muso duro di Credit Agricole – che la scorsa settimana ha costruito una posizione potenziale nell’istituto al 15,1% e ha chiesto a Bce e Bankitalia di salire fino al 19,9% – ha portato Unicredit ad abbassare l’obiettivo a un più raggiungibile 50% più un’azione. Soglia, quest’ultima, che darebbe a Piazza Gae Aulenti il controllo dell’istituto ma non la capacità di mettere a terra tutte le sinergie previste (per aggregare le due banche ci vorrebbe una maggioranza in assemblea straordinaria dei due terzi del capitale votante). Ecco, dunque, che si ritorna al post su Linkedin del weekend firmato da Vincenzo Galimi, portavoce di Unicredit, il quale ha affermato che il rafforzamento di Agricole in Bpm non cambia nulla: serve comunque trovare un accordo con i francesi. In questa partita, del resto, entrambe le parti hanno i propri assi da giocare: da una parte il socio forte di Piazza Meda ha il suo peso azionario, dall’altra Unicredit può mettere sul piatto un allungamento del redditizio contratto di distribuzione dei fondi di Amundi (in scadenza al 2027), società controllata da Agricole che da Unicredit ha acquistato Pioneer nel 2017. Posto che questo tema – insieme al destino delle varie fabbriche prodotto assicurative e di risparmio gestito in Bpm – è quello che sta più a cuore a Parigi, Unicredit può aggiungere un rilancio cash che secondo Intermonte può arrivare fino a 3,7 miliardi. Basterà per farsi consegnare le azioni? Sarà solo una questione di prezzo, anche perché Agricole ha ribadito anche ieri «che non intende esercitare il controllo sulla banca» e che non fa parte «di accordi o patti parasociali» con altri soci. Da capire, inoltre, cosa intenderanno fare attori come Francesco Gaetano Caltagirone a cui fa capo il 2% di Bpm (e che ha pure rafforzato al 5,29% la sua posizione in Anima, sotto Opa dall’istituto guidato da Giuseppe Castagna) e la Delfin guidata da Francesco Milleri. Questi ultimi, infatti, controllano l’8,5% di Mps formando, proprio con Bpm che ha un altro 5% e Anima al 4%, quel nocciolo di investitori italiani a difesa di Rocca Salimbeni nell’ottica di costruire un terzo polo bancario, unendo il tridente Bpm-Mps-Anima. LEGGI TUTTO

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    La Procura stanga Meta. Evasi 887 milioni di Iva

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    Un’evasione fiscale di oltre 887 milioni di euro: è l’ipotesi alla base delle accuse mosse dalla Procura di Milano a Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. I pm hanno comunicato la chiusura indagini a due rappresentanti legali, due ex manager, della società di diritto irlandese Meta Platforms Ireland Limited. Sono Gareth Lamb e Maria-Begona Deirdre. Le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf hanno fatto emergere che la società avrebbe «omesso di dichiarare un imponibile» di quasi 4 miliardi di euro.La notizia è stata comunicata dal procuratore di Milano Marcello Viola. L’inchiesta è partita dalla mancata presentazione della dichiarazione dell’imposta sul valore aggiunto per gli anni 2015-2021. L’omessa dichiarazione sarebbe precisamente di 887.623.503,69 di euro su un imponibile di 3.989.197.744,05 euro. «Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo – sottolinea una nota della società -. Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo». Tuttavia «siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva». I pm Giovanna Cavalleri, Giovanni Polizzi e Cristian Barilli si sono concentrati sull’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati forniti dagli utenti al momento dell’attivazione dell’account, senza che Meta informi adeguatamente gli iscritti. La Procura spiega come il gruppo, «per consentire agli utenti l’utilizzo del proprio software e dei correlati servizi digitali, acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto, così da instaurare con i fruitori del servizio, in virtù della connessione diretta in termini di proporzionalità quantitativa e qualitativa tra le contrapposte prestazioni, un rapporto di natura sinallagmatica (con reciprocità delle prestazioni, ndr)». LEGGI TUTTO

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    Fincantieri rilancia la Fondazione

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    La Fondazione Fincantieri avvia una nuova fase della sua storia, ampliando la propria missione per promuovere cultura, innovazione e coesione sociale. Durante la presentazione ufficiale, svoltasi ieri a Roma, sono intervenuti il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Enrico Credendino, l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero (in foto), Fausto Recchia, presidente della Fondazione, Biagio Mazzotta, presidente di Fincantieri e presidente onorario della Fondazione.Costituita nel 2008, la Fondazione si rilancia con un cda rinnovato e nuovi progetti ambiziosi. Folgiero ha riassunto la filosofia di fondo. «La forza di Fincantieri risiede nell’equilibrio tra radici profonde e una chioma rigogliosa, come in un albero in salute. Con oltre 230 anni di storia, costruiamo il futuro con l’orgoglio di chi ha saputo evolvere ogni giorno, traducendo il passato in innovazione», ha sottolineato. «Sarà custode della memoria e promotrice del cambiamento», ha dichiarato Recchia. LEGGI TUTTO

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    La Cina prepara gli aiuti. Ed è guerra contro Nvidia

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    Pechino è pronta a fare di più per ridare fiato alla crescita. Questo si tradurrà, per la prima volta negli ultimi 14 anni, in una politica monetaria «adeguatamente allentata» il prossimo anno, stando a quanto emerso da una riunione del Politburo, il massimo organo decisionale del Partito comunista cinese guidato dal presidente Xi Jinping. Un cambio di passo a livello di terminologia, rispetto alla politica monetaria «prudente» o «moderatamente espansiva» degli ultimi tre lustri, che ha fatto scattare gli acquisti in Borsa sui settori maggiormente legati alla Cina, a partire da quello del lusso. Anche se indicazioni puntuali sui target di crescita per il 2025 arriveranno non prima di marzo, le aspettative sono di una conferma dell’obiettivo di espansione del Pil del 5% circa o del 4,5%, anche perché in passato non è mai stato abbassato più dello 0,5 percento.Gli stimoli già intrapresi, tra cui spiccano ripetuti tagli ai tassi di interesse e regole più flessibili per l’acquisto di immobili, non sembrano avere attenuato le pressioni deflattive e a novembre l’inflazione cinese ha segnato un flebile +0,2% annuo.L’economia cinese è alle prese con consumi interni decisamente tiepidi a causa della prolungata crisi immobiliare, a cui si sta aggiungendo l’escalation delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, destinata ad accentuarsi una volta che Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca. E risulta difficile non collegare alle crescenti tensioni commerciali la decisione dell’Antitrust cinese di aprire un’indagine su Nvidia per una presunta violazione della legge anti-monopolio in relazione all’acquisizione della società israeliana Mellanox Technologies, che risale al 2020 e che Pechino aveva approvato con riserva (ossia a condizione che non venissero discriminate le aziende cinesi). LEGGI TUTTO

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    Ania, l’assemblea slitta al 19 dicembre. È giallo sui giochi per la presidenza

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    Slitta l’assemblea di Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, che avrebbe dovuto riunirsi oggi per rinnovare i suoi vertici. Una decisione attribuita da fonti di stampa al disaccordo di alcuni soci in merito alla nomina dei vertici, circostanza smentita da Ania che in serata ha precisato con una nota: «L’Assemblea dell’Ania che inizialmente era stata convocata per domani (oggi, ndr), 10 dicembre, è stata rinviata da alcuni giorni al 19 di dicembre, solo per motivi organizzativi».Nella giornata di ieri, infatti, erano circolate alcune indiscrezioni che hanno provato a ricostruire le motivazioni che hanno portato al rinvio. In particolare l’agenzia Radiocor, secondo la quale alla base dello slittamento dell’assise ci sarebbero state posizioni divergenti tra i soci circa le modalità di designazione del manager di Generali, Giovanni Liverani, che sarebbe dovuto diventare il nuovo presidente al posto di Maria Bianca Farina, manager del gruppo Poste che invece dovrebbe diventare presidente emerito dell’associazione. Sempre secondo Radiocor, tra le fila degli scontenti ci sarebbero due compagnie tra le più influenti, che esprimono due dei vice presidenti: vale a dire Allianz con Giacomo Campora (amministratore delegato di Allianz spa) e Intesa Sanpaolo con Virginia Borla, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Assicurazioni e responsabile della Divisione Insurance della banca guidata da Carlo Messina. In particolare, le due big avrebbero fatto sapere che si sarebbero astenute in assemblea sulla nomina di Liverani. Una ricostruzione di stampa che non ha incontrato alcuna smentita da Allianz e Intesa Sanpaolo.Nella platea degli associati, in molti hanno apprezzato la presidenza di Farina nel corso dei suoi mandati al vertice dell’ente. Per questo, alcuni avrebbero voluto rimanesse per un altro anno con conseguente modifica statutaria. Un’altra delle questioni sul tavolo – avanzata da alcuni associati – sarebbe l’introduzione di una figura manageriale «più incisiva» che si vorrebbe introdurre nell’associazione di via di San Nicola da Tolentino per affiancare, se non sostituire, come è avvenuto in Abi, l’attuale top manager, il direttore generale Dario Focarelli. LEGGI TUTTO