More stories

  • in

    Ciclone DeepSeek, tutto sulla ChatGpt cinese che sta facendo crollare i giganti tech di Wall Street

    Ascolta ora

    La ChatGpt cinese irrompe in testa alla classifica delle app più scaricare negli Usa e mette in allerta Wall Street, in particolare tutto il mondo dei giganti tech statunitensi che maggiormente negli ultimi due anni si sono avvantaggiati del boom della domanda di intelligenza artificiale. L’efficienza del modello proposto da DeepSeek, startup nata solo un anno fa, mette in discussione la necessità di ingenti spese per l’IA. A Wall Street il Nasdaq preannuncia una possibile apertura in calo di oltre il 3%; il colosso Nvidia segna un teorico -10% nel pre-market e Bloomberg calcola che lo scossone odierno sul settore tech, considerando la somma delle perdite di Nasdaq e del sottoindice tecnologico europeo, rischia di mandare in fumo 1.000 miliardi di capitalizzazione di mercato.Perché DeepSeek fa così paura?Il nuovo modello proposto dalla cinese DeepSeek sta mettendo così tanto in apprensione gli investitori in quanto richiede minori investimenti nelle infrastrutture di intelligenza artificiale. La prospettiva di una tecnologia più efficiente dal punto di vista energetico e capace di girare su processori meno potenti rispetto a quelli necessari con la tecnologia statunitense alimenta inevitabilmente i timori di un aumento della competizione per i colossi della Silicon Valley.”Questo lancio non solo incarna il dinamismo e l’ambizione tecnologica della Cina, ma dimostra anche la sua capacità di trasformare il panorama tecnologico globale in tempi rapidi. Nonostante un budget inferiore ai 10 milioni di dollari e l’uso di chip meno avanzati rispetto ai concorrenti statunitensi, DeepSeek ha superato ChatGPT in diversi benchmark, offrendo un prodotto gratuito che ha attirato l’attenzione globale”, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.Chi c’è dietro a DeepSeekDeepSeek, come detto, è una startup cinese che ha poco più di un anno di vita e sostiene di poter eguagliare ChatGPT a costi decisamente inferiori. Fondata nel 2023 da Liang Wenfeng, numero uno di High-Flyer, un hedge fund quantitativo basato sull’intelligenza artificiale, l’azienda sviluppa modelli di intelligenza artificiale open-source, il che significa che la comunità degli sviluppatori può ispezionare e migliorare il software.Wenfeng sostiene che il collo di bottiglia per ulteriori progressi non è la raccolta di fondi, ma le restrizioni statunitensi sull’accesso ai migliori chip. La maggior parte dei suoi migliori ricercatori sono neolaureati delle migliori università cinesi, sottolineando la necessità per la Cina di sviluppare un proprio ecosistema nazionale simile a quello costruito attorno a Nvidia e ai suoi chip di intelligenza artificiale.L’app DeepSeek è salita in cima alle classifiche di download negli Stati Uniti. L’app DeepSeek è stata scaricata 1,6 milioni di volte risultando al primo posto negli app store per iPhone in Australia, Canada, Cina, Singapore, Stati Uniti e Regno Unito, secondo i dati del market tracker App Figures.Il suo modello di punta DeepSeek R1 è specializzato in inferenza logica, risoluzione di problemi matematici e processo decisionale in tempo reale. Gli analisti di Bernstein notano che i nuovi modelli risultano impressionanti, soprattutto nella loro capacità di competere con i principali prodotti simili di OpenAI e Meta. L’investitore Marc Andreessen lo ha definito “il momento Sputnik dell’intelligenza artificiale”.Il chatbot cinese articola il suo ragionamento prima di fornire una risposta a una richiesta. La versione R1, stando a quanto affermano i cinesi, offre prestazioni alla pari con l’ultima di ChatGpt e ha concesso la licenza alle persone interessate a sviluppare chatbot utilizzando la tecnologia per svilupparla. DeepSeek afferma che R1 è vicino o migliore dei modelli rivali in diversi benchmark leader come AIME 2024 per le attività matematiche, MMLU per la cultura generale e AlpacaEval 2.0 per le prestazioni di domande e risposte. Si colloca anche tra i migliori risultati in una classifica affiliata alla UC Berkeley chiamata Chatbot Arena. LEGGI TUTTO

  • in

    Superbonus e Imu, l’effetto boomerang: chi pagherà più tasse

    Ascolta ora

    L’attenzione verso l’aggiornamento delle rendite catastali è cresciuta dopo le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nello scorso ottobre sulle verifiche legate ai bonus edilizi, in particolare al Superbonus 110%. Tuttavia, l’allarme mediatico circa possibili aumenti di pressione fiscale sulle abitazioni non trova riscontri concreti, a parte il fatto che chi ha apportato migliorie al proprio immobile sfruttando i bonus deve aggiornarne il valore catastale. Approfondiamo il tema per chiarire gli impatti per i contribuenti.Un focus sulle “case fantasma”Uno degli obiettivi principali della delega fiscale del 2023 è l’identificazione degli immobili non censiti o abusivi. Grazie a strumenti avanzati come droni e database interoperabili tra Agenzia delle Entrate e Comuni, il governo punta a mappare il patrimonio edilizio e aumentare il gettito fiscale. Tuttavia, questo intervento non comporta una revisione generalizzata a valore di mercato, come precisato dallo stesso Giorgetti.Rendita catastale: quando cambia?Ogni intervento significativo su un immobile, come modifiche strutturali, ampliamenti o installazioni di nuove tecnologie, può comportare un incremento della rendita catastale. È una procedura regolamentata da un decreto del 1994, confermata nella Legge di Bilancio 2024. Chi beneficia del Superbonus è obbligato a dichiarare tali variazioni: l’omissione può portare a sanzioni da 1.032 a 8.264 euro. La norma prevede che l’Agenzia delle Entrate invii lettere di compliance ai proprietari non in regola con la dichiarazione catastale.Ad esempio, interventi come l’installazione di cappotti termici, pompe di calore o pannelli solari, tipici dei bonus edilizi, potrebbero far aumentare la rendita di un immobile anche del 15-30%. Nei condomini, l’impatto varia a seconda della portata delle ristrutturazioni, mentre per abitazioni unifamiliari l’aumento è quasi automatico.Esempi praticiUn bilocale ristrutturato in provincia di Alessandria potrebbe vedere la rendita aumentare da 392,51 euro a 464,81 euro (+18%). Un caso più complesso, come la trasformazione di una vecchia casa di campagna a Brindisi in una bifamiliare, potrebbe persino raddoppiare la rendita attuale. Similmente, un intervento di riqualificazione su un villino unifamiliare a Lecco, con cappotto termico e fotovoltaico, potrebbe far lievitare la rendita di circa il 17%. Vi sono anche eccezioni come i locali commerciali trasformati in abitazione: un cambio di categoria da C1 ad A2 potrebbe portare il valore da 1.834 euro a 464 euro.Questo incremento impatta direttamente sulle imposte, come l’IMU e l’ISEE, nonché sulle spese di trasferimento immobiliare (imposte di registro e sostitutive). Inoltre, la rivalutazione fiscale aumenta il carico per gli acquirenti.Impatti economiciL’aumento della rendita catastale ha ripercussioni dirette su numerose imposte:Imu: per le seconde case, l’imposta si calcola sulla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente di 160. Ad esempio, un aumento di rendita da 392,51 a 464,81 euro porta l’Imu annua da 699 a 828 euro, con un incremento del 18%.Isee: l’incremento della rendita contribuisce ad aumentare il valore patrimoniale degli immobili, incidendo sui calcoli per l’accesso a prestazioni sociali.Plusvalenze: se l’immobile ristrutturato viene venduto entro 10 anni, la plusvalenza è tassata al 26%, con eccezioni per le prime case e gli immobili ereditati.Inoltre, l’aggiornamento catastale influisce sull’imposta di registro e sull’imposta di successione. Ad esempio, per gli atti traslativi, la rendita catastale rivalutata diventa la base imponibile su cui si applicano i tributi.Il costo sociale del Superbonus LEGGI TUTTO

  • in

    Taglio Irpef e magazzino della riscossione. Leo detta le priorità della politica fiscale

    Ascolta ora

    Tagliare l’Irpef fino a 60mila euro intervenendo sulla seconda aliquota del 35% e migliorare la gestione del “magazzino della riscossione”, giunto alla cifra record di 1.275 miliardi di euro. Queste le priorità di politica fiscale per il 2025 ribadite dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, durante l’VIII Forum nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili.Taglio Irpef per redditi fino a 60mila euro”La riduzione della pressione fiscale è uno dei tasselli fondamentali della nostra riforma”, ha dichiarato Leo, aggiungendo che “l’obiettivo è venire incontro al ceto medio, a chi ha redditi da 28mila a 60mila euro”. Il governo ha già avviato il percorso di semplificazione fiscale, passando da quattro a tre aliquote con la legge di bilancio 2025 e ampliando il taglio del cuneo fiscale a chi percepisce fino a 40mila euro di reddito. Tuttavia, Leo ha precisato che “intendiamo fare di più”. Occorre ricordare anche interventi come “l’Ires premiale, che riduce l’aliquota dal 24% al 20% per chi accantona utili a riserva per l’80% e realizza investimenti qualificati”.”La riduzione della pressione fiscale va poi di pari passo con la lotta all’evasione. Stiamo trovando meccanismi collaborativi, come il concordato, basati sulla cooperative compliance lavorando ex ante con i contribuenti”, ha spiegato Leo.La gestione del magazzino della riscossioneUn tema cruciale toccato dal viceministro è stato quello del “magazzino della riscossione”, che al 31 dicembre aveva raggiunto un valore di 1.275 miliardi di euro, una cifra che potrebbe essere ulteriormente cresciuta. “Il ‘tallone d’Achille’ del sistema tributario è proprio quello della riscossione”, ha dichiarato Leo.Per affrontare il problema, a partire dal 2025, i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovranno essere eseguiti entro cinque anni. “Laddove non si riesce a riscuotere i carichi fiscali, questi verranno riaffidati all’ente impositore e la cosa finirà lì”, ha spiegato.Un altro aspetto centrale è la rateizzazione dei debiti fiscali, che da quest’anno passa da 84 a 120 rate per i contribuenti in difficoltà. Per il pregresso, invece, Leo ha annunciato che sarà effettuata una due diligence sul magazzino della riscossione: “Abbiamo insediato una commissione tecnica per individuare quali di questi carichi possono essere recuperati. Bisogna fare un’operazione verità ed evitare che si accumuli nuovo magazzino”.Chiarezza normativa: nuovi atti di indirizzoNel corso del forum, Leo ha annunciato l’arrivo di due atti di indirizzo per fornire certezza normativa ai contribuenti, uno sull’abuso del diritto e l’altro sui crediti inesistenti o non spettanti. “Vogliamo, entro un breve lasso temporale, elaborare un indirizzo che faccia chiarezza sul concetto e le definizioni di abuso del diritto, per far sì che amministrazioni finanziarie e contribuenti abbiano certezza sul da farsi”, ha spiegato. LEGGI TUTTO

  • in

    La Fed arriva al bivio sui tassi, Bce avanti sui tagli

    Ascolta ora

    Superata la prima settimana dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, i mercati riaprono oggi con gli occhi puntati sulle prossime mosse delle banche centrali e sui conti delle big tech statunitensi, continuando a monitorare anche le mosse del nuovo presidente degli Stati Uniti, in particolare, sui dazi. Le Borse cinesi saranno chiuse (dal 28 gennaio al 4 febbraio) mentre in Piazza Affari dominerà ancora il risiko bancario, dopo la scalata di Mps su Mediobanca. Sul fronte macro, i dati clou saranno quelli del Pil di Europa e Usa. L’attenzione sarà puntata sui meeting di Fedral Reserve e Banca Centrale Europea. LEGGI TUTTO

  • in

    Bonus ristrutturazione 2025: come cambiano le regole per i lavori in condominio

    Ascolta ora

    I punti chiave

    Il 2025 segna un punto di svolta per il bonus ristrutturazione. La manovra di bilancio ha introdotto aliquote ridotte e differenziate, che avranno un impatto diretto sia sulle abitazioni private sia sui lavori condominiali. Chi sta valutando interventi edilizi, quindi, dovrà tenere conto di queste modifiche per ottimizzare i vantaggi fiscali. Vediamo più nel dettaglio in cosa consistono.Le novità del bonus per il 2025Fino a quest’anno, il bonus ristrutturazione ha permesso di detrarre il 50% delle spese sostenute per interventi edilizi. A partire dal 2025, però, le regole cambiano in questo modo: per chi ristruttura la prima casa, l’aliquota rimarrà al 50%; per chi esegue lavori su una seconda casa, invece, la detrazione sarà ridotta al 36%. Questa distinzione segna un primo passo verso una riduzione graduale delle agevolazioni, con un impatto evidente per chi possiede più di un immobile.Cosa accadrà nel 2026 e 2027La diminuzione del bonus sarà ancora più evidente negli anni successivi: nel 2026 e nel 2027, infatti, chi ristruttura la prima casa potrà detrarre solo il 36%, mentre per le seconde case, la detrazione scenderà ulteriormente al 30%. In pratica, chi ha intenzione di eseguire lavori significativi ha tempo fino alla fine del 2025 per usufruire delle aliquote più alte.Come si applicano le nuove regole ai condominiI condomini rappresentano un caso particolare, in cui è necessario distinguere due tipi di interventi, e cioè i lavori sulle parti comuni, come il rifacimento delle facciate o la manutenzione degli impianti centralizzati, e gli interventi privati effettuati all’interno delle singole unità abitative.Parti comuni condominiali e singole abitazioniPer i lavori condominiali sulle parti comuni, l’aliquota di detrazione sarà fissata al 36% nel 2025. Nel 2026 e 2027, però, questa scenderà ulteriormente al 30%. Le spese verranno ripartite tra i condòmini in base ai millesimi di proprietà, come di consueto. Se i lavori riguardano la propria unità abitativa, l’aliquota di detrazione varierà in base alla destinazione d’uso dell’immobile con questo criterio:prima casa, nel 2025 si potrà usufruire di una detrazione del 50%, che scenderà al 36% nel 2026 e al 30% nel 2027;seconda casa, la detrazione sarà del 36% nel 2025 e si ridurrà al 30% negli anni successivi. LEGGI TUTTO

  • in

    “Bene Mps-Mediobanca. È la fase due del risiko”

    Ascolta ora

    Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, primo sindacato dei bancari, come valuta l’Ops di Monte Paschi su Mediobanca?«Positivamente, perché l’operazione garantisce l’autonomia di Mps e, da quando è arrivato l’ad Luigi Lovaglio, questo è il messaggio che abbiamo sempre inviato pubblicamente».Cosa cambierà nel sistema bancario italiano?«Se andrà a buon fine, questa fusione dimostrerà che sono saltati un po’ tutti i vecchi meccanismi che regolavano le aggregazioni nel settore bancario. Queste operazioni non vengono più concordate o imposte per salvare banche in pericolo e perciò la crescita dimensionale consente di difendersi meglio dalle scalate».Pensa che ci saranno ricadute anche sull’operazione Generali-Natixis?«L’accordo fa nascere qualche dubbio sulla destinazione dei risparmi degli italiani. Come ha detto il primo ministro Giorgia Meloni, il blocco Mps-Mediobanca potrebbe in qualche modo rappresentare una tutela».Cosa pensa delle critiche politiche secondo cui il governo in questo caso sarebbe interventista e non neutrale?«Soltanto chi non conosce veramente il settore bancario si può fare un’idea del genere. Tutti dimenticano che c’era un’indicazione della Bce molto stringente che obbligava il governo, qualunque fosse stato, a mettere sul mercato le quote della banca. Infatti, il Tesoro è sceso all’11,3% proprio perché la Bce aveva indicato questa strada. E ricordo che comunque l’ultima parola sull’offerta per Mediobanca sarà di Francoforte».Dunque anche per lei è un’operazione di mercato?«È un’operazione a metà fra il mercato e la politica. I governi vanno e vengono, mentre i vertici delle istituzioni finanziarie sono più duraturi. Quindi si può ritenere che l’unione Mps-Mediobanca sia un’operazione ideata in ambito finanziario cogliendo un momento politico propizio. Credo che sia partita da lontano e che sia da sempre stata l’obiettivo principale dei diretti interessati. Tutti i banchieri sono filogovernativi per definizione. Basti pensare che i precedenti aumenti di capitale del Monte sono stati concepiti con governi di centrosinistra».L’ad Lovaglio ha dichiarato di aver descritto al ministro Giancarlo Giorgetti tre possibili opzioni già a fine 2022.«Sono stati analizzati i tre possibili scenari: stand alone, fusione con un’altra banca e un’acquisizione. Alla fine ha prevalso quest’ultimo non tanto perché Unicredit abbia lanciato l’Ops su Banco Bpm, che era l’interlocutore più accreditato per un’aggregazione, ma forse perché gli azionisti e il management di Siena hanno guardato con maggior favore a quella specifica possibilità. Anzi va riconosciuto che sono stati estremamente bravi, al di là di come andrà a finire l’operazione, a strutturare questa iniziativa, che è la prima in Italia nella quale una banca lancia un’Ops su un target con una capitalizzazione maggiore. Saranno determinanti le qualità dell’integrazione».È preoccupato per le ricadute occupazionali?«È la prima volta che un’operazione simile non produce esuberi né tra i 17mila dipendenti di Mps – e ce lo ha confermato l’ad Lovaglio – né tra quelli di Mediobanca. In ogni caso, chiederemo la presentazione di un piano dettagliato su cui confrontarci».Che cosa risponde a chi invece sventola lo spauracchio dei licenziamenti?«Che descrivono una situazione che non sta né in cielo né in terra perché dal 2000 sindacati e banche hanno creato un ammortizzatore sociale che è il Fondo esuberi che prevede pensionamenti e prepensionamenti volontari. Nessun bancario in questi ultimi 25 anni è stata mai licenziata per fusioni o acquisizioni».Come finirà l’Ops di Unicredit su Banco Bpm?«Sono due banche ben gestite. Anche il Banco ha seguito una strategia intelligente aprendo sportelli nelle zone del Paese commercialmente più interessanti. Quello che a noi interessa è che da un’operazione del genere non venga fuori un bagno di sangue perché lo contrasteremo fino all’ultimo. In ogni caso, il risultato finale sarà deciso dal mercato e non dalla politica».Si può quindi affermare che il sistema bancario italiano oltre a essere tornato in buona salute è anche tra i più vitali? LEGGI TUTTO

  • in

    Che follia rifare l’Ilva di Stato

    Ascolta ora

    Prestito ponte. Questa espressione evoca al contribuente italiano pessimi ricordi. Perché richiama alla discutibile pratica dell’iniezione di denaro pubblico in aziende in stato di drammatica emergenza. E l’orticaria in noi lievita allorché tali erogazioni di moneta sonante sono avvenute e avvengono con una certa regolarità quasi sempre verso le stesse realtà vieppiù decotte. A testimoniare l’inefficacia di queste operazioni. È stato così fino a qualche momento fa con Alitalia. Invece lo è ancora nel caso dell’ex Ilva di Taranto, oggi commissariata e che perde 65 milioni al mese. LEGGI TUTTO

  • in

    Canone tv: come funziona l’esenzione

    Ascolta ora

    Mancano pochi giorni per richiedere l’esenzione dal Canone per la televisione. Il prossimo 31 gennaio, difatti, come ricordato in un precedente articolo de IlGiornale.It, scadranno i termini di presentazione, per coloro i quali ne hanno diritto, della documentazione necessaria ad ottenere lo sgravio. Occorre rispettare un unico requisito essenziale: non avere un apparecchio televisivo nell’abitazione. Sono presenti, però, delle specifiche per alcune categorie di contribuenti che prevedono ulteriori esenzioni dal pagamento. Entriamo più nel dettaglio.Cos’è il Canone e chi deve pagarloSi tratta dell’abbonamento alla televisione ed è dovuto da chiunque abbia un apparecchio televisivo considerando che, a partire dal 2016, è stata introdotta la cosiddetta presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo laddove esista una fornitura di energia elettrica nel luogo in cui una persona ha la propria residenza.Difatti il pagamento del canone avviene mediante addebito direttamente sulla fattura dell’utenza di energia elettrica in dieci rate mensili, da gennaio a ottobre di ogni anno.Dal primo gennaio 2024 l’importo annuo del Canone TV è sceso da 90 a 70 euro.Come ricorda l’Agenzia delle entrate, “i cittadini che non detengono un apparecchio televisivo e sono intestatari di un contratto di energia elettrica residenziale possono presentare la dichiarazione sostitutiva di non detenzione per evitare l’addebito in bolletta. Per ottenere l’esonero è necessario che nessun componente della famiglia anagrafica detenga un apparecchio televisivo”.Chi è esente e come presentare la domandaSe non si è possessori di un apparecchio televisivo è possibile richiedere, dunque, l’esenzione dal pagamento inviando, entro l’ultimo giorno di gennaio, un’autocertificazione.Sono inoltre esentati dal pagamento alcune categorie di persone:Gli over 75 che abbiano un reddito annuo non superiore a 8mila euro in comune con coniuge; in questo caso l’esenzione non scatterebbe da solo ma bisogna presentare una dichiarazione sostitutiva;gli agenti diplomatici, i funzionari o gli impiegati consolari e di organizzazioni internazionali, i militari di cittadinanza non italiana o il personale civile non residente in Italia di cittadinanza non italiana appartenenti alle forze Nato. LEGGI TUTTO