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    SG Company investe in Core, un’inedita sinergia tra corporate relation e live communication

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    SG Company Società Benefit S.p.A., realtà di spicco nell’ambito dell’Entertainment & Communication in Italia, ha acquisito il 25% del capitale di Core Srl, società attiva nel settore delle relazioni istituzionali, dello stakeholder engagement e dei contenuti corporate, con uffici a Roma e Milano. Questa operazione sancisce l’avvio di una collaborazione strategica volta a potenziare la rete di competenze tra le due realtà, ampliando l’offerta integrata di servizi e anticipando le nuove tendenze nella comunicazione d’impresa.L’aziendaNata nel 2019, Core si è rapidamente posizionata come realtà di riferimento nella gestione di relazioni strategiche con media, istituzioni, stakeholder e opinion leader, grazie a un approccio su misura e orientato all’efficacia. Oggi, con l’ingresso nel gruppo SG Company, la società si appresta a rafforzare ulteriormente il proprio impatto, ampliando le possibilità di creare valore per i clienti in un contesto comunicativo in profonda trasformazione.”La corporate communication non è più solo storytelling, ma è diventata infrastruttura strategica – commenta Pierangelo Fabiano, Presidente di Core –. Le aziende oggi devono sapersi posizionare su temi valoriali, costruire fiducia attraverso il dialogo con gli stakeholder e presidiare territori reputazionali ad alta sensibilità. L’alleanza con SG Company nasce per rispondere a questa nuova domanda del mercato con visione, competenza e strumenti integrati”.La piattaforma di serviziIn un contesto in cui la comunicazione aziendale è profondamente trasformata da contenuti corporate evoluti, criteri ESG, dinamiche di engagement continuo e nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, Core e SG Company puntano a dar vita a una piattaforma di servizi integrati. L’obiettivo è combinare relazioni strategiche solide con un racconto d’impatto, superando i tradizionali confini tra live communication, advocacy e reputation management.”Siamo convinti che il futuro appartenga a chi saprà fondere tecnologia e sensibilità umana – dichiara Davide Verdesca, CEO & Chairman di SG Company –. Core rappresenta per noi l’elemento mancante per completare un’offerta che oggi non può prescindere da competenze istituzionali e dalla capacità di generare contenuti ad alto valore. Insieme potremo dare forma a progetti integrati, scalabili e orientati al posizionamento strategico dei brand”.L’accordoL’intesa ha un valore sia strategico che operativo e prevede, oltre alla nomina di Davide Verdesca nel Consiglio di Amministrazione di Core (in qualità non esecutiva), anche la condivisione degli spazi di rappresentanza in Piazza Oberdan a Milano. Questi ambienti saranno trasformati in un vero e proprio hub multifunzionale: luogo di confronto, sede per eventi all’interno di Cherry on the Top e centro per la produzione di contenuti. LEGGI TUTTO

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    Vendi l’auto? Occhio a questa nuova truffa: il documento che spilla soldi

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    Il campo delle truffe si è ormai allargato a dismisura, e sono sempre più numerose e insidiose le forme di raggiro messe in atto con l’obiettivo di raggranellare anche poche decine di euro per volta con delle frodi mordi e fuggi che possono essere ripetute anche a breve distanza l’una dall’altra con diverse vittime.Con la grande diffusione delle compravendite online, poi, le possibilità si ampliano in modo considerevole, e rientra in questo campo anche l’esempio di una nuova truffa segnalata da Carfax, azienda che si occupa principalmente di fornire, via Internet, dati sulla storia dei veicoli usati a clienti privati e aziende. Le vittime in questo caso sono proprio ignari venditori privati che hanno pubblicato in rete il loro annuncio su una delle numerose piattaforme a disposizione.Il truffatore di turno contatta l’inserzionista, tramite il portale o attraverso messaggi telefonici o email, mostrandosi particolarmente interessato all’acquisto dell’auto. Non solo: a convincere il venditore di trovarsi dinanzi a un buon affare c’è anche l’atteggiamento dell’interlocutore, intenzionato a pagare il prezzo indicato nell’inserzione senza trattare per ottenere il benché minimo sconto. C’è solo una condizione da rispettare per chiudere la trattativa con esito positivo, l’inserzionista deve obbligatoriamente fornire un report dettagliato sulla storia del veicolo. Ma non è sufficiente appoggiarsi a una delle tante aziende che si occupano del settore: il potenziale cliente fornisce infatti il link a un portale di cui si fida ciecamente, sostenendo che solo il venditore può richiedere questo resoconto.Ben disposto nei confronti dell’acquirente, che non ha fatto storie sul prezzo del mezzo, il venditore acconsente, con la speranza di chiudere la trattativa il prima possibile. Cliccato sul link ricevuto via messaggio o via mail, quest’ultimo sborsa dai 20 ai 60 euro, ottenendo un documento falso: inutile dire che l’epilogo è la sparizione improvvisa del truffatore, che ormai ha ottenuto ciò a cui puntava fin dall’inizio.Come detto, si tratta di una frode che non porta enormi guadagni per ciascuna transazione, ma lo scopo è quello di ripetere più e più volte il raggiro, mettendo così insieme cifre ragguardevoli. Il truffato, che ha perso poche decine di euro, generalmente non denuncia proprio per il piccolo ammanco, mentre nel frattempo l’autore del raggiro sta già puntando la prossima vittima. LEGGI TUTTO

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    Conti pubblici in ordine e occupazione in crescita: l’Italia tiene la rotta

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    Mentre molte cancellerie europee affrontano squilibri fiscali e incertezze occupazionali, l’Italia si presenta nel 2025 con fondamenta più solide di quanto alcuni indicatori superficiali suggeriscano. Lo certifica l’Istat nel suo Rapporto annuale, che fotografa un Paese capace di rimettere in carreggiata i propri conti pubblici e di sostenere una dinamica occupazionale positiva, pur in un quadro demografico e globale complesso.Finanza pubblica: Italia virtuosa rispetto ai big europeiIl dato che balza all’occhio è il netto miglioramento del saldo di finanza pubblica. L’indebitamento netto in rapporto al Pil è crollato al 3,4%, più che dimezzato rispetto al 7,2% dell’anno precedente. Ancora più significativo è il ritorno all’avanzo primario (+0,4%), che il nostro Paese registra per la prima volta dopo quattro anni. Un risultato che ci distingue da partner storici come Francia e Germania, dove il saldo primario è rimasto negativo.Anche il debito pubblico – seppur ancora elevato – è cresciuto meno delle stime (135,3% contro il 135,8% atteso nel piano di bilancio, e il 138,6% stimato dalla Commissione UE), segno di una gestione prudente in un contesto di alta inflazione e tassi elevati.Segnali di ripresa economica: industria e servizi rialzano la testaDopo una frenata nel 2024, l’attività economica ha mostrato segnali incoraggianti: nel primo trimestre del 2025 il Pil è cresciuto dello 0,3% e, per la prima volta dal 2022, la produzione industriale è tornata ad aumentare. Cresce anche la produzione nelle costruzioni (+5% su dicembre 2024) e i servizi proseguono nella ripresa. Pur in un contesto internazionale incerto, queste dinamiche confermano una resilienza del sistema produttivo.Occupazione in crescita: +352mila in un anno, meglio del pre-CovidIl dato sull’occupazione è uno dei più confortanti. Il 2024 si è chiuso con 23,9 milioni di occupati, +1,5% su base annua e +3,6% rispetto al 2019. Questi numeri segnalano un ritorno stabile alla piena operatività post-pandemica, con una forza lavoro che non solo ha recuperato i livelli pre-crisi, ma li ha anche superati.Particolarmente importante è la crescita dell’occupazione tra gli over 50 (+3%) e tra i laureati (+3,7%), segno di una forza lavoro più matura e qualificata. Anche il Sud, spesso fanalino di coda, mostra segnali di vivacità: è l’area con la maggiore crescita occupazionale (+2,2%).Verso un’occupazione più istruita e qualificataUn altro dato incoraggiante riguarda la progressiva trasformazione qualitativa del mercato del lavoro: cresce l’occupazione in professioni qualificate (+45% dal 2000), con un lento ma significativo aumento anche nelle professioni ICT, strategiche per la transizione digitale.Il tasso di occupazione tra i laureati tocca l’82,2%, mentre il divario di genere tra uomini e donne scende sensibilmente al crescere del titolo di studio: solo 7 punti tra laureati e laureate.Recupero del potere d’acquisto in corsoLe retribuzioni contrattuali hanno ripreso a crescere più dell’inflazione nel 2024, contribuendo a un parziale recupero del potere d’acquisto perso durante il biennio di picco inflattivo. Nel primo trimestre del 2025 la dinamica resta positiva. L’Italia ha contenuto la perdita reale delle retribuzioni lorde al 4,4%, meglio della Francia (2,6%) ma ancora distante da Germania e Spagna. Tuttavia, la tendenza è finalmente in recupero. LEGGI TUTTO

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    Il Frecciarossa arriva in Germania: nuovi collegamenti entro il 2026

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    Si rafforza l’integrazione ferroviaria europea grazie all’intesa fra Trenitalia (Gruppo Fs), Deutsche Bahn (DB) e le ferrovie austriache ÖBB. Entro il 2026 saranno operativi i nuovi collegamenti Alta Velocità tra Milano, Roma e Monaco di Baviera, con estensione prevista verso Berlino e Napoli entro il 2028. Il progetto rappresenta un ulteriore passo verso la realizzazione della “Metropolitana d’Europa”, un’ambizione strategica che punta a unire le principali città del continente con servizi ferroviari rapidi, sostenibili ed efficienti.“Collegare in treno l’Italia con le principali città europee – ha dichiarato Gianpiero Strisciuglio, ad e dg di Trenitalia – è uno degli obiettivi strategici del Gruppo Fs. Il Frecciarossa si conferma protagonista anche sui mercati internazionali, con l’ambizione di diventare il treno degli europei e non solo degli italiani”.I collegamenti, operati con il Frecciarossa 1000 – il treno Alta Velocità progettato per viaggiare su più reti europee – partiranno inizialmente con quattro servizi giornalieri tra Milano/Roma e Monaco. Le principali fermate italiane includeranno città come Firenze, Bologna, Verona, Trento e Bolzano. Attraverso l’Austria, i treni proseguiranno fino alla Germania, intercettando anche la domanda di trasporto da e verso altre città come Francoforte e Cracovia.L’iniziativa è stata selezionata dalla Commissione Europea come Progetto Pilota nell’ambito del Commission Action Plan, riconoscendone il valore strategico per la mobilità sostenibile e la coesione del mercato unico europeo.“Inoltre, tra Svizzera, Austria e Italia – ha ricordato Strisciuglio – sono attivi collegamenti Eurocity ed Euronight, realtà che migliorano e rendono più sostenibili le connessioni per lavoro, studio e turismo con il resto d’Europa”. LEGGI TUTTO

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    Le agromafie minacciano la filiera made in Italy. Giro d’affari ormai superiore a 25 miliardi di euro

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    Il giro d’affari delle agromafie ha raggiunto la cifra record di 25,2 miliardi di euro, raddoppiando nel giro di un decennio e recuperando rapidamente le perdite causate dalla pandemia. È quanto emerge dall’ottavo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, presentato a Roma da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio Agromafie. Un fenomeno che si è esteso a nuovi ambiti, coinvolgendo non solo il caporalato e le frodi alimentari, ma anche logistica, cybercrime, appropriazione indebita di terreni agricoli e fondi pubblici.Il settore agroalimentare, uno dei più strategici dell’economia italiana, è diventato terreno fertile per le mafie, che puntano al controllo della filiera dal campo alla tavola. «Molte aziende agricole, pur operando nel contesto del successo del Made in Italy, faticano a sostenere l’aumento dei costi, la riduzione delle rese, i prezzi imposti dalla Gdo e la difficoltà di accesso al credito», ha denunciato Gian Maria Fara, presidente di Eurispes. «Le mafie, grazie alla loro liquidità, offrono prestiti usurari o acquistano aziende agricole in difficoltà, seguendo un modello simile al land grabbing (l’accaparramento di terreni come forma di investimento; ndr)», ha aggiunto.Coldiretti ha messo in evidenza il ruolo fondamentale del nuovo ddl promosso dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che introduce nel codice penale un intero titolo dedicato ai reati contro il patrimonio agroalimentare, tra cui il reato di agropirateria. «Finalmente si fornisce una risposta penale organica al crimine agroalimentare, con sanzioni proporzionate al fatturato aziendale e misure a tutela di Dop e Igp», si legge nel rapporto.«Se i consumatori comprano prodotti a prezzi stracciati, quel sottocosto qualcuno lo paga e sono quasi sempre gli agricoltori e i lavoratori agricoli», ha affermato Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti. «È fondamentale che il Parlamento approvi rapidamente questa legge, superando le resistenze di pezzi della grande industria e della Gdo», ha proseguito.Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini (in foto) ha ribadito il ruolo della Confederazione nella lotta alle agromafie. «Siamo stati i primi a sostenere con forza la legge sul caporalato e continuiamo a denunciare lo sfruttamento in ogni parte del mondo. L’Europa deve adottare il modello italiano di controlli», ha dichiarato. LEGGI TUTTO

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    Commerz, uno spiraglio per Unicredit

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    Qualcosa si muove in Germania. In quello che fino a poche ore fa sembrava un muro insormontabile per Unicredit, ora si scorge una fessura. Ieri la ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, ha detto di avere avuto un incontro con il capo di Unicredit, Andrea Orcel, nell’ambito dei rapporti con i grandi investitori della banca. Al pari di altri, anche quello avuto con il banchiere italiano è stato definito «molto costruttivo». Orlopp, a riguardo, ha detto: «L’ho incontrato perché è un investitore. È un grande azionista ed è normale che ci si incontri con gli investitori», ha risposto precisando però di non aver parlato del tentativo di Unicredit di acquisire la seconda banca tedesca. Non ci sono però chiusure a rivedere Orcel: «Parlerò sicuramente con lui perché è un azionista al 9,5% o addirittura al 10%».Sembrano parole di circostanza, però le sfumature retoriche non sono mai irrilevanti nel linguaggio della finanza. Secondo fonti vicine a Commerz consultate da Il Giornale, il dialogo con Orcel non sarebbe da interpretare come l’apertura sulla scalata in corso, ma al momento solo come un atto dovuto a tutti gli azionisti. Resta il fatto di una coincidenza singolare nel giorno in cui arriva il consueto messaggio da Bruxelles con il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, che interpellato sulla perdurante contrarietà del governo tedesco sul tentativo di scalata di Unicredit, ha affermato di credere che «il consolidamento sia una cosa positiva», ma «non commentiamo casi singoli». Quella di Gill è una voce che si è già espressa sui dossier bancari, avendo fatto dichiarazioni sul Golden Power esercitato dal governo italiano sull’operazione Unicredit-Bpm (a proposito, secondo indiscrezioni di stampa l’Italia ha chiesto alla Commissione di rinviare all’Antitrust nazionale la decisione sull’Ops). Anche in quell’occasione, pur specificando di non esprimersi sui singoli casi, aveva sottolineato la necessità che le prescrizioni del Golden Power siano «proporzionate».Non sono mai messaggi casuali. Tant’è che il portavoce Gill ha detto che l’Ue ha avviato la procedura Eu Pilot per le prescrizioni italiane, che è un accertamento attivato quando si presume una possibile violazione ai trattati dell’Unione europea. Allo stesso modo, quindi, le parole di ieri di Gill suonano come una tirata d’orecchie alla Germania. Vista la reazione sproporzionata con la quale il nuovo ministro delle Finanze Lars Klingbeil, alle quali si è allineato anche il cancelliere Friedrich Merz, nei confronti dell’operazione. LEGGI TUTTO

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    Ilva torna a battere cassa. In arrivo 5 miliardi di Stato

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    Una nazionalizzazione mascherata si profila all’ex llva di Taranto. Se infatti è ancora in pista il consorzio formato da Baku Steel Company e Azerbaijan Business Development Fund, che a fine marzo si è aggiudicato la corsia preferenziale per l’acquisizione del polo siderurgico, nelle trattative di queste ore con lo Stato sarebbe emerso che saranno risorse pubbliche per 5 miliardi a fare la parte del leone nel «salvataggio e rilancio» dell’azienda: 2 miliardi di prestiti bancari garantiti dalla Sace e 3 miliardi di contributi pubblici. Numeri che secondo quanto ricostruito dal settimanale Moneta in edicola basterebbero a salvare il gruppo nell’immediato, ma non a sostenere il piano di decarbonizzazione e rilancio vero. Nell’immediato, infatti, servirebbero ora quasi 7 miliardi (riducibili a 5 dopo l’indicente all’Afo 1): 1 miliardo per le manutenzioni, 2 miliardi per ripristinare il circolante, 2 miliardi tra capex e opex e 1,8 miliardi per l’acquisto degli impianti (valore questo che è fermo a prima dell’incidente). Altri 5-6 miliardi, da spalmare al 2030-32, occorreranno poi per il piano di decarbonizzazione e trasformazione, ove fosse confermato. E gli azeri, da parte loro, che ruolo avranno in tutto questo? La trattativa in corso fra il capo di gabinetto di via Veneto, Federico Eichberg, e il vice ministro azero all’Economia, Vali Yusif Oghlu Akhundov, punta a sventare una nazionalizzazione tout court, come ha proposto il leader della Cgil Maurizio Landini, ma di fatto non può non essere letta come una «nazionalizzazione mascherata».In particolare, tra le richieste che stanno pervenendo tramite il viceministro azero ci sono contributi per l’energia, investimenti, la cig e aiuti dal Mase per quanto concerne la decarbonizzazione. Sarebbe infatti superato l’impegno azero della proposta iniziale: 1,1 miliardi circa tra cassa e valorizzazione del magazzino. Il che dovrebbe portare, a livello di patti parasociali, a una quota di capitale ridotta per il socio privato.Va dunque in questa direzione «l’adattamento al piano» preannunciato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso a seguito dell’incendio che ha interessato l’Altoforno 1 del polo tarantino. Non solo. Sempre secondo indiscrezioni è molto probabile che già nell’incontro programmato oggi a Palazzo Chigi con i sindacati ci siano sorprese anche sul fronte occupazionale, con un aumento dei dipendenti Ilva in Cig (al momento sono 4mila). LEGGI TUTTO

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    De Meo scuote l’Europa: “Subito una strategia”

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    Da Imola per il Gran premio di F1, dove ha gareggiato la sua Alpine, all’audizione, ieri, davanti alla Commissione attività produttive della Camera. Tra le interviste a Le Figaro e il Financial Times, con il presidente di Stellantis, John Elkann, e gli impegni sportivi e istituzionali, ultimamente c’è tanta Italia nell’agenda di Luca De Meo, ceo di Renault Group. E per chi già ipotizzava possibili nozze tra le due realtà, la smentita è subito arrivata nei giorni scorsi.A Roma, il top manager ex Fiat, ha risposto alle domande dei deputati sulla grave situazione del settore automotive in Europa. Cosa fare, dunque? Costi elevati, elettriche al palo, incentivi stoppati, assenza di politica industriale, mercato in rapida evoluzione, nodi Usa e Cina: questi i temi affrontati.Il primo allarme lanciato riguarda i costi energetici esagerati e la competitività. «Qui in Europa – ha subito rimarcato De Meo – l’elettricità ha un costo doppio rispetto alla Cina e tre volte sugli Usa, i costi di produzione sono superiori del 30% rispetto alla Cina. I nostri concorrenti, inoltre, ricevono aiuti di Stato molto più sostenuti. C’è bisogno di energia a basse emissioni, a prezzi competitivi. Per produrre una R5 in Francia il costo dell’energia è quasi il doppio di quello della manodopera». LEGGI TUTTO