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    “Per Tim l’incubo è finito, il titolo può raddoppiare”

    Ascolta ora «Il tempo della Tim negletta volge al termine». Balzo ieri del titolo della telco guidata dall’ad Pietro Labriola (+3,6% a 0,267 euro) sulla spinta di un nuovo report che ne evidenzia il processo di rilancio avviato, con il valore del titolo che potrebbe anche raddoppiare nel migliore degli scenari. A vergare l’analisi è […] LEGGI TUTTO

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    Mps, il no di Mediobanca senza stile

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    Il consiglio d’amministrazione di Mediobanca boccia su tutta la linea l’Offerta pubblica di scambio di Montepaschi. Ma se questo era ampiamente prevedibile, la vera notizia di ieri è che Piazzetta Cuccia ha perso la sua proverbiale misura nelle dichiarazioni. Nel comunicato finale, al termine di un board dove la risoluzione è stata approvata col voto contrario dei rappresentanti di Delfin e di Caltagirone, emergono passaggi incendiari scritti in grassetto, denotando così un nervosimo del tutto inedito.L’esordio della nota descrive la proposta da 13,3 miliardi di Rocca Salimbeni come «non concordata», «da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca». La banca d’affari guidata da Alberto Nagel (in foto, a sinistra) parte all’attacco affermando come l’operazione «non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business di Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita». Addirittura, Piazzetta Cuccia si spinge a dire come la prospettiva delle nozze «distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti». Non viene spiegato, tuttavia, per quale motivo a seguito del matrimonio i professionisti dovrebbero perdere la loro indipendenza.A uno a uno, cadono anche i tabù dei messaggi velati e concilianti rivolti ai due grandi soci ritenuti i responsabili di questa operazione: l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone (nella foto a destra) che ha il 7,76% di Mediobanca e Delfin, la cassaforte dei Del Vecchio, con il 19,9% della banca d’affari. Questi ultimi vengono accusati di avere «interessi disomogenei» rispetto agli altri azionisti. Soffermandosi poi a sciorinare in modo velenoso i «rilevanti intrecci azionari» di Delfin e Caltagirone che sono presenti – oltre che in Mediobanca – anche in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps), in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%. Ma alla sicumera di Nagel fa riscontro la prima defezione all’interno del pacchetto di società e imprenditori che lo ha sempre sostenuto nell’ambito del patto di sindacato. Ieri l’ imprenditore della ceramica Romano Minozzi (cui f capo lo 0,11% di Mediobanca) ha affermato che l’Ops di Mps su Mediobanca «è nell’interesse dell’Italia. Il target finale sono le Generali. È una operazione da vedere in modo favorevole». E poi: «Mediobanca è un tramite per arrivare alle Generali. Con l’accordo 50/50 che Generali sta facendo con i francesi di Natixis la situazione è complicata, anche perché al 50% le società non durano». In serata, tuttavia, a dare manforte a Nagel è arrivata la notizia che Finprog, la cassaforte della famiglia Doris, ha apportato un altro 0,23% al patto che a questo punto conta sull’11,62 per cento. LEGGI TUTTO

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    Dati rubati e tredicesima sparita: occhio alla truffa del falso Spid

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    I punti chiave

    Le frodi digitali continuano a mietere vittime, e la truffa del falso Spid si conferma tra le più pericolose. Tra furti di dati personali e accessi non autorizzati, questa nuova forma di criminalità organizzata sta mettendo in difficoltà utenti di ogni categoria. L’ultimo episodio, che ha coinvolto una dottoressa romana derubata della tredicesima tramite un falso profilo NoiPa, evidenzia la gravità del fenomeno e la necessità di una maggiore consapevolezza sulle difese digitali.La tredicesima sparitaLa vicenda ha visto protagonista una 40enne che, insospettita dal mancato accredito della tredicesima, ha scoperto che gli hacker avevano modificato le coordinate bancarie associate al suo profilo. Dopo aver contattato l’ufficio trattamento economico, ha scoperto che lo stipendio era stato trasferito su un conto aperto presso un istituto BBVA a Milano, frutto di una falsa identità digitale. Gli hacker, grazie all’uso di documenti di identità sottratti, erano riusciti a creare due Spid e una Carta nazionale dei servizi, ottenendo l’accesso a dati sensibili come buste paga e Cud. Con queste informazioni hanno non solo alterato i dati bancari della vittima, ma anche aperto un conto corrente a suo nome per ricevere il denaro.Un fenomeno sottovalutato e in crescitaSecondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, il problema delle frodi digitali legate al falso Spid è sempre più rilevante. Ogni giorno arrivano segnalazioni di utenti colpiti da truffe analoghe, a testimonianza di un fenomeno che non può più essere considerato un evento sporadico, ma una vera e propria strategia criminale organizzata. Dona ha sottolineato che il problema non risiede nei sistemi come NoiPa, ma nelle vulnerabilità dell’intero sistema di identificazione digitale, spesso aggravate dalla scarsa attenzione degli utenti. La prevenzione, attraverso misure come il cambio periodico delle password e l’attivazione dell’autenticazione a due fattori, è fondamentale. LEGGI TUTTO

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    Lavoro e assenze ingiustificate: ecco cosa si rischia ora

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    In caso di assenza ingiustificata un dipendente potrà legittimamente essere sollevato dal proprio incarico ad opera del datore di lavoro in tempi ristretti: il licenziamento avrà effetto dopo la conclusione di uno specifico iter che si apre in circostanze del genere, indicato con precisione dall’Ispettorato.Questa procedura è stata introdotta tramite la Legge 13 dicembre 2024, n. 203: con il nuovo collegato lavoro sono state apportate delle importanti modifiche nell’ambito relativo alle dimissioni volontarie e alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Nel caso in cui un dipendente risulti assente ingiustificato per un periodo superiore a quello riportato sul contratto collettivo nazionale di lavoro oppure, qualora non vi siano specifiche norme contrattuali, per oltre quindici giorni, il titolare ha il diritto di avviare le procedure di licenziamento.Prima che questo provvedimento risulti effettivo, l’assenza ingiustificata va comunicata direttamente alla sede locale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Chiusa questa fase, il rapporto lavorativo si può considerate definitivamente concluso, tranne che nel caso in cui il dipendente non si opponga dimostrando che la sua assenza sia da ritenere al contrario giustificabile per cause di forza maggiore o per responsabilità imputabili allo stesso datore di lavoro. L’INL ha pertanto la funzione di esaminare la vicenda e determinare le responsabilità delle due parti coinvolte.Come anticipato, tutto ha inizio con la comunicazione all’Ispettorato da parte del datore di lavoro, che via Pec dovrà indicare i dati anagrafici del dipendente e tutte le informazioni che potrebbero risultare determinanti ai fini del controllo. Ricevuta la nota, l’INL avrà 30 giorni a propria disposizione per dirimere la disputa: con questo obiettivo, gli ispettori avranno facoltà di contattare direttamente il titolare e di intervistare altri soggetti vicini alle due parti, come ad esempio i colleghi del lavoratore.Qualora l’Ispettorato, a conclusione del periodo previsto, rilevi delle irregolarità, ovvero nel caso in cui le motivazioni non siano veritiere o l’assenza risulti giustificabile, l’iter si concluderà col reintegro sul posto di lavoro. In assenza di giustificazioni, invece, il licenziamento sarà effettivo. Se invece nell’indagine dovessero risultare gravi inadempienze da parte del datore di lavoro, come il mancato pagamento dello stipendio, delle semplici “dimissioni” saranno riqualificate come “dimissioni per giusta causa”, con tutti i benefici che ne conseguono per il lavoratore. LEGGI TUTTO

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    Energia, porti italiani fondamentali per l’approvvigionamento europeo

    L’Europa è, tra le grandi economie, l’area con il maggior grado di dipendenza energetica: il 58,3% del fabbisogno energetico dipende dalle importazioni mentre il dato scende al 20% per la Cina ed è pari a zero per gli Stati Uniti, che sono totalmente autosufficienti nella produzione rispetto al fabbisogno energetico. È quanto emerge dalla sesta edizione dell’analisi Med & Italian Energy Report, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, e l’ESL@energycenter Lab del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.La transizione energetica in EuropaGuardando specificatamente alla produzione di energia elettrica, è in corso da oltre un ventennio un’importante modifica del mix europeo di generazione. L’uso del carbone è diminuito drasticamente dal 32% del 2000 a circa il 12%, mentre è leggermente aumentata la quota del gas naturale dal 12% al 17%. Dominano oggi le energie rinnovabili, passate dal 15% nel 2000 al 45%. Ci si aspetta un ritmo di espansione dell’elettricità da rinnovabili più che doppio entro il 2030. Tra i principali paesi europei: la Spagna presenta un mix più equilibrato e con il più alto peso delle rinnovabili che arrivano al 51% del totale nel 2023; la Germania è il Paese con il più elevato utilizzo di carbone (26% del totale), anche se in forte riduzione. In Francia il mix energetico è dominato dal nucleare (64% del totale). La situazione italianaL’Italia, dal canto suo, è il Paese europeo con il più alto grado di dipendenza energetica, pari al 74,8% nel 2023. Tuttavia, il dato mostra una tendenza positiva di graduale riduzione rispetto al 77,5% registrato nel 2019.La crescente incidenza delle energie rinnovabili nel mix energetico italiano è un segnale incoraggiante. Nel 2024, il 41,2% della domanda di energia elettrica è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, il livello più alto mai raggiunto. Secondo il rapporto, “l’aumento della produzione rinnovabile è la strada da seguire per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas”, un obiettivo strategico per il futuro energetico del paese.La riduzione della dipendenza dal gas russo è un altro aspetto fondamentale. L’Algeria, grazie al gasdotto Transmed, ha sostituito gradualmente i flussi russi, diventando il principale fornitore di gas per l’Italia. Dal 2021 al 2023, le importazioni algerine sono aumentate dal 29,5% al 38%, mentre la quota russa è scesa drasticamente al 4,2%.Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, ha commentato: “L’Italia ha ridotto in questi anni la dipendenza energetica pur restando sopra la media europea. L’Europa è fortemente dipendente per l’oil&gas e quindi ha bisogno di diversificare. Gli Stati Uniti sono totalmente autosufficienti per quanto riguarda l’oil&gas ma non lo sono per le materie prime che servono per le energie rinnovabili. La Cina, invece, ha una bassa dipendenza per l’oil&gas e per le materie prime relative per le rinnovabili”.Francesca Passamonti, responsabile delle relazioni regolatorie europee di Intesa Sanpaolo, ha aggiunto: “L’energia è uno dei settori rilevanti per il nostro gruppo bancario perché siamo presenti nei finanziamenti delle principali imprese che investono nel settore. È importante conoscere le strategie dell’Unione Europa e gli sviluppi regolamentari. Intesa Sanpaolo partecipa al dibattito pubblico e fornisce consulenza ai gruppi industriali che vogliono attuare la transizione energetica”.Impatti geopolitici e rotte energeticheCon la presidenza americana di Donald Trump, aumenterà la spinta a vendere più petrolio e gas degli Usa all’Europa, che già nel corso degli ultimi anni ha aumentato le importazioni di Gnl dagli Stati Uniti. Se nel 2021 pesavano per il 27%, la quota è cresciuta al 41% l’anno successivo, arrivando al 48% sul totale del Gnl importato dall’Europa nei primi mesi del 2024. La politica energetica di Trump, secondo l’analisi, ed il suo ritorno al fossile, laddove verrà attuata, avrà impatti “rilevanti sulla geografia energetica e sugli equilibri geopolitici legati al commercio delle commodity energetiche. L’espansione della produzione americana di idrocarburi è un modo per ridurre i costi dell’energia e guadagnare competitività, soprattutto nei confronti della Cina”. Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni, inoltre, in particolare il conflitto Russia-Ucraina e la crisi del Medio Oriente, hanno influenzato il commercio mondiale di energia.Il flusso di Gnl diretto verso le coste settentrionali del Mediterraneo, attraverso il Canale di Suez, si è interrotto dal febbraio 2024. Di conseguenza la percentuale di greggio importato attraverso il Mar Rosso è diminuita da oltre il 16% del totale nell’ottobre 2023 a circa il 4% nel febbraio 2024, per poi rimanere sempre al di sotto del 5%. Ora gli annunci delle tregue e delle trattative “lasciano intravedere migliori prospettive”, spiegano gli autori della ricerca. Ettore Bompard, direttore scientifico di ESL@energycenter Lab, ha dichiarato: “La sicurezza delle rotte marittime è essenziale per il benessere dei mercati globali del petrolio e del gas. Tuttavia, il contesto geopolitico instabile richiede soluzioni tecnologiche e diplomatiche per garantire approvvigionamenti stabili e sostenibili”.Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni, tra cui il conflitto Russia-Ucraina e le crisi in Medio Oriente, hanno avuto un impatto significativo sul commercio energetico globale. Le principali rotte marittime, come lo Stretto di Hormuz, lo Stretto di Malacca e il Canale di Suez, rimangono vitali per il trasporto di petrolio e gas. Tuttavia, interruzioni come quelle nel Mar Rosso dal febbraio 2024 hanno evidenziato la fragilità di queste vie. La durata media dei viaggi delle metaniere dal Qatar è più che raddoppiata, passando da 18,5 giorni nel 2023 a 39,7 giorni nell’aprile 2024. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca respinge l’offerta di Mps: “Distrugge valore”

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    Mediobanca respinge a muso duro l’Ops lanciata da Montepaschi lo scorso venerdì. Una delibera arrivata con il voto di tutti i consiglieri, mentre si sono astenuti i consiglieri che fanno capo a Delfin (la cassaforte della famiglia Del Vecchio): Sandro Panizza e Sabrina Pucci. Il comunicato, pubblicato a valle del consiglio d’amministrazione di stamattina, ha la cura di evidenziare in grassetto le parti più corrosive delle sue tesi. L’inizio delle nota, infatti, afferma che “l’Offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. Piazzetta Cuccia affonda il colpo, un paio di righe dopo: “l’Offerta è priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.La reazione rabbiosa: “L’operazione con Mps non ha valore industriale”La banca d’affari guidata da Alberto Nagel, dopo aver rivendicato che i risultati dell’esercizio 23/24 hanno costituito un brillante avvio del Piano industriale, ha spiegato la sua posizione spiegando come l’offerta “non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”. E, inoltre, come “distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”. Non viene spiegato, tuttavia, per quale motivo a seguito del matrimonio tra Mediobanca ed Mps i professionisti dovrebbero perdere la loro indipendenza.Mediobanca: l’offerta di Mps è fragile. Ma il pattista Minozzi rompe il fronte di NagelAl terzo punto delle rimostranze di Mediobanca, arriva un attacco frontale al valore della banca guidata da Luigi Lovaglio poiché “caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.Viene poi evidenziato come, mentre il profilo reddituale di Mediobanca è previsto in crescita, quello di Mps è previsto in ribasso a causa della diminuzione del margine di interesse. “Il calo del titolo MPS dopo l’annuncio” dell’offerta, “ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”. Il problema è che, nemmeno nella cerchia del patto di consultazione di Mediobanca che controlla l’11,40% del capitale, c’è unità nel dire no all’operazione. Anzi, il pattista e imprenditore Romano Minozzi (con lo 0,11% di Mediobanca) ha affermato che l’Ops di Mps su Mediobanca «è nell’interesse dell’Italia. Il target finale sono le Generali. È una l’operazione da vedere in modo favorevole, penso sarebbe nell’interesse dell’Italia, se riuscisse, perché i segnali del mercato sono da capire, ma del mercato bisogna tenere conto. Mediobanca è un tramite per arrivare alle Generali. Con l’accordo 50/50 che Generali sta facendo con i francesi di Natixis la situazione è complicata, anche perché al 50% le società non durano». LEGGI TUTTO

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    Pensioni di febbraio, ecco quando verranno pagate: tutte le date

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    Febbraio si avvicina a grandi passi, e tra qualche giorno i pensionati vedranno accreditarsi l’assegno del mese, con una differenza per quanto concerne i titolari di conti postali e i correntisti bancari: per i primi, infatti, si partirà da sabato 1, mentre i secondi dovranno attendere fino a lunedì 3.Questa lieve differenza per chi riceve l’assegno su un conto bancario o uno di Poste Italiane è dovuta essenzialmente al fatto che il primo giorno bancabile di febbraio, coincidente col primo feriale, cade proprio lunedì 3. Dal momento che gli sportelli bancari sono chiusi anche di sabato mattina, a differenza degli uffici postali, è possibile comprendere perché ci sia questo lieve posticipo per quanto concerne la possibilità di disporre del proprio assegno pensionistico.I contribuenti che decideranno di recarsi presso gli uffici postali per ritirare in contanti la pensione, come di consueto, seguiranno invece un calendario organizzato in ordine alfabetico. Queste le date previste per lo scaglionamento:sabato 1 febbraio sarà il turno dei cognomi che iniziano con A e B;lunedì 3 febbraio toccherà ai cognomi che iniziano con lettere da C a D;martedì 4 febbraio per i cognomi compresi tra la lettera E e la K;mercoledì 5 febbraio spetterà ai cognomi compresi tra le lettere L e O;giovedì 6 febbraio ritireranno i contanti i contribuenti con cognomi che iniziano tra P e R;venerdì 7 febbraio sarà il giorno dedicato ai cognomi che iniziano con lettere da S a Z.Da ribadire il fatto, soprattutto per chi si è pensionato di recente, che nel caso in cui spettasse un assegno superiore ai 1.000 euro, essendoci il tetto dei contanti, esiste una limitazione legata al decreto legge 138 del 2011 valida sia per i correntisti bancari che per quelli con un conto alle Poste: la somma spettante non può essere erogata direttamente ma deve prima di tutto passare attraverso”strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate e le carte di cui all’art.4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122″.Nel caso in cui si volesse verificare in anticipo il proprio cedolino con tutte le informazioni relative anche a rimborsi o trattenute, è possibile farlo dall’area MyInps accedendo con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns. In quello relativo a febbraio possono essere presenti due voci, ovvero gli “arretrati”, solo nel caso in cui il contribuente non li abbia ancora ricevuti a inizio anno, e la rivalutazione dello 0,8% (per le pensioni fino a 4 volte la minima, ovvero 2.394,44 euro), oppure dello 0,72% o del 6% a scaglioni, qualora l’importo dell’assegno sia più alto. LEGGI TUTTO

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    Italia meglio dell’Europa per liquidità investita delle famiglie

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    Il rapporto pubblicato dalla Consob su “Tendenze e sfide per il settore finanziario italiano” offre una panoramica dettagliata sulla situazione dei mercati finanziari nel 2024, analizzando dinamiche chiave sia a livello nazionale che internazionale. Tra gli aspetti più rilevanti emergono differenze significative tra gli Stati Uniti e l’eurozona in termini di allocazione del risparmio, sviluppo dei mercati azionari e strategie di investimento.La composizione dei portafogli familiariUno dei principali temi trattati nel rapporto riguarda il rapporto tra liquidità e strumenti di mercato nei portafogli delle famiglie. Negli Stati Uniti, tale rapporto si attesta al 17%, segnalando un circolo virtuoso in cui il risparmio contribuisce direttamente al finanziamento delle imprese e dell’economia reale. Nell’eurozona, invece, il rapporto è molto più elevato, pari al 60%, evidenziando un eccesso di liquidità inutilizzata che non riesce a trasformarsi in investimenti produttivi.L’Italia si colloca in una posizione intermedia, con un rapporto al 48%, migliore rispetto alla media dell’eurozona ma ancora lontano dai livelli statunitensi. Per colmare questo divario, il rapporto stima che sarebbero necessari 6.500 miliardi di euro per allineare i Paesi dell’eurozona agli Stati Uniti. Questa cifra rappresenta la liquidità che dovrebbe confluire nei mercati dei capitali attraverso strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, fondi comuni e prodotti assicurativi o pensionistici.Bitcoin e mercati azionari: una correlazione crescenteUn dato interessante rilevato dal rapporto è la crescente correlazione tra l’andamento dei mercati azionari e quello delle quotazioni del Bitcoin, soprattutto negli Stati Uniti. Nel corso del 2024, infatti, la principale criptovaluta ha mostrato dinamiche sempre più allineate agli indici di Borsa. Questo fenomeno solleva interrogativi sull’integrazione delle criptovalute nei portafogli tradizionali e sulle implicazioni di mercato in termini di rischio e volatilità.Il fenomeno del delisting e la partecipazione degli investitori istituzionaliUn altro elemento critico riguarda il fenomeno del delisting, che continua a interessare i mercati dell’eurozona, in particolare l’Italia. Secondo il rapporto, per stimolare lo sviluppo dei mercati finanziari è essenziale incoraggiare la partecipazione degli investitori istituzionali. Attualmente, sul mercato azionario italiano Euronext Milan, la quota di capitalizzazione detenuta dagli istituzionali supera il 30% per le grandi società, ma scende drasticamente all’11% per le Pmi quotate.La Consob sottolinea la necessità di semplificare il quadro normativo e di intensificare le attività di educazione finanziaria, soprattutto per famiglie e imprese di piccole e medie dimensioni. Questo è visto come un passo cruciale per favorire la transizione da un’Unione dei mercati dei capitali a una più ambiziosa e inclusiva Unione del risparmio e degli investimenti.Le performance dei mercati azionari nel 2024Il 2024 ha registrato un andamento generalmente positivo per i mercati azionari, sebbene con una notevole eterogeneità tra le diverse aree geografiche. Negli Stati Uniti, l’S&P500 ha segnato un’impressionante crescita del 23%, trainato da settori come la tecnologia e l’energia rinnovabile. In Europa, invece, l’EuroStoxx50 ha registrato un incremento più modesto dell’8%, riflettendo le difficoltà di una crescita economica debole e l’influenza delle tensioni geopolitiche.Tra i mercati europei, la Germania ha guidato la crescita con il Dax40 in aumento del 19%, seguita dalla Spagna (Ibex35 +15%) e dall’Italia (FtseMib +13%). In controtendenza, la Francia ha chiuso l’anno con un calo del 2% del Cac40, unico segno negativo tra i principali indici.Verso un mercato finanziario più efficientePer favorire un maggiore sviluppo dei mercati finanziari europei, il rapporto evidenzia l’importanza di efficientare i mercati e di offrire ai risparmiatori opportunità di investimento più redditizie e diversificate. Una maggiore partecipazione ai mercati dei capitali, sia da parte di famiglie che di istituzioni, può contribuire a creare un sistema finanziario più resiliente e funzionale alla crescita economica. LEGGI TUTTO