More stories

  • in

    Pronta la pax Ita-Lufthansa

    Ascolta ora

    L’ufficialità è arrivata a tarda notte, ma Mef e Lufthansa alla fine si sono messi d’accordo e ora le nozze tra il vettore tedesco e Ita Airways possono spiccare il volo. La parte più interessante della nota del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti è all’ultima riga: «Le condizioni economiche previste non hanno subito variazioni rispetto all’accordo già siglato». Alla fine, dunque, ha prevalso la volontà, tra le file dell’azienda guidata da Carsten Spohr, di non buttare a mare oltre un anno e mezzo di lavoro, compresa una sanguinosa trattativa con l’intransigente Antitrust europeo, guidato da Margrethe Vestager. «Sono stati inviati alla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea», prosegue il testo del comunicato del Mef, «gli accordi rientranti tra le misure correttive presentate con riferimento all’operazione di concentrazione che prevede l’ingresso di Deutsche Lufthansa nel capitale di Ita Airways come previsto nella decisione della Commissione europea del 3 luglio 2024. Si attende con fiducia l’approvazione definitiva della Commissione Europea per procedere al closing dell’operazione».Non è stato necessario, quindi, chiedere un prolungamento dei tempi rispetto alla data limite di ieri, come era stato ventilato inizialmente. L’accordo tra le parti era in stallo da alcuni giorni, poiché Lufthansa aveva chiesto di ottenere uno sconto di una decina di milioni sulla seconda tranche da 325 milioni da versare al Mef per rilevare il 49% della compagnia aerea italiana, nell’ambito di un affare da 829 milioni complessivi. I tedeschi volevano si tenesse conto degli investimenti effettuati, tra gli altri, per l’acquisto di nuovi aeromobili e dell’andamento della società. Richieste a cui il ministero aveva risposto con un secco «no», ritenendo il prezzo adeguato anche in considerazione dell’occasione offerta dal Giubileo nel 2025. LEGGI TUTTO

  • in

    Crac dell’Unità, assolto Soru: “Il fatto non sussiste”

    Ascolta ora

    L’ex governatore della Regione Sardegna, Renato Soru, è stato assolto dall’accusa di bancarotta per distrazione e per dissipazione nell’ambito del processo relativo al fallimento dell’Unità con la formula “perché il fatto non sussiste”. Erano in tutto 7 gli imputati e tutti sono stati assolti con formula piena. Soru era stato coinvolto nel procedimento in quanto dal 2008 al 2015 è stato socio del quotidiano. Sono cadute tutte le tesi iniziali dell’accusa, secondo la quale Soru divise circa 3milioni di euro di azioni di sua proprietà tra due società, che in tempi diversi hanno controllato il giornale, la Nuova iniziative editoriale (Nie) e la Nuova società editrice finanziaria (Nsef).Secondo i magistrati, quelle operazioni erano “priva di una valida ragione economica” e l’operazione avvenne al solo scopo di alterarsi i bilanci e creare, per il futuro, utili in suo favore. Quando gli venne consegnato l’avviso di chiusura delle indagini, e il conseguente rinvio a giudizio, con una nota Soru spiegò che all’epoca dei fatti, la sua “partecipazione era scesa sotto il 5%. E, pertanto, diversamente da quanto sostiene l’accusa, senza alcuna possibilità di poter incidere nelle decisioni di gestione della società. In realtà io non sono mai stato in Cda e non ho mai svolto alcun ruolo”. LEGGI TUTTO

  • in

    Niente web tax per radio, tv e testate online

    Ascolta ora

    Un emendamento presentato da Forza Italia alla legge di Bilancio propone di escludere dall’imposta sui servizi digitali alcune categorie specifiche di operatori del settore dell’informazione e dell’intrattenimento. Questa imposta, inizialmente concepita per colpire le grandi multinazionali digitali con fatturato superiore a 750 milioni di euro, verrebbe così applicata solo alle imprese tecnologiche e ai giganti del digitale, escludendo i media tradizionali e le testate giornalistiche online che operano sul mercato italiano.Chi sarebbe esentato?Secondo la proposta, l’esenzione riguarderebbe:La concessionaria del servizio pubblico (la Rai),I fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici soggetti alla giurisdizione italiana (ad esempio, Mediaset e Sky),Le testate giornalistiche online registrate presso il Tribunale di competenza.Le motivazioni dell’emendamentoForza Italia ha presentato questa proposta con l’obiettivo di “evitare ulteriori imposizioni fiscali nei confronti di quanti svolgono attraverso la rete Internet in Italia un’attività, la gran parte di informazione gratuita, e già sottoposta al prelievo fiscale”. L’idea alla base dell’emendamento è dunque quella di tutelare il settore dell’informazione e dell’intrattenimento nazionale, che svolge una funzione pubblica importante e già paga imposte per le sue attività.Inoltre, queste realtà, a differenza dei giganti del digitale come Google, Amazon o Facebook, si rivolgono per lo più a un pubblico nazionale e non si avvalgono della stessa capacità di sfruttare meccanismi di ottimizzazione fiscale a livello internazionale.Cosa cambia nella Legge di Bilancio?L’imposta sui servizi digitali, introdotta per la prima volta per tassare le multinazionali digitali su servizi come pubblicità online, trasmissione di dati e intermediazione di beni e servizi, era destinata a colpire le aziende con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e con almeno 5,5 milioni di fatturato generato in Italia da attività digitali. L’emendamento, però, intende escludere dal suo campo di applicazione i media tradizionali e online nazionali, considerati già fiscalmente contribuenti e con una missione pubblica spesso orientata alla diffusione dell’informazione gratuita. LEGGI TUTTO

  • in

    “Il governo non vuole discutere”. Confermato lo sciopero generale Cgil-Uil del 29 novembre

    Ascolta ora

    I punti chiave

    I sindacati Cgil e Uil hanno confermato lo sciopero generale per il 29 novembre in segno di protesta contro la legge di bilancio proposta dal governo. La decisione è stata ufficializzata dai segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri dopo l’incontro con il governo a Palazzo Chigi. Le sigle sindacali criticano le misure previste nella Manovra.L’incontro tra governo e sindacatiL’incontro tra il governo e i sindacati sulla manovra si è concluso dopo circa sei ore a Palazzo Chigi. Per il governo hanno partecipato la premier Giorgia Meloni, il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese Adolfo Urso, il ministro del Lavoro Marina Calderone, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per i sindacati erano presenti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.Le dichiarazioni di Bombardieri e Landini”Sì, confermiamo lo sciopero perché noi abbiamo illustrato le nostre richieste e il governo ha illustrato le decisioni che ha assunto, anche se il presidente del Consiglio ha dato una disponibilità a discutere della detassazione degli aumenti contrattuali. Ma sostanzialmente il governo ha confermato le decisioni assunte e non c’è da parte del governo una disponibilità, per esempio, a ragionare sul fisco, un punto sul quale noi insistiamo”, ha detto il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Per quello che ci riguarda è assolutamente confermata la ragione dello sciopero generale del 29”, ha affermato il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Bombardieri ha dichiarato che, pur restando aperto al dialogo, il sindacato ritiene che ci siano ancora margini di confronto. Ha spiegato che le richieste sono già state presentate al Governo e che, se questo decidesse di rivedere alcune delle sue scelte e di convocare nuovamente i sindacati, loro sarebbero pronti al dibattito. Tuttavia, ha sottolineato che nell’incontro sono emerse due visioni diverse della manovra: sebbene il sindacato sia disponibile al dialogo, non sembra che il Governo sia realmente intenzionato a cambiare le proprie decisioni, le quali, ha precisato, non riguardano solo questioni ideologiche, ma anche aspetti molto concreti come salari, sanità e pensioni. LEGGI TUTTO

  • in

    Fisco, il governo riapre i termini del concordato preventivo: cosa c’è da sapere

    Ascolta ora

    In arrivo una proroga per il concordato biennale. Domani, infatti, arriverà attraverso lo strumento del decreto Fiscale collegato alla manovra l’apertura di una nuova finestra di adesione fino al 12 di dicembre. Si tratterebbe, quindi, di un altro mese esatto di tempo a imprese e partite Iva per comprendere e aderire a uno strumento che nella prima tornata, conclusa lo scorso 31 ottobre, ha visto l’adesione di oltre 500mila soggetti tra i cosiddetti soggetti Isa per un gettito stimato – in attesa dei dati definitivi – che è stato quantificato dallo stesso viceministro all’Economia, Maurizio Leo, in 1,3 miliardi di euro. La mossa del governo arriva anche in accoglimento delle richieste dei commercialisti, i quali avevano fatto notare che la versione definitiva del concordato, che comprendeva la possibilità per gli aderenti di accedere a una sanatoria per gli anni dal 2018 al 2022, è arrivata solo nel corso di ottobre. Secondo quanto appreso da ilGiornale, la riapertura dovrebbe riguardare quei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro il 31 ottobre. LEGGI TUTTO

  • in

    Se la banca è forte, anche le imprese lo diventano

    Ascolta ora

    Le banche italiane sono in piena salute, una condizione che apporta un conforto ad un’economia reale fragile che inizia a zoppicare, il cui rallentamento è ormai acclarato e i suoi effetti negativi si stanno aggregando tra loro. Nel terzo trimestre il Pil si è fermato allo zero e i primi segnali della riduzione del tasso occupazionale sono emersi. Il trimestre in corso sembra indirizzato a continuare nella stessa direzione di rallentamento, sebbene il ministro Giancarlo Giorgetti si è recentemente detto meno pessimista. A determinare il rallentamento è soprattutto il quadro macro economico di Eurolandia. Nonostante il contesto difficle, le principali banche italiane hanno presentato risultati dei primi nove mesi decisamente lusinghieri. La milanese Bpm non si è limitata a confermare quanto avviene ormai da oltre un triennio di essere particolarmente performante negli obiettivi sia finanziari che di soddisfazione della clientela, ma anche di volersi ulteriormente rafforzare lanciando un’Opa totalitaria non ostile su Anima Holding. L’acquisizione consentirà all’istituto guidato da Giuseppe Castagna di rafforzare il modello di business della controllata Banco Bpm Vita, e parimenti di alimentare ulteriormente le fabbriche prodotto che hanno costituito, per la rinascita del gruppo, una componente primaria dei successi ottenuti, tra i quali spicca il risultato dell’esercizio 2023 che ha consentito di staccare una cedola particolarmente ricca agli azionisti, che viene confermata e migliorata per l’esercizio in corso. LEGGI TUTTO