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    Generali, Nagel non scopre le carte sull’assemblea

    «Noi oggi non ci stiamo attrezzando, abbiamo ancora da capire, come molti operatori, come si andrà a definire il quadro di regole che riguardano l’elezione del cda e quali saranno le intenzioni del consiglio di amministrazione di Generali. Dopo che questi due elementi saranno chiariti potremo prendere le nostre decisioni». Così l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, ha risposto a una domanda su una eventuale lista di Mediobanca per il rinnovo del cda di Generali, nel corso della conference call di presentazione dei risultati del primo trimestre 2024-2025 al 30 settembre 2024. «Come tutti gli operatori abbiamo uno scambio di vedute con l’esecutivo e noi, così come altri, abbiamo rappresentato quelle che possono essere delle migliorie a vantaggio di tutto il mercato, tutto il sistema, ha aggiunto Nagel in merito al dialogo in corso con il governo sulla legge Capitali. «Poi ognuno fa il suo mestiere – ha precisato – e sta alla controparte, sta al governo tirare le conclusioni».Al momento, la composizione azionaria di Generali vede Mediobanca al 13,1% circa. Seguono il gruppo Del Vecchio tramite Delfin, con una quota del 9,93%, e il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone, che ha una partecipazione del 6,92%. Anche il gruppo Benetton è presente con una quota del 4,8%.La legge Capitali prevede che dal primo gennaio 2025 per la presentazione della lista del consiglio di amministrazione di una società quotata sia richiesta una maggioranza qualificata pari ai due terzi dei membri del cda uscente. Questo rappresenta una soglia elevata, ideata per rendere il processo di approvazione della lista del cda più rigoroso e inclusivo delle diverse posizioni all’interno del consiglio. Inoltre, una volta approvata la lista del cda e se questa risulta poi la più votata in assemblea, il sistema elettorale per la distribuzione dei seggi cambia a seconda del risultato complessivo delle altre liste. Se le liste di minoranza ottengono meno del 20% dei voti, la distribuzione dei seggi avviene con una riserva minima del 20% per le minoranze. Al contrario, se superano il 20% dei voti, si applica una ripartizione proporzionale con una soglia minima del 3% per le liste delle minoranze. Non è tuttavia chiaro se con il sistema proporzionale si suddividerà solo la quota minoritaria di seggi riservata alle liste perdenti oppure si ripartirà l’intero cda, nel qual caso si potrebbero creare board con maggioranze molto risicate.La seconda questione riguarda il “secondo turno”. La legge Capitali impone che la lista del board contenga un numero di candidati superiore di un terzo rispetto ai posti disponibili, in modo da poter poi sottoporre i singoli amministratori al voto individuale dei soci. Non è stato però ancora chiarito se al voto di ballottaggio possa partecipare solo chi ha sostenuto al primo turno la lista del cda oppure tutti i presenti in assemblea, con il rischio di azioni di disturbo. Nei sistemi di governance anglosassoni, dove è adottata una doppia votazione per i candidati al cda proposti dal board uscente, entrambi i voti sono generalmente aperti a tutti i partecipanti all’assemblea degli azionisti, non solo a coloro che hanno votato in favore della lista del consiglio.Il primo voto consente agli azionisti di approvare o respingere la lista dei candidati, mentre il secondo offre un’ulteriore conferma e permette di esprimere un consenso formale sugli individui nella lista. Questo doppio livello di voto può garantire una maggiore legittimazione ai candidati e rende più inclusivo il processo decisionale, coinvolgendo l’intero corpo degli azionisti.In alcuni casi, viene prevista una ratifica nel secondo voto, dove i candidati devono ottenere una maggioranza significativa o addirittura una soglia di consenso più alta per consolidare il loro mandato. In questo modo, tutti gli azionisti, indipendentemente dal loro voto iniziale, possono comunque influire sul risultato finale e confermare o respingere le nomine proposte dal cda.Come detto, la legge Capitali è pensata per tutelare maggiormente le minoranze, in modo da determinare un riequilibrio di potere tra manager e soci. Questa innovazione potrebbe indebolire tutti quei manager che hanno nel capitale soci forti con vedute differenti. A essere chiamate in causa non sono solo Generali (che in aprile dovrà rinnovare il cda e sperimenterà per prima la nuova formula) e Mediobanca, al cui interno da tempo è in atto un confronto fra il consiglio e gli azionisti rilevanti come Caltagirone (7,76% di Piazzetta Cuccia) e Delfin (19,81%). Ma anche di Tim, Prysmian, Fineco, Unicredit e altre grandi quotate italiane che utilizzano la lista del cda.La Consob avrebbe dovuto emanare disposizioni attuative della disciplina della lista del board entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge. A quasi nove mesi dal via libera del Parlamento nulla è accaduto nelle more di un pronunciamento del comitato per la riforma del Testo Unico della Finanza, costituito dal Tesoro cooptando gli esperti della materia. Il legislatore, però, non ha più molto tempo perché le società, a partire da Generali, dovranno adeguare gli statuti. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca, nel trimestre crescono gli utili. Ma i ricavi deludono gli analisti e il titolo va giù

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    Mediobanca ha riportato risultati solidi per il primo trimestre dell’esercizio 2024-2025, conclusosi il 30 settembre. I ricavi si sono attestati a 864,6 milioni di euro, in linea con lo scorso anno, ma lievemente sotto le attese degli analisti che avevano previsto 884 milioni. L’andamento complessivo ha beneficiato di una crescita significativa delle commissioni, in aumento del 29% a 231 milioni di euro, che ha compensato il calo delle attività di trading e la riduzione del contributo di Generali.Focus su Wealth Management e Corporate and Investment BankingLe divisioni di Wealth Management e Corporate and Investment Banking (CIB) sono state i principali motori di crescita del gruppo. Nel Wealth Management, le commissioni sono aumentate del 14,9% raggiungendo i 124,4 milioni di euro. Anche il CIB ha registrato un progresso significativo, con ricavi in crescita del 30% a 183,4 milioni, grazie anche al consolidamento di Arma Partners. La raccolta netta del Wealth Management ha toccato i 2,6 miliardi, il doppio rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.Calo del contributo di GeneraliIl contributo di Assicurazioni Generali è diminuito rispetto all’anno precedente, scendendo da 138,4 a 105,4 milioni di euro. La riduzione è legata a risultati non operativi meno brillanti e a un calo del segmento Danni. Nonostante ciò, Mediobanca è riuscita a mantenere sotto controllo il rapporto cost/income al 43%, e le rettifiche su crediti sono risultate migliori delle attese, a 67,2 milioni.Solida Posizione Patrimoniale e Buyback AvviatoL’utile netto del trimestre si è attestato a 330 milioni, superando le aspettative del consenso di 319 milioni. Il gruppo ha confermato la solidità patrimoniale con un Cet1 ratio cresciuto al 15,4%. Mediobanca ha avviato un piano di buyback per un totale di 385 milioni, approvato dalla BCE e destinato a concludersi entro giugno 2025.L’ad Nagel: «Pronti a cogliere le opportunit໫L’obiettivo prioritario per questo esercizio è un forte potenziamento delle piattaforme distributive fisiche e digitali tale da consentire una crescita robusta e sostenibile dei ricavi di tutti i business oltre l’arco del piano, pur in un contesto macro differente. Mediobanca è pronta a cogliere le opportunità dello scenario dei prossimi mesi, grazie al posizionamento favorevole nel contesto di tassi in calo, affrontando la volatilità del contesto con la sua gestione prudente dei rischi», ha dichiarato l’ad Alberto Nagel. Relativamente all’M&A «guardiamo anche in Italia», ha specificato sottolineando che «nella componente di Wealth Management puntiamo a diventare un leader in Italia e poi all’estero». L’interesse è «nella componente di wealth management e distribuzione, noi puntiamo innanzitutto a diventare leader in Italia e poi all’estero», ha proseguito precisando che «se ci sono opportunità distributive di fascia medio alta, le guardiamo tutte, sono tutte situazioni che monitoriamo».Reazione del Mercato e Outlook per l’Esercizio LEGGI TUTTO

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    Bitcoin vola a 90mila dollari. È cripto frenesia: Dogecoin +48% in 24 ore

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    Euforia senza freni sui cripto asset. Il bitcoin continua la sua ascesa verticale dettata dalle attese suscitate dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Nelle ultime 24 ore il prezzo è balzato di un’ulteriore 10% andando a sfiorare i 90.000 dollari (toccato stamattina un massimo a $89.995) con oltre 10mila dollari di guadagno nelle ultime 48 ore e +30% nell’ultima settimana.Caccia all’affare, il caso Dogecoin Con questi ultimi corposi rialzi il bitcoin ha portato a oltre +100% il suo saldo da inizio anno offuscando di fatto i record di Wall Street (ieri 51esima chiusura record dell’anno per lo S&P 500). A fare scalpore è anche il balzo del Dogecoin arrivato a guadagnare il 48% nelle ultime 24 ore e più che triplicato nell’ultimo mese. La cripto meme nata per scherzo è sovente spesso al centro delle attenzioni di Elon Musk che l’ha anche inserita anche come mezzo di pagamento per i gadget Tesla negli shop online.Lo scorso mese Musk ha discusso la creazione di un “Dipartimento per l’efficienza del governo”, abbreviato in DOGE, per rendere la spesa pubblica più efficiente. Ciò ha alimentato l’aspettativa tra i trader che si sarebbe potuto parlare di più di “DOGE” (il ticker del dogecoin) nei media tradizionali, alimentando l’attenzione e l’interesse per la criptovaluta che adesso capitalizza oltre 60 miliardi.Le possibili mosse di Trump L’euforia poggia le basi sulle attese per un approccio molto pro-crypto da parte di Trump. Durante la sua campagna elettorale, il presidente in pectore Donald Trump non ha nascosto il suo appoggio agli asset digitali e la maggioranza raggiunta dai repubblicani sia al Senato che alla Camera rende molto concreta la prospettiva di un Congresso con la prevalenza di legislatori pro-crypto.“La comunità delle valute digitali si mostra molto fiduciosa che il duo Donald Trump-Elon Musk possa portare avanti riforme e cambiamenti significativi: da una regolamentazione più semplice e chiara a un maggiore supporto finanziario a livello federale alla ricerca per innovare le blockchain, dal ridurre le tasse sui capital gains su crypto all’introduzione di agevolazioni fiscali per gli imprenditori nel comparto delle blockchain. Una vera e propria rivoluzione digitale made in America”, commenta Filippo Diodovich, strategist di IG.Trump ha più volte promesso di mettere gli Stati Uniti al centro dell’industria degli asset digitali, compresa la creazione di una riserva strategica di Bitcoin e la nomina di regolatori favorevoli al mondo degli asset digitali. In particolare, si punta a una nuova guida alla Sec, attualmente presieduta da Gary Gensler, che in passato è stato molto rigido contro le criptovalute.Le insidie per gli investitori L’eccesso di entusiasmo può portare a delle insidie per gli investitori alla luce dell’elevata volatilità storica di questo asset. Inoltre, l’insediamento di Donald Trump avverrà solamente dal 20 gennaio 2025 e ancora non è ben chiaro quali saranno le priorità del presidente. A detta di Diodovich le vere priorità di Trump saranno le guerre e i dazi verso la Cina; quindi, il rischio è che i mercati stiano scontando prima del dovuto le possibili politiche in favore del mondo cripto come era stato promesso in campagna elettorale.Lo strategist di IG ritiene quindi che sia molto difficile che nel breve periodo possano essere implementati tutti quei cambiamenti tanto richiesti dagli utenti delle valute digitali. “E come ben sappiamo in politica il dietrofront è sempre dietro l’angolo. Valutiamo, quindi, che il movimento positivo possa avere una vita breve, forse verso l’obiettivo di 100 mila dollari, per poi mostrare una correzione significativa”. LEGGI TUTTO

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    Bonus nido 2025: novità, importi e come richiederlo

    I punti chiave

    Con la legge di bilancio 2025, arrivano importanti novità per il bonus asili nido destinato ai genitori di nuovi nati. Quest’anno l’importo è stato aumentato, e viene meno una restrizione che finora limitava l’accesso al contributo: non è più necessario, infatti, avere un altro figlio di età inferiore ai 10 anni per beneficiare del bonus. Inoltre l’importo dell’assegno unico universale, che alcune famiglie percepiscono, non sarà più considerato ai fini del calcolo dell’Isee, facilitando l’accesso a questo sostegno. Vediamo dunque ciò che c’è da sapere sul bonus nido 2025, dagli importi alle modalità per presentare la domanda.Che cos’è il bonus asili nidoIl bonus asili nido è un contributo pensato per aiutare le famiglie italiane a sostenere le spese relative alla frequenza di asili nido, pubblici o privati. Si tratta di una misura ormai consolidata che, oltre a coprire la frequenza ai nidi, può anche sostenere forme di assistenza domiciliare per i bambini con gravi patologie che impediscono loro di frequentare il nido. In questi casi il contributo viene erogato per attivare un servizio di babysitting a casa.Il bonus nido nel 2024Per il 2024, il bonus nido prevedeva un contributo aggiuntivo per le famiglie con almeno due figli, a condizione che l’Isee familiare fosse inferiore a 40.000 euro e che ci fosse già un altro figlio con meno di 10 anni. In questo caso, il contributo annuo era fissato a 3.600 euro per chi avesse un Isee fino a 25.000 euro e per chi fosse nella fascia 25.001 – 40.000 euro. Le famiglie con un Isee superiore ai 40.000 euro, invece, hanno potuto contare su un contributo annuo di 1.500 euro, pari a circa 136 euro al mese. Per chi non presentava l’Isee, l’importo minimo garantito era di 1.500 euro annui, come per l’assegno unico universale. Il contributo, valido per 11 mesi all’anno, non poteva superare l’importo della retta mensile pagata.Le novità per il 2025La legge di bilancio 2025 porta con sé due novità principali. Prima di tutto, viene innalzato l’importo del bonus per i nuovi nati. In secondo luogo, viene eliminato l’obbligo di avere un altro figlio minore di 10 anni per accedere al contributo: dal 2025, quindi, tutte le famiglie con un Isee fino a 40.000 euro potranno beneficiare del bonus per i nuovi nati.L’importo del bonus varierà in base alla fascia di reddito familiare, come segue: le famiglie con un Isee fino a 25.000 euro riceveranno un massimo di 3.600 euro all’anno, pari a circa 327 euro al mese. Lo stesso importo massimo, di 3.600 euro annui, sarà riservato alle famiglie con un Isee compreso tra 25.001 e 40.000 euro. Per le famiglie con un Isee superiore ai 40.000 euro, invece, il contributo mantiene il limite massimo di 1.500 euro l’anno, ovvero circa 136 euro al mese. Inoltre, dal prossimo anno, l’importo percepito come assegno unico universale non rientrerà nel calcolo dell’Isee, rendendo il bonus più accessibile per alcune famiglie.Come funziona e chi può richiederloIl sostegno può essere richiesto fino al compimento del terzo anno di età del bambino (anche per bambini adottati). L’erogazione è gestita direttamente dall’Inps e copre i mesi di frequenza dell’anno in corso. Qualora il bambino compia 36 mesi nel corso dell’anno, il bonus viene erogato solo fino al mese di agosto. Se il bambino non può frequentare il nido per gravi patologie croniche, la misura può essere richiesta per attivare un servizio di assistenza a casa.Per richiedere il bonus, il genitore deve essere residente in Italia e possedere uno dei seguenti requisiti: cittadinanza italiana o UE, permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo, status di rifugiato o protezione sussidiaria. Il richiedente deve essere il genitore che sostiene le spese per la retta del nido. Qualora le rette venissero pagate alternativamente dai genitori, ciascuno può presentare la domanda per le mensilità corrisposte.Tempistiche e modalità di presentazione della domandaLa domanda per il bonus va presentata entro il 31 dicembre dell’anno in corso. È necessario specificare se il bambino frequenta un asilo pubblico o privato e, nel caso di asilo privato, indicare anche nome, codice fiscale e autorizzazione dell’istituto. La domanda si presenta solo online, accedendo al sito dell’Inps con Spid, Cie o Cns. Durante la compilazione, si può scegliere la modalità di accredito del contributo (bonifico, conto corrente, carta prepagata o libretto postale con Iban). La documentazione di avvenuto pagamento della retta, come ricevute o fatture quietanzate, va allegata mensilmente per ogni mese per cui si richiede il rimborso. LEGGI TUTTO

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    Tfs: come funziona per i lavoratori del pubblico impiego

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    Una sorta di indennità “liquidazione” che viene corrisposta una tantum ai lavoratori, una volta cessati dal servizio.Il trattamento di fine servizio (Tfs) rappresenta una voce fondamentale sulla busta paga del dipendete che viene accumulata, mese per mese, ed a cui potrà accedere , salvo alcune eccezioni, solo al termine della propria attività alle dipendenze della pubblica amministrazione.Se per molti aspetti si tratta di una prestazione simile al Tfr (Trattamento di Fine Rapporto), ci sono delle differenze importanti relativamente ai destinatari e alle modalità di calcolo.Entriamo più nel dettaglio.A chi spetta e quali differenze con il TfrIl Trattamento di fine servizio spetta solo ai lavoratori del pubblico impiego. Questa è la prima grande differenza con il Tfr che invece coinvolge anche i lavoratori del comparto privato.Inoltre, occorre evidenziare che ci sono anche delle distinzioni tra gli stessi dipendenti del settore pubblico in quanto il Tfs viene erogato solo a coloro quali risultino nei ruoli della pubblica amministrazione con contratto a tempo indeterminato prima del primo gennaio 2001 mentre, se l’assunzione dovesse essere avvenuta successivamente a tale data si troverà in regime di Tfr.Rispetto al Tfr ci sono differenze anche relativamente al calcolo dell’ammontare totale che spetterà agli aventi diritto.Per il trattamento di fine rapporto viene calcolata parte delle somme delle retribuzioni lorde annue (comprese tredicesima ed eventuale quattordicesima che viene diviso per 13,5 e sottratto dai contributi Inps(0,5%); infine la somma deve essere rivalutata con gli indicatori Istat di ciascun anno.Il Tfs, invece, si calcola solo sull’ultima retribuzione annua percepita dal dipendente pubblico; difatti si prende l’80% di un dodicesimo dell’ultima retribuzione annua moltiplicata, poi, per gli anni di servizio prestati.Come si compone e come si calcolaComplessivamente, il Tfs si compone di più voci per diverse categorie e, nello specifico:indennità di buonuscita, che riguarda i dipendenti civili e militari dello Stato;indennità premio di servizio, riguardante, invece, i soli dipendenti del comparto degli enti locali e della sanità;indennità di anzianità, per i dipendenti del parastato.Come anticipato, l’importo è pari all’80% di un dodicesimo dell’ultima retribuzione annua moltiplicata per gli anni di servizio; si considera come anno intero la frazione di anno superiore a sei mesi. LEGGI TUTTO

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    Stellantis preferisce Berlino a Roma

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    Manovre e contromanovre di Stellantis in Europa per dare un futuro, in questo mercato, alle auto cinesi del partner Leapmotor. Peccato che della possibilità di produrre uno dei modelli previsti in una fabbrica italiana non se ne parli più, anche da prima che l’Ue varasse i dazi contro le vetture elettriche importate da Pechino. E se a Tychy, in Polonia, nell’ex impianto di Fca è in corso la produzione della piccola a batteria T03, con componenti spediti dalla Cina, su dove realizzare il secondo modello, il Suv B10 sempre elettrico, è in corso una riflessione dettata, come sembra, dallo stop del governo cinese di investire nei Paesi che hanno detto sì ai dazi. Ne parla, citando fonti bene informate, l’agenzia Reuters e i candidati a ricevere la linea del Suv, al posto di Tychy, sarebbero il sito di Opel, a Eisenach, in Germania, e quello di Trnava, in Slovacchia. Non a caso due Paesi (gli altri sono Ungheria, Malta e Slovenia) che hanno votato contro la tassa anti auto elettrica dalla Cina. La produzione del Suv B10, comunque, è prevista non prima di un anno, e da qui al prossimo ottobre 2025 può succedere ancora di tutto. Stellantis detiene il 51% di Leapmotor, su cui ha investito 1,5 miliardi, e nelle intenzioni dell’ad Carlos Tavares c’è il tentativo di creare un feeling tra modelli cinesi elettrici competitivi nel prezzo e il complesso mercato europeo.Tempo fa, nell’epoca pre dazi aggiuntivi, era stata ipotizzata un’opzione italiana per Leapmotor, ma i cinesi avevano subito tirato in ballo i costi di produzione troppo alti. Da parte sua, comunque, il governo si è sempre dichiarato pronto a intervenire con sostegni agli investimenti e lo stesso senior advisor di Byd per l’Europa, l’ex top manager di Fca, Alfredo Altavilla, ha di recente elogiato l’iniziativa in questa direzione di Palazzo Chigi, che però ora si scontra con l’imposizione dei dazi.Intanto, negli Usa continua l’emorragia di occupati in casa Stellantis. Ai 1.100 dipendenti licenziati della fabbrica Jeep di Toledo (Ohio) si aggiungeranno, a inizio 2025, altri 400 lavoratori, tutti iscritti al sindacato Uaw, presso un magazzino nella parte Est di Detroit. Altri 1.100 tagli erano stati annunciati un mese fa per il sito di Warren, nel Michigan. Resta da capire quale sarà la reazione del rieletto presidente Donald Trump che ha già lanciato un avvertimento all’ad Tavares nel caso volesse trasferire produzioni dagli Usa in Messico. La contromossa sarebbe il via a dazi al 100% sui veicoli importati dal Paese centroamericano. LEGGI TUTTO

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    Asse Intesa-Blackrock per il trading online

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    Intesa Sanpaolo prepara lo sviluppo del suo business di gestione patrimoniale digitale anche in Europa. In collaborazione con Blackrock, che fornirà prodotti di investimento e supporto nello sviluppo, entro la metà del 2025 sarà operativa una nuova piattaforma digitale che inizierà la sua attività in Belgio e Lussemburgo per poi espandersi in una fase successiva verso altri mercati europei.«Questo accordo è stato il commento di Carlo Messina (in foto), amministratore delegato di Intesa Sanpaolo si inserisce perfettamente nella nostra strategia basata sulla crescita delle attività di Wealth Management e sullo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche. Grazie alla collaborazione con BlackRock potremo ampliare la nostra clientela a livello europeo, offrendo soluzioni all’avanguardia». Si tratterà di un servizio che rimanda a quanto già fatto per l’Italia fin dall’ottobre del 2022, quando la controllata Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, guidata dall’ad Tommaso Corcos, aveva lanciato Fideuram Direct, piattaforma digitale in grado di operare direttamente sui mercati finanziari. La nuova società – sempre nel perimetro di Fideuram – guarderà prevalentemente a un target digitalmente evoluto e affluent, vale a dire con un patrimonio dai 200mila euro in su (da 500mila diventa private). Il cliente potrà fare trading direttamente dalla piattaforma e in autonomia, accedere anche ai prodotti d’investimento di Blackrock e richiedere, qualora lo volesse, la consulenza personalizzata di un team di professionisti dedicati. LEGGI TUTTO

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    Eni in luna di miele con i fondi Eip sale al 10% di Plenitude

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    Alleanza sempre più forte tra Eni e i fondi di private equity per lo sviluppo delle società satellite del gruppo, Plenitude ed Enilive in testa.Energy Infrastructure Partners (EIP) ha puntato altri 209 milioni in Plenitude, il gruppo dell’energia rinnovabile del Cane a sei zampe. L’operazione – che sarà realizzata attraverso un aumento di capitale riservato – segue l’impegno da 588 milioni versati lo scorso marzo per il 7,6% del capitale, e fa lievitare l’impegno del fondo svizzero in area 800 milioni per una quota del 10% circa.L’operazione riconosce un equity value di Plenitude di circa 8 miliardi e un valore d’azienda di oltre 10 miliardi. Ma soprattutto arriva poche settimane dopo l’ingresso da 2,9 miliardi (per il 25%) dell’americana Kkr in Enilive, la società in cui Eni ha concentrato i servizi per la mobilità del futuro, incluse stazioni di rifornimento e le auto rosse in sharing di Enjoy.Gli accordi rafforzano il modello satellitare ideato e voluto dall’amministratore delegato Claudio Descalzi che prevede una serie di società indipendenti a valle di Eni, il cui sviluppo e la cui crescita prevedono co-finanziatori eccellenti e investitori di lungo periodo. «È un altro segno tangibile della solidità del nostro modello di business. Negli ultimi anni Plenitude è cresciuta superando i propri obiettivi strategici, così come riflesso nei risultati, con un ebitda aumentato costantemente dai circa 600 milioni di euro del 2021 a un miliardo di euro atteso quest’anno», ha detto l’ad di Plenitude Stefano Goberti spiegando che questo ulteriore aumento di capitale «rafforza la struttura finanziaria» di Plenitude e «apporta nuove risorse a supporto delle sue attività».Dal fronte Eni (+0,5% ieri in Borsa) il chief transition & financial officer Francesco Gattei ha spiegato che Plenitude è «un pilastro della nostra strategia di transizione energetica con l’abbattimento delle emissioni legate al consumo dei nostri prodotti. Abbiamo intrapreso un percorso virtuoso di creazione di business low e zero carbon che attraggono investitori rilevanti, crescono e si sostengono in modo autonomo. Crediamo che questo sia il modo di affrontare la transizione». LEGGI TUTTO