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    Agrigento Capitale della Cultura 2025, Mattarella: “La nostra ricchezza è nella pluralità”

    “Dobbiamo ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme: lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta”, ha detto il capo dello Stato al teatro Pirandello della città siciliana. “La tecnologia pretende talvolta di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio”, ha ricordato

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    “Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità”. A dirlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025 al teatro Pirandello. “Dobbiamo ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme. Lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre regioni del pianeta”, ha aggiunto il capo dello Stato. Che infine ha ricordato come la tecnologia “prentenda, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà”.

    L’intervento di Mattarella

    “Saluti e auguri che si estendono a quanti, sul territorio, saranno impegnati negli eventi in programma. Tra di essi, ai lampedusani. Concittadini, che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea. Espressione di cultura solidale”, ha detto in apertura il capo dello Stato. “Natura, storia, cultura sono elementi del nostro patrimonio genetico. Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità. Nella sua bellezza molteplice. A fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le 100 capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità”, ha sottolineato. Si tratta di un “tesoro da investire per il domani dei nostri figli. Tante realtà, nelle Regioni d’Italia, detengono inestimabili risorse, numerose rischiano di deperire senza cura adeguata”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Caso Visibilia, Santanchè a processo: “Se Meloni mi chiederà passo indietro, lo farò”

    La ministra del Turismo è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla. Stiamo parlando del niente”, ha commentato in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”

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    La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia, il gruppo che ha fondato e che poi ha lasciato nel 2022 dismettendo cariche e quote in vista di un ruolo istituzionale nel governo di Giorgia Meloni. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla, tranquillissima. Non sono agitata, continuo a lavorare, a fare le cose che devo fare… Stiamo parlando del niente”, ha commentato la senatrice di Fratelli d’Italia in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. Il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani ha ribadito: “Non c’è alcuna richiesta di lasciare”.

    Santanchè: “Processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”

    Riguardo alla sua Visibilia srl, Santanchè ha spiegato che “non è fallita, è sul mercato e qualunque imprenditore interpellato direbbe che questa roba non esiste”. Quello che le viene attribuito, ha aggiunto, è “un reato valutativo, una questione molto tecnica e tutta basata su perizie per la quale ero già stata archiviata nel 2018”. Ma alla ministra sono chiare le “implicazioni politiche”. “Su questo reato qua sono molto serena – ha detto sempre al Corriere -. Poi è chiaro che io sono una donna di partito, non faccio le cose a dispetto dei santi. Aspetto le valutazioni. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. “Il governo si è compattato, sono usciti in mia difesa Salvini, Tajani, tutta la Lega, Forza Italia, Noi moderati e persino Renzi, che di solito ce ne fa di tutti i colori. Sono tranquilla, conosco la vicenda nel merito e so che non mi porterà a una condanna. È un processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”, ha aggiunto. E ancora: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita, non mi ha chiamata, immagino che abbia tante cose importanti da fare…”. LEGGI TUTTO

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    Come finirà la guerra Meloni-Salvini sul Veneto? Ecco il possibile scenario

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNulla è stato ancora deciso. O almeno così assicura Giorgia Meloni che però lascia trapelare,con la consueta astuzia, un messaggio che è anche una minaccia: la candidatura di Fdi in Veneto è «un’opzione» . Che la Presidente del Consiglio abbia puntato a conquistare una delle due Regioni simbolo della Lega (l’altra ovviamente è la Lombardia) non è un mistero per nessuno, tantomeno per Matteo Salvini e Luca Zaia che continua a perorare la causa del terzo mandato. Prospettiva, questa sì, che per Meloni non è in campo neppure come ipotesi.Questione di geometrie variabiliNiente di personale nei confronti di Zaia, ovvio. E’ questione di geometrie politiche. Quest’anno oltre al Veneto vanno al voto anche Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta. L’obiettivo minimo è oltre alla conferma delle Regioni già in mano al centrodestra, la conquista di uno dei governi regionali del centrosinistra. Gli occhi sono puntati sulla Campania di Vincenzo De Luca che sta conducendo la sua battaglia personale per il terzo mandato (il Pd non lo appoggia). Il Consiglio dei ministri – assente Salvini – ha impugnato la legge regionale campana che consentirebbe al Governatore uscente di ripresentarsi e così facendo ha messo la parola fine anche alla ricandidatura di Zaia, avanzando parallelamente quella di uno dei suoi Fratelli.Loading…La rabbia leghistaUn posto in prima fila nella Regione che è stata la culla dell’autonomismo e che assieme alla Lombardia è la roccaforte del Carroccio. Privarsene, abdicare in favore del partito della Premier potrebbe tradursi in una perdita di potere e di consensi irreversibile. Insomma qui non c’è in ballo la sopravvivenza di Zaia ma della stessa Lega. Ecco perché è esplosa unanime la rabbia leghista, con un fragore che ha scosso non solo i veneti ma l’intero Nord. Salvini – nel Consiglio federale di giovedì 16 – ha cercato di ricompattare le fila schierandosi con Zaia e con gli altri governatori («squadra che vince non si cambia») in nome del buon governo e si dice certo che alla fine si troverà un’intesa.Il boccino è nelle mani della premierLo ripetono in tanti in queste ore anche dentro Fdi. Il boccino ora è nelle mani della Premier. Zaia ha minacciato apertamente di essere pronto a sostenere la corsa in solitaria della Lega, guidando una serie di liste” venetiste” che secondo alcuni sondaggi potrebbero raggiungere il 40% nonostante alle europee Fdi abbia preso il triplo dei voti del partito di Salvini. Ma non è questo che fa essere prudente Meloni. La sua priorità oggi (e anche domani e dopodomani) è mantenere salda la maggioranza di governo. E’ grazie a questa solidità, che si traduce in affidabilità, che ha conquistato passo dopo passo un rapporto privilegiato con i vertici europei e con gli Stati Uniti. Rapporto che si sta rafforzando ulteriormente con il secondo mandato a Bruxelles di Ursula von der Leyen e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Un capitale politico che non vuole mettere a rischio.L’obiettivo della premier: guidare il Governo più longevo della storia repubblicanaNessuno ha capito cosa la Premier abbia in mente. Neppure nel suo inner circle. Meloni finora ha sempre messo la tattica a servizio della strategia. E nulla dirà certo prima del Congresso della Lega che si terrà a marzo. Per la Presidente del Consiglio è infatti fondamentale che il suo alleato non imploda. Solo dopo si parlerà delle prossime candidature. E’ un equilibrio complesso ma necessario per proteggere quello che resta il suo vero obiettivo: guidare il Governo più longevo della storia repubblicana. Il Veneto, con tutto il suo carico di orgoglio autonomista, può aspettare. LEGGI TUTTO

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    Sardegna, decadenza Todde: Giunta per le elezioni attenderà il pronunciamento del tribunale

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaI tempi per valutare la decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde saranno molto lunghi. Il primo passaggio istituzionale, ossia quello della Giunta per le elezioni istituita nel Consiglio regionale, ha preso una decisione: il pronunciamento avverrà solamente dopo l’esito definitivo del ricorso che la presidente presenterà al tribunale ordinario. Che significa Cassazione. Una decisione che allunga i tempi relativi proprio all’ordinanza di ingiunzione di decadenza che la Commissione di garanzia elettorale regionale istituita presso la Corte d’Appello di Cagliari, ha comminato alla presidente della Regione per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali del febbraio 2024 quando ha vinto le consultazioni contro l’ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu per poche migliaia di voti.Le contestazioni Alla presidente della Regione, in 10 pagine, vengono contestati la mancata nomina del mandatario, la mancata apertura di un conto corrente dedicato e la mancata rendicontazione.Loading…Punti al vaglio dei legali della governatrice al lavoro per la preparazione degli atti necessari per presentare opposizione ai provvedimenti: la sanzione da 40 mila euro e l’ordinanza ingiunzione di decadenza.La Giunta per le elezioniL’attività della Giunta per le elezioni, che si è istituita nella prima seduta e poi si è aggiornata, attenderà, quindi, l’esito del ricorso che potrà arrivare sino al pronunciamento della Cassazione, con tempi che non saranno certo brevi. Anche perché, nel frattempo, spuntano ipotesi di ulteriori ricorsi. Uno è quello relativo a un eventuale passaggio al tribunale amministrativo, quindi Tar e Consiglio di Stato. Un altro percorso, e l’ipotesi è al vaglio dei giuristi, riguarda l’eventuale ricorso alla Corte Costituzionale in materia di legge elettorale. Passaggi che, oltre a dirimere una matassa abbastanza complicata, avrebbero l’effetto di dilatare i tempi in maniera esponenziale arrivando, ipotizzano in Consiglio regionale, anche alla fine della legislatura. Perché solamente in presenza di un giudizio definitivo la Giunta per le elezioni proseguirà la pratica trasferendo poi la palla al Consiglio regionale che dovrà pronunciarsi.Giunta regionale al lavoroLa presidente della Regione, intanto, prosegue la sua attività di governo ma non mancano le polemiche. Dai banchi dell’opposizione si fa notare che l’esecutivo viaggia con «una spada sulla testa senza la giusta serenità». Di certo all’orizzonte i sono parecchie vertenze da affrontare. Dal problema della sanità, con la riforma che l’esecutivo vorrebbe affrontare, a quelle industriali cui è legato il sistema produttivo del polo metallurgico di Portovesme. LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, Lega: “Sintonia tra Salvini e Zaia. Squadra che vince non si cambia”

    Nella nota emessa al termine del Consiglio federale del partito, si legge che il Veneto “è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale”. Donzelli (FdI): “I limiti ai mandati nelle elezioni dirette esistono in molte democrazie. Ne parleremo, ci confronteremo. Anche su eventuali nuove candidature”. Sala (Pd): “Sindaco per un terzo mandato? Mai dire mai”

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    La Lega fa quadrato intorno a Luca Zaia, il governatore del Veneto che si è scagliato contro la normativa sul terzo mandato (CHE COS’È) che gli impedisce di candidarsi nuovamente alla guida della Regione. Oggi, al termine del Consiglio federale del partito, è stata diffusa una nota secondo cui ci sarebbe totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra il leader Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero Consiglio federale. Il Veneto – si legge ancora – è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. E dunque per la Lega, squadra che vince non si cambia. Al vertice, oltre a Salvini, erano presenti i suoi vice Claudio Durigon, Alberto Stefani e Davide Crippa e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e quello delle Autonomie, Roberto Calderoli. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, in particolare, ha sottolineato che la “Lega è assolutamente con Zaia” e, interpellato sulla possibilità di concludere un accordo con gli alleati, ha detto che “sì, si trova, si trova”.

    Romeo: “Lega vuole tenersi ‘sue’ regioni”

    Il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha detto che “è stato un Consiglio federale dove all’unanimità la Lega, essendo un partito del territorio, giustamente si vuole tenere le regioni dove governa, il buon governo… E poi è interesse della Meloni, alla fine, trovare una soluzione soddisfacente che faccia sì che alleati leali e collaborativi siano soddisfatti”.
    L’attacco di Zaia sul terzo mandato
    Il caso del terzo mandato, che già era stato sollevato dal governatore dem della Campania Vincenzo De Luca, è scoppiato nella maggioranza dopo il duro affondo di Luca Zaia. L’attuale presidente del Veneto ha infatti detto che “è un’anomalia tutta nostra” il limite imposto dalla legge. “Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”. E ancora: “È umano e comprensibile che ogni partito avvicinandosi alle elezioni accampi dei ‘desiderata’. Che FdI, o FI, chiedano di aver parte in questa partita non lo trovo un reato di lesa maestà ma si tratta di capire il punto di caduta. Penso che noi abbiamo governato bene, ma se non sono d’accordo ce lo dicano che non l’abbiamo fatto, ma allora le strade si separeranno”, ha precisato Zaia. “È impensabile che arrivi qualcuno inamidato, calato dall’alto e dica ‘sono io il candidato’. Questo creerebbe tensioni”.
    Nevi (FI): “Due mandati per i governatori sono sufficienti”
    Le posizioni tra le forze che sostengono il governo Meloni, però, non sono univoche. Il deputato e portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, sul caso del Veneto ha spiegato a Rai Radio1, che “non diciamo sì o no a Zaia, il dibattito è sul terzo mandato, noi pensiamo che due siano più che sufficienti per fare il lavoro necessario. Tosi? Proposto alla coalizione, non lo abbiamo candidato”.

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    Donzelli (FdI): “Limite mandati in molte democrazie”

    L’attacco di Zaia ha scosso la maggioranza, e del caso ha parlato anche il responsabile nazionale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. L’esponente del partito di Giorgia Meloni ha detto al Corriere della Sera che “il centrodestra è e rimarrà compatto. Il tema del terzo mandato sarà affrontato a tempo debito, chiaro che non può essere che ogni regione si faccia la sua legge. I limiti ai mandati nelle elezioni dirette esistono in molte democrazie. Ne parleremo, ci confronteremo. Anche su eventuali nuove candidature. Detto ciò, noi non abbiamo mai posto l’interesse del partito avanti a quello della coalizione. Ed è un fatto che mai ci sia stato un nostro candidato negli ultimi anni in una regione del Centro Nord e del Nord. Non sarebbe così assurdo se si individuasse una persona espressione di FdI”.
    Sala (Pd): “Terzo mandato da sindaco? Mai dire mai”
    Il tema del terzo mandato, comunque, agita le acque anche in casa Dem: dopo il caso di Vincenzo De Luca, è intervenuto anche il sindaco di Milano. Giuseppe Sala parlando con Rtl si è detto favorevole al terzo mandato sia per i governatori sia per gli stessi sindaci. Ai giornalisti che gli hanno chiesto poi se rimarrebbe per un terzo mandato, Sala ha detto di essere “un cultore dei film di James  Bond” e che “ce n’è uno dal titolo ‘Never say never again’, cioè ‘mai dire mai'”. LEGGI TUTTO

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    Separazione carriere magistrati, primo via libera alla Camera. Cosa prevede la riforma

    Introduzione
    È arrivato il primo via libera in Parlamento alla riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati. La Camera dei deputati ha infatti approvato in prima lettura il testo con 174 voti a favore, 92 voti contrari e 5 astenuti. Oltre alla maggioranza, hanno votato a favore Azione e +Europa mentre Italia viva si è astenuta in quanto, pur concordando con la ratio della riforma, si è detta contraria al sistema del sorteggio per i componenti laici e togati dei due Csm. 

    Si tratta in ogni caso del primo passaggio necessario all’approvazione definitiva del disegno di legge: essendo infatti una riforma costituzionale, sono necessarie quattro approvazioni conformi da parte dei due rami del Parlamento (due alla Camera, due al Senato). Inoltre se nelle ultime due letture il testo non sarà approvato con una maggioranza di due terzi in entrambe le Aule, sarà necessario il referendum confermativo. La riforma modifica il Titolo IV della Costituzione con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti.  LEGGI TUTTO

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    Salvini blinda Zaia sul terzo mandato: «Squadra che vince non si cambia»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaÈ un messaggio perentorio – “via il vincolo del terzo mandato” – quello che la Lega ha mandato al Governo da Palazzo Balbi, sede della presidenza della Regione Veneto. Perchè, continua a ripetere Luca Zaia (al momento non ricandidabile in base alla legge nazionale) la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra». E il governatore del Veneto ha voluto puntualizzare: «Non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato. Ma con lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei. Darei una risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo».Intanto Salvini blinda Zaia. Nel pomeriggio di giovedì 16 gennaio si è svolta una riunione del Consiglio federale della Lega. L’incontro, che è durato circa due ore, si è tenuto a Roma e a distanza via Zoom. Presente il segretario Matteo Salvini e, fra gli altri, i suoi vice Claudio Durigon, Alberto Stefani e Davide Crippa e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e quello delle Autonomie, Roberto Calderoli. «Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia», si legge in una nota del partito divulgata al termine dell’incontro.Loading…Diverso lo schieramento politico ma identica l’ambizione del governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche lui intenzionato a correre per un terzo mandato malgrado il mancato appoggio del suo partito (il Pd) a una sua ricandidaturaLa legge nazionale del 2004 con il tetto dei due mandatiNel 2004, quando, con il governo di centrodestra, ci fu l’approvazione della legge sull’elezione dei presidenti di regione, si decise di copiare direttamente la normativa che regolava l’elezione diretta del sindaco. E questa prevedeva il tetto dei due mandati. Tutti, all’epoca furono d’accordo. In questo modo si scrisse ’un principio secco’, non generico, che è di fatto auto-applicativo. Cioè entra in vigore dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie che prevedano l’elezione diretta, ossia tutte, visto che nessuna ha fatto una scelta diversa in deroga. E il principio è stato ritenuto talmente valido che è stato persino inserito nella proposta di riforma del Premierato. Anche se in Veneto nel 2012 la prima giunta guidata da Luca Zaia ha approvato una legge elettorale regionale che, inserendo il limite dei due mandati, con una norma transitoria ha previsto che tale limite si applicasse esclusivamente agli incarichi ricoperti dopo l’approvazione della legge stessa. Ecco perché nel 2020 Zaia si è potuto ricandidare in Veneto (dove la prossima tornata elettorale è prevista a fine anno) per un terzo mandato.Il ricorso del governo contro la legge campanaUna strada simile è stata intrapresa dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che vorrebbe ricandidarsi di nuovo, alla luce della recente normativa regionale in base alla quale la conta dei due mandati comincia da quando la Regione recepisce la legge nazionale. Ma questa storia del “recepimento”, anche a detta di molti costituzionalisti, non reggerebbe visto che il principio essendo secco è entrato immediatamente in vigore senza che si debba recepire e il divieto di un terzo mandato consecutivo è direttamente auto applicativo. Il Governo ha così presentato ricorso contro la legge regionale della Campania confidando in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale. LEGGI TUTTO

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    Nuova tessera Psi dedicata a Bettino Craxi, Maraio: “Riportarlo a sinistra”

    “Oggi, a venticinque anni dalla scomparsa di Craxi, è maturo il tempo per una nuova stagione. La sinistra socialista e riformista e quella che proviene dal vecchio Pci, quella che ha scelto la via delle libertà e che ha animato le esperienze più significative nell’ultimo trentennio, hanno il dovere di trovare una nuova sintesi, un rinnovato slancio, un percorso di futuro”. Il segretario del Psi, Enzo Maraio, ha scelto di ricordare il passato, la migliore stagione del socialismo riformista, ma soprattutto di proiettarlo nel futuro lanciando da Montecitorio un chiaro messaggio al Pd di Elly Schlein, “che non ha il retaggio ideologico del vecchio Pci”, perché oggi si apra una nuova fase a Sinistra. “Serve – ha chiarito in conferenza stampa – perché solo una sinistra di governo, plurale e garantista, capace di parlare al mondo cattolico e di alzare la bandiera dei diritti civili e sociali, può battere il peggiore Governo delle destre”. 
    La figura di Craxi nella politica
    La presentazione della nuova tessere del Psi, quest’anno dedicata a Bettino Craxi (1934-2000) nel 25esimo anniversario della sua scomparsa ha fornito un’altra occasione per una riflessione approfondita sulla lezione consegnata alla politica e alla storia dallo storico segretario del Psi, il leader da alcuni tuttora definito “l’ultimo vero politico” italiano. Presente in sala buona parte del ‘quartier generale’ di quella stagione politica – dall’ex ministro e braccio destro di Craxi, Claudio Martelli, all’esponente storico della sinistra lombardiana ed ex ministro Claudio Signorile – insieme a diversi simpatizzanti ed esponenti di quella che oggi ama definirsi la “comunita’ socialista” – e Bobo Craxi, figlio del leader, che ha voluto raggiungere i compagni in sala non solo per i saluti del caso ma anche per i ringraziamenti. Un folto parterre, insomma, che ha applaudito convinto al messaggio lanciato da Maraio: “E’ giunto il momento di avviare quella pacificazione a sinistra”, attesa da tempo. “Sara’ un percorso complicato – ha aggiunto – ma bisogna iniziare seriamente e la nostra generazione ha questo dovere”. Oggi “è il tempo della costruzione”, o meglio, della ricostruzione che – lascia intendere Maraio – è possibile e fattibile solo liberandosi da “partigianerie e letture strumentali” e avviando un dibattito serio “per chiudere la stagione dell’odio e delle contrapposizioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Signorile, uno dei protagonisti della ‘svolta’ che porto’ Bettino ai vertici del Psi e del governo, secondo cui senza recuperare la lezione di Craxi e il valore aggregante del socialismo, “la Sinistra resterà confusa, incerta e divisa”. 

    Maraio: riportare Craxi a sinistra
    “Credo oggi (Craxi) possa essere protagonista di una nuova fase e anche oggetto di una nuova riconsiderazione. Ripeto, come leader non soltanto socialista, ma della sinistra socialista e anche di tutti il panorama politico della sinistra italiana”, ha incalzato Signorile. E ancora, “ci auguriamo che da parte del Partito Democratico e anche da altri compagni del centro-sinistra ci sia la stessa disponibilità su temi, proposte e prospettive per rivedere insieme le fasi storiche e rileggere in particolare quella di Bettino Craxi”, ha aggiunto parlando in particolare a “quella sinistra” che “non ha un retaggio comunista non avendolo vissuto in prima persona”. “Penso davvero che insieme possiamo avviare un ragionamento che ricomponga storicamente quella frattura” senza preconcetti e paure perché, ha proseguito, “non chiediamo al partito democratico il regalo di una allocuzione: noi intendiamo riproporre alla politica italiana i valori e le costruzioni e la forza aggregante del socialismo come grande forza che ha attraversato la storia dell’Europa occidentale”. 
    Martelli: operazione truffaldina collocare Craxi a destra
    Mentre nel suo intervento Maraio ha esplicitamente chiesto di “riportare” la figura di Craxi nel Pantheon della Sinistra, culla delle idee e della storia del leader, Martelli puntualizza: “non userei l’espressione ‘riportare Craxi a sinistra’ ma capisco e ne condivido il senso che è quello di non appoggiare l’operazione truffaldina che è quella di ricollocarlo nel centro-destra”. Ricordando la grande storia di Bettino e i valori socialisti – in primis la distanza rispetto al populismo e al giustizialismo – Martelli evidenzia come l’attualità politica (a partire dal dibattito sulla separazione delle carriere) offra numerosi “spunti” per capire se la Sinistra è veramente maturata. Le riforme insomma, dovrebbero essere a suo avviso un terreno di unione tra le forze della Sinistra. “Il giustizialismo è insopportabile”, ha tagliato corto l’ex ministro. E poi, pur senza voler giudicare il governo attuale “riconosco che (Meloni) ha fatto anche cose buone – ha affermato – e l’opposizione sbaglia quando si oppone a tutto perché così facendo perde credibilità e influenza: la capacità di distinguere, assieme allo spirito critico e costruttivo è frutto della nostra cultura e della nostra sensibilità (quella riformista)”. “Quando è venuto meno il socialismo, la sinistra tutta è venuta meno…”. E tornando sul tema dell’unità’ a Sinistra, “ci deve essere un terreno sul quale siamo e resteremo uniti: questo terreno deve essere futuro perché non c’é niente di più attuale del messaggio di libertà per tutti che il Socialismo ha storicamente veicolato”. LEGGI TUTTO