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    Conto corrente, recesso unilaterale solo se la banca spiega il perchè

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSoluzione in vista – dopo un tentativo andato a vuoto la scorsa legislatura – per chi si ritrova senza un conto corrente in seguito alla sua chiusura disposta in modo unilaterale dal proprio istituto di credito (nonostante il saldo attivo), e senza la possibilità di aprire un nuovo conto presso altre banche a causa del loro rifiuto causato da segnalazioni interbancarie. Il problema riguarda moltissimi italiani e per questo è «indispensabile» approvare una normativa sul tema, «per un motivo semplicissimo: quello di garantire ai cittadini italiani di avere un conto corrente bancario, ad esempio un conto corrente dove far transitare il proprio stipendio».Diritto soggettivo da tutelare«Stiamo parlando di un diritto soggettivo che deve essere tutelato», spiega Guerino Testa (FdI), relatore delle due proposte di legge in materia all’attenzione in prima lettura della commissione Finanze della Camera. «In qualità di relatore – aggiunge – ho ritenuto opportuno unificare i due testi per metterli al voto» in tempi stretti.Loading…Per le banche «sostanzialmente diventerà più difficile recedere dal contratto di conto corrente in caso di saldi attivi. se non per motivi gravi e documentati», e gli istituti dovranno «innanzitutto documentare il perché la banca recede dal contratto con il proprio correntista» anche in presenza di somme depositate sul C/c, «ovviamente sempre se non ricorrono fatti gravi, come ad esempioil finanziamento al terrorismo».Probabile calendarizzazione il 24-25 febbraioLa riforma, che «sarà calendarizzata per il 24-25 febbraio a meno di slittamenti», risponde ai problemi già sollevati nella passata legislatura. Le criticità riguardano in particolare «l’ipotetico finanziamento al terrorismo e l’antiriciclaggio», ma, conclude Testa, «al netto di queste fattispecie riteniamo che l’italiano possa avere un conto corrente presso istituto bancario dove non ci sia esigenza di chiedere il carnet degli assegni né tanto meno da fare l’accesso al credito né tantomeno avere carte di credito, ma avere anche soltanto una prepagata, e quindi poterla utilizzare in relazione alla propria giacenza». LEGGI TUTTO

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    Mentre rischia la decadenza, Mimmo Lucano pensa a “europeizzare” Riace

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaFare il sindaco di Riace si sta rivelando una missione impossibile. Mimmo Lucano, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria per la gestione dei migranti, oggi europarlamentare e primo cittadino di quello che in tutto il mondo è conosciuto come borgo dell’accoglienza, è costretto a fare i conti con la legge Severino.Sindacatura a rischioLa recente pronuncia della Cassazione, che ha confermato la sua condanna a 18 mesi con pena sospesa per falso (una determina per una richiesta di rimborso mai pagato), rendendo definitiva l’assoluzione disposta nel 2023 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per tutti i reati riferiti alla gestione dell’accoglienza, mette però a rischio la sua sindacatura.Loading…La decadenza secondo la legge SeverinoLa Prefettura sarebbe pronta a determinare la decadenza di Lucano richiamando il comma 1 dell’articolo 10 della legge 190 del 2012, che alla lettera d) specifica: «Non possono ricoprire la carica di sindaco coloro che hanno riportato una condanna definitiva a più di sei mesi di reclusione per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri della pubblica funzione». Un’aggravante, però, che non è mai stata contestata a Lucano.L’avvertimento della PrefetturaNon c’è ancora nulla di ufficiale, ma «il segretario comunale ha ricevuto una telefonata da un dirigente – racconta Lucano – che chiedeva un indirizzo di posta elettronica per inviare degli atti». Un avvertimento? Il dirigente in questione è il viceprefetto Francesco Campolo, proprio quel funzionario che, nel 2017, dopo un sopralluogo a Riace, firmò con i colleghi Pasquale Crupi, Alessandra Barbaro e Maria Carmela Marazzita, una suggestiva relazione per elogiare il sistema dell’accoglienza creato da Mimmo Lucano. Poi, tutto si è ribaltato drammaticamente e il modello Riace che, in quegli anni, faceva scuola in Europa, è stato criminalizzato, alla stregua di un’associazione a delinquere.Cassazione, sussistente il falso per una determina Ma la recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione conferma «la demolizione totale di un impianto accusatorio insussistente, accertando la liceità dell’operato di Lucano – spiega con accuratezza l’avvocato difensore Andrea Daqua -. Lucano ha agito esclusivamente per fini benevoli e senza appropriarsi di un centesimo. La Cassazione ha ritenuto sussistente soltanto la residuale ipotesi di falso riguardante una determina su cinquantacinque, per la richiesta di un rimborso mai erogato. Un fatto quindi privo di incidenza, conseguenza o effetto pratico, visto che Lucano è stato completamente assolto dal reato di truffa a cui quella determina si riferiva. Si tratta, insomma, di una assoluzione ampiamente liberatoria». LEGGI TUTTO

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    Meloni a Parigi, no a formato anti-Trump. «Coinvolgere gli Usa»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaArriva per ultima, quando tutti sono già attorno al tavolo da quasi un’ora. E lascia l’Eliseo senza parlare, nonostante fosse tutto pronto, facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice «interlocutorio», convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei Paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, «al rischio di estensione del conflitto». Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un «formato anti-Trump», anzi: gli Usa lavorano per «giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte». Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i Paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato.Le critiche del vicepresidente VanceLa premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia – e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo – a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader «la più complessa e la meno efficace». Soprattutto senza adeguate «garanzie di sicurezza» per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a «esplorare altre strade» e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento «è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo «lanciato una sferzata» al Vecchio Continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che «analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee». In sintesi, il pensiero della presidente del Consiglio italiana, «non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi».Loading…Il confronto dei prossimi giorniMeloni prima di volare a Parigi incontra prefetti e questori, un appuntamento anticipato ma irrinunciabile tanto da farle varcare il portone dell’Eliseo alle cinque del pomeriggio, senza essere accolta da Macron che la accompagnerà invece alla macchina alla fine, con tanto di baci sulle guance di saluto. Mentre gli altri leader fanno il punto nelle rispettive ambasciate, lei riparte, mantenendo la posa del silenzio che da qualche settimana è calato sul fronte internazionale. Meloni da una ventina di giorni non incontra la stampa, e dalla sua viva voce non si registrano interventi diretti a commento delle politiche annunciate, o attuate da Trump, compresa la spinosa questione dei dazi. Certo, nella convinta solidarietà a Sergio Mattarella dopo gli attacchi russi della scorsa settimana ha ribadito, di fatto, che la posizione dell’Italia rimane a fianco a Kiev. Posizione riaffermata anche nella telefonata con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «Siamo sempre stati convintamente al loro fianco, molto più di altri partner», osservano i suoi. Che probabilmente avranno occasione nei prossimi giorni di confrontarsi con i loro omologhi americani in due diverse occasioni di scambio, il Cpac di Washington che vede la presenza italiana nella delegazione di Ecr, e pure alla riunione dell’assemblea parlamentare della Nato in programma a Bruxelles, dove ci sarà anche una delegazione americana (già in Europa per il vertice sulla difesa che si è appena chiuso a Monaco). LEGGI TUTTO

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    Cattolico con sei figli e due in affido: chi è Pietro Piciocchi, candidato del centrodestra alle comunali di Genova

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città». Con queste parole Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. Le elezioni comunali sono previste per la primavera del 2025 dopo le dimissioni di Marco Bucci, eletto presidente della Liguria lo scorso autunno. «Ho fatto riflessioni interiori dopo quanto è successo con l’elezione del Presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clienterale».Le liste che lo appoggianoL’attuale facente funzioni è sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche.Loading…Assessore e vicesindaco dell’ultima giunta BucciClasse 1977, avvocato civilista, cattolico, sei figli e altri due in affido, è stato assessore e vice sindaco nell’ultima giunta Bucci.Attuale sindaco facente funzioniLa nomina a presidente della Regione di Bucci ha portato il suo vice ad assumerne la carica in attesa delle prossime elezioni comunali, previste per la prossima primavera. Assessore al Bilancio, Lavori pubblici, Manutenzioni, Verde pubblico, Piciocchi ha iniziato la sua carriera politica nel 2017 scegliendo di entrare nella squadra di Bucci.Avvocato specializzato in diritto amministrativo e degli enti localiLaureato in Giurisprudenza, docente di diritto alla Bocconi di Milano, il neo sindaco di Genova ha intrapreso la carriera da avvocato specializzandosi in diritto amministrativo e degli enti locali. Un background fondamentale che gli ha permesso di affrontare i suoi impegni nella pubblica amministrazione legati alle finanze pubbliche e alle opere infrastrutturali. Come assessore al Bilancio, Piciocchi ha lavorato per la riduzione del debito comunale trovando conferme del suo operato con la nomina a vice sindaco, arrivata con la rielezione del sindaco Bucci nel 2022. LEGGI TUTTO

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    Genova, il centrosinistra candida Salis, il centrodestra Piciocchi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSilvia Salis, da una parte. Pietro Piciocchi, dall’altra. La prima per una coalizione di centrosinistra, il secondo per il centrodestra. Diventano ufficiali le due candidature maggiori per il Comune di Genova che andrà al voto in primavera.Salis accetta «con senso responsabilità»Silvia Salis, vicepresidente del Coni, ha già annunciato alla Giunta del Comitato olimpico la sua scelta di accettare la candidatura a sindaco di Genova per il centrosinistra. Genoverse, 39 anni, è stata martellista azzurra, dieci volte campionessa italiana della specialità, sei indoor e quattro all’aperto. «Raccolgo con orgoglio e forte senso di responsabilità la richiesta alla candidatura a sindaca di Genova, alla guida di una coalizione progressista, di centrosinistra, ampia e civica. Ringrazio della fiducia sincera che ho raccolto, nella convinzione di poter avere il privilegio di guidare una squadra plurale e forte, mossa dallo stesso comune di spirito di cambiamento», spiega la candidata. «Il mio impegno inizierà da subito, quartiere per quartiere, per incontrare le genovesi e i genovesi, tornando a mettere al centro esigenze da tempo inascoltate e opportunità da troppo tempo negate. Con questo spirito accetto la candidatura a sindaca di Genova».Loading…Piciocchi: chi ha ricevuto tanto deve restituire«Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città». Con queste parole nell’auditorium dell’Acquario di Genova, dopo aver cambiato la sala per il grande afflusso di persone, Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. «Ho fatto riflessioni interiori dopo quanto è successo con l’elezione del presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clientelare».Botta e risposta sulla residenzaLa campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Genova s’infiamma subito. Tema del contendere la residenza di Silvia Salis, candidata del centrosinistra. «Chi si candida non è residente a Genova non potrà votare, allora diamole presto la residenza» ha dichiarato l’attuale presidente della Regione Liguria Marco Bucci durante l’investitura di Pietro Piciocchi a sindaco per il centrodestra. Pronta la risposta del Pd attraverso il capogruppo in Comune Davide Patrone. «È strano che chi ha fatto il sindaco di Genova fino a qualche mese fa non sappia neanche la residenza dei cittadini genovesi che ha nominato Ambasciatori di Genova nel mondo. Silvia Salis non è residente a Roma, ma è residente a Genova. Bucci e il vicesindaco facente funzioni Piciocchi dicono il falso. Consigliamo a Bucci e Piciocchi di informarsi bene prima di parlare». Negli anni recenti Bucci, che conosce la candidata del centrosinistra Slivia Salis, la nominò ambasciatrice di Genova nel mondo. LEGGI TUTTO

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    Elezioni comunali a Genova, Pietro Piciocchi è il candidato per il centrodestra

    L’attuale facente funzioni del comune ligure è il nome scelto dalla coalizione. La conferma è arrivata poco dopo l’annuncio di Silvia Salis come candidata del centrosinistra. “Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere”, ha detto Piciocchi accettando la candidatura

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    Pietro Piciocchi è il candidato sindaco di Genova per il centrodestra alle prossime elezioni comunali. La conferma del suo nome è arrivata questa mattina durante un incontro stampa del partito, nello stesso giorno dell’annuncio di Silvia Salis come candidata per il centrosinistra. “Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città”. Con queste parole Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, nell’auditorium dell’Acquario di Genova ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. “Ho fatto riflessioni interiori – ha detto – dopo quanto è successo con l’elezione del Presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clienterale”.

    Rixi (Lega): “Piciocchi giovane e capace”

    Pietro Piciocchi è l’attuale facente funzioni del comune di Genova. La sua candidatura è sostenuta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. “Sarà una campagna elettorale in continuità con una amministrazione che ha fatto benissimo. Una persona del territorio che ha vissuto per tanti anni dietro le quinte”, ha spiegato il viceministro Edoardo Rixi, deputato della Lega. “È stato l’uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci. È un modo per premiare il lavoro e le cose che sono state fatte. L’avrei proposto anche se Bucci non si fosse voluto candidare come presidente in Regione. È una persona giovane e capace che vive la nostra città e vive nella città e vive anche i disagi che ci sono quando si fanno le grandi opere”. Fortemente convinto della candidatura anche il partito di Fratelli d’Italia: Piciocchi, ha affermato Matteo Rosso, deputato e coordinatore regionale di FdI, “è un uomo preparato e sempre sul pezzo. Una persona molto seria. Avere una giunta nuova sarebbe devastante per la città”. A ribadire il concetto il coordinatore regionale di Forza Italia Carlo Bagnasco: “L’unione del centrodestra non è formale ma di sostanza. E non abbiamo mai avuto un minuto di titubanza. È una persona straordinaria che ha fatto un lavoro straordinario. Credo che per Genova avere al governo un’altra forza politica sarebbe un danno enorme”.  LEGGI TUTTO

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    Migranti, Meloni: “Determinati a portare avanti il protocollo Italia-Albania”

    “Il governo è determinato a portare avanti il protocollo Italia-Albania: siamo determinati a trovare una soluzione ad ogni ostacolo che appare”. Ad affermarlo la premier Giorgia Meloni intervenendo alla Conferenza dei prefetti e questori d’Italia sulle linee d’indirizzo per le politiche di contrasto all’immigrazione irregolare, alla Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno. Si andrà avanti “non solo perché crediamo nel protocollo ma anche perché rivendichiamo il diritto della politica di governare e il dovere della politica di assumersi le responsabilità” e “sui flussi migratori l’indicazione dalla maggioranza dei cittadini molto chiara: ci chiedono di fermare immigrazione illegale che produce insicurezza mancata integrazione e prima nemica immigrazione illegale”.

    Meloni: “Corte Ue scongiuri rischio di compromettere rimpatri”

    Nel corso del suo intervento, Meloni ha inoltre sottolineato che “sarà importante fare chiarezza” sulle norme sui Paesi sicuri “e che la Corte di giustizia europea scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio non solo dell’Italia ma di tutti gli stati membri dell’Unione europea”. Dire che “appare fragile” l’argomentazione “della supremazia della normativa europea rispetto a quella italiana in base alla quale si disapplicherebbe la normativa italiana sui paesi sicuri” visto che la Germania “rimpatria in Afghanistan senza che questo dai giudici tedeschi sia considerato in contrasto con la normativa europea”, ha aggiunto.
    “Anticipare le nuove regole europee sui Paesi sicuri”
    Sull’immigrazione “ci sono alcune priorità. Il governo continua a ritenere ovviamente necessaria, ormai urgente, una revisione della direttiva rimpatri del 2008, il concetto di paese terzo sicuro. Penso che sia importante anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto di immigrazione e asilo sulla definizione di paese di origine sicuro, anche per fare un po’ chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano”, ha riferito la premier.
    “È finito il tempo del lassismo”
    La presidente del Consiglio ha poi dichiarato che è “finito il tempo della sottovalutazione, del lassismo e dello Stato che si volta dall’altra parte”. “Penso che questo debba essere il tempo della legalità, delle regole, di uno Stato autorevole che sappia dimostrare con i fatti che la legalità e la sicurezza dei cittadini vengono prima di ogni altra cosa”. “Questo è il tempo nel quale i servitori dello Stato possono finalmente riscorprire il valore immenso del lavoro che fanno: grazie a voi per il lavoro che fate ogni giorno”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Migranti, Meloni: «Avanti con protocollo Italia-Albania. La Corte Ue non comprometta i rimpatri»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl Governo non dimentica «l’impegno sulle soluzioni innovative» come «il protocollo Italia-Albania», una soluzione «che è determinato a portare avanti proprio e soprattutto alla luce dell’interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni fa il punto nel suo intervento alla Conferenza dei prefetti e dei questori d’Italia presso la Scuola Superiore Amministrazione dell’Interno. «Noi siamo determinati a trovare una soluzione ad ogni ostacolo che appare non solo perché crediamo nel protocollo ma anche perché rivendichiamo il diritto della politica di governare secondo le indicazioni dei cittadini, il dovere della politica è di assumersi le sue responsabilità, il governo dei flussi migratori è ovviamente una questione sulla quale l’indicazione che arriva dalla maggioranza dei cittadini è molto chiara e i cittadini ci chiedono di fermare l’immigrazione illegale perché l’immigrazione illegale produce insicurezza, mancata integrazione, incapacità di garantire lo stato di diritto e anche perché l’immigrazione illegale di massa è la prima nemica della migrazione legale». In sintesi, «siamo impegnati a ristabilire un principio banale, cioè che in Italia si entra solo legalmente».Urgente rivedere concetto Paese terzo sicuroIn materia di immigrazione vengono ribadite le priorità. L’esecutivo «continua a ritenere ovviamente necessaria, ormai urgente, una revisione della direttiva rimpatri del 2008, il concetto di Paese terzo sicuro, penso che sia importante anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo patto di immigrazione e asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro anche per fare un po’ chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano». A dire di Meloni «anche l’argomentazione della supremazia della normativa europea rispetto alla normativa italiana, in base alla quale si giustificherebbe la disapplicazione della norma italiana sui Paesi sicuri, appare fragile, atteso che per esempio il più grande paese europeo, la Germania, rimpatria migranti afgani in Afghanistan senza che questo sia reputato dai giudici tedeschi in contrasto con la normativa europea». Aggiunge la presidente del Consiglio che «sarà importante su questo fare chiarezza e l’auspicio è che la Corte di Giustizia e l’Unione europea scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia ma di tutti gli stati membri dell’Unione europea».Loading…Una nuova fase in Italia e Ue «In materia di governo dei flussi migratori noi abbiamo lavorato con coraggio, osando, per aprire una fase nuova in Italia e anche in Europa, per disegnare un modello di contrasto all’immigrazione irregolare e di governo dei flussi migratori che si sviluppava sostanzialmente su quattro direttrici: lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani, costruzione di un nuovo modello di cooperazione sviluppo con i Paesi di partenza e di transito dei migranti, promozione di percorsi di migrazione legale concordata e conseguentemente più integrabile, soluzioni innovative per ridisegnare il governo dei flussi migratori». Secondo la premier «diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti è l’unico modo per ridurre il numero delle persone che perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Italia e l’Europa e io penso che questo debba essere il risultato che più di tutti ci si inorgoglisce perché non c’è niente di più importante che salvare una vita umana o strappare quella vita agli artigli della mafia».Drastica riduzione degli sbarchi«Sono quattro direttrici – ha detto ancora Meloni -che ci hanno consentito di registrare gli obiettivi che abbiamo raggiunto: da una parte la drastica riduzione degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale e con questo la diminuzione delle morti in mare, in particolare grazie al crollo delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia e anche la riduzione complessiva degli ingressi irregolari nell’Unione Europea anche su altre volte come la rotta balcanica. Nel 2024 – ha ricordato Meloni – gli sbarchi si sono ridotti del 60% rispetto al 2023 e del 35% rispetto al 2022, però io penso che non sia questo l’unico dato significativo, penso che sia per esempio sia significativo il fatto che l’Organizzazione delle migrazioni ci dice che nel 2024 sulla rotta del Mediterraneo centrale, a fronte di circa 66.000 arrivi, si sono registrati 1.695 morti e dispersi. Nel 2023, con oltre 157.000 arrivi irregolari, i morti e i dispersi sono stati 2.526. Nel 2014, l’anno dell’operazione Mare Nostrum, che come voi sapete nasceva proprio per salvaguardare la vita in mare, si sono contati 3126 morti a fronte di 170 mila arrivi». LEGGI TUTTO