La premier spiega di aver ricevuto un decreto di archiviazione riguardo la vicenda del generale libico scarcerato e rimpatriato in Libia mentre si trovava in Italia, in pendenza di un mandato della Corte Penale Internazionale. Non sarebbe così per gli altri esponenti del governo coinvolti: “Assurdo, esecutivo agisce sotto la mia guida e ha operato correttamente”. Il presidente della Giunta delle autorizzazioni della Camera Devis Dori rende però noto che, al momento, non è pervenuta nessuna carta del dossier
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La posizione della premier Giorgia Meloni nel caso Almasri è stata archiviata dal Tribunale dei ministri. Lo annuncia lei stessa, in un lungo post sul suo profilo X, lamentando le “ingiustificabili fughe di notizie” degli scorsi mesi. Nel decreto, scrive la presidente del Consiglio, si sostiene che “io non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta” di rimpatriare con un volo di Stato il generale libico, ricercato internazionale, mentre era in Italia. Ecco il perché dell’archiviazione. Non sembra però che succederà lo stesso agli altri tre esponenti del governo coinvolti, i ministri della Giustizia e dell’Interno, Nordio e Piantedosi, e il sottosegretario Mantovano: “Desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere” nei loro confronti. Pare dunque, continua il testo, “che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte”. Una tesi “palesemente assurda”, dice Meloni. Il presidente della Giunta delle autorizzazioni della Camera Devis Dori rende noto che, al momento, non è pervenuta nessuna carta del dossier dal Tribunale dei ministri.
Meloni: “Assurdo chiedere giudizio per Piantedosi, Nordio e Mantovano e non per me”
Meloni rivendica che il suo governo “agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata” e tira una stoccata a Conte per il caso Diciotti (“a differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari”). Definisce quindi “assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”. Ribadisce poi “la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani”. Sottolinea di averlo detto “pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati” e promette: “Lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”. Il passaggio è necessario per procedere in via giudiziale: il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, ma serve appunto l’autorizzazione del Senato o della Camera dei deputati.
Cosa succede adesso
Fermo restando che al momento nessun documento per la richiesta sarebbe giunto alle Camere, per Mantovano e Piantedosi, non eletti in quanto mai candidati alle elezioni politiche, la probabile autorizzazione dovrà essere votata al Senato. Per Nordio, che invece è stato eletto, l’eventuale richiesta di autorizzazione giungerebbe alla Camera.
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Il caso Almasri – l’arresto e la scarcerazione
Nijeem Osama Almasri si trovava in Italia quando, il 18 gennaio 2025, la Corte Penale Internazionale spiccava un mandato d’arresto nei suoi confronti per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere sotto il suo comando, secondo i documenti dell’Aia, sarebbero state uccise 34 persone e un bimbo violentato. Il generale era in Europa da inizio gennaio ed era già stato in Belgio, Gran Bretagna e Germania. Il 19 gennaio veniva arrestato a Torino, dove stava per assistere a una partita della Juventus. Due giorni dopo veniva rilasciato su disposizione della Corte d’Appello, a causa di un errore procedurale: si era trattato di un arresto irrituale, perché la Corte penale internazionale non aveva in precedenza trasmesso gli atti al Guardasigilli Nordio.
Il rimpatrio e le indagini a carico di Meloni e della sua squadra di governo
Lo stesso 21 gennaio il comandante libico veniva rimpatriato dall’Italia su un volo di Stato verso Tripoli “per urgenti ragioni di sicurezza, con mio provvedimento di espulsione, vista la pericolosità del soggetto”, avrebbe poi spiegato il capo del Viminale Piantedosi. Mentre le opposizioni insorgono, il governo si dice stupito del fatto che il mandato d’arresto per Almasri fu emesso mentre si trovava in Italia, avendo già attraversato diversi Paesi europei. Nei giorni seguenti emerge che Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano sono indagati “per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri”, come spiegò la premier in prima persona in un video sui social. A Nordio si contesta anche l’omissione di atti d’ufficio.
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