Niente fuochi d’artificio in Piazza Gae Aulenti. Ieri il consiglio di amministrazione di Unicredit, convocato per approvare i risultati del primo trimestre 2025, ha affrontato solo informalmente il dossier relativo all’Ops su Banco Bpm. I conti, che verranno diffusi stamattina prima dell’apertura dei mercati, si annunciano solidi: il consensus degli analisti stima un utile netto oltre i 2,3 miliardi di euro e ricavi superiori ai 6 miliardi. Ma sul tavolo, almeno ufficialmente, non c’era il dossier su Piazza Meda. Secondo quanto si apprende, l’Ops da circa 10 miliardi lanciata da Unicredit sull’istituto guidato da Giuseppe Castagna non è stata affrontata nel board di ieri, anche perché non inserita formalmente all’ordine del giorno della riunione.
Il ceo Andrea Orcel (in foto) riferiscono fonti vicine alla banca aggiornerà il consiglio solo una volta che saranno avvenute, con un qualche esito, le interlocuzioni non ancora avviate con Palazzo Chigi sulle prescrizioni previste nel decreto Golden Power, che hanno posto forti limiti all’operazione. Al momento, il confronto con Roma si sarebbe mantenuto su un piano tecnico, ma non si segnalano aperture significative. Anzi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando sabato in Lombardia, ha ribadito con fermezza che «fino a questo momento sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l’Europa», rimarcando la legittimità delle misure anche di fronte ai rilievi provenienti da Bruxelles.
Le condizioni poste dal governo rendono oggi molto più difficile per Unicredit trarre i benefici attesi dall’operazione, a partire dalle sinergie industriali inizialmente stimate. I vincoli contenuti nel decreto Golden Power approvato lo scorso 18 aprile tra frizioni all’interno dello stesso Consiglio dei ministri vanno dal mantenimento per cinque anni dell’esposizione di Anima ai titoli di Stato italiani, al divieto di ridurre il loan/deposit ratio delle due banche in Italia, fino all’obbligo per Unicredit di cessare tutte le attività in Russia entro nove mesi. Si tratta di condizioni che inciderebbero sul Cet1 dell’entità combinata e sulla gestione futura.
Per Unicredit, inoltre, la mancata applicazione del Danish Compromise su Anima entrata da poco nel perimetro di Banco Bpm rischia di avere un ulteriore impatto patrimoniale negativo.
Una situazione che, sommata ai nuovi oneri regolamentari, potrebbe far venire meno l’interesse dell’istituto a proseguire. Nessuna decisione formale è stata al momento presa, ma Piazza Gae Aulenti potrebbe scegliere di ritirarsi prima della scadenza del periodo di adesione all’Ops, fissato al 23 giugno.