La complicata relazione politica tra Pd e MoVimento Cinque Stelle salva il campo largo del centrosinistra, almeno per le elezioni regionali di settembre nelle Marche: il leader pentastellato Giuseppe Conte ha dato il via libera alla candidatura dell’eurodeputato dem Matteo Ricci come presidente di Regione, nonostante il suo nome sia tra quelli degli indagati nell’inchiesta ribattezzata Affidopoli. “Chiedergli un passo indietro sarebbe fare di tutta l’erba un fascio. Abbiamo apprezzato che non si sia avvalso della facoltà di non rispondere. Abbiamo apprezzato che abbia risposto con massima puntualità e trasparenza. Se dovessero cambiare questi elementi, e ci fossero fatti sopravvenuti, ne trarremo le conseguenze, li valuteremo”, ha detto Conte in conferenza stampa a Roma. E ha aggiunto: parlare di “alleanza organica” nel centrosinistra “non è possibile per i nostri principi, valori e sensibilità”. Insieme quindi solo nelle Marche. “Ora riprendiamo la campagna elettorale e cambiamo le Marche insieme”, dice Ricci. Gli fa eco la segretaria dem Elly Schlein: “Adesso andiamo a vincere insieme nella Marche”.
Conte: “Chiederemo a Ricci un codice etico per gli appalti”
Conte precisa che il MoVimento chiederà a Ricci “una pubblicazione preventiva, anche negli affidamenti diretti” degli appalti “sul sito della regione, per garantire la massima trasparenza e un codice etico che possa prevenire conflitti di interessi, anche per contrastare norme che sono state introdotte da questo governo”.
Le accuse della magistratura a Ricci
Matteo Ricci al momento è indagato dalla Procura di Pesaro per presunti affidamenti illeciti di eventi e opere pubbliche a due associazioni durante il suo mandato da sindaco di Pesaro. In breve, i pm hanno ipotizzato l’esistenza di un sistema messo in piedi per favorire il suo consenso politico (e l’arricchimento di un collaboratore), parlando di somme coinvolte intorno ai 400mila euro.
Conte: “No ad alleanza organica con Pd”
Nell’annunciare l’appoggio a Ricci, Conte ha però più volte evidenziato che la stessa coalizione non esisterà per forza di cose anche per altri appuntamenti elettorali, chiamando anche in causa “alcuni potentati locali con cui non è possibile lavorare” e ricordando che i Cinque Stelle restano “un movimento di opinione”. Nessuna “alleanza organica” quindi, perché significherebbe “legarsi mani e piedi al di là dei programmi” e perché il MoVimento continua a percepirsi come “una alternativa di governo”.
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I nodi del campo largo Pd-M5s: Sala, la Campania, la Toscana
Il messaggio di Conte ai dem è chiaro ed è accompagnato da esempi concreti. “Ribadisco la richiesta di dismissioni di Sala, non per un avviso di garanzia, ma perché si è rivelato al centro di un sistema che ha dato il via al far west edilizio. E deve dimettersi anche perché con gli uffici del comune hanno confezionato la norma salva Milano, che non solo condonava il far west edilizio ma lo estendeva a tutta Italia per gli anni a venire”, ha detto in conferenza stampa. Poi smentisce che l’ok alla candidatura di Ricci sia legato a un possibile favore al contrario per quanto riguarda le prossime elezioni in Campania: “Se ci fosse un collegamento minimo significherebbe che il M5s fa mercimonio e significherebbe che sono un buffone”. Altro dossier caldo è la riconferma di Eugenio Giani come candidato in Toscana. Da poco Conte si è leggermente ammorbidito, mentre prima il suo era un secco “no”. “In Toscana non imponiamo alcuna soluzione, è in corso una discussione dei gruppi, da parte mia non c’è stato un input per la soluzione, bisogna riflettere e capire se ci sono le condizioni. Questa giunta l’abbiamo contrastata, quindi di fronte allo stesso candidato, entrare in giunta è un sacrificio notevole, bisogna valutare e lo decideranno le condizioni”, ha detto a riguardo.