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Stati Uniti e Cina cercano l’accordo sui dazi. E Confindustria rilancia l’allarme bollette


Un fragile equilibrio tra interessi strategici e minacce inflazionistiche. Si muove su questi assi il nuovo capitolo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, mentre a Ginevra sono iniziati ieri i colloqui di alto livello tra il segretario al Tesoro Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng, che puntano a scongiurare nuove escalation. «Il contatto in Svizzera è un passo importante per promuovere la risoluzione della questione», ha scritto l’agenzia di stampa cinese Xinhua, Poche parole, nessun dettaglio, ma un messaggio chiaro: Pechino cerca una tregua. Intanto, Bessent ha dichiarato che «le aziende svizzere vogliono iniettare negli Stati Uniti 150-200 miliardi di franchi di nuovi investimenti», anticipando una proposta elvetica sui dazi prevista per la prossima settimana. «Grazie alle politiche del presidente Trump ha scritto ieri su X siamo ottimisti sulla velocità dei negoziati».

Ma l’Europa resta sotto pressione. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un appello dal Forum Piccola Industria di Firenze. «Sui dazi mi auguro si riesca a trovare un equilibrio tra noi e gli Stati Uniti, che è il nostro secondo mercato dopo l’Europa», ha detto. Il rischio è tangibile. «L’incertezza sui dazi è un problema. I beni di lusso continueranno a viaggiare, ma la nostra economia vive nell’incertezza e questo è un problema», ha aggiunto. Con un surplus commerciale da 100 miliardi su 626 di export, l’Italia non può permettersi di perdere terreno. «È un problema di tenuta delle nostre imprese», ha rilevato riferendo soprattutto ai costi dell’energia che necessitano di «misure strutturali» perché «con questo gap di competitività riuscire a fare quello che stiamo facendo è da eroi». Una circostanza denunciata da Emma Marcegaglia, presidente e ad di Marcegaglia Investments. «Non si può far finta di non vedere»: in Italia il maggior costo dell’energia «ammazza le imprese», ha detto. Ma, soprattutto, «serve un piano industriale di questo Paese», le ha fatto eco Orsini, una visione almeno «a tre anni» e non ogni anno una «corsa alla legge di Bilancio». Sul fronte monetario, la Bce resta cauta. Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, ha avvertito che «un aumento significativo dei dazi può rafforzare le pressioni inflazionistiche», complicando la politica dei tassi.

«I rischi per l’inflazione nell’area dell’euro sono probabilmente orientati al rialzo», ha aggiunto rimarcando che «un orientamento monetario accomodante sarebbe inappropriato». Per Orsini, l’Europa deve «negoziare seriamente» e allo stesso tempo «cercare alternative» come India, Emirati, Mercosur.

GDeF


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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