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Shell mette nel mirino la British Petroleum. Ma attaccherà solo dopo un calo del titolo


Shell valuta un’acquisizione storica: quella di Bp. Secondo Bloomberg, la major anglo-olandese avrebbe avviato con i propri consulenti analisi preliminari per un’eventuale offerta sulla rivale britannica, in attesa però di ulteriori cali delle azioni Bp e del prezzo del petrolio, condizioni che renderebbero l’operazione più vantaggiosa. Il dossier è ancora in fase iniziale ma segnala un cambio di marcia nelle strategie di Shell, che solo pochi giorni fa aveva ribadito, per bocca dell’ad Wael Sawan (in foto), di preferire il riacquisto di azioni proprie piuttosto che acquisizioni su larga scala.

Il quadro è reso ancora più dinamico dal contesto di mercato: le azioni Bp sono sotto pressione e il petrolio è ai minimi da oltre tre anni. L’Opec+, sotto la guida dell’Arabia Saudita, ha annunciato due aumenti consecutivi della produzione a maggio e giugno per punire i membri che hanno superato le quote concordate, come Iraq e Kazakhstan. Una mossa paradossale in un momento di domanda debole e tensioni globali, che ha già avuto effetti pesanti sui mercati: il prezzo del Wti è passato da 71 a 58 dollari al barile in meno di un mese, una flessione del 18%. L’ultima settimana di contrattazioni ha visto un ulteriore calo del 7%, vanificando ogni residua speranza di rimbalzo.

Questa fase di debolezza ha però conseguenze opposte per le grandi compagnie petrolifere: se da un lato erode margini e fiducia degli investitori, dall’altro può rappresentare un’opportunità per operazioni di consolidamento a basso costo. Shell, con una capitalizzazione quasi doppia rispetto a Bp (149 miliardi di sterline contro circa 80), è oggi in una posizione dominante e potrebbe sfruttare la situazione per rafforzarsi ulteriormente, magari innescando un’operazione che darebbe vita a un colosso in grado di competere con ExxonMobil e Chevron. Ma i rischi non mancano: un’acquisizione di queste dimensioni attirerebbe sicuramente l’attenzione delle autorità Antitrust e richiederebbe una profonda integrazione di due realtà complesse.

Nel frattempo, Bp continua a cercare di recuperare terreno. Il nuovo Ceo Murray Auchincloss ha annunciato un piano di dismissioni per 20 miliardi di dollari entro il 2027, insieme a tagli di spesa e buyback azionari per soddisfare gli investitori, sempre più impazienti. Tra questi figura anche l’attivista Elliott Investment Management, che ha superato il 5% del capitale della compagnia, spingendo per un cambio di strategia e maggiore efficienza.

Il crollo dei prezzi del petrolio, quindi, si intreccia con una partita di potere e strategia che potrebbe ridisegnare gli equilibri del settore energetico europeo. Il settore, insomma, si trova su una faglia in movimento, dove ogni scelta può avere ripercussioni globali.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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