La dottrina economica liberista risolve i molti problemi che lo statalismo crea a piè sospinto. Oggi l’Argentina del presidente Milei lo dimostra al mondo intero. Quando questo pirotecnico politico ha preso in mano il timone di quel grande Paese sapeva bene di dover fare i conti con una situazione interna di gravissimo dissesto. La sua campagna elettorale sorretta da promesse impegnative e radicali veniva premiata da un popolo oggettivamente sfiancato.
In Occidente le sue parole furono per lo più bollate con la solita spocchia. Invece, alla prova dei fatti, Milei ha avuto ragione. La sua ricetta liberista, per molti versi scioccante, sta rimettendo in sesto l’Argentina del peronismo assistenzialista, che ha mandato a gambe all’aria i conti pubblici con tutte le conseguenze immaginabili. La battaglia non semplice per ridurre l’inflazione sta avendo risultati apprezzabili e ciò è una buona notizia soprattutto per le fasce più esposte della popolazione: come noto, inflazione alta uguale incremento dei prezzi del carrello della spesa.
Milei si è mosso con l’obiettivo di tagliare in modo assai significato la spesa pubblica. Lo sta facendo con risolutezza. D’altronde, non poteva certo permettersi interventi timidi la voragine vista la voragine ereditata. La pesantezza dello Stato andava aggredita assestando colpi decisi e così la politica dei tagli ha raggiunto un più che ragguardevole 30 per cento. Il che ha determinato un impatto piuttosto positivo sul Prodotto Interno Lordo (5 per cento).
Insomma, la risolutezza di Milei, innaffiata dalla sapiente cultura liberista, sta lentamente portando fuori l’Argentina da una dramma sociale di enormi proporzioni. La grande stampa occidentale ha colpevolmente sottovalutato le mosse del presidente definito sbrigativamente un pericoloso populista.
Adesso che la realtà dice ben altro i giornali sono costretti a rivedere le proprie posizioni. Come, ad esempio, in questi giorni ha fatto, obtorto collo, il Financial Times. Un clamoroso punto a favore per la tanto vituperata cultura liberista. Che il vento stia cambiando?
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