Nessuna marcia indietro. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri al question time della Camera ha difeso con la consueta energia la decisione del governo italiano di applicare la normativa golden power all’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm, prescrivendo paletti che poi hanno portato l’ad di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, a fare un passo indietro.
Alle obiezioni del parlamentare di +Europa Benedetto Della Vedova, il quale accusava il governo di essere impropriamente intervenuto in dinamiche di mercato che non lo riguardavano, Giorgetti ha risposto citando l’ampliamento della normativa golden power del 2022, che includeva anche il concetto di «sicurezza economica». Il titolare del Tesoro ha poi aggiunto: «Noi non abbiamo difeso una banca», ma agito per «interesse nazionale» attraverso lo strumento «del golden power». Tant’è che il Tar, al quale Unicredit si era appellata contro la rigidità delle prescrizioni, a dire del ministro ha riconosciuto «la correttezza dell’operato del governo» disponendo «solamente il parziale annullamento di taluni aspetti di due delle quattro prescrizioni». I giudici amministrativi, infatti, avevano eccepito sulle tempistiche inerenti la prescrizione di mantenere per cinque anni il rapporto tra impieghi e depositi e del portafoglio di project financing. Sono rimaste intatte le prescrizioni sull’esposizione del portafoglio di Anima ai titoli italiani e sull’addio alla Russia entro 9 mesi. Su quest’ultimo punto, in particolare, ha ribattuto Giorgetti soprattutto quando gli si chiedeva conto della diversità di trattamento tra l’operazione Mps-Mediobanca (sì, senza prescrizioni) e Unicredit-Bpm: «L’operazione di Mps su Mediobanca è diversa da quella di Unicredit su Banco Bpm, per la quale il governo non ha esercitato il golden power perché la banca senese «non svolge attività in Russia e ha un livello di impieghi in Italia superiore a quello» di Piazzetta Cuccia. Il ministro ha inoltre ricordato che la filiale russa di Unicredit ha «investimenti ragguardevoli nel debito sovrano» di Mosca che la espone «a rischio di sanzioni» da parte della Ue che non a caso «è al 18simo pacchetto di misure» verso il Cremlino a causa del conflitto in Ucraina.
Giorgetti, che ha ribadito che il governo risponderà alle obiezioni europee sull’uso del golden power nei termini previsti, ha inoltre risposto a margine a chi gli chiedeva se ora il governo sia pronto a spingere le nozze tra l’istituto guidato da Luigi Lovaglio (in foto) e
quello di Giuseppe Castagna. «Pronti? Queste cose le decide il mercato. Abbiamo un unico strumento che è il golden power, ho spiegato in Aula in cosa consiste, nei limiti che ha definito il Tar», ha tagliato corto il ministro.