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«Riteniamo che gli oltre quattro minuti di intervista al ministro Salvini, imputato nel processo Open Arms, andata in onda nell’edizione delle 20 del telegiornale, abbiano leso uno dei principi alla base del nostro mestiere: l’equidistanza tra i soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci». Lo scrive il cdr del Tg1. «L’informazione del servizio pubblico dev’essere sempre super partes – prosegue – e mai percepita come soltanto di una parte. Ci aspettiamo che, in vista della sentenza di dicembre, altrettanto spazio sia concesso alle parti civili».
Usigrai, «l’intervista a Salvini è propaganda»
«Condividiamo totalmente quanto scritto dal Cdr del Tg1: l’intervista di oltre 4 minuti al ministro Salvini lede uno dei principi alla base del giornalismo: l’equidistanza tra i soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci. Ancora una volta, come denunciato in un comunicato nell’assemblea dei Cdr della Rai lo scorso 17 aprile, il servizio pubblico diventa megafono dei partiti. Quell’intervento in diretta del ministro non è informazione, ma propaganda». È quanto si legge in una nota dell’Usigrai.
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«È evidente che il governo, e in particolare il partito del ministro delle Infrastrutture, non voglia una Rai autorevole e indipendente – prosegue la nota -. Spostare una parte del canone, sempre più consistente, in fiscalità generale vuol dire mettere il guinzaglio all’azienda che da servizio pubblico diventa di tv di stato, soggetta ai diktat dell’esecutivo: dalle nomine alle disastrose scelte di palinsesto di questi giorni, fino alla linea editoriale dei tg. Esattamente l’opposto dei principi sanciti dall’European Media Freedom Act che presto sarà legge».