Gnl e Africa salvano l’Italia del gas dalle incertezze geopolitiche. A due anni dalla grande crisi del gas, si potrebbe riassumere in due parole la rivoluzione italiana che ci mette in sicurezza sul fronte energetico. Un cambio strategico che oggi ci vede a un passo dall’essere totalmente liberi dal gas russo, protagonisti nel Continente africano e obbligatoriamente alla corte del gnl Usa, ma senza dipenderne. Con quali prospettive per i nostri stoccaggi e nell’ambito dei delicati equilibri internazionali? «Partendo dall’assunto che l’Italia resta un Paese in ogni caso dipendente per il 73,5% da altri Paesi, si è nettamente ampliata questa base di fornitori», spiega a il Giornale Raimondo Fabbri, Responsabile Desk Infrastrutture del Centro Studi Geopolitica.info. Questo, in particolare, grazie ai rigassificatori e, da ultimo, ai lavori realizzati in tempi record per ospitare il nuovo terminale di Snam al largo di Ravenna. Con la sua entrata in esercizio, prevista entro il primo trimestre 2025, il Paese raggiungerà una capacità di rigassificazione di 28 miliardi di metri cubi l’anno e sarà in grado di arrivare a coprire l’import dalla Russia, via Tarvisio, prima dell’invasione in Ucraina.
Diventano così cinque gli asset chiave che rafforzeranno ulteriormente la diversificazione delle fonti di approvvigionamento: il gnl via nave potenzialmente può arrivare da ogni parte del mondo senza necessariamente legare il Paese a doppio filo a un solo fornitore. A tendere, potremo quindi avere vari Paesi-partner.
In questo quadro, Ravenna rappresenta un’ulteriore garanzia anche sul fronte degli stoccaggi. «Al momento hanno raggiunto il 98,5%, per 18,7 miliardi di metri cubi, superando il livello medio di riempimento registrato in Europa, pari al 95%», ricorda Fabbri sottolineando come dietro questo obiettivo ci sia stata «una forte coerenza strategica fra il governo Draghi e il governo Meloni».
Il gnl è diventato quindi cruciale e la sua quota si attesta oggi al 25% degli approvvigionamenti di gas del Paese, dall’11% del 2021. Di fatto, tale vettore rappresenta stabilmente la seconda fonte di fornitura di gas dell’Italia dopo quella riferita alle tre pipeline del sud (Mazara del Vallo/Algeria, Melendugno/Azerbaijan, Gela/Libia).
Il 2023, in particolare, ha registrato l’entrata in esercizio, a Piombino, del rigassificatore Italis Lng «che entro la fine dell’anno riceverà la 50esima nave gasiera e che ha portato a 23 miliardi di mc la capacità annua di rigassificazione del Paese», spiega Snam.
«Fin qui, come sistema Italia, abbiamo ricevuto 120 navi nelle diverse infrastrutture, provenienti per la maggior parte da Usa, Qatar, Algeria, ma abbiamo registrato anche carichi dal Congo e dal Mozambico», riferisce una fonte rimarcando come il gnl si sia dunque rivelato «essenziale» per variare l’import: «nel 2024 principalmente da Stati Uniti, Algeria e Qatar, e in misura minore da Egitto, Spagna, Congo e Angola».
Avere gli Usa come partner importante per il gnl potrebbe rappresentare un campanello d’allarme alla luce delle possibili tensioni tra Usa e Ue con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, tuttavia, potrebbe anche essere vero il contrario visto che «l’Europa rappresenta il mercato più grande per le esportazioni di gnl e petrolio degli Usa: nel 2024, il 49% di tutte le spedizioni di gnl è stato diretto verso l’Ue generando per gli esportatori, 30 miliardi di dollari», commenta Fabbri che vede nella fase negoziale sui prezzi tra Stati Uniti e Unione europea uno snodo futuro fondamentale per il nostro sistema energetico.
Oggi, comunque, il primo partner dell’Italia è e resta l’Africa: l’Italia ha siglato, solo fra il marzo 2022 e l’ottobre 2023, ventuno accordi bilaterali. Sotto questo aspetto, quindi, il Piano Mattei è e sarà decisivo.