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    Ucraina, al via la Conferenza sulla ricostruzione a Roma. Presenti 50 tra ministri e capi di Stato e di governo

    Ascolta la versione audio dell’articoloDoveva essere l’appuntamento per dare impulso concreto alla rinascita dell’Ucraina a seguito di una tregua. Ma con il cessate il fuoco che resta lontano, la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si apre giovedì 10 luglio a Roma diventa occasione per il mondo di stringersi attorno a Kiev. E ribadire il pieno appoggio occidentale a Volodymyr Zelensky, giunto con l’occasione in Italia dove alla vigilia della conferenza ha visto prima il Papa e poi Sergio Mattarella che ha ribadito la “ferma posizione” di “pieno sostegno” dell’Italia all’Ucraina, sottolineando che «la sicurezza di Kiev si indentifica con la sicurezza europea».Il leader ucraino sarà quindi accolto alla Nuvola dell’Eur da Giorgia Meloni, con la quale aprirà il vertice romano prima di partecipare da remoto al secondo atteso appuntamento del tandem di sostegno a Kiev: una call dei volenterosi con Emmanuel Macron e Keir Starmer collegati dal Regno Unito, per fare il punto sul tema urgente della difesa dagli attacchi russi, sempre più pesanti su tutto il Paese invaso. Con la partecipazione inedita da Roma anche dell’inviato Usa per l’Ucraina, il generale Keith Kellogg, come a indicare un rinnovato slancio americano a sostegno della lotta di Kiev mentre volano gli stracci tra Trump e Putin.Loading…Oltre alla premier e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, la due giorni romana vede impegnato tutto il governo, pronto ad accogliere a Roma 5mila partecipanti, fra cui circa 100 delegazioni governative e 40 di organizzazioni internazionali – incluse le principali banche di sviluppo – e 2mila aziende e rappresentati di autonomie locali e società civile e oltre 500 giornalisti accreditati che seguiranno i lavori articolati su quattro dimensioni: imprenditoriale, umana; locale e regionale; riforme nel percorso di adesione all’Ue.Partecipano ai lavori 50 tra ministri e capi di Stato e di governo, tra cui la leader della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier polacco Donald Tusk che con Meloni e Zelensky apriranno la conferenza. L’organizzazione parla già di successo, sottolineando che i numeri del vertice romano superano quelli dei precedenti appuntamenti di Lugano (2022), Londra (2023) e Berlino (2024). Ma l’obiettivo vero è quello di annunciare impegni per l’Ucraina in termini di finanziamenti e di nuove intese tali da superare – o almeno eguagliare – gli oltre 16 miliardi di euro di fondi per la ripresa dell’Ucraina incassati l’anno scorso in Germania.Intanto, Tajani alla Camera ha anticipato il lancio giovedì di una nuova misura Simest da 300 milioni di euro a sostegno delle Pmi coinvolte nella ricostruzione dell’Ucraina. «Sostenere Kiev, oltre che un dovere, è una straordinaria opportunità di crescita comune», ha sottolineato il vicepremier. Ma insieme alle auspicate partnership, joint venture e iniziative finanziarie per la ricostruzione del Paese, a tenere banco nelle sale della Nuvola sarà con ogni probabilità anche il sostegno militare all’Ucraina: l’Ue sta valutando l’istituzione di un fondo da 100 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, che potrebbe essere incluso nella proposta per il prossimo Bilancio Ue settennale, stando a Bloomberg. Il Parlamento europeo spinge sulla fornitura di missili Taurus, sui quali resta il veto di Berlino che però sta valutando l’acquisto di altri Patriot da Washington. LEGGI TUTTO

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    Vitalizi, oggi alla Camera la decisione sul ricorso degli ex deputati

    Ascolta la versione audio dell’articoloÈ prevista per la riunione della camera di consiglio del Collegio d’appello di Montecitorio sul taglio dei vitalizi che dovrà esaminare il ricorso di circa 900 ex deputati che chiedono di rivedere la delibera del 2018 voluta dall’allora presidente di Montecitorio ed esponente del Movimento 5 Stelle Roberto Fico che ha tagliato gli assegni.Sentenza in arrivoLa sentenza del collegio (vale a dire il tribunale di secondo grado interno alla Camera, composto anch’esso da cinque deputati ma che ha un ruolo giurisdizionale e non politico) potrebbe arrivare già la prossima settimana. A presiedere l’organismo, vale a dire il tribunale di secondo grado interno alla Camera, è Ylenia Lucaselli (FdI).Loading…Mercoledì 2 luglio si era svolta la prima, lunga udienza che aveva visto sfilare gli avvocati dei ricorrenti: sono ex deputati anagraficamente più giovani di quelli più anziani di età che nel 2022 hanno beneficiato di una sentenza che di fatto ha azzerato per loro la delibera Fico.Vitalizi, oggi la riunione alla Camera sui ricorsi contro il taglio del 2018Photogallery10 fotoVisualizzaLa delibera Fico già azzerata per i più anzianiQuest’ultima stabiliva che il vitalizio – su suggerimento dell’allora presidente dell’Inps Tito Boeri – fosse calcolato con criteri contributivi: in pratica l’assegno veniva ricalcolato sulla base di coefficienti in cui rientravano non solo il monte dei contributi versati, ma anche gli anni in cui si era beneficiato di un assegno. Gli ex parlamentari più anziani si erano visti tagliare improvvisamente l’assegno dall’oggi al domani anche del 90%. In alcuni casi, come quelli di ex deputati centenari non autosufficienti ricoverati in Rsa, si sono verificate situazioni drammatiche.Nel 2022 il tribunale interno della Camera aveva dato ragione a quanti avevano fatto ricorso: il ricalcolo dell’assegno partiva non dal momento in cui era stato erogato agli ex parlamentari il primo, bensì dallo stesso 2022. Il Consiglio di giurisdizione e poi il Collegio d’appello avevano fatto propri il principio costituzionale della legittima aspettativa. LEGGI TUTTO

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    Pier Silvio Berlusconi: «Ius Scholae non è priorità. Discesa in politica? No, per ora»

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa risposta arriva dalla Cina dove è in visita istituzionale il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: sullo Ius Scholae «partita chiusa, tema archiviato, se ne occuperà semmai la sinistra fra trent’anni se vincerà».Sapeva, Pier Silvio Berlusconi, che sarebbero state parole pesanti sull’argomento le sue sullo Ius Scholae, dette nel corso del’incontro con i giornalisti nella tradizionale serata di presentazione dei palinsesti di Mediaset. «So che dicendo questo do un colpetto a Tajani, ma è quello che penso. Non mi sembra che fra le priorità degli italiani ci sia lo Ius scholae». Il numero uno del gruppo Mediaset si è detto convinto che la proposta di legge «non sia mal formulata», ma possa «essere migliorata»: in ogni caso «i diritti delle persone vanno difesi sempre, a prescindere: l’ho imparato da mio padre».Loading…Forza Italia e Matteo RenziUn giudizio che non va, come detto, nella stessa direzione di un partito. Che è vecchio gli viene chiesto? «Onestamente sì». Di certo c’è un centro politico, «che è una prateria e in cui Forza Italia è preponderante». Anche Matteo Renzi ambirebbe a coprire quello spazio, gli si fa notare. «Ho grande stima, ma ha perso credibilità politica». Quanto invece alla premier Giorgia Meloni l’endorsement è chiaro: ««È il miglior presidente del Consiglio in Europa. Sta agendo, bene, da primo ministro quindi mirando all’interesse generale, non della sua parte politica».Tajani: «Sullo Ius Scholae in sintonia con Berlusconi»Sullo Ius Scholae nel corso della giornata arriva il commento dello stesso leader di Fi, Antonio Tajani che nonostante tutto si dice «in sintonia» con il numero uno di Mfe-Mediaforeurope. «Ho sempre detto – sottolinea Tajani – che la nostra priorità si chiama riforma della giustizia, riduzione della pressione fiscale e tutela della salute del cittadino. Non ho mai detto che (lo Ius Scholae, ndr) era una priorità; ho detto qual è soltanto la nostra posizione. Da questo punto di vista siamo in perfetta sintonia. Andremo avanti nel sostenere e difendere le nostre idee. Certamente non sono altri partiti che decidono quando, come e dove parlare».Discesa in politica? «No» (per ora)La politica è stato un argomento forte della serata di presentazione dei palinsesti a Cologno. Con Pier Silvio Berlusconi – domanda evergreen – che può scendere in politica? La porta chiusa, ancora con maggiore convinzione rispetto al passato, rispetto a una discesa in campo perché «amo questa azienda». Anche se una postilla Pier Silvio Berlusconi non la risparmia: «Mio padre è sceso in politica a 58 anni. Io ne ho 56. Oggi non ho nessuna intenzione e non penso alla politica. Guardando al futuro non lo escludo, ma così come non escludo tante altre cose nella mia vita, ossia che a un certo punto io possa dire “sai che c’è, una sfida completamente nuova, perché no?”. Ma è sciocco parlarne oggi, perché oggi non ha alcuna concretezza». La sua vera passione, confessa, sta nel rapporto con le persone, nei bagni di folla: «Mi travolge, mi piace quando mi fermano, mi abbracciano, mi salutano». LEGGI TUTTO

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    Mimmo Lucano ricorre in appello e resta sindaco di Riace

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’avvocato Andrea Daqua, che difende Mimmo Lucano sin dall’inizio della sua nota e travagliata vicenda giudiziaria legata alla gestione dei flussi dei migranti, ha depositato il ricorso presso la Corte di Appello di Reggio Calabria contro la sentenza del tribunale di Locri. Qualche giorno fa il tribunale aveva dichiarato la decadenza di Lucano da sindaco di Riace, accogliendo il ricorso del prefetto di Reggio Calabria, dopo che il consiglio comunale del piccolo centro della Locride si era opposto alla cessazione del suo mandato per effetto della legge Severino.Lucano resta al suo postoL’appello sospende l’esecuzione della sentenza del tribunale di Locri e lascia Lucano al suo posto. Già assolto da tutti i reati del processo Xenia per i quali, in primo grado, era stato condannato a 13 anni e due mesi, eccetto un falso ideologico relativo a una determina, con pena sospesa di 1 anno e sei mesi, Lucano, oggi anche europarlamentare, è rimasto imbrigliato nelle disposizioni previste in materia di incandidabilità e di divieto a ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.Loading…Il nodo giuridicoImmediata la difesa del suo legale con la citazione in appello per sciogliere un nodo tutto giuridico: «Oggetto del ricorso intentato dalla prefettura non era l’esistenza o meno del reato di falso ideologico – spiega Daqua – ma se tale reato fosse stato commesso, o meno, con “abuso di potere o in violazione dei doveri inerenti alle funzioni”. Una valutazione che compete solo al giudice penale, non potendo, il giudice della decadenza, sostituirsi ad esso. Ma sia la Corte d’ Appello sia la Cassazione hanno escluso l’abuso di potere e la violazione dei doveri nella condotta di Lucano, comprovando, quindi, che la legge Severino non può essere applicata».La reazione del sindaco di RiaceIl sindaco di Riace lo aveva annunciato: «Faremo appello e un’altra Corte accoglierà le nostre tesi». Fedele alla sua missione, Mimmo Lucano ritiene di essere una presenza scomoda: «Dimostro – afferma – come sia sempre possibile scegliere una soluzione umana rispetto all’accoglienza dei migranti. Qui loro sono ancora i benvenuti». LEGGI TUTTO

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    Via libera della Camera al Ddl per la promozione delle aree montane: dai requisiti alle agevolazioni, tutte le novità

    Ascolta la versione audio dell’articoloPassa alla Camera il Ddl sulle aree montane, con disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane nonché delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici ambientali. Il decreto rappresenta un tentativo organico di rilanciare le aree montane italiane. Il provvedimento introduce una nuova cornice normativa che, partendo da una definizione più precisa dei comuni montani, mira a coordinarne meglio le agevolazioni esistenti e introdurre nuovi strumenti per incentivare il reinsediamento, l’attività produttiva e la salvaguardia del territorio.Definizione e classificazione dei comuni montaniViene ridefinito il criterio per individuare i comuni montani, con aggiornamento annuale basato su dati Istat (entro il 30 settembre, efficace da gennaio successivo). Si stabilisce che in caso di fusione o scissione, la nuova entità manterrà – o perderà – la qualifica “montana” solo se rispetta i requisiti tecnici. Un decreto definirà, entro 90 giorni dall’entrata in vigore, i criteri geomorfologici e socio-economici per selezionare i comuni destinatari delle misure di sostegno. Gli esperti che comporranno la commissione tecnica non riceveranno compensi né indennità, al fine di non gravare sulla finanza pubblica.Loading…Misure specifiche per il ripopolamentoL’emendamento introduce diverse agevolazioni fiscali e contributive come: detrazione interessi mutuo, rivolta a giovani sotto i 40 anni per l’acquisto della prima casa in comuni montani inferiori ai 2.000 abitanti (esclusi immobili di lusso); detrazione al 100% sugli interessi fino a 500€, poi all’80% fino a 1.125€. Per chi si trasferisce: i redditi da lavoro (dipendente, autonomo, impresa) vengono tassati al 15% fino a 28.000€, e al 20% fino a 55.000€. Le uniche condizioni dovranno essere: non residente nei 5 anni precedenti e impegno a restare per 5 anni, oppure avere un’attività lavorativa nel comune o provincia. Inoltre, si potrà godere di un’addizionale comunale Irpef ridotta fino al 75 per cento. Infine, riduzione del 50% per le seconde case nei comuni montani e imposte agevolate su immobili abbandonati. Registrazione, ipotecaria e catastale fisse a 200€ ciascuna per chi acquista immobili abbandonati in comuni montani inferiori ai 5.000 abitanti, destinati a residenza o attività produttive.Fondo da 100 milioni annui per incentivo al ripopolamentoIl fondo cofinanzia misure regionali per nuovi residenti, sostenibilità familiare, assistenza all’infanzia, riduzioni tariffarie su utenze, promozione agroalimentare territoriale. LEGGI TUTTO

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    Meloni premier da 989 giorni, superato Conte. Ecco quali sono i governi più longevi

    Ascolta la versione audio dell’articoloGiorgia Meloni ha sorpassato ieri Giuseppe Conte per numero di giorni in carica come presidente del Consiglio, con 989 contro 988. Fratelli d’Italia in un post su Facebook commenta: «Lo supera anche per serietà e lungimiranza». A guidare la classifica dei premier più a lungo in carica c’è Silvio Berlusconi con 3.339 giorni, seguito da Giulio Andreotti (2.678) e Alcide De Gasperi (2.591). Quarto Aldo Moro (2.279), poi Amintore Fanfani (1.659), Romano Prodi (1.608), Bettino Craxi (1.353), Mariano Rumor (1.104), Antonio Segni (1.088), Matteo Renzi (1.024) e, quindi, Meloni e Conte.Le permanenze a Palazzo ChigiL’esecutivo durato più a lungo di tutti resta il Berlusconi II con 1.409 giorni seguito da un altro governo del Cavaliere, il quarto: sostenuto da Pdl, Lega nord ed MpA durò dall’8 maggio 2008 al 12 novembre 2011 ovvero 1.283 giorni. Ancora sopra i mille giorni, medaglia di bronzo, al primo governo Craxi che durò dal 4 agosto 1983 al 27 giugno 1986, era sostenuto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli e durò 1058 giorni. Al quarto posto il governo Renzi con 1.019 giorni. Dietro a Renzi il governo Prodi I che durò 874 giorni, dal 18 maggio del 1996 al 9 ottobre del 1998. Di poco sotto, all’ottavo posto nella classifica dei governi più lunghi troviamo il terzo governo di Aldo Moro che durò 834 giorni, dal 23 febbraio del 1966 al 5 giugno 1968. A seguire il secondo governo di Romano Prodi che durò 617 giorni, dal 17 maggio del 2006 all’8 maggio del 2008. E ancora un governo De Gasperi, il settimo: sostenuto da Dc e Pri durò dal 26 luglio del 1951 al 29 giugno del 1953 con 705 giorni. Al nono posto il primo governo Segni con 688 giorni.Loading… LEGGI TUTTO

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    Veneto, Zaia pronto ad appoggiare un altro governatore ma con una sua lista che potrebbe sfondare fino al 45%

    Ascolta la versione audio dell’articoloIn Veneto oggi si naviga nel buio. È questa l’immagine scelta da Luca Zaia per fotografare lo stallo attuale in vista delle Regionali in autunno. Lui che di quella terra è il dominus assoluto da oltre 15 anni descrive un centrodestra chiuso “in una stanza buia” che si muove tra “acque torbidissime”, dove nessuno vede più nulla, dove «non si capisce più niente, almeno finché non ci sarà un po’ di limpidezza».Tradotto dal linguaggio della politica, significa che è al momento non c’è nessun accordo. Non c’è soprattutto il via libera a consegnare ai Fratelli di Giorgia Meloni la guida della Regione. Una pretesa che la premier fa valere forte del triplo dei voti ottenuti alle Europee rispetto a quelli della Lega. Ma quando si tratta di decidere chi dovrà governare il territorio dei veneti non basta: serve l’appoggio di Zaia che continua ad avere un gradimento altissimo vicino al 70%.Loading…E tra l’altro se non c’è accordo in Veneto non può esserci neppure nelle altre regioni chiamate al voto il prossimo autunno (Marche, Toscana, Campania, Puglia). Zaia – tramontata la prospettiva del terzo mandato che poi in realtà sarebbe il quarto – non è intenzionato a farsi da parte e rilancia la prospettiva di una Lista Zaia per cui i suoi sono già pronti a raccogliere le firme. Certo, Fratelli d’Italia chiude ogni porta: per loro, le liste civiche devono restare satelliti del candidato presidente. Punto. Zaia, con la flemma di chi è abituato a giocare su terreni scivolosi, dice e non dice. «Non è il momento di mettere altra carne al fuoco», sottolinea come a voler rassicurare gli alleati, salvo affondare il colpo appena dopo: «Ognuno poi capirà se le scelte che arriveranno da Roma saranno sostenibili o insostenibili».Insostenibili, ecco la parola chiave. Zaia fa capire che lo scontro non è più teorico, che l’ipotesi di correre da solo, o quasi, è più concreta di quanto si voglia ammettere: «Secondo l’ultima statistica, la mia lista vale il 40 o il 45 per cento». Non è una rivendicazione, è un avvertimento. E a chi gli chiede di fondare un altro partito, il governatore risponde con una cortesia che sa di minaccia: «Non vale la pena, adesso. C’è già abbastanza carne sul fuoco. Vedremo se le indicazioni saranno accettabili. Altrimenti…». LEGGI TUTTO

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    Elisabetta Belloni lascia la Commissione Ue: le ragioni dietro le dimissioni da consigliere diplomatico di Ursula von der Leyen

    Ascolta la versione audio dell’articoloUna portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, ha confermato oggi ad Askanews a Bruxelles che Elisabetta Belloni, consigliera diplomatica della presidente Ursula von der Leyen, ha annunciato le sue dimissioni, come riportato oggi dal quotidiano Repubblica. «Possiamo confermare che Elisabetta Belloni sta per lasciare il gabinetto della presidente von der Leyen», ha riferito la portavoce.L’ex direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, era stata nominata chief diplomatic adviser – di fatto consigliere diplomatico – della presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’ambito del servizio di consulenza di Palazzo Berlaymont denominato “Idea”. Del nuovo incarico se n’era parlato proprio nei giorni delle dimissioni di Belloni dal vertice dei servizi segreti italiani. Per l’ex responsabile delle agenzie d’intelligence della Repubblica, nonché sherpa del G7 italiano, un contratto iniziale di due anni, rinnovabile, per un massimo di 220 giorni di lavoro all’anno e con «nessun ruolo» del governo italiano nella sua nomina. La scelta, era stato precisato, dipendeva infatti unicamente dalla Commissione e dal suo presidente.Loading… LEGGI TUTTO