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    Rai, la maggioranza trova l’accordo sulle nomine per i Tg

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSi è chiuso il cerchio sulle nomine Rai. Quello appena trascorso è risultato come un weekend decisivo con la maggioranza che ha raggiunto un accordo. Dopo una lunghissima gestazione le nomine dovrebbero così arrivare ed essere approvate in Cda nella seduta fissata per giovedì prossimo, 20 marzo.Paolo Petrecca (vicino a Fratelli d’Italia) lascerà RaiNews24 per approdare alla direzione di Rai Sport mentre al suo posto, alla guida del canale all news arriverà Federico Zurzolo (in quota Forza Italia). In due testate verranno nominati gli attuali responsabili ad interim e cioè Roberto Pacchetti alla Tgr (in quota Lega) e Pierluca Terzulli al Tg3 (vicino ai Dem). Inoltre a luglio, quando Francesco Pionati andrà in pensione, gli succederà alla guida del Giornale Radio Nicola Rao (vicino a Fdi), attuale direttore della Comunicazione ed ex direttore del Tg2.Loading…Le nomine non dovrebbero però limitarsi alle testate: a Rai Italia, infatti, Maria Rita Grieco (quota Forza Italia), attuale vicedirettrice del Tg1, dovrebbe prendere il posto di Fabrizio Ferragni, andato in pensione al fine febbraio; Andrea Sassano, attuale direttore di Rai Teche, dovrebbe andare alla direzione Radiofonia, attualmente affidata in via transitoria a Flavio Mucciante; mentre Stefano Coletta, attuale direttore Distribuzione e responsabile ad interim della Direzione Offerta Estero, dovrebbe andare a guidare la nuova Direzione Coordinamento Generi (ma non è chiaro se la direzione sarà istituita contestualmente alla nomina o se verranno fatti due passaggi, prima la creazione della direzione e poi la nomina).Queste ultime nomine, quando saranno effettive, lasceranno scoperte alcune direzioni (come Teche e Distribuzione, ad esempio), quindi è probabile che nelle prossime settimane ne verranno effettuate delle altre. Nel frattempo continua l’attesa per capire come e quando terminerà lo stallo sulla nomina del presidente. La maggioranza ha finora fatto quadrato su Simona Agnes, in quota Forza Italia. L’opposizione vorrebbe procedere per bocciare la candidatura, e la maggioranza per questo fa mancare il numero legale, prolungando i tempi, in attesa di trovare i due voti che le mancano per ottenere i necessari due terzi dei consensi. LEGGI TUTTO

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    Maggioranza e Pd alla prova del voto sull’Ue: martedì in arrivo le risoluzioni

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaTenere assieme la maggioranza in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Senza scontentare gli alleati, ma evitando passi indietro rispetto alla posizione già portata a Bruxelles durante il summit informale di qualche giorno fa. Giorgia Meloni prepara il passaggio alle Camere di martedì e mercoledì prossimo, limando il suo intervento e, contemporaneamente, la risoluzione di maggioranza con cui saranno approvate le comunicazioni. Continuerà a lavorarci nelle prossime ore, probabilmente sentendo Matteo Salvini e Antonio Tajani. Anche i capigruppo del centrodestra potrebbero vedersi per mettere nero su bianco un testo, in stretto contatto con Palazzo Chigi. L’idea è una risoluzione che non calchi la mano su alcuni dettagli per evitare poi dei pericolosi distinguo.Italia contraria a invio di proprie truppeLa premier parlerà martedì pomeriggio a Palazzo Madama e mercoledì alla Camera. E dopo il tradizionale pranzo con il presidente della Repubblica ed altri esponenti di governo volerà a Bruxelles dove, salvo cambiamenti dell’ultima ora, parteciperà anche alla cena organizzata dal gruppo di Ecr. L’intervento di Meloni in Parlamento arriva dopo giorni di grande tensione all’interno della maggioranza su questi temi. La premier nei suoi interventi alle camere ribadirà i punti chiave della posizione italiana: non mancheranno i passaggi sul sostegno del nostro paese a Kiev, ma anche quelli che danno spazio ai negoziati di Gedda ed al ruolo che hanno avuto gli Stati Uniti e Donald Trump sulla proposta di pace. Ci sarà sicuramente un punto sugli investimenti secondo il programma InvestUe e poi – si ragiona in ambienti della maggioranza – Meloni affronterà il tema del riarmo e della difesa europea. In questo contesto il passaggio sulla contrarietà dell’Italia all’invio di proprie truppe. Una presa di posizione che dovrebbe ricalcare quanto detto nella call nel corso dei vertice dei “volenterosi” organizzato dal premier inglese Keir Starmer. Ragionamenti che la premier dovrebbe fare prima con i suoi due vice.Loading…La linea di Lega e Forza ItaliaLa «posizione della Lega è chiara» fa intanto sapere Matteo Salvini che in un post su X torna a chiedere di «aumentare gli investimenti per rafforzare la nostra sicurezza interna, non riarmi europei o difese comuni. Per l’Italia – scrive il titolare dei Trasporti – il problema è la frontiera a sud con l’immigrazione clandestina ed il terrorismo islamico». Altrettanto netto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Ci stiamo caratterizzando come una grande forza moderata all’interno dello schieramento del centrodestra. Siamo alleati leali – mette in chiaro il leader di Fi – ma abbiamo le nostre idee, posizioni che non vogliamo assolutamente cambiare. A livello internazionale siamo impegnati a fare tutto ciò che si può per far contare l’ Italia di più». Il titolare della Farnesina, che sarà nelle prossime ore a Bruxelles per la riunione dei ministri degli Esteri, fa sapere di voler ribadire «l’importanza del mantenimento dell’unità transatlantica. Come confermato dalla riunione dei ministri degli esteri G7 in Canada, il coordinamento tra alleati rimane un elemento essenziale per affrontare le numerose sfide internazionali, a partire dagli sforzi per arrivare ad una pace giusta in Ucraina». Che alla fine il centrodestra troverà una sintesi è la convinzione del capogruppo azzurro Maurizio Gasparri. Forza Italia – spiega – vuole «una politica di difesa e di sicurezza per l’Europa, per avere più autonomia e più libertà. Ma vogliamo anche una solidarietà euro-atlantica ed il dibattito parlamentare farà emergere una posizione chiara e coesa del governo di centrodestra».Opposizioni in ordine sparsoLa manifestazione per l’Europa non ha ridotto le distanze fra le opposizioni. Erano (quasi tutte) insieme in Piazza del Popolo a Roma, ma andranno ognuna per conto proprio in Parlamento. Ogni forza di minoranza presenterà un proprio documento. Il contenuto di quelli di M5S e Avs sarà: no alle armi. Ed è prevedibile che quello delle forze centriste vada nella direzione opposta. Più complicato il lavoro di limatura della risoluzione firmata Pd, che dovrà provare a tenere insieme punti di vista distanti. Per Elly Schlein si tratta di una prova cruciale: la segretaria sta decidendo quale forma dare al confronto interno sulla politica estera che si è imposto dopo le divisioni del partito al voto di Strasburgo sulla difesa europea. Il clima delle prossime ore le darà un orientamento.Il nodo congresso demSul tavolo c’è anche l’ipotesi congresso. «Se c’è la volontà, un punto di caduta comune lo troveremo», spiegava un esponente riformista. Il nodo è quello: capire se c’è la volontà o se l’unica soluzione che resta è andare alla conta. Lo scontro è forte. Per cercare una via di conciliazione, venerdì c’è stata una lunga riunione dei capigruppo di Senato, Francesco Boccia, e Camera, Chiara Braga, con quelli delle commissioni Esteri e Difesa dei due rami del Parlamento e il responsabile Esteri del partito Peppe Provenzano. Spetta a lui tirare le fila in vista di martedì. Per quel giorno, poche ore prima delle comunicazione di Meloni a Palazzo Madama, è in programma un’assemblea congiunta di deputati e senatori Pd. Sarà un momento della verità. LEGGI TUTTO

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    La manifestazione pro Europa a Roma, Serra: piazza con idee diverse è scandalo ma si chiama democrazia

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaHa preso il via sulle note dell’inno alla gioia la manifestazione a piazza del Popolo per l’Europa, lanciata da Michele Serra. «Siamo in tanti perché siamo popolo», le prime parole del giornalista dal palco. Migliaia di bandiere dell’Ue a fare da cornice all’iniziativa, ativisti, «europeisti» ma anche tanti parlamentari presenti nel cuore della Capitale. In cielo sventolano anche le bandiere della pace insieme a quelle di Ucraina e Georgia. Tanti gli slogan pro-Europa ma anche contro la politica del riarmo.«Non può che essere così una piazza europea»«Siamo in tanti e siamo diversi, e non può che essere così una piazza europea. In un mondo in frantumi una piazza che unisce persone con idee diverse è uno scandalo, e questo scandalo si chiama democrazia, non è molto di moda ma è la democrazia”, aggiunge Serra aprendo la manifestazione. «Abbiamo queste due parole preziose tra le mani, pace e libertà, ma non sappiamo bene come usarle senza che cadano a terra, e si rompano, e ci restino solo i cocci. Questa piazza non ha risposte, ma ha ben chiare le domande. Questa piazza è un punto interrogativo di colore blu. Noi siamo la domanda che consegniamo a noi stessi, a chi ci governa, a chi ci rappresenta nel Parlamento italiano e in quello europeo. Chi si illude di avere le risposte in tasca, e sa come si fa la guerra, e sa come si fa la pace, oggi non è qui».Loading…«La politica serve a sentirsi meno soli»«Ai politici presenti in piazza – prosegue Serra – che ringrazio di cuore, e a quelli che non ci sono, che rispetto, ho solo un piccolo rilievo da muovere. Siete troppo intelligenti. Cercate, per favore, di essere un poco più stupidi, come questa piazza che non ha fatto calcoli, che non sa esattamente che cosa si deve fare, ma cerca di farlo lo stesso. Cercate, per favore, di parlarvi e addirittura di ascoltarvi. Noi siamo qui, oggi, perché la nostra solitudine e le nostre speranze ci impedivano di restarcene in casa. Ci hanno spinto a uscire di casa, e a ritrovarci qui. Insieme. La ripeto perché è la più europea delle parole: insieme. Forse stasera ci sentiremo un poco meno confusi. Forse, ancora più confusi. Di sicuro, ci sentiremo un po’ meno soli. A questo dovrebbe servire la politica: a sentirsi meno soli».Gualtieri: Europa sia più popolare non populista«La salvezza non sta nella forza bruta delle armi ma nella costruzione di rapporti umani», è scritto su uno striscione sorretto da due donne. «Per andare avanti ed essere più unita l’Europa deve essere più popolare non populista. Le città siano protagoniste di questo processo». Così il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nel suo intervento alla manifestazione di piazza del Popolo in rappresentanza delle decine dei primi cittadini che hanno aderito. «Come italiani ci sentiamo cittadini europei e sentiamo con il cuore ancora prima che con la mente che in questo mondo senza l’Europa sono in gioco i nostri diritti – ha aggiunto -. Serve un deciso salto in avanti verso un’unione europea più forte, unita e solidale che ci faccia sentire più sicuri e più liberi». L’Europa «sia portatrice di pace. Abbiamo una grande sfida di fronte, non possiamo più rimandare, non possiamo più procedere a piccoli passi. Abbiamo bisogno di scelte coraggiose». LEGGI TUTTO

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    Delmastro boccia la riforma Nordio, nuovo caso nel governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDella riforma della giustizia sulla separazione delle carriere nella magistratura «l’unica cosa figa è il sorteggio dei togati al Csm, basta». Le parole di Andrea Delmastro finiscono nero su bianco sul Foglio e fanno scoppiare l’ennesima grana per Giorgia Meloni, con le opposizioni che chiedono le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia, «perché ha perso ogni credibilità». Ma spinge pure l’Anm, nonostante il tentativo di Delmastro di ridimensionare la portata di «ragionamenti in un colloquio informale», a ribadire che la separazione delle carriere «servirà solo ad assoggettare i magistrati al controllo del governo».Nordio: su Delmastro enfatizzazione giornalisticaSilenzio e imbarazzi in casa di FdI, dove la prima pagina del quotidiano ha iniziato a girare appena comparsa nelle prime rassegne stampa notturne, fino alle dichiarazioni del ministro Carlo Nordio che ha parlato di «enfatizzazione giornalistica di una discussione complessa», e ha rilanciato: «Alla fine il risultato è stato ottimo, come l’amico Delmastro mi ha tempestivamente ribadito».Loading…Le critiche di DelmastroL’irritazione è arrivata ai piani alti del governo, e fino a pomeriggio inoltrato non sono emerse tracce di contatti fra Meloni e Delmastro. In un momento già complicato sotto vari punti di vista, la premier avrebbe evitato volentieri il caso di un sottosegretario di FdI che critica la riforma varata dal ministro al fianco del quale lavora, peraltro suo collega di partito. «Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro. I pm, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. L’unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta», uno dei concetti espressi da Delmastro, secondo cui «quando un pm non dovrà neanche più contrattare il suo potere con i giudici in un solo Csm e avrà un suo Csm che gli garantirà sostanzialmente tutti i privilegi, quel pm prima ancora di divorare i politici andrà a divorare i giudici, che hanno il terrore di questa roba».Gli attacchi delle opposizioniDal primo mattino scatta la batteria di comunicati delle opposizioni. Pd, M5s, Italia viva, Avs, tutti chiedono un passo indietro di Delmastro. «Non resta a Delmastro che agire di conseguenza e unirsi a noi nel voto di sfiducia al ministro Nordio» incalza tra gli altri il leader del M5s Giuseppe Conte.L’imbarazzo nella maggioranzaIl sottosegretario all’ora di pranzo interviene con una nota: «L’impianto della riforma è ottimo», e «la soluzione di approdo, pur nei diversi percorsi argomentativi e nelle sfumature interpretative, è assolutamente condivisa e sostenuta senza tentennamenti da tutto il centrodestra». Due ore più tardi il Foglio pubblica sul sito l’audio della conversazione. Per le opposizioni è la conferma del cortocircuito nel governo. Per FdI invece l’audio «smonta» le polemiche, «chiarisce» che per il sottosegretario la riforma «è ottima». Gli alleati preferiscono non commentare. «Sfoghi personali che lasciano il tempo che trovano», si ragiona in ambienti di FI, «conta solo l’accordo politico a portare avanti senza indugi la riforma». LEGGI TUTTO

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    Fuorisede, ecco chi potrà votare a giugno per i referendum e quando fare richiesta

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera in Cdm al voto per i fuori sede per i referendum 2025 che si terranno l’8 e 9 giugno. Il sistema previsto dal dl Elezioni sarà lo stesso usato lo scorso anno alle elezioni europee per gli studenti, ma allargato anche ai lavoratori e a chi si trova fuori per motivi di cura.Fuori sede ammessi al voto«In occasione delle consultazioni referendarie relative all’anno 2025, gli elettori che per motivi di studio, lavoro o cure mediche sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle predette consultazioni referendarie, in un comune situato in una provincia diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, di seguito denominati elettori fuori sede, possono esercitare il diritto di voto con le modalità previste dal presente articolo”. È quanto prevede il primo comma dell’art. 2 della bozza del dl Elezioni – visionata da LaPresse – approvato dal Cdm.Loading…L’analogia con le elezioni europeeNella relazione illustrativa allegata al provvedimento si spiega che «nell’ottica di assicurare il pieno rispetto dei principi di personalità e di segretezza del voto sanciti dall’art. 48, secondo comma, della Costituzione, lo scopo principale di una tale previsione legislativa vuole essere quello di contrastare il fenomeno crescente e diffuso dell’astensionismo e, parallelamente, di rafforzare la rappresentatività delle istituzioni democratiche. La norma in commento rappresenta un seguito rispetto alla prima introduzione sperimentale nel 2024 di una disciplina volta a consentire l’esercizio dell’elettorato attivo fuori dal comune di residenza, sia pure limitato esclusivamente agli studenti fuori sede, per le elezioni del Parlamento europeo».Scadenza per la richiesta dei fuori sede il 5 maggioIn particolare – si legge sempre nella relazione illustrativa, –, è previsto che i cosiddetti ‘fuori sede’, per un periodo di almeno tre mesi in cui ricade la data di svolgimento del referendum, possano richiedere l’ammissione al voto nel comune di temporaneo domicilio entro il termine di 35 giorni prima della data prevista per la consultazione referendaria e possono revocarla entro il termine di 25 giorni prima della medesima data». Il termine di scadenza per effettuare la richiesta dunque, sarebbe fissato dunque per lunedì 5 maggio. Andrà presentata un’apposita istanza al Comune di residenza.Le speciali sezioni elettoraliConseguentemente, «entro il ventesimo giorno antecedente la data del voto, spetta al comune di temporaneo domicilio acquisire da quello di residenza una comunicazione che attesti la titolarità da parte del richiedente del diritto di elettorato attivo, cui segue l’annotazione da parte del comune di residenza, nella lista elettorale sezionale, che il diritto sarà esercitato altrove». Sul piano organizzativo, poi, la norma proposta autorizza i Comuni «ad istituire una speciale sezione elettorale ogni 800 elettori fuori sede ammessi al voto, con conseguente distribuzione delle frazioni eccedenti in elenchi aggiunti nelle sezioni ordinarie, laddove possibile, entro la misura del 10% rispetto al numero degli elettori già iscritti. I Comuni nei quali il numero degli elettori fuori sede ammessi risulti inferiore ad 800, provvedono a distribuirli nelle liste aggiunte alle sezioni ordinarie esistenti, sempre rispettando possibilmente il predetto limite del 10%. In assenza di dati specifici relativi all’effettiva distribuzione geografica per singoli comuni dei c.d. “fuori sede’, la doppia possibilità intende agevolare la partecipazione degli elettori ‘fuori sede’ senza gravare eccessivamente sull’organizzazione tecnica delle consultazioni referendarie, assicurandone l’effettività sul piano operativo». LEGGI TUTTO

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    Da Genova a Trento a maggio otto capoluoghi e oltre 400 Comuni al voto: ecco i candidati

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaLa prossima tornata di elezioni amministrative interessa complessivamente 461 Comuni italiani (114 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 347 a regioni a statuto speciale). Di questi nove sono capoluogo di provincia: Aosta, Bolzano, Genova, Matera, Nuoro, Pordenone, Ravenna, Taranto e Trento. Nelle regioni a statuto ordinario si andrà alle urne per il primo turno il 25-26 maggio e per l’eventuale ballottaggio (una trentina i Comuni oltre i 15mila abitanti potenzialmente interessati) l’8-9 giugno insieme ai referendum. Si voterà invece il 4 maggio a Trento e Bolzano. E a settembre (ancora da fissare la data precisa) ad Aosta.A Genova la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile “rivincita” per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, classe ’77, avvocato, sei figli e due in affido, è stato l’uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo ha raggiunto l’accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd. Alla fine i dem hanno optato, anche grazie al lavoro di composizione messo in campo da Orlando, per una candidata civica. Salis, ex-atleta, è vicepresidente vicaria del Coni ed è sposata con il regista cinematografico Fausto Brizzi.Loading…A Trento il centrosinistra ricandida il sindaco uscente, Franco Ianeselli. Mentre per il centrodestra c’è il nome di Ilaria Goio (imprenditrice, già candidata alle elezioni provinciali del 2013 con la lista “Progetto Trentino”) messo sul tavolo da Fratelli d’Italia, è stato condiviso dalla Lega. Un nome che non ha convinto tutti, e che è stato considerato un “diktat romano” da alcuni partiti della coalizione di centrodestra che governa la provincia di Trento. E che hanno presentato come candidato sindaco Andrea Demarchi, 26 anni, attivo nel mondo del volontariato. Tra i candidati sindaco c’è anche Giulia Bortolotti, un tempo nelle liste di Ianeselli e ora candidata per Onda Civica, Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista.Claudio Corrarati, attuale presidente regionale di Cna, è invece il nome a cui pensa la coalizione come primo cittadino di Bolzano (sostenuto da Fdi, Civica per Bolzano, Forza Italia e Lega). Sul versante centrosinistra a Bolzano il candidato sindaco è Juri Andriollo, 49 anni, assessore comunale Pd dell’attuale giunta guidata dal sindaco Renzo Caramaschi. Andriollo è sostenuto da Pd, Verdi, Socialisti e Sinistra Italiana mentre M5S resta fuori dalla coalizione.In pole per Matera ci sarebbe Piergiorgio Quarto, segretario regionale di Fratelli d’Italia, già presidente della Coldiretti Basilicata ed ex consigliere regionale. Ancora da definire il candidato del centrosinistra. Matera è governata da un commissario prefettizio dopo il passo indietro nell’ottobre 2024 del sindaco M5s Domenico Bennardi in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32. LEGGI TUTTO

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    Verso comunali il 25 maggio, ballottaggi e referendum l’8 giugno. All’esame revisione accise

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaHa preso il via la riunione del Consiglio dei ministri. Fra i provvedimenti all’ordine del giorno ci sono un decreto legge elezioni, sulle Amministrative e i referendum, l’esame preliminare di un disegno di legge sulle carriere e le valutazioni della performance del personale nella Pubblica amministrazioni, il testo unico in materia di versamenti e di riscossione, un decreto legislativo con la revisione delle disposizioni in materia di accise e un altro con correttivi al concordato: sono alcuni dei provvedimenti all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Il Cdm, inizialmente previsto per le 17.30, è stato anticipato alle 15. Di conseguenza è saltato l’incontro che la premier Giorgia Meloni aveva fissato alle 13.30 a Milano con rappresentanti del settore moda.Verso Comunali 25 maggio, ballottaggi e referendum 8 giugno Via libera del Consiglio dei ministri al decreto elezioni che consentirà di votare in due giorni (domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15) già dalla prossima tornata di elezioni amministrative. La data per il primo turno delle comunali è stata individuata, viene riferito, nel 25-26 maggio mentre l’election day con i referendum sarà nelle date dei ballottaggi, l’8 e 9 giugno. Da sciogliere anche il nodo del voto per i fuori sede, che dovrebbe essere limitato agli studenti. La misura, spiega la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, «mira a estendere la durata della votazione anche per l’anno 2025, al fine di contrastare il crescente fenomeno dell’astensionismo, agevolando la maggiore partecipazione possibile dei cittadini alle consultazioni elettorali e referendarie, in un’ottica di rafforzamento del processo democratico e della rappresentatività delle Istituzioni».Loading…Il pacchetto fiscaleNiente più concordato preventivo per i forfettari. Proroga a regime al 30 settembre 2025 del termine per aderire al patto biennale del fisco. Riscrittura con norme anti abuso della norma che disciplina la partecipazione o meno al concordato dei soci. Si muovono su questi tre filoni le modifiche che il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, vuole portare all’esame del Consiglio dei ministri con il correttivo alla delega fiscale.La revisione delle acciseNel pacchetto fiscale sono attesi anche l’ok finale al Testo unico riscossione e al decreto accise con il principio che il Governo, al fine di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi, potrà aumentare le accise sul gasolio con una riduzione contestuale di quelle sulla benzina. Una manovra da portare a termine nell’arco di cinque anni a partire dal 2025 e al cui termine dovrà vedere applicata la stessa aliquota alle due differenti tipologie di carburanti per autotrazione. In sostanza, come si legge nella bozza attesa domani in Cdm, in ciascuno degli anni del quinquennio sarà applicata, in un range compreso «tra 1 e 1,5 centesimi di euro per litro», una riduzione dell’accisa sulle benzine e un aumento, nella stessa misura, dell’accisa applicata al gasolio impiegato come carburante. A fissare l’aliquota delle accise sarà comunque un decreto interministeriale dell’Ambiente, dell’Economia, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Come promesso a più riprese dal governo, la bozza del decreto prevede espressamente che i maggiori incassi provenienti da questo bilanciamento delle accise sui carburanti saranno tutte destinate al trasporto pubblico locale.Triplo esame per i dirigenti senza concorsoil «disegno di legge Merito» che il ministro per la Pa Paolo Zangrillo discuterà oggi in consiglio dei ministri prevede tra l’altri che prima di diventare dirigenti a tempo indeterminato i funzionari e i quadri della Pa che si candideranno allo «sviluppo di carriera» dovranno superare un triplo esame: il primo per accedere all’incarico temporaneo, il secondo per vederselo rinnovato e il terzo per l’inserimento definitivo nei ruoli della dirigenza. A guidare la valutazione sarà una commissione di cinque componenti, quattro interni all’amministrazione e uno esterno, completata da un «assessor», cioè un professionista esperto nella selezione del personale. LEGGI TUTTO

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    Approvato al Senato il Ddl ricostruzione, un sostegno ai territori colpiti da calamità

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl nuovo disegno di legge sulla ricostruzione post-calamità che si è votato in Senato è diventato legge. La normativa, prevederà una maggiore efficienza, celerità e sostenibilità degli interventi ai territori colpiti dai cataclismi. «Ricostruire è sempre un costo, prevenire è sempre un investimento» ha detto il ministro Nello Musumeci. «Speriamo che la cultura della prevenzione più volte richiamata in quest’aula possa prevalere su logiche anche culturali che purtroppo ci hanno visto più interessati a ricostruire che a prevenire. Nell’uno e nell’altro caso la sfida rimane aperta e questo governo è disposto a raccoglierla per intero» ha continuato il ministro per la Protezione Civile e le politiche del mare, intervenendo in Aula al Senato al termine della discussione generale della legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. Una normativa omogenea su tutto il territorio nazionale per creare un modello unico per la ricostruzione.Italia sempre più esposta a danni catastrofaliIl cambiamento climatico pone «il nostro paese in una condizione di fragilità, aggravata dall’alta frequenza di eventi estremi», dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Marta Farolfi. Secondo l’edizione del 2024 del report Ania – allontaniamo i rischi, rimaniamo protetti – il nostro paese, oltre ad essere esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa (circa il 40% delle abitazioni civili è situato nelle zone a media ed elevata pericolosità), risulta molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. Complessivamente risulta che oltre l’80% delle abitazioni civili è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi citati. «Con questo ddl si costituisce un testo unico della ricostruzione. Un grande lavoro che il governo sta portando avanti. Sull’emergenza siamo sempre stati imbattibili. Ma non si può limitare questa efficienza alla sola emergenza: è da tenere bene a mente anche la fase della ricostruzione». Lo dichiara nell’Aula di Palazzo Madama il senatore di Fratelli d’Italia, Guido Liris, intervenendo in sede di discussione generale sulla legge quadro.Loading…Maggiore centralizzazione del coordinamento«L’obiettivo del governo è quello di avere tempi certi per concludere i lavori – cinque anni prorogabili fino a dieci -, un piano di intervento pluriennale, una cabina di regia centralizzata, due fondi specifici per la ricostruzione e per i commissari: velocizzare e sburocratizzare i passaggi per dare risposte immediate» così Matilde Siracusano, sottosegretario ai rapporti con il parlamento e deputata di Forza Italia. «Grazie a questa legge lo Stato sarà nelle condizioni di dare maggiori certezze ai territori colpiti dalle calamità, per far ripartire il prima possibile i tessuti produttivi locali e per venire incontro ai bisogni della cittadinanza», conclude la deputata di Forza Italia. Il nuovo disegno di legge tende a rafforzare il ruolo della protezione civile e dei commissari straordinari. «Esistono protocolli chiari, finora mancava un quadro di riferimento stabile per la ricostruzione ovvero per quella fase che inizia subito dopo il termine della fase emergenziale» così in aula il senatore di Fratelli d’Italia Etelwardo Sigismondi. «Come sappiamo – prosegue – l’Italia è una nazione particolarmente esposta a calamità naturali di diversa origine: sismica, alluvionale, franosa, vulcanica, questa legge – rileva il senatore – rappresenta un cambio di paradigma: un modello unitario di ricostruzione valido per tutte le calamità, in grado di assicurare interventi rapidi e senza disparità territoriali». Si tratta di una legge «che scende nel concreto e che prevede anche meccanismi di monitoraggio e verifica delle attività al fine di verificarne l’efficacia e apportare eventuali correttivi» spiega, intervenendo in aula, Marta Farolfi. Ad oggi non possiamo sapere «quale sarà l’entità della prossima calamità» ma comunque «il ddl prevede un fondo apposito» conclude la senatrice. LEGGI TUTTO