More stories

  • in

    Le Marche come l’Ohio: qual è la posta in gioco per Meloni e per Schlein

    Ascolta la versione audio dell’articoloSanità, trasporti, sicurezza, giustizia, fine vita e financo la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Nella campagna elettorale marchigiana, che vede contrapposti il governatore meloniano uscente Francesco Acquaroli e lo sfidante dem Matteo Ricci, entrano tutti i temi caldi del dibattito politico. Né poteva essere altrimenti, in una terra di soli un milione e 300mila abitanti divenuta suo malgrado lo “swing state” che potrebbe segnare un’inversione di tendenza in vista delle prossime politiche. Se infatti Veneto e Calabria dovrebbero restare al centrodestra e Toscana, Campania e Puglia al centrosinistra, la riconquista dell’ex regione rossa finita per la prima volta a destra cinque anni fa da parte di Pd e alleati del campo largo potrebbe davvero cambiare il quadro in vista delle politiche del 2027. Da qui il passaggio in regione – tra Ancona e Pesaro, la città amministrata da Ricci per dieci anni – di tutti i leader nazionali, dalla premier Giorgia Meloni al leader del M5s Giuseppe Conte passando naturalmente per il leader leghista Matteo Salvini e per la segretaria del Pd Elly Schlein.Schlein spera nella riconquista per rafforzarsi alla guida del Pd (e della coalizione)…La posta in gioco è insomma alta, ed è tutta politica. Schlein spera nel miracolo del risveglio degli indecisi, soprattutto nella zona popolosa costiera tra Pesaro e Ancona dove il Pd è tradizionalmente più forte. Se dovesse avverarsi il miracolo è chiaro che la segretaria dem ne uscirebbe rafforzata non solo come leader in pectore della futura coalizione che sfiderà il centrodestra a guida Meloni tra due anni ma anche nel confronto interno, tanto che potrebbe decidere di rafforzarsi alla guida del partito anticipando al 2026 il congresso previsto per il 2027.Loading…… ma in caso di sconfitta ripartirebbero i distinguo interniMa la sfida di Ricci, che a luglio ha dovuto anche incassare l’avviso di garanzia per l’inchiesta ”affidopoli”, appare in salita. E se i marchigiani confermeranno Acquaroli il risultato della tornata elettorale nelle sei regioni – che finirà il 23 e 24 novembre con il voto in Veneto, Puglia e Campania – sarà un sostanziale pareggio, con la conferma dei “colori” di cinque anni fa. Certo, Schlein può e potrà comunque rivendicare l’indubbio successo di aver siglato l’alleanza con il M5s, con Avs e financo con la renziana Italia Viva in tutte le regioni al voto. Un risultato impensabile anche solo due anni fa. Ma il prezzo pagato al M5s non è basso: ben due candidature (Roberto Fico in Campania e Giuseppe Tridico in Calabria) e programmi regionali molto spostati sui temi ”grillini”, a partite dal reddito di cittadinanza e dal no ai termovalizzatori, tanto che Azione di Carlo Calenda si è sfilata per protesta dal campo largo in quasi tutte le regioni. E c’è da scommettere che in caso di sconfitta la “rivolta” dei riformisti del Pd, che con Lorenzo Guerini, Graziano Delrio e altri stanno organizzando per fine ottobre un evento a Milano, prenderà nuovo vigore.L’attesa di Meloni per chiudere la partita della candidatura in Veneto…Speculare l’attesa di Meloni, per la quale la sconfitta dell’unico governatore di Fratelli d’Italia renderebbe l’esigenza di conquistare in prima persona la guida del Veneto più pressante. Non è un caso che la quadra sulle candidature mancanti del centrodestra sia stata rimandata a dopo il voto marchigiano (oltre alla successione a Luca Zaia in Veneto mancano i candidati in Campania e Puglia). In caso di riconferma di Acquaroli, invece, è già pronto il via libera alla candidatura del leghista Alberto Stefani in cambio della rinuncia di Zaia a presentare una lista a suo nome che drenerebbe consensi a tutti i partiti della coalizione (il Doge dovrebbe essere capolista della Lega in tutte le province)…. e aprire il confronto con la riottosa Lega sulla riforma elettoraleE sul tavolo, in cambio della continuità leghista in Veneto, la premier è intenzionata a vedere le carte dell’alleato riottoso sulla legge elettorale che nelle sue intenzioni dovrà sostituire il Rosatellum: via la lotteria dei collegi uninominali, premio di maggioranza del 55% alla coalizione che supera il 40% e indicazione del candidato premier (ossia Meloni stessa) sulla scheda elettorale. Per Salvini il Veneto ”val bene una messa”?. LEGGI TUTTO

  • in

    Tre anni di Meloni al potere. Il suo è il terzo governo più longevo: bilanci e prospettive

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono tre anni, oggi, dalle elezioni politiche che hanno portato la destra di Fratelli d’Italia per la prima volta al governo della Repubblica. «Tre anni che sembrano dieci», ha commentato da New York il 24 settembre, a margine dell’80esima Assemblea generale dell’Onu, la timoniera della svolta: Giorgia Meloni, prima premier che vanta ora il traguardo del terzo Esecutivo più longevo d’Italia, dopo il quarto e il secondo di Silvio Berlusconi, almeno se si guardano i giorni effettivi che a metà settembre hanno superato i 1.058 del Governo Craxi.Il ritorno del primato della politicaLe urne del 25 settembre 2022 hanno segnato il ritorno del primato della politica sull’impronta tecnico-istituzionale del Governo di Mario Draghi, durato venti mesi, giusto il tempo di mettere in sicurezza il Pnrr e rilanciare il Paese dopo il buio della pandemia. Il voto ha premiato proprio Fdi, l’unico partito, nato dalle ceneri di Alleanza nazionale e prima ancora del Msi, che era rimasto all’opposizione nell’era Draghi e che mai, prima di allora, era assurto alla guida del Paese. Fedeli alleati, per ora, gli azzurri di Forza Italia e i leghisti, capitanati rispettivamente dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Debole ancora il fronte dell’opposizione, diviso e in competizione: uno dei fattori del successo e della popolarità della premier sinora.Loading…La via della prudenza sui conti pubbliciDal palco del comizio di Ancona, pochi giorni fa, Meloni ha elencato la lunga serie di previsioni smentite, dallo spread «al livello più basso degli ultimi 15 anni» agli occupati cresciuti di circa un milione dall’ottobre 2022, con il record del tasso di occupazione al Sud. La massima prudenza ha segnato finora la gestione dei conti pubblici, anche grazie alla navigazione cauta del ministro leghista dell’economia, Giancarlo Giorgetti, molto attento alla percezione dei mercati in presenza di un debito pubblico che resta tra i più alti d’Europa e dovrebbe chiudere il 2025 poco sopra i 3.080 miliardi.La crescita asfittica e la promessa di un intervento sui prezzi dell’energiaPiù deludenti i risultati in termini di Pil: per il 2025 e il 2026, secondo le stime Ocse, dovrebbe attestarsi sul +0,6 per cento. Il Governo prevede +0,5% per quest’anno. Sulla crescita asfittica pesano la dinamica della produzione industriale e i prezzi dell’energia: Meloni ha di nuovo riconosciuto che «sono un’assoluta priorità» e promesso un intervento «strutturale» per abbassarli. Insieme con «diverse iniziative per continuare ad aiutare le aziende che investono e sostenere il loro lavoro: su questo ci stiamo concentrando per la legge di bilancio».Le nubi internazionaliIl triennio ha registrato un drastico peggioramento del quadro internazionale: alla guerra in Ucraina si è sommato il conflitto Israele-Hamas. E l’avvento della seconda presidenza Trump negli Stati Uniti ha sconvolto ulteriormente equilibri già precari, costringendo l’Italia a un complicato gioco di equilibrismi. Meloni continua a fare da mediatrice tra le posizioni opposte dei suoi vice, ossia tra l’euroatlantismo senza se e senza ma di Tajani e le pulsioni filorusse di Salvini, che a sua volta sconta le conseguenze di un partito sempre più “vannaccizzato”. Soprattutto, la premier ha deciso di non smarcarsi mai dal presidente Usa Donald Trump in nome dell’unità dell’Occidente. Anche se i costi dell’accordo sui dazi al 15% con l’Ue per il nostro sistema produttivo sono tutti ancora da calcolare. LEGGI TUTTO

  • in

    Flotilla, Crosetto: continueremo a lavorare perché non accada nulla di male a nessuno. «In acque israeliane non garantiamo sicurezza»

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’attacco della notte tra il 23 e il 24 settembre contro la Global Sumud Flotilla «riguarda da vicino il nostro Paese» perché «la sicurezza dei nostri connazionali in acque internazionali». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto in un’informativa urgente alla Camera in relazione alla sicurezza della carovana marittima che si dirige verso Gaza.«Tra coloro che navigano vi sono anche dei cittadini italiani, inclusi parlamentari ed europarlamentari. È evidente dunque che quanto accaduto riguarda da vicino il nostro Paese, perché riguarda la sicurezza dei nostri connazionali in acque internazionali. Il governo italiano ha espresso ed esprime la più ferma condanna per quanto avvenuto. Azioni di questo tipo, condotte contro unità civili in mare aperto, sono totalmente inaccettabili». Nella notte è stato autorizzato l’intervento ulteriore della Fregata Multiruolo Fasan della Marina Militare, che già si trovava in navigazione a nord di Creta, nell’ambito dell’operazione Mediterraneo Sicuro. «La Fregata Fasan – spiega ancora il ministro – ha raggiunto l’area dove navigava la Global Flottilla per eventuali attività di soccorso, assistenza, protezione alle persone che dovessero essere in pericolo. Di questa decisione ho informato immediatamente l’addetto militare israeliano in Italia, il nostro ambasciatore e l’addetto militare a Tel Aviv, l’unità di crisi della Farnesina».Loading…«In acque israeliane non garantiamo Flotilla»«Continueremo a lavorare perchè non accada nessun incidente alla Flotilla e chiedo su questo il vostro aiuto, indipendentemente dalle contrapposizioni politiche. Il clima è preoccupante e dico che noi non siamo in grado fuori dalle acque internazionali a garantire la sicurezza delle imbarcazioni. Su questo voglio essere chiaro e consiglio dunque di accettare la soluzione di portare gli aiuti a Cipro attraverso la Chiesa». Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nella sua informativa alla Camera.«Provocazione Russia richiede risposta ferma e coordinata»Quanto agli eventi in Polonia ed Estonia essi «rappresentano una specie di test, una provocazione che richiede risposta ferma razionale e coordinata» secondo il ministro della Difesa. «Alla luce delle recenti violazioni dello spazio aereo della Nato da parte di assetti, aerei e droni da parte della Federazione Russa sono probabilmente un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Lo sconfinamento sul territorio polacco del 3 settembre scorso è stato considerato il più grave dall’inizio del conflitto in Ucraina pur avendo provocato danni limitatissimi. Anche quanto accaduto in Estonia merita attenzione». LEGGI TUTTO

  • in

    Meloni: Israele oltre i limiti, «ha causato una strage tra i civili». Sui migranti «magistratura politicizzata»

    Ascolta la versione audio dell’articoloUn duro attacco alla Russia per aver inferto “una ferita profonda al diritto internazionale” e una severa critica a Israele per aver “superato il limite del principio di proporzionalità” nella sua reazione ad Hamas, finendo con “l’infrangere le norme umanitarie e causando una strage tra i civili”. Sono alcuni dei passi salienti dell’intervento (in italiano) della premier Giorgia Meloni all’ Assemblea generale dell’Onu, durato 16 minuti e applaudito da un’aula semivuota per il tardo orario serale.ImmigrazioneUn discorso nel quale ha denunciato l’inadeguatezza dell’architettura dell’Onu e ha invitato a contrastare sia le persecuzioni religiose (“prevalentemente di cristiani”) sia il traffico di esseri umani, anche rivedendo le “anacronistiche” convenzioni internazionali su migrazione e asilo che, “quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate, finiscono per calpestare il diritto, invece di affermarlo”. Nel mirino anche i “’piani verdi’ che in Europa – e nell’intero Occidente – stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione”. Ricordando che l’Onu nacque nel 1945 con lo scopo principale di evitare nuovi conflitti dopo la seconda guerra mondiale, Meloni ha detto che “la domanda che dobbiamo farci, ottant’anni dopo, e guardandoci attorno, è: ci siamo riusciti? La risposta la conoscete tutti, perché è nella cronaca, ed è impietosa. Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L’uso della forza prevale in troppe occasioni. E lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che Papa Francesco descrisse con rara efficacia: una ’terza guerra mondiale’ combattuta ’a pezzi’”.Loading…RussiaLa premier ha puntato subito il dito contro la Russia, “membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che ha deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu, violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano, con la volontà di annetterne il territorio. E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace”. “Questa ferita profonda inferta al diritto internazionale – ha sottolineato – ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra. Il conflitto in Ucraina ha riacceso, e fatto detonare, diversi altri focolai di crisi. Mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite”.Medio Oriente Dopo aver condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, Meloni ha accusato Israele di aver superato con la sua reazione “il limite del principio di proporzionalità”. Una “scelta che l’Italia ha più volte definito inaccettabile, e che porterà al nostro voto favorevole su alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione europea verso Israele”. La premier ha quindi invitato Israele ad “uscire dalla trappola di questa guerra: lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte”. “E per chiudere una guerra servono soluzioni concrete, perché la pace non si costruisce solo con gli appelli, o con proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole”, ha proseguito, definendo “molto interessanti le proposte che il presidente degli Stati Uniti ha discusso con i Paesi arabi in queste ore”, dicendosi pronta “ovviamente a dare una mano”. La presidente del Consiglio ha detto di ritenere che “Israele non abbia il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati”, ha spiegato ribadendo però che “il riconoscimento della Palestina deve avere due precondizioni irrinunciabili”: il rilascio di tutti gli ostaggi e l’esclusione di Hamas da ruoli di governo.Gren DealMeloni ha quindi attaccato “l’ecologismo insostenibile” che “ha quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa, creato problemi negli Usa, causato perdite di posti di lavoro, appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza. Ci sono voluti secoli per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi nel deserto industriale. Solo che, come ho detto molte volte, nel deserto non c’è nulla di verde”. In conclusione ha citato San Francesco, “il più italiano dei santi, che ha dato il nome alla città dove questa organizzazione è nata (San Francisco, ndr): ’i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare’. Credo sia arrivato il tempo di dimostrare quel coraggio”. LEGGI TUTTO

  • in

    Lega, Zaia lancia il modello tedesco: un partito federalista per dare più spazio ai territori

    Ascolta la versione audio dell’articoloDa un lato un partito alleato all’Europarlamento con le destre sovraniste. Dall’altro le istanze territoriali raccolte da una classe dirigente legata soprattutto alla storica questione autonomista settentrionale. Come fare sintesi tra queste due spinte mentre la presenza del generale Vannacci si fa sempre più “pesante” all’interno della Lega? Una chiave di lettura l’ha fornita il segretario Matteo Salvini quando ha dichiarato che «essere autonomisti e federalisti in Italia e sovranisti in Europa è naturale, è logico». Un passo in avanti lo ha fatto il governatore del Veneto Luca Zaia quando ha rivendicato per il Carroccio una struttura federalista, sul modello della Cdu-Csu in Germania. Un «modello organizzativo» che lo stesso Salvini ha dichiarato di aver discusso con il governatore del Veneto, definendolo «molto interessante».Il modello tedescoCdu (Unione Cristiano-Democratica di Germania) e Csu (Unione Cristiano-Sociale in Baviera) sono i due partiti democristiani gemelli che in Germania costituiscono un gruppo parlamentare unico nel Bundestag. E che si presentano entrambi alle elezioni federali, anche se non competono tra loro, essendo la Csu attiva solo in Baviera e la Cdu in tutti gli altri 15 Länder. L’ipotesi circolata in questi giorni di due Leghe distinte e alleate, una al Nord (erede della Padania e più legata alle istanze autonomiste del Settentrione) e una nel Centrosud più libera di spostarsi a destra con Vannacci, con Salvini segretario federatore, resta però più una suggestione che una prospettiva concreta. Anche se a metà del decennio passato il Carroccio ha conosciuto una stagione di “sdoppiamento” con la Lega Nord da un lato e partito Noi con Salvini soggetto politico a sostegno del segretario nel Centro e Sud Italia.Loading…La Carta della LombardiaQuello a cui si sta lavorando per il momento è un diverso tipo di organizzazione interna, per dare più spazio e voce ai territori. Una direzione di marcia di cui la Carta della Lombardia lanciata dal segretario lombardo Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, rappresenta in qualche modo un documento “precursore”: salari in parte differenziati in base al costo della vita, autonomia energetica, poteri speciali per Milano sulla scia di quelli approvati in Cdm per Roma Capitale. Istanze del territorio al centro, appunto.Romeo: Leghe federate sul territorio«L’idea che anch’io ho abbozzato nel congresso della Lega Lombarda lo scorso dicembre – dice Romeo – è quella di una Lega nazionale da un lato che porta avanti le battaglie comuni su temi come la sicurezza, la flat tax, la libertà di espressione, il contrasto all’immigrazione illegale. E di Leghe territoriali federate e non più mere diramazioni locali, capaci di dare rappresentanza e valorizzare meglio le diverse sensibilità e identità, del Nord, del Centro e del Sud». LEGGI TUTTO

  • in

    Italiani sensibili all’inciviltà politica, ma nei media l’insulto fa audience

    Ascolta la versione audio dell’articoloGli italiani sono sensibili all’inciviltà politica, in particolare alla mancanza di rispetto per i valori democratici. Ma per una minoranza significativa questa è normalizzata. E il sistema mediatico ha creato una trappola strutturale dove “l’insulto fa audience” e chi mantiene un atteggiamento civile “paga un prezzo”. Queste sono in sintesi alcune delle principali evidenze emerse dal progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) “Attribution, Perceptions, and Practices of Political Incivility in Europe” i cui risultati sono stati presentati oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori di Università Cattolica del Sacro Cuore, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, guidati rispettivamente dai professori Giovanna Mascheroni, Sara Bentivegna e Giovanni Boccia Artieri. La ricerca è stata condotta attraverso un questionario somministrato a un campione rappresentativo di 1500 cittadini italiani e 53 interviste individuali in profondità tra politici e giornalisti tra settembre 2024 e giugno 2025Loading…Rispetto all’inciviltà politica il 73,6% del campione si dichiara fortemente infastidito da un politico che insulta, urla, offende. Inoltre, oltre due terzi degli intervistati (76,6%) percepiscono un netto peggioramento dell’inciviltà negli ultimi anni. Il paradosso è evidente: di fronte al crescere dell’inciviltà politica ci si sarebbe potuti aspettare una sorta di assuefazione, una progressiva tolleranza verso toni sempre più aspri. Invece gli italiani hanno mantenuto un forte attaccamento ai valori del confronto civile.Ciò che maggiormente infastidisce gli italiani sono l’inciviltà valoriale (mancanza di rispetto per i valori democratici, e tra questi la stereotipizzazione delle donne, forme di discriminazione, e uso della menzogna), quella relazionale (mancanza di rispetto per gli altri che si manifesta con il ricorso all’insulto, la volgarità e la ridicolizzazione nei confronti degli avversari politici) e quella istituzionale (espressioni irrispettose nei confronti dei valori/simboli della democrazia e incitazioni alla violenza contro gli avversari politici). Chi mostra maggiore sensibilità al fenomeno sono le donne, gli over 65 e gli elettori del centro-sinistra.La significativa minoranza per cui l’inciviltà politica, invece, è normalizzata è costituita prevalentemente da giovani uomini della Generazione Z (18-30enni). La tolleranza, però, non è data dall’assuefazione all’uso dei social media o dall’esposizione ad ambienti comunicativi digitali, ma da atteggiamenti anti-politici, dalla scarsa fiducia nelle istituzioni democratiche e da una visione cinica della politica. Il 16,7% degli italiani considera addirittura accettabile l’inciviltà politica quando è “comunicativamente efficace”, pur riconoscendone le conseguenze negative (oltre il 94% l’associa ad allontanamento dalla politica, sfiducia e polarizzazione). L’evidenza paradossale è che nonostante la consapevolezza che l’inciviltà politica “fa male alla democrazia” (l’80% lo ammette), questa viene giustificata se “funziona”. LEGGI TUTTO

  • in

    Manifestazioni pro Pal e riconoscimento della Palestina, da M5s a Fdi: le posizioni dei partiti italiani

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa condanna dei partiti alle scene di guerriglia registrate a Milano al termine della manifestazione ProPal è stata unanime. Pur con alcuni distinguo. Ma diverse sono le posizioni dei partiti politici italiani sul riconoscimento della Palestina.Fratelli d’Italia ha chiarito più volte quale sia la sua linea, che poi è quella del governo, sulla Palestina. Sulla carta, sì al riconoscimento, dato che l’Italia continua a dirsi favorevole alla soluzione dei due Stati. Ma non ora. «Io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo» ha dichiarato la premier Giorgia Meloni spiegando: «Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è. Essendo favorevolissima allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione». Quindi, fin quando non ci sarà un accordo bilaterale tra le autorità palestinesi e quelle israeliane, FdI (e il governo italiano) non cambierà idea.Loading…Questa è in sostanza anche la posizione di Forza Italia. «Io – ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – non sono mai stato contrario allo Stato palestinese. Ho detto che noi non possiamo riconoscere uno Stato palestinese che non riconosca Israele o non sia riconosciuto da Israele» e «non possiamo avere Hamas come interlocutore perché è un’organizzazione terroristica». E ancora: «Non deve esserci futuro per Hamas a Gaza. Un futuro pacifico per la regione deve iniziare con una Gaza libera da Hamas, riunificata con la Cisgiordania sotto un’autorità palestinese rafforzata e riformata»Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso sempre una forte vicinanza al governo di Benjamin Netanyahu. Quando Macron lo scorso luglio ha annunciato l’intenzione di riconoscere la Palestina Salvini ha detto che si trattava di un «regalo ad Hamas». A Pontida il segretario della Lega ha dichiarato che «l’auspicio di due popoli e due Stati, che è il mio auspicio, non sarà possibile finché ci saranno i tagliagole islamici di Hamas»Nell’opposizione, i tre partiti principali per consensi si sono schierati nettamente a favore del riconoscimento della Palestina. Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno presentato ad aprile una mozione unitaria che chiedeva di «riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele». LEGGI TUTTO

  • in

    Furti d’auto, per combatterli Forza Italia punta su un’aggravante specifica

    Ascolta la versione audio dell’articoloI furti d’auto sono “un fenomeno in aumento negli ultimi tempi, soprattutto nel 2024”, quando “si è registrato un +3% di furti di autoveicoli ad uso privato e un +6% di veicoli ad uso commerciale: in totale, circa 136mila veicoli che sono stati sottratti ai legittimi proprietari”. Questa situazione, spiega il senatore Dario Damiani (Forza Italia), primo firmatario di una proposta di legge per aggiornare le norme di contrasto, “crea allarme sociale” perché è diventato un “fenomeno spregiudicato”, che risulta concentrato in alcune regioni in particolare: Lazio, Campania, Puglia ma anche la Lombardia. Da considerare anche i problemi economici che derivano dai furti d’auto: “In queste regioni i danni che subiscono le società anche di assicurazione sono notevoli”, le polizze di assicurazione degli autoveicoli aumentano costantemente “e quindi abbiamo una disparità anche economico sociale nel nostro Paese perché in queste determinate zone le polizze auto, incendio e furto, costano molto di più che in altre zone d’Italia”.Damiani (FI): arresto in flagranza e intercettazioni per contrastare il boom dei furti d’autoPer cambiare le cose la proposta di legge di Forza Italia (AS 1506, “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di furto d’auto) ora all’attenzione della commissione Giustizia di Palazzo Madama punta innanzitutto sull’introduzione di una nuova circostanza aggravante per il delitto di furto, all’interno dell’articolo 625 del Codice penale: quella di avere commesso il fatto su autoveicoli o motocicli o comunque su mezzi privati di trasporto. Per aumentare gli strumenti investigativi a disposizione delle Forze dell’ordine per combattere il fenomeno previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e la confisca obbligatoria, anche per equivalente, del prodotto, o del prezzo oppure del profitto del reato di furti d’auto. Inasprite poi le sanzioni relative alla ricettazione di autoveicoli o motocicli derivanti dal reato di furto aggravato dalla nuova circostanza.Loading… LEGGI TUTTO