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    Tar annulla elezioni a Pescara, nuovo voto in 27 sezioni

    Ascolta la versione audio dell’articoloColpo di scena a Pescara a un anno dalle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024, che avevano sancito la conferma al primo turno del sindaco di centrodestra Carlo Masci. Il Tar, accogliendo parzialmente il ricorso presentato da due cittadini vicini al candidato di centrosinistra e da una ex consigliera comunale, ha disposto l’«annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a sindaco e Consiglieri Comunali», oltre all’«obbligo di ripetere il procedimento elettorale» per 27 sezioni. I giudici, tra l’altro, hanno trasmesso gli atti alla Procura per valutare la sussistenza di ipotesi di reato.Le irregolarità accertateCarlo Masci, alla guida di una coalizione di centrodestra, aveva superato la soglia del 50% per soli 584 voti, raggiungendo il 50,95%, mentre il candidato di centrosinistra, Carlo Costantini, si era fermato al 34,24%. Nel ricorso, presentato a due mesi dal voto, venivano contestate presunte irregolarità in più dei due terzi dei 170 seggi. Oggi, a oltre un anno da quella tornata elettorale, dopo richieste di verifiche e rinvii, è arrivata la tanto attesa sentenza. I giudici parlano di «vizi che trascendono aspetti meramente formali» e di «numerosissime irregolarità», al punto che «non è stato raggiunto lo scopo di fornire un sufficiente grado di certezza in ordine all’autenticità, attendibilità e genuinità delle operazioni e del risultato elettorale».Loading…Fascicolo alla ProcuraAl centro della sentenza c’è il concetto di prova di resistenza: «Il numero di 584 voti in più rispetto a 30.952 – si legge – deve essere individuato come soglia ai fini della prova di resistenza avendo consentito la elezione al primo turno». Il numero di schede «sulle quali vi è assoluta incertezza», scrivono, «supera di per sé il numero necessario ai fini della prova di resistenza» e, di conseguenza, «le operazioni elettorali devono essere ripetute in tutte le sezioni in cui si è riscontrato il vizio ritenuto grave». Mentre la Procura dovrà valutare eventuali ipotesi di reato, «fino alla nuova proclamazione, a seguito del rinnovo parziale delle elezioni, gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti e indifferibili», scrive il Tar.Il ricorso del sindaco al Consiglio di StatoIl sindaco Carlo Masci annuncia ricorso al Consiglio di Stato, parla di «errori formali dei presidenti di seggio» e dice che la sentenza «appare travisare fatti e numeri, è distorta nelle motivazioni, errata nelle conclusioni, ma soprattutto non rispettosa della volontà popolare», creando un “vulnus pericoloso”. Per Carlo Costantini «il Tar ha accertato che il risultato elettorale non è attendibile, non è genuino e non è veritiero. Alla Procura spetterà il compito di accertare se si è trattato di brogli o solo di irregolarità, per quanto gravissime. I giudici – conclude – hanno ravvisato gravissime irregolarità in nessun modo sanabili» LEGGI TUTTO

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    Ok unanime della Camera a istituzione Giornata nazionale contro il body shaming

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’aula della Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge (prima firmataria la deputata di Noi Moderati Martina Semenzato) che prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (body shaming)Il 16 maggio la Giornata nazionale contro il «body shaming»La Giornata nazionale contro il body shaming è istituita il 16 maggio per sensibilizzare i cittadini sulla gravità dei comportamenti offensivi che hanno come obiettivo la denigrazione del corpo di una persona e di promuovere ogni iniziativa utile a prevenire e contrastare le condotte volte a denigrare e ridicolizzare una persona per il suo aspetto fisicoLoading…Le iniziative possibiliIn occasione della Giornata nazionale le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile e le associazioni ed enti del Terzo settore possono promuovere iniziative – quali convegni, eventi, dibattiti, incontri, cerimonie, manifestazioni culturali, campagne informative e sociali – finalizzate alla sensibilizzazione e alla prevenzione del body shaming, finalizzate a: prevenire e contrastare il fenomeno del body shaming; favorire l’informazione e la sensibilizzazione sul problema della discriminazione basata sull’aspetto fisico; incentivare la promozione dell’accettazione del proprio corpo e il rispetto di quello degli altri, nonché della salute fisica e psicologica; promuovere un uso consapevole delle piattaforme sociali telematiche, sviluppare una consapevolezza critica delle immagini ideali e ritoccate nelle piattaforme medesime e nella pubblicità (inciso aggiunto in sede referente), nonché promuovere un uso consapevole del linguaggio e delle tecnologie digitali, rispettoso della reputazione altrui.Il ruolo degli istituti scolasticiGli istituti scolastici, nell’ambito della loro autonomia, possono promuovere e organizzare iniziative didattiche, percorsi di studio, momenti comuni di riflessione, eventi, dibattiti, incontri dedicati alla comprensione e all’approfondimento del fenomeno delle discriminazioni fisiche e delle conseguenze che ne derivano sulla salute fisica e psicologica delle persone colpite, nonché a promuovere l’accettazione del proprio corpo. LEGGI TUTTO

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    Salvini: circoscrivere il reato di tortura. Cucchi: non lo permetteremo

    Ascolta la versione audio dell’articolo«È necessario intervenire sul reato di tortura». A dirlo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un’iniziativa del suo partito a Montecitorio sull’impatto del decreto sicurezza sul settore penitenziario. «La polizia penitenziaria è poco presente sui giornali e quando c’è viene attaccata come aguzzini e torturatori. Bisogna rivedere, circoscrivere, precisare il reato di tortura. Gli agenti della polizia penitenziaria non sono potenziali delinquenti o torturatori e svolgono il lavoro in condizioni complicatissime». «È una cosa da fare e chi se non la Lega può farlo”, ha aggiunto.Cucchi: non permetteremo sia modificato reato di torturaLe parole di Salvini non passano inosservate, provocando una dura reazione delle opposizioni. La prima a farsi sentire è Ilaria Cucchi, che attacca: «In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Non permetteremo che vengano messe le mani sul reato di tortura soltanto per pura propaganda politica. Il mio pensiero va a tutte le vittime di torture, a partire da quelli della mattanza nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire» ha dichiarato la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, morto a seguito di un pestaggio delle forze dell’ordine dopo il suo arresto.Loading…Bazoli (Pd): frase Salvini su tortura denota attitudine autoritariaProposta respinta al mittente anche dal senatore, Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Per Salvini al fine di consentire alle forze dell’ordine di fare seriamente il loro lavoro occorre ridurre l’applicazione del reato di tortura. Insomma bisogna lasciare mani libere, con buona pace dei principi liberali su cui si fonda uno Stato democratico, delle convenzioni internazionali, del buon senso. Frasi dettate da un’attitudine autoritaria che si è già manifestata col decreto sicurezza e che alzano la tensione, di certo non aiutando le nostre forze di pubblica sicurezza»M5s: reato tortura non si tocca, Salvini ignora legalitàTranchant anche il giudizio del M5s. «Anche oggi Salvini ha detto una sciocchezza in materia di giustizia. Il reato di tortura non ha bisogno di essere circoscritto, la sua introduzione è stato un passo di civiltà giuridica. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la polizia penitenziaria svolga un ruolo prezioso, difficile e spesso in condizioni veramente impossibili, anche per colpa del governo di Meloni e Salvini che osserva immobile le enormi carenze di organico di cui soffre il corpo. Il riconoscimento del lavoro degli agenti si fa finanziando assunzioni straordinarie, rendendo le carceri luoghi civili per i detenuti e per chi ci lavora, non chiedendo l’impunità per chi sbaglia. La legalità è un concetto che va declinato sempre, non a convenienza: chi indossando una divisa dello Stato compie violenze crudeli, arrecando sofferenze alle persone colpite, non deve avere un trattamento di favore, proprio perché il rispetto della legge e dei diritti umani vale per tutti». Così la senatrice del M5s, Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.Magi: Salvini vuole Far WestMentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi «questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel Far West. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca. Anzi, pensiamo che ci debba essere un ulteriore elemento di garanzia rispetto alle violenze delle forze dell’ordine e rilanciamo la nostra proposta dei codici identificativi sulle uniformi» LEGGI TUTTO

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    Vertice Nato, Meloni: accordo «sostenibile». Sì all’ipotesi dazi Usa al 10%

    Ascolta la versione audio dell’articoloUn accordo da cui emerge «la compattezza dell’alleanza e la volontà di quell’alleanza di rafforzarsi». Concluso il vertice dei capi di Stato e di governo dei 32 Paesi della Nato, Giorgia Meloni commenta positivamente con i cronisti la dichiarazione finale con cui ci si impegna ad aumentare la spesa per difesa e sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. «Impegni sostenibili per l’Italia», assicura la premier, che esclude per il 2026 l’attivazione della clausola di salvaguardia già chiesta da dodici Paesi Ue, tra cui la Germania, per godere di uno spazio di bilancio aggiuntivo fino all’1,5% del Pil. «Per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica». Tra il lungo colloquio con il presidente Trump alla cena offerta ieri sera dai reali d’Olanda e la riunione di stamattina la presidente del Consiglio afferma di aver toccato «ongoing» anche il tema dazi: sull’ipotesi di chiudere l’intesa Ue-Usa al 10% si dice «abbastanza d’accordo. Ho sentito le imprese, non sarebbe particolarmente impattante».Sicurezza «dominio ampio», dalle infrastrutture alla migrazione irregolareL’incremento al 5% dal 2% attuale, sottolinea la presidente del Consiglio, «non è distante dall’impegno che l’Italia già assunse nel 2014 quando era all’1% delle spese di difesa in rapporto al Prodotto interno lordo e si impegnò, come ribadito da tutti i governi che mi hanno preceduto, ad aumentarlo dell’1 per cento. A questo si aggiunge un 1,5% di spesa sulla sicurezza». Meloni conferma quanto già affermato alle Camere nei giorni scorsi: «Sono risorse che noi dobbiamo spendere e spendiamo comunque su materie molto più ampie della questione di difesa. La questione della sicurezza oggi coincide con un dominio particolarmente ampio che riguarda la difesa dei confini, la migrazione irregolare, le infrastrutture critiche, la mobilità militare, le infrastrutture nel senso più generale, ma anche l’intelligenza artificiale, la ricerca, l’innovazione tecnologica. Risorse che servono a mantenere questa nazione forte, come è sempre stata».Loading…«Nessun euro sarà distolto dalle altre priorità del governo»«Sono impegni sostenibili», ha scandito Meloni. «Lo voglio ribadire: per l’Italia questa spesa è necessaria per rafforzare la nostra difesa, per rafforzare la nostra sicurezza in un contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani».No alla clausola di salvaguardia nel 2026, poi si valuteràAlla domanda del Sole 24 Ore sull’esigenza di reperire circa 100 miliardi in dieci anni (dagli attuali 35 miliardi spesi per la difesa e 10 per la sicurezza a 100 e 45 miliardi), la premier ha risposto: «Ho sentito molti numeri dati in questi giorni un po’ dalla stampa, un po’ dal Parlamento, che mi sembrano molto distanti dalla realtà. Noi abbiamo ovviamente fatto i nostri calcoli per il 2026 e non riteniamo che ci serva utilizzare la escape clause. Poi chiaramente per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica».«Nessun obbligo annuale e libertà sulle decisioni di spesa»Sollecitata sulla considerazione del responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, sull’insostenibilità dell’obiettivo del 5%, Meloni taglia corto: «Sono venuta qui dopo una risoluzione votata da tutta la maggioranza. Ho spiegato varie volte che è una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni con il ministro dell’Economia. Sono convinta che sia sostenibile, per l’ampiezza delle spese, per il fatto che parliamo di un impegno a dieci anni che nel 2029 si deve in ogni caso ridiscutere, per il fatto che non ci sono incrementi obbligati annuali per gli Stati e questo consente di fare le scelte in base all’andamento della situazione in quel particolare momento. Quindi c’è una flessibilità totale». L’altra richiesta italiana che, a detta della premier, è stata soddisfatta riguarda la discrezionalità degli Stati nazionali sulle decisioni di spesa: a spetta a ognuno scegliere cosa considera una minaccia, perché «le minacce che affronta una nazione che si affaccia sul Mediterraneo come l’Italia e quelle che affronta un Paese Baltico sono distanti anni luce. Allora o ci fidiamo l’uno dell’altro e ognuno fa il suo pezzo di lavoro in questo quadro oppure se pensiamo che possiamo imporre a tutti un unico standard facciamo una cosa che non è utile per nessuno». LEGGI TUTTO

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    Via libera del Senato al decreto legge su alluvioni e Campi Flegrei: le novità

    Ascolta la versione audio dell’articoloSì dal Senato alla conversione in legge del decreto alluvioni e Campi Flegrei, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile.Le misure urgenti sono mirate a garantire la continuità e l’efficacia degli interventi nei territori colpiti da calamità naturali. Con un’attenzione alla semplificazione amministrativa, al coordinamento tra istituzioni e alla partecipazione dei cittadini. Rispondendo con prontezza, trasparenza e concretezza alle emergenze, ponendo le basi per una ricostruzione sostenibile e integrata nel medio-lungo periodo.Loading…Gli interventiNel testo si evidenzia la volontà del legislatore di fornire risposte tempestive ed efficaci attraverso una semplificazione delle procedure amministrative e un’accelerazione degli interventi di ricostruzione, sia pubblica che privata. Viene prevista la proroga di termini, la riorganizzazione delle strutture commissariali e il potenziamento del personale coinvolto, anche con modalità straordinarie di distacco e nomina. Particolare attenzione è riservata al coordinamento tra i vari livelli istituzionali — dallo Stato centrale alle Regioni e agli enti locali — per garantire una gestione integrata dell’emergenza e della fase post-emergenziale.Coinvolgimento dei cittadiniIl testo non si limita agli aspetti tecnici e operativi, ma prevede anche strumenti per coinvolgere direttamente i cittadini, come l’attivazione di commissioni tecniche straordinarie per casi complessi e un piano di comunicazione pubblica finalizzato alla diffusione della cultura del rischio. Sono inoltre stanziate risorse finanziarie per interventi immediati e per la prosecuzione delle attività già avviate, con l’obiettivo di garantire la continuità delle azioni in corso. LEGGI TUTTO

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    Vertice Nato, spese militari e flessibilità, con vista dazi: perché Meloni scommette sulla «relazione speciale» con Trump

    Ascolta la versione audio dell’articoloGiorgia Meloni continua a puntare le sue fiches sulla «very special relationship» con Donald Trump. Lo fa sposando senza critiche l’accordo che sarà sottoscritto stamattina all’Aia al vertice dei capi di Stato e di governo dei 32 Paesi della Nato, spiegando ai suoi che l’aumento al 5% del Pil delle spese per difesa e sicurezza è necessario e «giusto», come sostiene anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e che sono state accolte le principali richieste italiane: la spalmatura su dieci anni, la distinzione tra il 3,5% per la difesa in senso stretto e l’1,5% per la sicurezza (in senso più che ampio), l’assenza di obblighi di incremento annuali e la revisione degli impegni al 2029. Ma lo fa soprattutto guardando oltre: alla partita sui dazi, che deve chiudersi entro il 9 luglio, e alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina prevista a Roma il 10-11 luglio.La difesa del 5%: «Richiesta giusta degli americani»A cena al tavolo d’onore con il re d’Olanda Willem-Alexander, seduta accanto a Trump, Meloni ha mostrato ancora una volta plasticamente la sua vicinanza al presidente Usa, che ieri aveva sbandierato via social il messaggio con cui il segretario generale Nato Mark Rutte lo incoronava vincitore. Una vittoria che l’Italia gli riconosce: aveva chiesto la crescita dell’impegno degli alleati al 5% e lo ha ottenuto. Spiega Tajani in un punto stampa convocato in mattinata a margine del summit: «È una richiesta giusta che hanno fatto gli americani per avere una Nato più equilibrata, ma non è una novità: era stata fatta già nella precedente amministrazione. Erano anni che gli americani chiedevano all’Europa di investire più in sicurezza e adesso Rutte ha voluto arrivare alla conclusione».Loading…La flessibilità già ottenuta e quella chiesta all’UeLa parola chiave per l’Italia è ora «flessibilità». C’è quella che il governo rivendica di aver ottenuto con l’intesa approvata alla Nato e c’è quella subito invocata dall’Unione europea, per «rendere compatibili le regole del patto di stabilità con l’incremento delle spese di difesa» ed evitare «rischi di applicazioni asimmetriche». La prima riguarda anche l’ampiezza del cappello: tra le spese ammesse al computo del 5% e in particolare della quota sicurezza che deve salire all’1,5% (si veda Il Sole 24 Ore in edicola) il governo ha intenzione di includere voci di ogni tipo. Dalle infrastrutture come il Ponte sullo Stretto di Messina alla protezione civile, dai controlli nel Mediterraneo da parte della Guardia costiera contro il traffico di esseri umani alla protezione dei cavi sottomarini, dall’antiterrorismo alla prevenzione degli attacchi cyber. In teoria, persino i costi della controversa operazione Albania potrebbero rientrare nel conteggio.Il nodo del Patto di stabilità. Tajani: «Basta regole rigide»Ma per raggiungere il target nel 2035, come documentato nei giorni scorsi sul Sole24Ore.com citando le stime dell’Osservatorio militare Milex, la spesa dovrà aumentare dagli attuali 35 miliardi per la difesa e 10 per la sicurezza (il 2% del Pil dichiarato raggiunto dall’Italia) a, rispettivamente, 100 miliardi e 45 miliardi. Aumenti annui medi di 9-10 miliardi che, per un Paese dagli spazi fiscali ridotti come il nostro, per di più in procedura di infrazione per deficit eccessivo, significherebbe l’esigenza di reperire nuove risorse. Attivare la clausola nazionale di salvaguardia per le spese in difesa, come ha già fatto la Germania di Friedrich Merz, per noi è impossibile e limitarsi ad accrescere le spese ci impedirebbe per sempre l’uscita dalla procedura (lo ha stimato l’Upb: il debito avvierebbe la sua discesa in rapporto al Pil solo nel 2041 e il deficit resterebbe sopra il 3% fino al 2029). Con le conseguenze sui mercati temute dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tajani, interpellato sul punto, risponde: «La flessibilità è importante perché se si vogliono raggiungere gli obiettivi bisogna guardare alle priorità, non soltanto al rispetto di regole rigide. Questo non significa lassismo, significa però, vista la situazione attuale, che in alcuni casi bisogna essere più flessibili». Vale per l’Italia, ma anche per la Spagna e gli altri Paesi del Sud.Il supporto alla linea Usa su Iran e la richiesta del cessate a fuoco a GazaPer l’esecutivo italiano, la tregua tra Israele e Iran dopo le bombe Usa sui siti nucleari iraniani è stata provvidenziale. Sarebbe stato difficile mantenere il sostegno quasi incondizionato a Trump se gli Stati Uniti fossero rimasti parte attiva nel conflitto. Diverso è poter liquidare quello a stelle e strisce come un attacco-monito. «Speriamo che la guerra dei dodici giorni sia conclusa», ha potuto commentare Tajani, proponendo Roma come la città per la ripresa del tavolo negoziale. Ha tolto Meloni dall’imbarazzo anche la telefonata durissima del presidente Usa al premier israeliano Benjamin Netanyahu: le ha dato modo di rinnovare a Trump sia il supporto al rilancio del negoziato con l’Iran sul nucleare sia la richiesta del cessate il fuoco a Gaza, da cui il titolare della Farnesina ha annunciato la partenza, direzione Italia, di 11 persone, comprese due dottoresse attese al Gemelli e all’Università per stranieri di Siena. LEGGI TUTTO

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    «Si vis pacem, para bellum»: che vuol dire la sentenza latina usata da Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articoloPer spiegare il suo approccio sulla difesa improntato alla deterrenza la premier Giorgia Meloni ha rispolverato nella replica alle sue comunicazioni per il prossimo Consiglio europeo al Senato un detto degli antichi romani: si vis pacem, para bellum, vale a dire “se vuoi la pace prepara la guerra”.Meloni su riarmo: “La penso come i romani: si vis pacem, para bellum”Non è la prima volta che la premier fa ricorso a questa sentenza latina: l’aveva citata un paio di anni fa durante la sua visita al contingente italiano alla base di Adazi in Lettonia. «Penso – disse in quell’occasione nel luglio del 2023 – che chi fa una certa propaganda anti militarista non capisce o fa finta di non capire, chi vorrebbe che noi smobilitassimo, che non spendessimo, fa finta di non capire la più antica delle leggi: si vis pacem para bellum. La deterrenza è la più straordinaria forma di diplomazia, la capacità di difendersi è il più straordinario strumento per garantire pace».Loading…Il precedente di BerlusconiLa stessa frase fu usata sempre a Palazzo Madama nel 2003 dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Al tempo la crisi era quella irachena.Il significatoSi tratta di una sentenza anomima presente in vari autori, tra cui lo scrittore militare tardo-antico Flavio Vegezio: viene citata per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi, in modo da scoraggiare eventuali propositi aggressivi degli avversari. LEGGI TUTTO

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    Centrosinistra, perché la manifestazione anti-Nato di Conte segna un solco con il Pd di cui approfitterà Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articoloUno: «Dare segnali oggi di apertura nei confronti di Vladimir Putin mentre Kiev è sotto le bombe e proprio quando l’Europa dovrebbe serrare le fila nel supporto all’Ucraina è sbagliato» (qui il riferimento è al passaggio della risoluzione del M5s presentata alla Camera in cui si chiede di «non escludere a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia» sulla fornitura del gas, passaggio su cui il Pd e financo Avs hanno votato contro) Due: «C’è anche una manifestazione anti Nato del M5S con altri movimenti ma attenzione, perché alcuni di quei movimenti sono filo Putin. Quindi quando Conte precisa di non essere filo Putin ne prendo atto, ma anche i compagni di strada devono corrispondere» (e qui il riferimento è al contro-vertice Nato organizzato all’Aia dal leader del M5s Giuseppe Conte assieme a vari partiti della sinistra euroscettica e al partito rossobruno della tedesca Sahra Wagenknecht).La manifestazione anti-Nato e il warning di Gentiloni: attenzione ai filo PutinIn effetti è un inedito assoluto vedere un ex premier (e Conte lo è stato per più di tre anni la scorsa legislatura) organizzare una manifestazione di protesta contro un vertice della Nato. Eppure tra i dirigenti del Pd l’unica voce che si leva con forza nei media mentre l’evento è in corso è quella di un altro ex premier, Paolo Gentiloni, che ha fatto parte della Commissione Ursula dal 2018 al 2024 come responsabile dell’Economia. Dopo il voto contrario a Montecitorio alla mozione “filoputiniana” degli alleati del campo largo, infatti, l’ordine di scuderia partito da Largo del Nazareno è quello di non sottolineare le posizioni di Conte e di non commentare né attaccare: «Lui vive delle nostre polemiche». Far finta di nulla, dunque, almeno finché si può. Per non rompere i rapporti con il principale alleato alla vigilia di un’importante tornata di regionali (in autunno si vota in Veneto, Toscana, Marche Campania e Puglia), ma anche perché la segretaria del Pd Elly Schlein teme un drenaggio di voti dal Pd al M5s nel bacino “pacifista”.Loading…Il j’accuse di Pina Picierno: quello di Conte è populismo d’accattoLa speranza di sottofondo è che il leader pentastellato faccia il suo gioco di competition interno alla coalizione ma alla fine, quando cioè sarà il momento di costruire la coalizione, si ravveda. Ma fuor di taccuino tra i dem le ultime posizioni di Conte, non più solo contro il Piano di riarmo Ue targato Ursula von der Leyen ma addirittura anti Nato e pro Putin, hanno seminato sconcerto. «La pace non è un disimpegno imbelle – dice al sole 24 Ore l’eurodeputata ultra-riformista Pina Picierno -. Non significa pensare di autoassolversi imbastendo contro-manifestazioni per dire che la Nato è brutta e cattiva: la sinistra capace di governare ai vertici internazionali sta dentro, a negoziare, e non davanti ai cancelli. Quella non è cultura di governo, ma populismo d’accatto».Più lontana l’alternativa: i due pesi e le due misure di MeloniDi certo se la posizione di Conte resterà anche in futuro questa, ossia contro il rafforzamento della Difesa europea e contro la Nato, non si vede come il Pd possa costruire una coalizione credibile per l’alternativa al governo Meloni. E la prima a rendersene conto è la stessa premier, che non a caso usa due pesi e due misure con i partiti d’opposizione nel tentativo di scavare ancora di più il fisso: da una parte bacchetta e pungola Conte ricordandogli che fu proprio lui a siglare l’accordo Nato per l’aumento della spesa al 2% del Pil («firmare impegni e non rispettarli non è il mio modo di fare»), dall’altra apprezza gli interventi in Aula dei riformisti Graziano Delrio e Alessandro Alfieri, critici sulle modalità ma non sul riarmo europeo in sé, e risponde in modo puntuale.Il rischio di perdere il legame col Pse per non perdere quello col M5sE Schlein, che il giorno delle bombe Usa sull’Iran ha tenuto una postura bipartisan telefonando a Meloni? La linea del non spezzare il filo dell’alleanza con il M5s ha fin qui prodotto un risultato a metà: a favore della Difesa comune Ue ma contro il riarmo dei singoli Stati (e senza chiarire come si possa costruire una vera Difesa Ue senza maggiore spesa). Ossia una posizione che distingue il Pd all’interno della stessa famiglia dei Socialisti europei, visto che anche il premier spagnolo Pedro Sanchez tanto citato da Schlein è favorevole al cosiddetto Piano Ursula e discute piuttosto del come e del quanto. Il rischio per il Pd, nato come sinistra di governo, è che per non andare contro Conte e per “inseguire” la stessa fetta di elettorato si ritrovi più sulle posizioni del gruppo Left, fuori dal governo europeo, che su quelle del Pse («e qui non si tratta di perdere il treno per il governo, ma di perdere proprio l’anima», nota più di un riformista). LEGGI TUTTO