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    Autonomia, per la Consulta inammissibile il referendum abrogativo

    Tajani: scriveremo una legge equilibrataLo stop della Consulta ad una proposta di referendum che aveva «oggetto e finalità del quesito non chiari», presentato «come è evidente solo nel vano tentativo di indebolire maggioranza e il governo, consentirà al Parlamento di rimettersi subito al lavoro. Saremo impegnati a scrivere un testo equilibrato, che tenga conto dei rilievi della Corte, a partire da quelli sui servizi minimi essenziali che, come abbiamo sempre detto, devono essere garantiti a tutti i cittadini, ovunque siano nati o si trovino. Forza Italia sarà garante che la legittima richiesta di una maggiore autonomia da parte delle regioni che hanno un più alto residuo fiscale non si traduca in alcun modo in una penalizzazione delle altre, che devono al contrario essere messe nelle condizioni di aumentare qualità e quantità dei servizi offerti ai cittadini. Siamo fiduciosi di poter approvare una legge che promuova e valorizzi le specificità e le ricchezze dei territori, facendo crescere l’Italia tutta insieme». Così in una nota Antonio Tajani, segretario nazionale di Forza Italia.Zaia: Consulta chiarisce ogni dubbio su percorso autonomia Tra le prime reazioni alla decisione della Consulta di non ritenere ammissibile il quesito referendario per l’abrogazione della legge dell’autonomia differenziata, quella del presidente del Veneto. «Con questa nuova sentenza la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà», è il commento di Luca Zaia.Pd: avanti con la mobilitazione di questi mesi«L’autonomia differenziata è probabilmente la peggiore legge di questa legislatura ed era nei fatti già stata demolita dalla Corte per vari motivi: dal tema del trasferimento delle funzioni alla definizione dei Lep, fino alla centralità del Parlamento, sono tanti i pasticci di una destra che a parole si è autoproclamata patriota, ma che nei fatti ha aumentato divari e disuguaglianze, definito che le opportunità dipendano dal luogo in cui nasci, legittimato l’idea che in Italia debbano esistere cittadini di serie A e di serie B. Il PD continuerà a battersi in Parlamento valorizzando gli argomenti e la straordinaria mobilitazione di questi mesi grazie alla quale sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in pochissimo tempo. Calderoli ed i presidenti di Regione del nord che hanno sottoscritto le intese si arrendano, la loro secessione mascherata non si realizzerà mai». Così in una nota Marco Sarracino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Mezzogiorno.M5S: legge già demolita e svuotata da ConsultaLa legge Calderoli «è già stata smantellata nei suoi pilastri portanti e di fatto svuotata dalla stessa Corte Costituzionale poche settimane fa. Ora governo e maggioranza sono obbligati o ad abbandonare del tutto il progetto o a confrontarsi con il M5S e le altre opposizioni in Parlamento con una completa riscrittura della disciplina in conformità ai dettami costituzionali. Il progetto che la Lega e tutto il governo Meloni volevano propinare agli italiani avrebbe messo in ginocchio non solo il Sud Italia ma anche tanti territori del Centro e del Nord e quindi, in poco tempo, tutta l’Italia. La Consulta lo ha fatto a pezzi articolo per articolo. La nostra battaglia per difendere e rafforzare la coesione sociale, la qualità dei servizi pubblici essenziali e la loro capillarità va avanti con la determinazione di sempre». A dirlo i rappresentanti del M5S nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Felicia Gaudiano, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza.Ceccanti: nodo era mancanza chiarezza quesito«Il nodo insuperabile per l’ammissibilità del referendum sull’autonomia come riformulato dalla Cassazione era costituito dalla mancanza di chiarezza del quesito che avrebbe portato a un anomalo plebiscito su un articolo della Costituzione». Il costituzionalista Stefano Ceccanti commenta così la decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il quesito per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata. LEGGI TUTTO

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    Dai riformisti ai cattolici, la partita al centro interroga il Pd

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaGuarda al dibattito interno e sul centro con una certa di dose di pragmatismo, la segretaria Dem Elly Schlein. I contributi di questi giorni dal mondo cattolico a Milano e da quello riformista a Orvieto sono, di fatto, un segno costruttivo di vitalità. Quella del Pd, a differenza dei partiti della maggioranza, avrebbe ragionato con i suoi, è una comunità che discute. Certo, la richiesta di avere più voce in capitolo dell’area riformista con un big come Paolo Gentiloni a tracciare la linea non è passata inosservata. Ma, d’altra parte, c’è stato anche il riconoscimento chiaro – viene fatto notare al Nazareno – di un partito che ha ripreso quota con la sua segreteria passando in due anni e mezzo dal 14 al 24%.L’opposizione al governo MeloniL’impegno, in questo momento, è comunque concentrato sull’opposizione al governo di Giorgia Meloni, per i dibattiti sulle alleanze – ragiona qualcuno dalla segreteria – ci sarà tempo. In ogni caso, il weekend segnato dai due appuntamenti di Milano e Orvieto ha riportato nel dibattito interno una serie di questioni. Quelle poste da un lato dal fronte cattolico con la prima uscita pubblica di Ernesto Maria Ruffini e quello dell’area riformista con l’appuntamento di Libertà Eguale di Enrico Morando a Orvieto che ha visto la presa di posizione chiara di Paolo Gentiloni. L’idea dell’ex premier del fare qualcosa in più per “delineare l’alternativa” è la linea indicata anche da Morando nel suo intervento nel quale ha evidenziato la necessità di «lavorare per organizzare una scossa riformista». Insomma, la richiesta venuta da Orvieto appare ancora una volta quella di evitare un eccessivo schiacciamento a sinistra del partito. Intanto anche l’area cattolica si è fatta sentire.Loading…La ricerca di una sintesi sulle questioni divisiveInsomma, da un lato e dall’altro, in questo weekend gli input alla segretaria non sono mancati. Lei, per il momento, tira dritto sulla strada, appunto, della concretezza, assicurano i suoi. Certo, la discussione può, di sicuro essere segno di vivacità interna ma il punto ora sarà trovare una sintesi anche a fronte di una serie di questioni che rischiano di essere divisive. Tra le altre, certamente, quella del terzo mandato con le prese di posizione del sindaco di Milano Beppe Sala e del presidente del Copasir Lorenzo Guerini. E ancora quella del lavoro soprattutto se la Consulta dovesse dare il via libera ai referendum, in particolare a quello che riguarda il job act. Un tema sul quale non c’è completa assonanza di vedute tra tutte le anime del partito.Il consiglio nazionale M5sIntanto oggi è prevista la riunione del consiglio nazionale M5s. Ed è di oggi l’annuncio del capogruppo alla Camera uscente Francesco Silvestri che non si ricandiderà per quel ruolo per dare il proprio contributo per la costruzione del partito. «Dopo due anni e mezzo, e soprattutto dopo le traiettorie delineate dall’assemblea costituente – ha spiegato – ho deciso di dedicare tutto me stesso alla costruzione del partito. E per questo di non ricandidarmi per il ruolo di capogruppo alla Camera. Ora a cambiare sarà il contesto, ma il mio impegno e la mia determinazione per la crescita del Movimento saranno sempre le stesse». LEGGI TUTTO

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    Autonomia, oggi la Consulta decide sul referendum: partita aperta, ma forti le ragioni per uno stop

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaOrmai ci siamo. Gli undici giudici costituzionali presieduti temporaneamente da Giovanni Amoroso – presidente facente funzioni fino all’elezione vera e propria, che avverrà probabilmente già in settimana – hanno provato ad attendere l’elezione del Parlamento dei quattro colleghi mancanti per completare il quorum, ma invano: lo spostamento dal 13 al 20 gennaio dell’attesa udienza per decidere sull’ammissibilità dei referendum abrogativi, in primis quello sull’autonomia differenziata targata Calderoli, ha prodotto solo l’ennesima (la quattordicesima, per la precisione) valanga di schede bianche. Nessun accordo tra i partiti, insomma, e non è detto che la quadra ci sarà per il 23, giorno in cui i presidenti delle Camere hanno riconvocato il Parlamento in seduta comune.Decisione in undiciSi deciderà in undici, dunque. E gli occhi di Palazzo Chigi e della politica tutta, a cominciare dallo stesso ministro leghista degli Affari regionali Roberto Calderoli, sono naturalmente puntati sull’autonomia differenziata. Che Giorgia Meloni non voglia metterci la faccia lo ha confermato lei stessa durante la conferenza stampa di fine/inizio anno («sui referendum farò un passo di lato»). La premier, infatti, si risparmierebbe volentieri una campagna elettorale per difendere una legge che non ha mai sentito sua e che servirebbe più che altro a compattare le opposizioni contro il governo. Per il resto sono in molti a sperare che i giudici costituzionali, dopo essere intervenuti pesantemente sulla legge Calderoli con la sentenza 192 del 2024 che ha cancellato ben 7 punti e ne ha riscritti in maniera “costituzionalmente corretta” altri 5, ritengano a questo punto inammissibile il quesito decretando così lo stop al referendum previsto per la prossima primavera. Anche per questo il governo, come è per altro capitato altre volte per i referendum abrogativi, resta alla finestra: a Palazzo della Consulta, nella camera di consiglio allargata al comitato promotore, non ci sarà l’avvocatura dello Stato per sostenere l’inammissibilità del quesito.Loading…Governo alla finestraA difendere la legge ci sarà solo la regione Veneto con una memoria redatta dal costituzionalista Mario Bertolissi. E a scorrere le argomentazioni si capisce per altro meglio il motivo per cui il governo ha deciso di stare in disparte: paradossalmente l’argomentazione principale contro l’ammissibilità del quesito è – in sostanza – che dopo l’intervento della Consulta sono cambiati gli stessi “principi ispiratori” della legge Calderoli (la gestione dell’iter e la definizione dei Lep che passano dall’esecutivo al Parlamento, le materie da trasferire che diventano solo funzioni eccetera) e che dunque non ha più senso celebrare un referendum su una legge che non c’è più.Partita apertaLa partita è in ogni caso aperta, perché la Consulta potrebbe in effetti stoppare in via definitiva il referendum nonostante il via libera della Cassazione: il giudizio sull’ammissibilità non funziona come giudizio di secondo grado – come spiega l’esperto della materia referendaria Peppino Calderisi – ma i giudici costituzionali potrebbero ritenere il quesito non ammissibile secondo altri criteri, a cominciare dalla mancanza dei requisiti dell’omogeneità e della comprensibilità del testo/domanda da sottoporre agli elettori. Facendo così un favore allo stesso Pd, che rischia altrimenti di trasformare una vittoria giuridica (lo “smantellamento” della legge Calderoli effettuato con la sentenza 192 del 2024) in una sconfitta politica, vista l’alta probabilità di non raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto in epoca di forte astensionismo, soprattutto al Sud. LEGGI TUTTO

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    Meloni a Washington, verso l’incontro con Trump. Oggi l’insediamento: ecco il programma

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa premier italiana Giorgia Meloni è a Wasghinton per la cerimonia di insediamento di Donald Trump quale 47esimo presidente degli Stati Uniti. È dato per altamente probabile negli ambienti politici e diplomatici della capitale un breve incontro di Meloni con Trump, nonché con Elon Musk. Stesso trattamento dovrebbe essere riservato al presidente argentino Javier Milei. I due sono considerati i leader stranieri presenti più importanti, insieme al vicepresidente cinese Han Zhen.Il programma: il giuramento alle 18 italianeLa cerimonia durerà l’intera giornata, scandita da numerosi momenti istituzionali, e vedrà il suo culmine nel momento del giuramento atteso per mezzogiorno ora locale (le 18 in Italia), nella Rotonda all’interno del Capitol dove è stato spostato a causa del freddo estremo atteso nella capitale. Il programma istituzionale verrà aperto da una funzione religiosa, cui prenderà parte Donald Trump, a quel punto ancora presidente eletto, presso la St. John’s Church di Washington con inizio alle ore 8.15 del mattino ora locale (le 14,15 in Italia).Loading…Cittadini al Capital One ArenaQuesta tappa verrà seguita da un tè alla Casa Bianca, da dove successivamente partirà il convoglio che porterà il presidente eletto a Capitol Hill. Contestualmente i cittadini che vorranno assistere al giuramento saranno ospitati presso la Capital One Arena, un grande centro congressi a metà strada fra la Casa Bianca e il Capitol allestito per ospitare la folla in alternativa al evento all’aperto ai piedi della cupola del Capitol.Da lì appunto si potrà assistere a distanza al momento in cui Trump presterà giuramento, a mezzogiorno, cui seguirà la cerimonia della firma, nella President’s Signing Room del Campidoglio, alla presenza di legislatori e di stretti collaboratori del presidente ormai insediato. Seguirà il pranzo inaugurale – presso la National Statutary Hall – che il presidente terrà con il vicepresidente, i leader del Senato e i membri della commissione congiunta del Congresso responsabile per la cerimonia di insediamento. A quel punto, con tutta probabilità Trump, si dirigerà alla Capital One Arena per la parata presidenziale e successivamente alla Casa Bianca in corteo lungo Pennsylvania Avenue.La firma nello Studio OvaleAlla Casa Bianca, Trump parteciperà alla tradizionale cerimonia della firma nello Studio Ovale per ordini esecutivi o nomine. Poi in serata – ancora come da tradizione – il presidente parteciperà a tre balli inaugurali: il ballo del comandante in capo, il ballo inaugurale della libertà e lo Starlight Ball. Ed è inoltre previsto che parli a tutti e tre gli eventi. LEGGI TUTTO

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    Treni, Salvini: episodi sconcertanti, riferirò in Aula

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Alla luce delle notizie di particolare gravità emerse nelle ultime ore, con episodi sconcertanti in provincia di Padova e a Roma, ritengo urgente informare il Parlamento. Confido di essere in Aula già questa settimana». Così il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini in una nota del Mit. Il gruppo Fs – ricorda la nota – ha denunciato il ritrovamento di una catena appesa alla rete elettrica della Stazione di Montagnana (Padova) e un tentativo di sfondamento di una centralina a Roma Aurelia. «Ringrazio donne e uomini del gruppo Fs che, dopo l’esposto per troppi incidenti anomali, sono mobilitati anche per presidiare i punti più delicati delle linee ferroviarie», conclude Salvini. Salvini ha scelto di non partecipare alla cerimonia di insediamento di Donald Trump a Washington (per il Carroccio ci sarà Paolo Borchia, capodelegazione del partito al Parlamento europeo) e di rimanere in Italia alla luce di quanto sta emergendo sul fronte ferrovie dopo l’esposto del gruppo Fs e la denuncia per attentato ai trasporti confermata nelle ultime ore. Loading…L’allerta per i presunti sabotaggi alla linea ferroviariaAppena archiviata una settimana nera per i ritardi dei treni nel Paese, si riaffaccia infatti l’allerta per presunti sabotaggi alle linee di Rfi: a Montagnana, in provincia di Padova, i tecnici della società ferroviaria hanno scoperto una vecchia catena da bicicletta lanciata sulla linea aerea, sopra il secondo binario della piccola stazione. Il fatto risale alla mattina di giovedì: dopo un paio d’ore il catenaccio rivestito in gomma è stato rimosso dal traliccio, e la società del gruppo Fs ha presentato un esposto. La Procura di Rovigo, competente per territorio, ha aperto un fascicolo contro ignoti per l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Se non fosse stato notato e rimosso, il lucchetto avrebbe potuto danneggiare il pantografo dei treni in transito e linea aerea di alimentazione, con importanti conseguenze sulla circolazione ferroviaria.Le indagini della DigosSul fatto sta indagando la Digos della Questura di Padova. Lo stesso Mit si dice allarmato dall’episodio di Montagnana. «La denuncia formalizzata da Fs dopo la segnalazione di un oggetto che avrebbe potuto causare danni significativi al pantografo e alla linea elettrica dei treni – si afferma in una nota del ministero – è estremamente preoccupante. L’ipotesi di attentato ai trasporti è un fatto che non può e non deve essere sottovalutato: siamo di fronte a un ulteriore elemento dopo l’esposto di pochi giorni fa. L’auspicio è che sia fatta chiarezza in tempi rapidissimi».La mobilitazione degli anarchiciParole fatte proprie anche dallo stesso partito del vicepremier che in una nota definisce l’episodio “altamente preoccupante” accusando la sinistra di diffondere “insulti e fake news”. Intanto, sui siti anarchici è apparso un invito generico a nuovi sabotaggi: l’esortazione alle cellule a passare all’azione è contenuta nella rivendicazione di un’azione condotta lo scorso ottobre a Rovereto, dove sono stati tranciati dei cavi telefonici. «Le basi materiali che rendono possibili la gabbia e l’oppressione tecnologicamente mediate – si legge sul sito ’Il Rovescio’ – sono dispiegate ovunque, ovunque possono essere attaccate. Alla fantasia di ognuno il come». LEGGI TUTTO

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    Autonomia, garantire i princìpi di solidarietà e di coesione sociale

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaCi siamo: lunedì 20 gennaio la Corte costituzionale si riunirà per decidere sull’ammissibilità del quesito di abrogazione totale della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo che l’ufficio centrale della Corte di Cassazione aveva dato il via libera al referendum a metà dicembre. L’approvazione della legge 86 il 26 giugno 2024 ha scatenato un’epica carica che da Nord a Sud in soli 3/4 giorni ha travolto il governo con migliaia di firme. Facendo a pezzi le afone banalità della stagionata meglio gioventù leghista, rendendo assordante il silenzio fuggitivo della premier, imponendo al governo, che forse ancora non se ne rende conto fino in fondo, la ricerca di una via di uscita, che non sia l’acqua fresca di patetici Osservatori sull’autonomia. Grazie a quelle firme, la Corte Costituzionale, esaminata la legge approvata in Parlamento, con chirurgica competenza e precisione, l’ha resa quel contenitore vuoto ed informe che è oggi. La scottatura brucia, in quanto espone la maggioranza ai contraccolpi di un’immanente reciproca incompatibilità, rimasta finora nel limbo che, pur sopita, è emersa con imbarazzante, logica ed evidente prospettica concretezza.Non c’è stato verso di indurre i timonieri a disinnescare le grossolane astuzie messe in atto per attuare l’Autonomia del ministro Calderoli, che già parla di rianimare il fantasma della legge 86. Invece, una via d’uscita ci sarebbe: basterebbe procedere semplicemente sui binari fissati fin dal 2009 dalla legge 42 sul federalismo fiscale, sempre a firma Calderoli, attuando finalmente l’articolo 119 della Costituzione, garantendo i princìpi di solidarietà e di coesione sociale, in maniera da sostituire, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica, avendo come obiettivo il superamento del dualismo economico del Paese. Un percorso finora disertato e che proprio Calderoli, dopo il varo della legge 86/2024, prova smaccatamente a eludere e seppellire. Nessun recupero, dunque, ma la resa al buon senso per realizzare quanto previsto dalla Costituzione nel riformato titolo V del 2001. Lasciar decadere la legge 86, seppellendo quanto partorito dal Parlamento, è nell’interesse di tutti, estimatori e oppositori dell’Autonomia, a prescindere che si arrivi o meno al referendum. La volontà civica, compresa la Suprema Corte, respinge modo e metodo e chiede chiarezza e correttezza sui contenuti. Il meccanismo della legge 86, infatti è tutt’altro che rassicurante, non solo (ed è tanto!) perché costituzionalizza di fatto il criterio della spesa storica, ma perché in aggiunta incentiva e inevitabilmente attiva l’ art. 117 comma 8 perfettamente e non casualmente complementare al 116 comma 3, finalizzato al progetto (sottaciuto) di un Grande Nord Sovrano e, per reazione uguale e contraria, a legittimare un Grande Sud Sovrano, sconvolgendo tra l’altro l’intervento straordinario dell’Unione Europea, il PNRR, sull’Italia, grande malata d’Europa.Loading…Alla causa dell’Autonomia, nel rispetto della Costituzione, non giova l’astuzia e ancor meno la prepotenza. L’auspicio è che non si vada a una riscrittura di un testo che la Consulta ha reso inservibile. Ma piuttosto si attui l’articolo 119 della Costituzione, secondo l’intento solennemente dichiarato fin dal 2009, e precisamente normato dalla legge 42: è questo il contesto appropriato per affrontare il tema delle intese per l’Autonomia differenziata. Al governo sarebbe utile arrendersi al buon senso. Al popolo referendario, ebbro di gloria per la sonora lezione impartita, va detto chiaramente che, referendum o non sulla legge 86, il problema dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione, dove si prevede che «la legge ordinaria possa attribuire alle regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sulla base di un’intesa fra lo Stato e la regione interessata», resta. Avendo, tra l’altro, il Parlamento insipientemente accantonato nel 2024 un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare di modifica dell’art. 116. Un approccio corretto impone il rigoroso rispetto dell’articolo 119 e della sua legge di attuazione. Preziosi sono i chiarimenti della Suprema Corte, in margine alla non emendabilità e alla distinzione tra funzioni e materie oggetto di intese, per calibrare il trasferimento di sovranità che la legge 86 invece presume integralmente trasferita dallo Stato alla Regione per tutte le funzioni oggetto delle intese.Di fatto si impone la scelta tra due alternative. Da un lato il federalismo liberale alla Buchanan del 119 del Titolo V, incardinato sul principio di equità e sussidiarietà orizzontale e verticale, che contempla la funzione perequativa a scala rigidamente nazionale prevista nella legge attuativa, la 42/2009. Dall’altro, l’impianto sotteso al progetto della legge 86/2024, che veste i panni di un confederalismo competitivo, a tutela di rendite posizionali a beneficio prioritario o esclusivo dei cittadini della propria Regione Sovrana. La Suprema Corte ha si impedito che a ciò arrivasse ineluttabilmente la legge 86 approvata dal Parlamento nazionale. Ma ciò non garantisce che prevalga l’alternativa di una corretta attuazione della 42/2009 e che l’autonomia non pregiudichi l’unità del Paese diviso tra un Grande Nord Sovrano e l’avventura di un Grande Sud Sovrano. Con chi dialogherebbe allora l’UE? Con l’Italia dell’articolo 1 della Costituzione o con l’Italia una e trina divisa in Macroaree sovrane?*Presidente Svimez LEGGI TUTTO

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    Zangrillo: «No a uno stallo eterno. Gli aumenti per legge una sconfitta per tutti»

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di lettura«Ora bisogna fare ogni sforzo per riprendere quanto prima il dialogo, ma lo stallo non può essere infinito perché io questi soldi ai nostri lavoratori li voglio dare. Ricordo, nel caso, che c’è sempre la possibilità di un’erogazione unilaterale, come abbiamo fatto a fine 2023 con l’indennità di vacanza contrattuale, maggiorata e anticipata proprio per attutire il colpo dell’inflazione di quel periodo. Ma sarebbe una sconfitta per tutti, per i sindacati e per il nostro obiettivo di rimettere le persone al centro per riportare la Pa a essere un buon posto di lavoro». Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo è reduce da una settimana duplice, scandita dalle riunioni e dagli incontri pubblici per discutere le innovazioni tecnologiche e organizzative che attendono la Pa ma travolta dalla rottura delle trattative sul contratto del personale sanitario, in uno scenario che promette di bloccare anche il rinnovo per gli enti locali e di complicare molto quello della scuola.Ministro, come se ne esce?Se ne esce, spero, con la volontà di tutti di usare ogni spazio per tornare in fretta al tavolo del confronto. L’Italia è un modello per la sua consolidata tradizione di relazioni sindacali e io stesso, anche per il mio vissuto professionale, ho sempre preferito la concertazione, che pur qualche volta con fatica porta a soluzioni condivise. Troverei paradossale che i sindacati, o meglio quelli che a partire da Cgil e Uil hanno determinato lo stallo, preferiscano nei fatti un’erogazione unilaterale automatica come l’indennità di vacanza contrattuale proprio nel momento in cui per la prima volta nella storia della Repubblica il Governo ha costruito le condizioni, e ha messo le risorse, per disegnare una prospettiva che guarda ai rinnovi dei contratti del futuro, fino al 2030.Loading…Ma se lo scontro prosegue, pensa sia possibile imboccare una strada extracontrattuale?In linea teorica è certamente possibile riconoscere gli aumenti per via normativa. Ma sarebbe una sconfitta e, ricordo, implicherebbe la rinuncia alle tante novità che sono state negoziate con i sindacati, comprese Cgil e Uil, e che offrono miglioramenti significativi alle condizioni del personale. Solo per quel che riguarda la sanità, per esempio, penso che l’introduzione del patrocinio legale, dell’assistenza psicologica e della possibilità per l’azienda di costituirsi parte civile quando si verificano le aggressioni non sia un aspetto di poco conto. Ma non è l’unico, perché è stata rivista in profondità la disciplina delle prestazioni aggiuntive e quella del lavoro agile per il personale amministrativo, peraltro con il riconoscimento del buono pasto anche nelle giornate di smart working che ha un non trascurabile impatto economico. Tutto questo, con gli aumenti per legge, cadrebbe.Cgil e Uil però respingono seccamente l’accusa di fare politica, e parlano di «obiezioni di merito»Quando però esponenti sindacali parlano di «cifre a caso» mentre illustro gli aumenti dettagliati dalle tabelle contrattuali, come ha fatto nei giorni scorsi la segretaria della Uil-Fpl Rita Longobardi, o lo fanno in malafede o lanciano accuse senza aver letto il contratto. Perché, ribadisco, basta studiare le tabelle per capire che per esempio nel caso degli infermieri di pronto soccorso l’indennità specifica cresce negli anni fino agli oltre 366 euro del 2026, e con i 150 euro di aumento di base porta l’incremento complessivo vicino ai 520 euro lordi al mese.Il «no» di Cgil e Uil però non è improvvisoVeniamo da sette mesi di confronto intenso, abbiamo incontrato i sindacati anche prima della legge di bilancio, per cui tutti avevano chiaro il perimetro delle compatibilità in cui ci muoviamo. Ora ci ritroviamo di nuovo con un passo indietro, senza apparenti alternative, in una dinamica che non appartiene più al tavolo negoziale. Qui non si sta facendo sindacato, ma un’altra cosa. E non so bene come riusciranno a raccontare ai propri iscritti di aver rinunciato a tutto questo. LEGGI TUTTO

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    Meloni da Trump per l’insediamento, il tycoon giurerà al chiuso come Johnson (in un aereo), Roosevelt e Truman

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaLa premier Giorgia Meloni parteciperà lunedì 20 gennaio all’insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, in un viaggio che dovrebbe rafforzare ulteriormente i suoi legami con il numero uno degli Stati Uniti.Obiettivo per Meloni diventare un ponte fra Washington e l’EuropaGiorgia Meloni ha fatto una visita lampo a Trump all’inizio di questo mese, per caldeggiare la liberazione di Cecilia Sala. Lo ha incontrato nella tenuta di Mar-a-Lago in Florida, ottenendo elogi dal presidente entrante, che l’ha definita «una donna fantastica». I sostenitori di Giorgia Meloni sperano la premier possa avere un accesso privilegiato a Trump nei prossimi quattro anni e diventare un ponte tra Washington e l’Europa.Loading…Orban e Xi hanno declinato l’invitoDonald Trump ha invitato diversi leader stranieri alla cerimonia di inaugurazione. Leader che in passato non hanno partecipato per motivi di sicurezza e hanno inviato diplomatici a sostituirli. Oltre alla Meloni, anche il presidente argentino Javier Milei, altro forte sostenitore di Trump, ha dichiarato che parteciperà. Tuttavia, un altro sostenitore di Trump, l’ungherese Viktor Orban, non sarà presente, come ha detto il suo portavoce. Anche il presidente cinese Xi Jinping non sarà presente, ma invierà un rappresentante.Trump giurerà al chiuso nella rotonda del CampidoglioPer la prima volta dal 1985, dai tempi di Ronald Reagan, il giuramento del presidente eletto e del suo vice Jd Vance si terrà al chiuso, nella rotonda del Campidoglio, e non sui gradini del Capitol come di norma. La cerimonia sarà trasmessa in diretta alla Capital One Arena di Washington, in grado di ospitare circa 20mila persone. Al suo interno si terrà anche la parata presidenziale. Le temperature nel giorno dell’insediamento sono attese scendere fino a meno 12 gradi, con una massima di meno cinque senza contare i venti. Un crollo della colonnina di mercurio che ha costretto Donald Trump a cambiare i programmi. «C’è una folata artica che sta spazzando il Paese. Non voglio vedere persone ferite o sofferenti in alcun modo. Sono condizioni pericolose per le decine di migliaia di forze dell’ordine, soccorritori, cani da guardia e persino cavalli, e centinaia di migliaia di sostenitori che saranno fuori per molte ore il 20 gennaio», ha detto Trump sul suo social Truth annunciando il cambio di programma. «Mi unirò alla folla alla Capital One, dopo il mio giuramento», ha assicurato.Chi ha giurato al chiuso nella storia americana: Johnson in un aereoAnche se è insolito un giuramento al chiuso, nella storia americana ci sono diversi precedenti, al di là di Reagan. Hanno giurato all’interno anche Franklin Delano Roosevelt per il quarto mandato e poi Harry Truman: entrambi nel 1945, il primo per le restrizioni legate alla Seconda guerra mondiale, il secondo dopo la morte improvvisa di Roosevelt. Lyndon B. Johnson nel 1963 giurò all’interno di un aereo presidenziale a Dallas, subito dopo l’assassinio di John F. Kennedy. Prima ancora, Calvin Coolidge nel 1923 giurò nella casa di famiglia in Vermont, alla presenza del padre notaio, dopo la morte di Warren Harding. LEGGI TUTTO