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    Premierato e separazione delle carriere in frenata, a luglio ingorgo di sette decreti alla Camera

    Ascolta la versione audio dell’articoloUn ingorgo di decreti ma anche una fase di riflessione in vista del futuro referendum confermativo sulla giustizia hanno rallentato l’avanzamento delle due riforme del governo ancora in campo: il premierato e la separazione delle carriere dei magistrati.Premierato e giustizia escono da calendario luglio CameraA spiegare il primo aspetto è stato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, dopo che mercoledì scorso la capigruppo della Camera ha escluso l’approdo in Aula delle due riforme prima della pausa estiva. Un mese fa lo stesso Ciriani, alla precedente capigruppo chiamata a programmare i lavori di giugno-luglio, aveva chiesto di inserire in quel calendario il premierato. Quanto alla separazione delle carriere, ora all’attenzione dell’assemblea del Senato, i più ottimisti avevano pensato ad un iter più celere a Palazzo Madama, così da portare il testo in Commissione Affari costituzionali della Camera ai primi di luglio e in Aula prima delle ferie estive. Ma lo scenario è cambiato, come hanno stabilito i presidenti dei gruppi parlamentari di Montecitorio.Loading…L’ingorgo di decretiIl governo, dunque, non ha potuto fare altro che ricordare il lungo elenco di decreti, ben sette, che pioveranno a luglio nell’Aula della Camera, ingorgandola: differimento termini per il danno erariale, infrastrutture strategiche, Campi Flegrei e zone alluvionate, il decreto del Miur, quello del ministero dello Sport, quello fiscale e quello sull’ex Ilva. Per non parlare di disegni di legge del governo a cui comunque l’esecutivo tiene, come quello sul sostegno alle zone di montagna o quello sull’Intelligenza artificiale. Anche la ministra per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati ha detto di sperare che l’esame del premierato in commissione Affari costituzionali si chiuda “in autunno”.L’iter delle due riformeLe due riforme sono in due fasi completamente diverse dell’iter legislativo. Il premierato è stato approvato dal solo Senato ed è in prima lettura in commissione a Montecitorio, dovendo affrontare ancora la fase degli emendamenti. La separazione delle carriere delle toghe ha già ricevuto il sì della Camera e della commissione Affari costituzionali del Senato, che ha confermato il testo Camera; ed anche in Aula la maggioranza è intenzionata a fare altrettanto. Quando dunque il ddl tornerà in seconda lettura a Montecitorio l’iter, secondo l’articolo 138 della Costituzione, sarà rapido: il testo non potrà essere emendato e potrà essere solo approvato o respinto; lo stesso dicasi per la futura seconda lettura di Palazzo Madama. .Referendum confermativo e riforma della legge elettoraleA quel punto, dopo l’approvazione definitiva della riforma, la maggioranza dovrà affrontare il referendum confermativo. Un passaggio politico decisivo per le sorti del governo Meloni. Accelerare l’iter del ddl o rallentarlo di poco permette di far cadere il referendum nel momento voluto, dato che esso potrebbe condurre a elezioni anticipate anche in caso di vittoria del sì. Di qui il confronto, per ora informale, tra le forze politiche sulla legge elettorale che, nelle intenzioni della maggioranza, dovrà essere modificata indipendentemente dal premierato. LEGGI TUTTO

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    Migranti, dalla Cassazione dubbi di costituzionalità sull’intesa Italia-Albania

    Ascolta la versione audio dell’articoloIn una corposa relazione sul trattenimento dei cittadini stranieri, con focus sul protocollo Italia-Albania, la Cassazione evidenzia numerose criticità dell’accordo spiegando anche che «la dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, soffermandosi poi specificamente sul rapporto tra il Protocollo e il diritto dell’Unione». Nella relazione redatta dall’ufficio del massimario e del ruolo – di cui scrive oggi il Manifesto – la Suprema Corte analizza il protocollo evidenziandone le criticità non solo con la Costituzione, ma anche con il diritto internazionale e quello dell’Unione Europea.Le possibili violazioni dei diritti costituzionaliNel paragrafo dedicato al rapporto tra il protocollo Italia-Albania e la Costituzione, la relazione dell’ufficio del massimario della Cassazione evidenzia numerosi possibili violazioni dei diritti costituzionali, da quello alla salute a quello di difesa. L’intesa, per esempio, – scrive la Suprema Corte – omette di «individuare con precisione la categoria di persone cui l’accordo si riferisce e limitandosi ad individuarli come ’migranti’…ingenera una complessiva disparità di trattamento tra gli stranieri da condurre in Italia e i ’migranti’ da trasferire in Albania».Loading…Gli ostacoli al diritto d’asilo Secondo la Cassazione, poi, l’accordo sarebbe d’ostacolo al diritto di asilo mancando una «disciplina analitica degli aspetti procedurali». Indicazioni che sarebbero necessarie – secondo i giudici – per neutralizzare «il dislivello giuridico derivante dalla extraterritorialità, assicurando ai migranti condotti nei siti albanesi eguali garanzie rispetto ai migranti in territorio italiano». È stato inoltre osservato che, secondo quanto indicato dal Protocollo, «il trattenimento non è più previsto come l’extrema ratio, come previsto dalla disciplina europea» ma costituisce «l’unica alternativa indicata dal legislatore, in violazione delle garanzie a tutela della libertà personale».Un’ulteriore criticità «è stata ravvisata nella materiale impossibilità, in caso di detenzione all’estero, di rimettere in libertà l’individuo, una volta che siano cessati gli effetti del titolo del trattenimento. In base al protocollo, infatti, lo straniero non può essere rilasciato in Albania e deve essere ricondotto in Italia, con la conseguenza che, considerati i tempi tecnici necessari per il trasferimento su una nave o per via aerea, appare oltremodo probabile che si verifichi un trattenimento dello straniero sine titulo della durata di diverse ore, se non addirittura di alcuni giorni».Il diritto alla difesa e alla saluteRiguardo al diritto di difesa, la Corte sottolinea «come le modalità di esercizio del diritto di difesa delle persone straniere trattenute in Albania non risultano disciplinate da norme legislative, ma affidate alla discrezionalità del ’responsabile italiano del centro’». Infine, è stato osservato come il protocollo – «nello stabilire che ’in caso di esigenze sanitarie alle quali le autorità italiane non possono far fronte … le autorità albanesi collaborano con le autorità italiane responsabili delle medesime strutture per assicurare le cure mediche indispensabili e indifferibili ai migranti ivi trattenuti’ – possa comportare un grave pregiudizio per il diritto alla salute dei ’migranti’, protetto dall’art. 32 della Costituzione, atteso che il livello di assistenza sanitaria albanese non è comparabile con quello italiano» LEGGI TUTTO

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    Il Budapest Pride sfida i divieti di Orban, da Schlein a Calenda: ecco i politici italiani in piazza

    Ascolta la versione audio dell’articoloDalla segretaria del Pd Elly Schlein al leader di Azione Carlo Calenda, dal responsabile esteri di Iv Ivan Scalfarotto fino alla coordinatrice diritti del M5s Alessandra Maiorino. E’ nutrita la delegazione italiana in partenza per il Budapest Pride, evento a cui parteciperanno attivisti e rappresentanti istituzionali di tutti i partiti del centrosinistra compresi Più Europa e Avs. Per l’Alleanza Verdi-Sinistra al corteo che sfiderà apertamente i divieti di Viktor Orban parteciperà un’eurodeputata, ma non – come molti si aspettavano – Ilaria Salis (che è stata detenuta per oltre un anno in un carcere ungherese), bensì la collega Benedetta Scuderi. Che spiega: «Ilaria non ci sarà, sia perché la decisione sulla richiesta di revoca della sua immunità fatta da Budapest è stata rinviata, sia perché Maja, l’antifascista tedesca detenuta in Ungheria è in sciopero della fame e teme, che a causa della sua presenza, possano esserci ritorsioni su di lei».Le minacce di OrbanLa minaccia di “conseguenze legali” per chi parteciperà al Budapest Pride fatta dal primo ministro ungherese non ha fermato le partenze. Anzi, in Italia ha innalzato ancor più il livello delle polemiche in chiave anti-Orban. Più Europa, che parteciperà alla manifestazione con il suo presidente, Matteo Hallissey, riferisce di «un clima intimidatorio che» i suoi «attivisti appena arrivati in Ungheria hanno potuto subito respirare: controlli a tappeto all’aeroporto da parte dell’autorità per scovare qualche pericolosa bandiera arcobaleno. Orban può schierare anche l’esercito ma non fermerà mai la marcia dei diritti», la promessa.Loading…Una donna accende una sigaretta posta su un cartello raffigurante il Primo Ministro ungherese Viktor Orban, durante una manifestazione, dopo che il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta alle comunità LGBTQ+ di tenere la marcia annuale del Pride e consente una più ampia limitazione della libertà di riunione. REUTERS/Marton Monus Calenda: a Budapest per lo stato di dirittoAlessandro Zan, tra i dem che accompagneranno Schlein alla marcia Lgbtq, sintetizza: «Il problema è lui, che è fuori dalle normative e dai valori europei, non noi che andiamo ad una pacifica manifestazione. Sappiamo che possiamo correre dei rischi ma battersi per la libertà e delle democrazia è molto più importante». Calenda, per mettere le cose in chiaro, è già a Budapest: «Io rispetto lo stato di diritto e la tutela dei diritti delle minoranze che sono a fondamento dell’Europa. Se Orban non le rispetta si accomodasse fuori dall’Europa». Il pride si terrà comunque, scandisce Scalfarotto, secondo cui «non può esserci nessuna violazione di legge per i partecipanti al Pride di Budapest, almeno finché l’Ungheria si conferma dentro l’Unione Europea». «L’arroganza di Orban, che pensa di poter andare contro il diritto internazionale, non ci spaventa», afferma la senatrice e responsabile diritti del M5s Alessandra Maiorino.Il sostegno di Forza ItaliaSilente il centrodestra, fatta eccezione per i forzisti Tullio Ferrante e Isabella De Monte che, all’indomani delle esternazioni di Antonio Tajani sul corteo di Budapest («La manifestazione delle proprie idee è il sale della democrazia”) puntualizzano: «Vietare il Pride è contrario ai valori fondanti dell’UE, un’inaccettabile ed immotivata compressione di libertà», secondo il primo. «Ennesima manifestazione illiberale del Premier ungherese» che fa respirare a Budapest «un clima intimidatorio inaccettabile», per la seconda LEGGI TUTTO

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    Tar annulla elezioni a Pescara, nuovo voto in 27 sezioni

    Ascolta la versione audio dell’articoloColpo di scena a Pescara a un anno dalle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024, che avevano sancito la conferma al primo turno del sindaco di centrodestra Carlo Masci. Il Tar, accogliendo parzialmente il ricorso presentato da due cittadini vicini al candidato di centrosinistra e da una ex consigliera comunale, ha disposto l’«annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a sindaco e Consiglieri Comunali», oltre all’«obbligo di ripetere il procedimento elettorale» per 27 sezioni. I giudici, tra l’altro, hanno trasmesso gli atti alla Procura per valutare la sussistenza di ipotesi di reato.Le irregolarità accertateCarlo Masci, alla guida di una coalizione di centrodestra, aveva superato la soglia del 50% per soli 584 voti, raggiungendo il 50,95%, mentre il candidato di centrosinistra, Carlo Costantini, si era fermato al 34,24%. Nel ricorso, presentato a due mesi dal voto, venivano contestate presunte irregolarità in più dei due terzi dei 170 seggi. Oggi, a oltre un anno da quella tornata elettorale, dopo richieste di verifiche e rinvii, è arrivata la tanto attesa sentenza. I giudici parlano di «vizi che trascendono aspetti meramente formali» e di «numerosissime irregolarità», al punto che «non è stato raggiunto lo scopo di fornire un sufficiente grado di certezza in ordine all’autenticità, attendibilità e genuinità delle operazioni e del risultato elettorale».Loading…Fascicolo alla ProcuraAl centro della sentenza c’è il concetto di prova di resistenza: «Il numero di 584 voti in più rispetto a 30.952 – si legge – deve essere individuato come soglia ai fini della prova di resistenza avendo consentito la elezione al primo turno». Il numero di schede «sulle quali vi è assoluta incertezza», scrivono, «supera di per sé il numero necessario ai fini della prova di resistenza» e, di conseguenza, «le operazioni elettorali devono essere ripetute in tutte le sezioni in cui si è riscontrato il vizio ritenuto grave». Mentre la Procura dovrà valutare eventuali ipotesi di reato, «fino alla nuova proclamazione, a seguito del rinnovo parziale delle elezioni, gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti e indifferibili», scrive il Tar.Il ricorso del sindaco al Consiglio di StatoIl sindaco Carlo Masci annuncia ricorso al Consiglio di Stato, parla di «errori formali dei presidenti di seggio» e dice che la sentenza «appare travisare fatti e numeri, è distorta nelle motivazioni, errata nelle conclusioni, ma soprattutto non rispettosa della volontà popolare», creando un “vulnus pericoloso”. Per Carlo Costantini «il Tar ha accertato che il risultato elettorale non è attendibile, non è genuino e non è veritiero. Alla Procura spetterà il compito di accertare se si è trattato di brogli o solo di irregolarità, per quanto gravissime. I giudici – conclude – hanno ravvisato gravissime irregolarità in nessun modo sanabili» LEGGI TUTTO

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    Ok unanime della Camera a istituzione Giornata nazionale contro il body shaming

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’aula della Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge (prima firmataria la deputata di Noi Moderati Martina Semenzato) che prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (body shaming)Il 16 maggio la Giornata nazionale contro il «body shaming»La Giornata nazionale contro il body shaming è istituita il 16 maggio per sensibilizzare i cittadini sulla gravità dei comportamenti offensivi che hanno come obiettivo la denigrazione del corpo di una persona e di promuovere ogni iniziativa utile a prevenire e contrastare le condotte volte a denigrare e ridicolizzare una persona per il suo aspetto fisicoLoading…Le iniziative possibiliIn occasione della Giornata nazionale le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile e le associazioni ed enti del Terzo settore possono promuovere iniziative – quali convegni, eventi, dibattiti, incontri, cerimonie, manifestazioni culturali, campagne informative e sociali – finalizzate alla sensibilizzazione e alla prevenzione del body shaming, finalizzate a: prevenire e contrastare il fenomeno del body shaming; favorire l’informazione e la sensibilizzazione sul problema della discriminazione basata sull’aspetto fisico; incentivare la promozione dell’accettazione del proprio corpo e il rispetto di quello degli altri, nonché della salute fisica e psicologica; promuovere un uso consapevole delle piattaforme sociali telematiche, sviluppare una consapevolezza critica delle immagini ideali e ritoccate nelle piattaforme medesime e nella pubblicità (inciso aggiunto in sede referente), nonché promuovere un uso consapevole del linguaggio e delle tecnologie digitali, rispettoso della reputazione altrui.Il ruolo degli istituti scolasticiGli istituti scolastici, nell’ambito della loro autonomia, possono promuovere e organizzare iniziative didattiche, percorsi di studio, momenti comuni di riflessione, eventi, dibattiti, incontri dedicati alla comprensione e all’approfondimento del fenomeno delle discriminazioni fisiche e delle conseguenze che ne derivano sulla salute fisica e psicologica delle persone colpite, nonché a promuovere l’accettazione del proprio corpo. LEGGI TUTTO

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    Salvini: circoscrivere il reato di tortura. Cucchi: non lo permetteremo

    Ascolta la versione audio dell’articolo«È necessario intervenire sul reato di tortura». A dirlo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un’iniziativa del suo partito a Montecitorio sull’impatto del decreto sicurezza sul settore penitenziario. «La polizia penitenziaria è poco presente sui giornali e quando c’è viene attaccata come aguzzini e torturatori. Bisogna rivedere, circoscrivere, precisare il reato di tortura. Gli agenti della polizia penitenziaria non sono potenziali delinquenti o torturatori e svolgono il lavoro in condizioni complicatissime». «È una cosa da fare e chi se non la Lega può farlo”, ha aggiunto.Cucchi: non permetteremo sia modificato reato di torturaLe parole di Salvini non passano inosservate, provocando una dura reazione delle opposizioni. La prima a farsi sentire è Ilaria Cucchi, che attacca: «In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Non permetteremo che vengano messe le mani sul reato di tortura soltanto per pura propaganda politica. Il mio pensiero va a tutte le vittime di torture, a partire da quelli della mattanza nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire» ha dichiarato la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, morto a seguito di un pestaggio delle forze dell’ordine dopo il suo arresto.Loading…Bazoli (Pd): frase Salvini su tortura denota attitudine autoritariaProposta respinta al mittente anche dal senatore, Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Per Salvini al fine di consentire alle forze dell’ordine di fare seriamente il loro lavoro occorre ridurre l’applicazione del reato di tortura. Insomma bisogna lasciare mani libere, con buona pace dei principi liberali su cui si fonda uno Stato democratico, delle convenzioni internazionali, del buon senso. Frasi dettate da un’attitudine autoritaria che si è già manifestata col decreto sicurezza e che alzano la tensione, di certo non aiutando le nostre forze di pubblica sicurezza»M5s: reato tortura non si tocca, Salvini ignora legalitàTranchant anche il giudizio del M5s. «Anche oggi Salvini ha detto una sciocchezza in materia di giustizia. Il reato di tortura non ha bisogno di essere circoscritto, la sua introduzione è stato un passo di civiltà giuridica. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la polizia penitenziaria svolga un ruolo prezioso, difficile e spesso in condizioni veramente impossibili, anche per colpa del governo di Meloni e Salvini che osserva immobile le enormi carenze di organico di cui soffre il corpo. Il riconoscimento del lavoro degli agenti si fa finanziando assunzioni straordinarie, rendendo le carceri luoghi civili per i detenuti e per chi ci lavora, non chiedendo l’impunità per chi sbaglia. La legalità è un concetto che va declinato sempre, non a convenienza: chi indossando una divisa dello Stato compie violenze crudeli, arrecando sofferenze alle persone colpite, non deve avere un trattamento di favore, proprio perché il rispetto della legge e dei diritti umani vale per tutti». Così la senatrice del M5s, Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.Magi: Salvini vuole Far WestMentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi «questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel Far West. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca. Anzi, pensiamo che ci debba essere un ulteriore elemento di garanzia rispetto alle violenze delle forze dell’ordine e rilanciamo la nostra proposta dei codici identificativi sulle uniformi» LEGGI TUTTO

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    Vertice Nato, Meloni: accordo «sostenibile». Sì all’ipotesi dazi Usa al 10%

    Ascolta la versione audio dell’articoloUn accordo da cui emerge «la compattezza dell’alleanza e la volontà di quell’alleanza di rafforzarsi». Concluso il vertice dei capi di Stato e di governo dei 32 Paesi della Nato, Giorgia Meloni commenta positivamente con i cronisti la dichiarazione finale con cui ci si impegna ad aumentare la spesa per difesa e sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. «Impegni sostenibili per l’Italia», assicura la premier, che esclude per il 2026 l’attivazione della clausola di salvaguardia già chiesta da dodici Paesi Ue, tra cui la Germania, per godere di uno spazio di bilancio aggiuntivo fino all’1,5% del Pil. «Per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica». Tra il lungo colloquio con il presidente Trump alla cena offerta ieri sera dai reali d’Olanda e la riunione di stamattina la presidente del Consiglio afferma di aver toccato «ongoing» anche il tema dazi: sull’ipotesi di chiudere l’intesa Ue-Usa al 10% si dice «abbastanza d’accordo. Ho sentito le imprese, non sarebbe particolarmente impattante».Sicurezza «dominio ampio», dalle infrastrutture alla migrazione irregolareL’incremento al 5% dal 2% attuale, sottolinea la presidente del Consiglio, «non è distante dall’impegno che l’Italia già assunse nel 2014 quando era all’1% delle spese di difesa in rapporto al Prodotto interno lordo e si impegnò, come ribadito da tutti i governi che mi hanno preceduto, ad aumentarlo dell’1 per cento. A questo si aggiunge un 1,5% di spesa sulla sicurezza». Meloni conferma quanto già affermato alle Camere nei giorni scorsi: «Sono risorse che noi dobbiamo spendere e spendiamo comunque su materie molto più ampie della questione di difesa. La questione della sicurezza oggi coincide con un dominio particolarmente ampio che riguarda la difesa dei confini, la migrazione irregolare, le infrastrutture critiche, la mobilità militare, le infrastrutture nel senso più generale, ma anche l’intelligenza artificiale, la ricerca, l’innovazione tecnologica. Risorse che servono a mantenere questa nazione forte, come è sempre stata».Loading…«Nessun euro sarà distolto dalle altre priorità del governo»«Sono impegni sostenibili», ha scandito Meloni. «Lo voglio ribadire: per l’Italia questa spesa è necessaria per rafforzare la nostra difesa, per rafforzare la nostra sicurezza in un contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani».No alla clausola di salvaguardia nel 2026, poi si valuteràAlla domanda del Sole 24 Ore sull’esigenza di reperire circa 100 miliardi in dieci anni (dagli attuali 35 miliardi spesi per la difesa e 10 per la sicurezza a 100 e 45 miliardi), la premier ha risposto: «Ho sentito molti numeri dati in questi giorni un po’ dalla stampa, un po’ dal Parlamento, che mi sembrano molto distanti dalla realtà. Noi abbiamo ovviamente fatto i nostri calcoli per il 2026 e non riteniamo che ci serva utilizzare la escape clause. Poi chiaramente per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica».«Nessun obbligo annuale e libertà sulle decisioni di spesa»Sollecitata sulla considerazione del responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, sull’insostenibilità dell’obiettivo del 5%, Meloni taglia corto: «Sono venuta qui dopo una risoluzione votata da tutta la maggioranza. Ho spiegato varie volte che è una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni con il ministro dell’Economia. Sono convinta che sia sostenibile, per l’ampiezza delle spese, per il fatto che parliamo di un impegno a dieci anni che nel 2029 si deve in ogni caso ridiscutere, per il fatto che non ci sono incrementi obbligati annuali per gli Stati e questo consente di fare le scelte in base all’andamento della situazione in quel particolare momento. Quindi c’è una flessibilità totale». L’altra richiesta italiana che, a detta della premier, è stata soddisfatta riguarda la discrezionalità degli Stati nazionali sulle decisioni di spesa: a spetta a ognuno scegliere cosa considera una minaccia, perché «le minacce che affronta una nazione che si affaccia sul Mediterraneo come l’Italia e quelle che affronta un Paese Baltico sono distanti anni luce. Allora o ci fidiamo l’uno dell’altro e ognuno fa il suo pezzo di lavoro in questo quadro oppure se pensiamo che possiamo imporre a tutti un unico standard facciamo una cosa che non è utile per nessuno». LEGGI TUTTO

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    Via libera del Senato al decreto legge su alluvioni e Campi Flegrei: le novità

    Ascolta la versione audio dell’articoloSì dal Senato alla conversione in legge del decreto alluvioni e Campi Flegrei, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile.Le misure urgenti sono mirate a garantire la continuità e l’efficacia degli interventi nei territori colpiti da calamità naturali. Con un’attenzione alla semplificazione amministrativa, al coordinamento tra istituzioni e alla partecipazione dei cittadini. Rispondendo con prontezza, trasparenza e concretezza alle emergenze, ponendo le basi per una ricostruzione sostenibile e integrata nel medio-lungo periodo.Loading…Gli interventiNel testo si evidenzia la volontà del legislatore di fornire risposte tempestive ed efficaci attraverso una semplificazione delle procedure amministrative e un’accelerazione degli interventi di ricostruzione, sia pubblica che privata. Viene prevista la proroga di termini, la riorganizzazione delle strutture commissariali e il potenziamento del personale coinvolto, anche con modalità straordinarie di distacco e nomina. Particolare attenzione è riservata al coordinamento tra i vari livelli istituzionali — dallo Stato centrale alle Regioni e agli enti locali — per garantire una gestione integrata dell’emergenza e della fase post-emergenziale.Coinvolgimento dei cittadiniIl testo non si limita agli aspetti tecnici e operativi, ma prevede anche strumenti per coinvolgere direttamente i cittadini, come l’attivazione di commissioni tecniche straordinarie per casi complessi e un piano di comunicazione pubblica finalizzato alla diffusione della cultura del rischio. Sono inoltre stanziate risorse finanziarie per interventi immediati e per la prosecuzione delle attività già avviate, con l’obiettivo di garantire la continuità delle azioni in corso. LEGGI TUTTO