Tajani: l’Iran ha superato la linea rossa, ora al lavoro per la de-escalation
Ascolta la versione audio dell’articolo«Per quanto riguarda il programma nucleare dell’Iran, noi abbiamo il rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite secondo il quale l’Iran ha violato le regole ed è andato al di là della linea rossa per quanto riguarda la costruzione dell’arma atomica. Quindi le osservazioni israeliane sono assolutamente fondate sulla base di una relazione indipendente che arriva dall’agenzia dell’Onu».Tajani sottolinea le ragioni di Israele: «L’Iran ha superato la linea rossa»Prima ancora di andare in Parlamento per l’audizione davanti alla commissioni Esteri di Camera e Senato, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rafforza la linea del governo dopo che, a caldo, la premier Giorgia Meloni nel suo colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva sottolineato la necessità che «l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare», auspicando al contempo che «gli sforzi condotti dagli Stati Uniti per giungere ad un accordo possano ancora avere successo». La linea rossa, ribadisce dunque in Parlamento Tajani, è in realtà già stata superata. «Di fronte a una minaccia nucleare, non può esservi alcuna ambiguità. L’Iran non può dotarsi della bomba atomica. Ho voluto trasmettere questo messaggio anche al presidente della Repubblica israeliano Isaac Herzog, al quale ho ribadito il diritto di Israele a garantire la propria sopravvivenza tutelandosi da un possibile attacco nucleare». E ancora: «La decisione di lanciare l’operazione è scaturita da informazioni di intelligence su Teheran, tali da configurare una minaccia esistenziale per Israele, per la regione e per la comunità internazionale».Loading…«L’Italia è in prima linea per la de-escalation»Un sostanziale appoggio all’azione di Israele, dunque, in sintonia con la posizione assunta dal presidente Usa Donald Trump (“l’Iran faccia l’accordo prima che non ne resti più nulla”). La strada del governo italiano resta quella della ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione e, da parte dell’Italia, il lavoro diplomatico per una de-escalation del conflitto («su questo fronte siamo in prima linea»). Le cui conseguenze, in caso di un prolungato scontro militare, sarebbero enormi anche dal punto di vista economico, sottolinea Tajani: è a rischio la libertà di navigazione in una rotta cruciale per l’Italia e per il commercio globale e ci sarebbero conseguenze sul piano energetico, umanitario e migratorio.«Finora nessuna situazione critica per i 50mila italiani nell’area»Infine, le informazioni sugli italiani – militari e civili – presenti nell’area. «Attualmente si trovano circa 50.000 italiani in tutta la regione mediorientale. La presenza più significativa è in Israele, con circa 20.000 connazionali, mentre sono circa 500 quelli residenti in Iran. Al momento non ci sono state segnalate situazioni critiche – ha detto Tajani -. A questi si aggiungono i nostri militari presenti nell’area, dall’Iraq al Libano, dal Golfo al Sinai, che seguiamo insieme al ministero della Difesa. Le nostre ambasciate sono in contatto con tutti i connazionali che hanno chiesto informazioni per rientrare in Italia. Stanno tutti bene e stanno ricevendo – uno ad uno – ogni possibile assistenza, tenendo conto dell’interruzione del traffico aereo nella regione», ha aggiunto. «In particolare, un gruppo di 36 pellegrini della Conferenza Episcopale Italiana, presente a Gerusalemme, è stato assistito dal nostro Consolato Generale ed è riuscito a raggiungere la Giordania».Opposizioni critiche: o si appoggia Israele o si lavora per la de-escalationL’informativa di Tajani non ha convinto le opposizioni, che la hanno trovata quantomeno contraddittoria. Si può appoggiare nella sostanza l’azione di Israele e al contempo assicurare di voler lavorare per la de-escalation, si chiede Francesco Silvestri del M5s: «Ci saremmo aspettati posizioni politiche più chiare. Nonostante il suo tono deciso, i contenuti appaiono contraddittori. Che senso ha venire qua a dire tutto e il contrario di tutto? A dire che sostiene la de-escalation ma anche l’azione che ha fatto Netanyahu? Queste cose sono in contraddizione. Non ha chiarito se è a favore di quello che è appena successo, nelle tempistiche rispetto agli sforzi che si fanno per una de-escalation vera». Più sfumata la posizione della segretaria del Pd Elly Schlein, che ha voluto sottolineare che «nessuno più di noi è ostile al regime iraniano che opprime le donne e nessuno più di noi sostiene il movimento Donna vita libertà, tuttavia questa azione improvvisa e unilaterale di Israele non può che indebolire le trattative nei luoghi deputati». Delle due l’una, dice Schlein chiedendo al governo di non schiacciare il Paese sugli «umori alterni» di Trump: «O si pensa che quello di Israele sia un attacco legittimo, e alcune dichiarazioni della maggioranza vanno in questa direzione, e allora bisogna avere il coraggio di dire: ha fatto bene. O si pensa che bisogna fermare l’escalation, e allora bisogna dire a Netanyahu di fermarsi e all’Iran di frenare le sue reazioni. L’attacco unilaterale all’Iran non è la via. Vorremmo chiarezza, lo chiediamo al governo e alla Ue». LEGGI TUTTO