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    Meloni a Landini: «Io cortigiana? È obnubilato dal rancore». La replica: «Nessun insulto»

    Ascolta la versione audio dell’articoloGiorgia Meloni contro Maurizio Landini. La premier scrive su X: “Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo), mi definisce in televisione una “cortigiana”. Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola, ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova facendo una rapida ricerca su Internet».La premier prosegue: «Ed ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta». Meloni pubblica anche la definizione di un dizionario: “Donna dai facili costumi, etera; eufem. prostituta”.Loading…Il riferimento di Meloni è a un passaggio dell’ultima puntata di diMartedì su La7, di cui Landini è stato ospite. Il programma, a proposito di Gaza e delle manifestazioni, inquadra il passaggio del comizio di Meloni prima delle regionali in Toscana, sul fatto che lo sciopero generale, «in Palestina non cambia niente e in compenso in Italia gli italiani hanno un sacco di problemi e particolarmente ce l’hanno i lavoratori che il sindacato dovrebbe difendere». Landini in trasmissione replica che «i lavoratori sono scesi in piazza per difendere l’onore di questo Paese, mentre Meloni stava a fare la cortigiana di Trump».A seguire la replica di Landini in una nota: «Nessun insulto sessista e nessun rancore. Martedì sera, ospite di Giovanni Floris a ’Di Martedì’, in un’intervista di dieci minuti, che chiunque può facilmente rivedere, rispondendo a una domanda sull’accordo di tregua in Medio Oriente, ho immediatamente chiarito, per evitare qualsiasi fraintendimento o strumentalizzazione del termine utilizzato, cosa intendevo dire: che Meloni è stata sulla scia di Trump, è stata alla corte di Trump, ha fatto il portaborse di Trump. Ho espresso, evidentemente, un giudizio politico sul mancato ruolo del nostro governo e della sua presidente del Consiglio» LEGGI TUTTO

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    Giorgetti a Washington: «Per l’Ucraina servono un sacco di soldi, e deve metterli l’Europa»

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è a Washington per gli Annual Meeting Fmi, G7, G20 per discutere, tra l’altro, di Ucraina, Russia e Cina. Giorgetti incontrerà anche le delegazioni delle principali agenzie di rating.Il ministro dell’Economia ha detto, rispondendo a margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale, a chi gli chiedeva cosa fosse emerso dal G7 sull’Ucraina: «Servono un sacco di soldi e sostanzialmente deve metterli l’Europa, mi sembra di aver capito questo».Loading… LEGGI TUTTO

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    Sardegna, la Consulta annulla la decadenza di Todde: resta presidente

    Ascolta la versione audio dell’articoloAlessandra Todde resta presidente della Regione Sardegna. Sulla vicenda che riguarda la decadenza della governatrice della Sardegna c’è ora una schiarita. E arriva con la sentenza numero 148 della Corte costituzionale secondo cui «ha esorbitato dai propri poteri, cagionando una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna, il collegio regionale di garanzia elettorale pronunciandosi sulla decadenza della presidente della Regione Sardegna in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità». Al centro dell’ordinanza ingiunzione, trasmessa poi al Consiglio regionale, c’erano presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese e nella nomina del mandatario.I rilievi dei giudiciI giudici della Consulta hanno rilevato che i Collegi regionali di garanzia elettorale, «istituiti dalla legge numero 515 del 1993 per esercitare il controllo sulle spese della campagna elettorale dei candidati per le elezioni politiche dei due rami del Parlamento – controllo poi esteso dalla legge numero 43 del 1995 alla elezione dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario – sono organi dello Stato che operano in condizioni di indipendenza al fine di garantire la genuinità e l’autenticità del formarsi della volontà del corpo elettorale, in una con la libertà di voto degli elettori».Loading…Sistema anche in SardegnaIl sistema di controllo, affidato a tali organi, è operante anche nella Regione Sardegna per effetto di una scelta del legislatore. La Corte ha poi evidenziato «che le pur gravi fattispecie contestate alla Presidente eletta (tra le quali, la mancata nomina di un «mandatario elettorale», avente il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge) non sono riconducibili a quelle che, in modo esplicito, la legge numero 515 del 1993 ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza». Con il risultato che «nell’imporre la decadenza al Consiglio regionale, sulla base dei fatti così accertati, il Collegio di garanzia elettorale ha, pertanto, esorbitato dai propri poteri». Poi anche la precisazione che rimane impregiudicata la questione relativa alla possibilità di riqualificazione dei fatti, che è rimessa al giudice civile, competente per il giudizio di opposizione all’ordinanza-ingiunzione. In questo caso l’ordinanza ha formato oggetto del giudizio civile promosso da Todde dinanzi al Tribunale di Cagliari, che l’ha confermata, quanto alla sanzione pecuniaria irrogata, il 28 maggio scorso.Con la sentenza depositata, la Corte ha anche dichiarato inammissibile il conflitto promosso dalla stessa Regione Sardegna nei confronti dello Stato sulla sentenza di rigetto del tribunale di Cagliari.La reazione di Todde«Ho appreso da Bruxelles la notizia della sentenza della Corte Costituzionale mentre presiedevo il Forum delle regioni insulari europee – dice Alessandra Todde -. La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna». LEGGI TUTTO

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    La Lega stretta tra Vannacci e Zaia, lancia la campagna per il Veneto

    Ascolta la versione audio dell’articoloAll’indomani della batosta elettorale in Toscana, con la Lega sotto il 5%, sono in pochi nel Carroccio a essere solidali con il generale Roberto Vannacci, dominus della campagna elettorale e della composizione delle liste. A lui è imputata la percentuale flop, causata secondo molti dall’estromissione di colleghi di partito con più anzianità di servizio e radicamento sul territorio, come l’europarlamentare Susanna Ceccardi. I malumori sono più forti soprattutto tra i dirigenti della vecchia guardia legati alle battaglie autonomiste e federaliste.I malumori nella LegaTra i primi a esporsi in una analisi del voto il segretario lombardo, Massimiliano Romeo, che senza citare l’ex generale si è limitato ad osservare che «va bene il contributo di chi può dare un valore aggiunto, ma se si perde l’identità, il territorio e la militanza non ci si può meravigliare del calo di fiducia». A seguire è stato il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari a parlare di «errori da non ripetere», spiegando che «la Lega è forte e vince quando parla di autonomia, federalismo e territorio e valorizza gli amministratori sul territorio. La Toscana ha una sua classe dirigente che in questa campagna è stata estromessa e il fatto di lanciare un messaggio ideologico da una parte sola non è il messaggio della Lega». Mentre il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha chiosato: «Il risultato deludente della Lega in Toscana è forse la constatazione che la Lega deve continuare ad essere il partito dei territori e della gente. Bisogna riprendere in mano quelli che sono i nostri valori»Loading…A tre anni dalle elezioni politiche la Lega continua a girare insomma attorno al problema irrisolto: partito regionale fondato su istanze autonomiste e rappresentanza dei territori o partito nazionale a forte componente ideologica di destra.Vannacci: avanti ancora più determinatiVannacci, espressione della seconda linea, non accenna ad autocritiche, anzi rilancia: «Chi non ha votato poi non si lamenti», dice tranchant, assicurando che il calo dei consensi non è che «un punto di partenza» e aggiungendo che «noi non perdiamo mai, o vinciamo o impariamo». Nessuna intenzione, insomma, di arretrare: «Chi pensa che io mi fermi non mi conosce, chi pensa che mi scoraggi sbaglia». Ora anzi si va avanti «ancora più determinati».La campagna di Stefani in VenetoChi invece è senz’altro espressione delle istanze autonomiste e territoriali è Alberto Stefani, il candidato a succedere a Luca Zaia, che sta sta preparando la campagna elettorale per la sua corsa a Palazzo Balbi. E a mezza bocca sono in molti nel Carroccio a tirare un sospiro di sollievo per il fatto che l’ex generale non abbia un ruolo anche nella campagna elettorale nella terra del Doge. Questa sera Stefani inaugura la campagna elettorale dal Gran Teatro Geox di Padova. Accanto a lui sul palco, oltre a Matteo Salvini (cha a Vannacci ha dato ruolo e spazio in Toscana), prenderà la parola anche il governatore uscente, Luca Zaia, arrivato alle battute finali dei suoi 15 anni consecutivi alla guida del Veneto. LEGGI TUTTO

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    Regionali, il centrodestra guarda al Veneto con l’incognita Zaia

    Ascolta la versione audio dell’articoloArchiviata la sconfitta in Toscana data per scontata fin dall’inizio, il centrodestra scalda i motori per il mini-election day di fine novembre in Veneto (vittoria facile), Puglia (sconfitta certa) e Campania (si punta almeno al buon risultato) che andrà guardato in controluce per vedere l’esito della competizione interna tra gli alleati che sostengono il governo Meloni. Le strategie in ciascuna delle tre regioni saranno molto diverse. Intanto la Lega ha fatto la scelta di eliminare “Salvini premier” dai simboli locali: in Campania si presenta come “Lega – Cirielli presidente”, in Puglia con “Lega-Lobuono presidente”. E anche in Veneto, dove l’intesa raggiunta dai leader la scorsa settimana aveva come corollario anche il no al nome di Zaia nel simbolo, dovrebbe comparire “Lega – Stefani presidente”.Al via la campagna elettorale in VenetoAlberto Stefani, il giovane deputato, a capo del partito regionale e vice nazionale di Matteo Salvini, si prepara all’apertura ufficiale della campagna mercoledì a Padova, nel palazzetto che di solito ospita i concerti. Il leader leghista sarà con lui sul palco e così farà Luca Zaia. E lì, secondo le attese che si registrano sul territorio, Zaia potrebbe anche finalmente svelare che ne sarà del suo futuro. Nel suo partito e tra gli alleati sono tutti pronti a scommettere che scenderà in campo come capolista per il Consiglio regionale, nonostante le rimostranze che non ha perso occasione di esplicitare negli ultimi giorni.Loading…L’irritazione di Zaia«Se sono un problema vedrò di renderlo reale, il problema. Cercherò di organizzarmi in maniera tale da rappresentare fino in fondo i veneti» le parole che va ripetendo. Le sue stoccate dai leghisti vengono attribuite a malumori nei confronti di Fratelli d’Italia – che ha sì ceduto sul governatore ma ha prenotato tutti i posti che contano in giunta e messo il “veto” su l’oramai quasi ex governatore. Non solo non potrà correre con una sua lista ma il suo cognome non comparirà neppure nel simbolo della Lega. Il Doge continua a mantenere il mistero: «Il futuro? lo comunicherò quando sarà l’ora». Ma in tanti continuano a vedere una staffetta Stefani-Zaia in parlamento, visto che il candidato leghista se diventasse presidente (ma nel centrodestra nessuno antepone il se) libererebbe un collegio uninominale per il quale scatterebbero le elezioni suppletive. In Veneto ad ogni modo dove non dovrebbe esserci una lista “Stefani” ma potrebbe esserci una lista “autonomista”.Gli obiettivi di Fdi«Salvini recupererà in Veneto» la batosta toscana, dicono gli alleati. Ma sarà da vedere anche il piazzamento di Forza Italia, soprattutto al Sud. Mentre il partito di Giorgia Meloni in territorio veneto conta di fare una buona performance, pur nella consapevolezza di non poter replicare i rapporti di forza delle politiche e delle europee (dove Fdi ha superato il 37%), anche perché «il candidato ha un effetto traino».La partita in CampaniaLo stesso che i meloniani puntano ad avere in Campania, dove Edmondo Cirielli sta ultimando a sua volta le liste. In corsa, nonostante gli ultimi dinieghi in pubblico e il coté di polemiche, ci sarà quasi sicuramente anche l’ex ministro Gennaro Sangiuliano (probabile capolista a Napoli). La coalizione qui presenterà una lista del presidente e una civica (in sostanza sempre del presidente) o forse due, accanto a quelle dei partiti. LEGGI TUTTO

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    Faccia a faccia Fico-De Luca, tregua per battere il centrodestra

    Ascolta la versione audio dell’articoloDue ore di confronto schietto per chiarirsi dopo le polemiche dei giorni scorsi e gettare le basi per una campagna elettorale (in Campania si vota il 23-24 novembre) all’insegna dell’unità. E’ durato due ore l’incontro tra il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il candidato del campo progressista Roberto Fico. Con loro il figlio del governatore uscente e neo segretario regionale del Pd Piero De Luca, promotore dell’incontro e tessitore della tregua. Un appuntamento diventato indispensabile prima che gli effetti delle picconate di De Luca senior sulla coalizione arrivassero al punto di non ritorno. La scelta del Pd di affidare la successione a un candidato Cinquestelle non è andata giù al Governatore che da abitudine non le manda a dire.Gli attacchi del governatoreLo stillicidio aveva raggiunto il culmine sabato scorso quando dal palco della festa del Foglio Vincenzo De Luca si era detto pronto a spiegare allo stesso Fico «che il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito» e che «la Campania, dopo dieci anni di rivoluzione democratica e civile, ha bisogno di proposte serie e non di scemenze». Preoccupazioni che De Luca ha riproposto anche a Fico.Loading…La richiesta di continuità programmaticaSanità, trasporti, rifiuti, i temi sui quali l’ex sindaco di Salerno chiede al candidato del campo largo una continuità programmatica con il lavoro degli ultimi dieci anni. E con Fico dall’altro lato a ricordare la necessità di rimarcare la matrice grillina, con temi identitari cari al Movimento.La tregua dopo il summitAl termine i due protagonisti sembrano parlare la stessa lingua. «La destra è l’avversario contro cui orientare le energie» mette in chiaro Fico definendo l’incontro «cordiale». L’ex presidente della Camera riferisce che l’incontro «è servito a fare il punto sul programma della coalizione» ed «è stato condiviso l’obiettivo comune di tenere conto dei risultati raggiunti in questi anni e garantire alla Campania un’amministrazione futura stabile che metta al centro le priorità dei cittadini attraverso la proposta politica del campo progressista, alternativa alla destra». Gli fa eco De Luca che parla di un incontro “cordiale” in cui si è fatto un «approfondimento sul programma» con l’obiettivo di «dare continuità all’azione amministrativa e indicare i tempi programmatici in grado di parlare alla povera gente, ai lavoratori, alle forze moderate e alle forze imprenditoriali». LEGGI TUTTO

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    Toscana: bene Pd e Fdi, delusione M5s e Vannacci porta giù la Lega

    Ascolta la versione audio dell’articoloVola il Pd, primo partito in regione. Si rafforza Fdi al secondo posto. Escono ridimensionati M5s e Lega. Una sconfitta che brucia soprattutto per il Carroccio che aveva puntano sul ruolo strategico del generale Vannacci in campagna elettorale per un rilancio sul territorio. Sono questi alcuni dei risultati principali del voto di lista nelle elezioni regionali in Toscana che hanno visto la larga vittoria del governatore uscente Eugenio Giani (Pd).Delusione M5sA scrutinio quasi concluso il Pd è primo partito della coalizione e in assoluto. Con il 34,5% i dem sono stabili rispetto alle regionali 2020 (34,7%) ma migliorano il risultato delle politiche 2022 (26,1%). Deludente il risultato del M5s al 4,4%, in calo sia rispetto al 7% delle regionali 2020 che all’11,1% delle scorse politiche. Una parte dell’elettorato Cinquestelle si è astenuto in una tornata elettorale che ha registrato il record negativo di affluenza (47,7%) In Toscana (così come in Calabria e nelle Marche, nonché nelle altre tre regioni al voto a fine novembre) il campo progressista si presentava unito. Ma i Cinquestelle (all’opposizione di Giani nella scorsa legislatura) hanno deciso di appoggiare il governatore uscente dopo una votazione della base degli iscritti, che non ha sedato malumori e distinguo. Non a caso Giuseppe Conte non ha invitato Giani sul palco del M5s per la chiusura della campagna elettorale e lo ha incontrato a Scandicci per un evento di rito – come forma di mediazione – concordato con Schlein dopo un serrato confronto. Bene Avs, intorno al 7% (5,1% nel 2022). E ottima performance di Casa riformista (lista che vede insieme Iv, Più Europa, Psi,e Pri) all’8,8 per cento.Loading…Male la Lega di VannacciSull’altro fronte, il voto in Toscana ha segnato una sconfitta per la Lega “vannaccizzata”. Il vicesegretario è stato il coordinatore della campagna leghista sul territorio. E ha fatto il bello e cattivo tempo nella composizione delle liste. Imponendo il suo fedelissimo Massimiliano Simoni (potrebbe essere l’unico consigliere regionale eletto per la Lega) nel listino bloccato e scegliendo la maggior parte dei capilista. Ma i risultati sono stati molto al di sotto delle aspettative. La Lega si attesta tra il al 4,4%. Pur non volendo fare con boom del 21,8% delle regionali 2020, si tratta di un risultato al di sotto del 6,6% delle politiche 2022 e anche del 6,2% delle europee 2024. Non solo. La Lega è superata anche da Forza Italia, al 6,2%, in crescita rispetto alle regionali (4,3%) e alle politiche (5,6%). «Se questo è l’effetto Vannacci ci speriamo che prosegua…» ha ironizzato la segretaria del Pd Elly Schlein. Bene Fratelli d’Italia al 26,8%, che raddoppia rispetto al 2020 (13,5%) e migliora rispetto alle politiche (25,9%).La gestione della campagna elettorale in Toscana da parte di Vannacci non è stata indolore. Alle tensioni con Susanna Ceccardi, ex candidata governatrice, europarlamentare e punto di riferimento sul territorio, si sono aggiunti numerosi addii polemici al partito. Tra questi, prima quello di Ilaria Boggi, consigliera provinciale della Lega. Poi – a distanza di 48 ore – hanno sbattuto la porta il capogruppo comunale di Viareggio, Alessandro Santini e l’ex segretaria viareggina Maria Domenica Pacchini. «E’ stato distrutto un partito per regalare un posto agli amici di Vannacci» ha commentato Alessandro Santini, il capogruppo della Lega al Comune di Viareggio, uscito dal partito per contrasti con il generale. LEGGI TUTTO

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    Toscana, vince Giani (centrosinistra) con ampio margine. Affluenza al 47,7%: è record negativo

    Ascolta la versione audio dell’articoloVittoria larga del governatore uscente della Toscana Eugenio Giani, sullo sfidante di centrodestra Alessandro Tomasi. Giani ha raccolto il 54% dei voti, Tomasi il 40,9% e Antonella Bundu candidata con la lista Toscana Rossa (che mette insieme Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Possibile) il 5,2 per cento. Tredici i punti di scarto tra i principali contendenti. Giani vince anche in molte città del centrodestra, che difende solo il feudo di Grosseto. Nelle scorse elezioni regionali Giani con il 48,6% dei voti si impose con otto punti di scarto sulla rivale di centrodestra, la leghista Susanna Ceccardi (40,7%) mentre la competitor del M5s Irene Galletti si fermò al 6,4 per cento.Pd primo partitoNel centrosinistra il Pd è primo partito al 34,5%, seguito da Lista Giani presidente – Casa Riformista all’8,8%, Alleanza Verdi Sinistra al 7% e Movimento 5 Stelle al 4,4 per cento. Nel centrodestra è in testa Fratelli d’Italia, con il 26,8%, mentre Forza Italia, al 6,2, supera la Lega, al 4,4 per cento. Toscana Rossa raccoglie il 4,5 per cento.Loading…Affluenza al 47,7%Erano 3 milioni i toscani chiamati alle urne . Dal 1970, anno di istituzione delle Regioni, l’affluenza alle urne alle regionali è passata dal 95,9% al 48,28% delle elezioni del 2015, il dato più basso in assoluto e la prima volta con meno della metà degli elettori, per poi risalire al 62,6% nella tornata 2020 (quando si votava però anche per il referendum costituzionale confermativo relativo alla riduzione del numero dei parlamentari, che ha trainato l’affluenza). In questa tornata si è registrato un nuovo pesante calo con un’affluenza al 47,7% (in linea con il 2015) circa 15 punti in meno rispetto a cinque anni fa. E’ il dato più basso nella storia delle elezioni regionali. Sul non voto avrebbero pesato la percezione di una partita non realmente contendibile.Schlein: grazie a Giani,vittoria che ci dà gioia e speranza«Voglio ringraziare Giani per questa splendida gioia, ringraziare tutta la coalizione progressista, è una vittoria che ci dà gioia e speranza, ringraziamo i toscani che hanno voluto continuare nel solco di un governo progressista». Lo ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein, nel corso di una conferenza stampa sulle Regionali nel comitato elettorale per Eugenio Giani presidente. «Chi si era affrettato a dichiarare la fine della coalizione progressista oggi è smentito nei fatti», ha aggiuntoGiani: campo largo è vincente, segnale a livello nazionale«In Toscana il campo largo è vincente e ora deve e vuole interpretare tutta la regione» ha detto Eugeni Giani parlando al comitato elettorale. E ancora: «Quello che viene dalla Toscana, terra di buongoverno, è un segnale nazionale» LEGGI TUTTO