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    Incidente in via Cassia Nuova a Roma, scontro tra auto e moto: un morto

    La vittima è un uomo di 30, originario dell’Ecuador, che viaggiava a bordo di uno scooter. Alla guida dell’auto c’era una ragazzo di 19 anni, che è stato portato in ospedale per gli accertamenti su un’eventuale assunzione di alcol e droga. Polizia Roma Capitale – Nanopress.itSul posto, per i sopralluoghi, gli agenti del XV gruppo Cassia.Incidente mortale in via Cassia NuovaDrammatico incidente questa mattina su via Cassia Nuova, a Roma. Una moto e un’auto si sono scontrate, per cause ancora in corso di accertamento. Ad avere la peggio è stato il conducente del mezzo a due ruote, che è morto sul colpo. Alla guida della vettura c’era un ragazzo di 19 anni, che è stato portato in ospedale per verificare se abbia assunto alcol e droga prima di mettersi al volante.Sul posto, per i rilievi del caso, gli agenti del XV gruppo Cassia.Incidente sul lavoro a RomaQuesta mattina un altro dramma si è registrato nella capitale. Un operaio è deceduto mentre lavorava nel cantiere di un palazzo in via Ludovisi, in zona viaVeneto. La vittima sarebbe rimasta schiacciata da un macchinario. A nulla è servito l’intervento del personale del 118, che ha tentato invano di rianimarlo. Sul posto anche i Carabinieri, cui toccherà il compito di accertare la dinamica dell’incidente. LEGGI TUTTO

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    Filippo Turetta è stato arrestato in Germania

    Il 22enne, su cui pendeva un mandato di arresto internazionale, è stato arrestato questa mattina dalla polizia tedesca.Giulia Cecchettin – Filippo Turetta – Nanopress.itDopo una settimana di ricerche, il corpo senza vita di Giulia è stato trovato in un canalone del lago di Bàrcis, in provincia di Pordenone.Filippo Turetta arrestato in GermaniaIl 22enne Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, è stato arrestato in Germania. A confermare la notizia della cattura è stato il legale della famiglia Turetta. “Ora sarà il giudice tedesco a decidere tempi e modi del suo rientro in Italia” ha spiegato l’avvocato. Il 22enne si trovava a Lipsia, sull’autostrada A9 a Bad Dürrenberg, quando la polizia tedesca lo ha fermato e arrestato.Intanto, gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’omicidio e il successivo occultamento del cadavere della giovane studentessa di Vigonovo. Stando a quanto ricostruito finora, Giulia era già morta quando è stata lanciata nella scarpata dove è stata poi ritrovata sabato mattina. A ucciderla sarebbero state diverse coltellate, inferte con violenza, nella zona della testa e del collo. Sarà comunque l’esame autoptico, disposto per lunedì, a chiarire le cause esatte del decesso di Giulia Cecchettin.La lite e l’omicidioÈ la sera di sabato, 11 novembre, quando Giulia e Filippo escono insieme per andare al centro commerciale di Marghera. Giulia deve acquistare un paio di scarpe per la Laurea. Di ritorno dalle compere parte una discussione tra i due ex. La lite si fa accesa quando Giulia e Filippo sono fermi accanto alla casa della 22enne a Vigonovo. «Lasciami! Mi fai male!», la sente urlare un vicino affacciato alla finestra. È lui a lanciare l’allarme, ma quando i carabinieri arrivano sul posto, dei due ragazzi non c’è più traccia. Filippo riesce a caricare Giulia in auto, percorre pochi chilometri e imbocca una strada deserta nella zona industriale di Fossò. Si ferma davanti allo stabilimento della Christian Dior e una telecamera di sorveglianza cattura la drammatica sequenza che porta all’omicidio della ragazza. Giulia Cecchettin – Nanopress.itDalle immagini si vedono i due ragazzi litigare nell’auto, Filippo sembra colpirla a mani nude, forse con un pugno o uno schiaffo. Giulia cerca di scappare, scende dall’auto, corre, ma Filippo la raggiunge e la colpisce più volte, forse con un coltello. Giulia prova a difendersi, con tutte le forze che ha, come raccontano i graffi che aveva sulle braccia e sulle mani. Poi finisce a terra, in una pozza di sangue. Filippo si guarda intorno, la prende per i piedi, la trascina nel bagagliaio e riparte.Dopodiché, si dirige verso il lago di Bàrcis dove scarica il corpo della ragazza in un dirupo. Il cadavere di Giulia scivola per una cinquantina di metri, fino a terminare la sua corsa nel canalone in cui – a una settimana esatta dalla scomparsa – verrà ritrovata. LEGGI TUTTO

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    Giulia Cecchettin uccisa con diverse coltellate alla testa e al collo: “Ha provato a difendersi”

    Sono i primi riscontri del medico legale giunto sul luogo del ritrovamento della giovane studentessa di Vigonovo. Giulia Cecchettin e Filippo Turetta – Nanopress.itIntanto continua la fuga di Filippo Turetta, ex fidanzato e presunto killer di Giulia. L’auto del giovane avrebbe varcato il confine con l’Austria già lo scorso mercoledì.Giulia Cecchettin uccisa a coltellateHa provato a difendersi con tutte le sue forze, come dimostrano i numerosi graffi scoperti sulle mani e sulle braccia. La sua forza e la voglia di vivere non sono però bastate a sovrastare la furia cieca del suo assassino. Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne di Vigonovo trovata senza vita questa mattina, dopo una settimana di ricerche, è stata uccisa a coltellate, sferrate perlopiù sulla testa e sul collo. Poi il suo corpo è stato gettato in un dirupo, è scivolato per 50 metri, finendo in un canalone, dove un cane della Protezione Civile questa mattina lo ha fiutato, facendolo ritrovare.A ucciderla sarebbe stato Filippo Turetta, suo ex fidanzato, con cui la ragazza era uscita lo scorso sabato sera, per alcune compere in un centro commerciale. Da quella sera di Giulia e Filippo si sono perse le tracce. Tanti sono stati gli appelli lanciati dai familiari di entrambi.Giulia indossava gli stessi vestiti con cui era uscita sabato sera, quindi si presume che l’omicidio sua avvenuto proprio sabato notte. LEGGI TUTTO

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    SpaceX ci riprova con Starship

    Oggi la compagnia spaziale statunitense SpaceX tenterà per la seconda volta di raggiungere lo Spazio con la sua gigantesca astronave Starship, che nel suo sistema di lancio comprende Super Heavy, il razzo più potente mai realizzato nella storia delle esplorazioni spaziali. Il lancio è previsto intorno alle 14 (ora italiana) ed è un secondo tentativo dopo quello non andato a buon fine dello scorso aprile, quando i tecnici avevano deciso di fare esplodere il veicolo spaziale a causa di vari malfunzionamenti emersi nei primi minuti di volo. Il nuovo test è considerato essenziale per dimostrare le capacità di Starship, che un giorno sarà impiegata per il primo allunaggio del programma lunare Artemis e in futuro per l’esplorazione con astronauti di Marte, almeno nei piani di Elon Musk, il fondatore di SpaceX.Il lancio avverrà da Boca Chica, la piccola località a pochi chilometri di distanza dalla costa del Golfo del Messico in Texas. In quella zona nell’ultima decina di anni SpaceX ha costruito un grande complesso che ha chiamato Starbase. L’area è servita sia all’assemblaggio di Starship e Super Heavy sia ai test delle prime versioni di prova dell’astronave, con grandi esplosioni e un solo tentativo riuscito di riportare al suolo intero il veicolo spaziale, seppure con qualche danno.Esteticamente, Starship ricorda l’astronave di Tintin nel raconto a fumetti Obiettivo Luna, ma è molto più grande e meno colorata. È alta 50 metri, quanto un palazzo di 16 piani, e ha un diametro di circa 9 metri; utilizza sei motori alimentati con ossigeno liquido e metano liquido, che a pieno carico aggiungono circa 300 tonnellate alle mille della massa dell’astronave. Una volta funzionante, potrà essere impiegata per il trasporto in orbita di satelliti di grandi dimensioni, di moduli per stazioni spaziali (compresa la base Gateway che dovrà essere costruita intorno alla Luna nell’ambito di Artemis) e di equipaggi anche verso la Luna o Marte.Per raggiungere l’orbita terrestre, la potenza di Starship non è sufficiente e per questo per darle la spinta necessaria viene utilizzato il grande razzo Super Heavy, alto quasi 70 metri e dotato di 33 motori, sempre alimentati da ossigeno liquido e metano liquido. Il lanciatore spinge Starship oltre l’atmosfera, poi compie una manovra per tornare sulla Terra come fanno già i Falcon 9, i razzi parzialmente riutilizzabili di SpaceX. Il sistema consente di non dovere costruire nuovi razzi per ogni lancio, come fanno diversi concorrenti di SpaceX, e ciò permette di ridurre molto i costi per i lanci e di renderli più frequenti.Super Heavy e Starship montata sulla sua sommità, sulla rampa di lancio (AP Photo/Eric Gay, File)Per Starship e Super Heavy l’obiettivo è ancora più ambizioso, perché la compagnia spaziale vuole ottenere un sistema di lancio che sia completamente riutilizzabile. Entrambi i veicoli spaziali dovrebbero avere la capacità di tornare sulla Terra effettuando un atterraggio controllato, in modo da essere pronti per un nuovo lancio dopo il rifornimento, un po’ come fanno gli aeroplani. Riuscirci non è però semplice, il sistema è complesso e questo spiega le numerose esplosioni che si sono viste in questi anni a Boca Chica, compresa quella fragorosa dello scorso aprile.La partenza del razzo era stata molto più energetica del previsto, aveva distrutto la piattaforma della rampa di lancio e aveva prodotto una forte onda d’urto, con conseguenze nel raggio di diversi chilometri. Starship non si era separata da Super Heavy per proseguire il proprio viaggio e aveva perso la traiettoria corretta, rendendo necessario l’innesco di alcune cariche esplosive per distruggere l’intero sistema. Nei mesi seguenti i tecnici di SpaceX si erano messi al lavoro per analizzare l’incidente e rivedere alcuni componenti e meccanismi sia su Starship sia su Super Heavy. In un rapporto pubblicato lo scorso settembre, SpaceX aveva segnalato che la causa principale dei problemi era stata una perdita di propellente da Super Heavy, che aveva poi avuto ripercussioni su altri componenti.L’incidente aveva portato la Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia governativa statunitense che si occupa delle autorizzazioni per l’aviazione civile, ad avviare una propria indagine che era terminata con la pubblicazione di un rapporto contenente 63 richieste a SpaceX, soprattutto per mettere in sicurezza l’area di lancio. L’onda d’urto aveva provocato il danneggiamento di vari edifici intorno a Boca Chica, alcuni detriti avevano colpito almeno un veicolo e le associazioni ambientaliste avevano segnalato il rischio di contaminazioni e inquinamento. SpaceX ha quindi dovuto rispettare le indicazioni della FAA per ottenere il nuovo permesso per un lancio sperimentale.Oltre ad apportare modifiche a Starship e Super Heavy, negli ultimi mesi SpaceX ha lavorato per rinforzare la base della rampa di lancio, aggiungendo un sistema più elaborato e potente di getti d’acqua, che si attivano per ridurre l’onda d’urto dei motori prodotta nei primi istanti dalla loro accensione. Sono stati assunti diversi altri accorgimenti legati alla riduzione del rischio nella dispersione di inquinanti.SpaceX proverà inoltre una procedura di separazione diversa tra Super Heavy e Starship, facendo accendere i motori all’astronave prima che si separi dal razzo. È una pratica seguita da tempo soprattutto sui razzi russi e consente di perdere meno potenza quando il lanciatore ha quasi terminato la propria spinta e si separa dal resto, visto che farebbe solamente da zavorra. Il passaggio a questa soluzione ha reso necessaria la revisione del funzionamento di alcuni sistemi e potrebbe aggiungere qualche complicazione. Dopo il primo tentativo ad aprile, Musk aveva detto che le probabilità di successo con un secondo lancio sarebbero state superiori al 50 per cento.Come in primavera, il lancio di oggi avverrà utilizzando “Mechazilla”, la particolare rampa di lancio dotata di due grandi bracci meccanici chiamati informalmente “chopsticks” (“bacchette” in inglese) che un giorno dovranno pinzare i razzi di ritorno: in questo secondo test non è previsto il recupero.Le “bacchette” di Mechazilla durante un test dei motori (SpaceX)Al termine del conto alla rovescia, Super Heavy accenderà i 33 motori e spingerà Starship per circa tre minuti, bruciando in poco tempo la grande quantità di propellente nei propri serbatoi. Si separerà poi da Starship e tornerà sulla Terra, effettuando un atterraggio controllato nelle acque del Golfo del Messico: si inabisserà e non sarà riutilizzato, mentre le sue versioni future torneranno automaticamente verso Mechazilla per essere recuperate e riutilizzate. Starship intanto proseguirà il proprio viaggio spingendosi oltre l’atmosfera terrestre e si inserirà in un’orbita per iniziare a girare intorno alla Terra a un’altitudine di circa 230 chilometri. I piani prevedono che sia effettuata un’orbita parziale, poi Starship effettuerà una manovra per rientrare nell’atmosfera e finire nell’oceano Pacifico, dove non sarà recuperata.Il nuovo lancio è molto atteso perché dallo sviluppo di Starship e Super Heavy dipende una parte importante dei piani per tornare sulla Luna e per costruire una stazione spaziale nella sua orbita. La NASA ha dato un appalto da 2,9 miliardi di dollari a SpaceX per realizzare il nuovo sistema e utilizzarlo come veicolo da trasporto per compiere gli allunaggi a partire dalla missione Artemis 3, in programma non prima della fine del 2025 (ci saranno probabilmente ritardi). Negli ultimi mesi sono stati sollevati dubbi e qualche preoccupazione sulla lentezza dei progressi raggiunti, soprattutto se confrontati con gli annunci fatti in passato da Musk che in più occasioni aveva definito imminente un volo orbitale di Starship, senza che questo venisse realizzato a causa dei ritardi e di vari inconvenienti tecnici.SpaceX confida comunque di accelerare i tempi di sviluppo, seguendo una strategia simile a quella adottata nei primi anni di realizzazione dei Falcon 9, i razzi che ormai impiega regolarmente per trasportare satelliti in orbita, materiale ed equipaggi verso la Stazione Spaziale Internazionale, sempre per conto della NASA. La compagnia spaziale ha un approccio alquanto aggressivo: sperimenta i propri sistemi consapevole dell’alta probabilità di un insuccesso, ma in questo modo può raccogliere grandi quantità di dati per correggere gli errori e produrre sistemi di lancio via via più affidabili. I primi voli orbitali di Starship saranno inoltre sfruttati per portare nello Spazio grandi quantità di satelliti Starlink, il sistema per fornire connessioni a Internet per le aree della Terra non raggiunte dai cavi in fibra ottica o dai ripetitori delle reti cellulari. Starlink è diventata un’importante fonte di ricavo per SpaceX e si parla di una sua probabile quotazione in borsa, anche se per ora Musk ha escluso che possa avvenire in tempi brevi. LEGGI TUTTO

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    Reggia Calabria, dottoressa della guardia medica uccisa in un agguato: ferito anche il marito

    La vittima, Francesca Romeo, stava rientrando in auto, dopo avere terminato il suo turno di lavoro, insieme al marito, Antonio Napoli, anche lui medico, che è rimasto ferito a un braccio.Polizia locale – Nanopress.itAl momento nessuna ipotesi viene esclusa.Dottoressa della guardia medica uccisa in un agguato a Reggio CalabriaUn agguato in piena regola quello che – questa mattina – è costato la vita a Francesca Romeo, dottoressa 67enne di Seminara, uccisa mentre rientrava a casa dopo il turno di lavoro. Insieme con lei c’era il marito, rimasto lievemente ferito a un braccio. I due erano a bordo della loro auto.Stando alle prime testimonianze raccolte finora, due persone si sarebbero nascoste nei terreni circostanti, facendo fuoco contro l’auto in prossimità di un curvone stretto sulla strada che da Santa Cristina arriva a Taurianova. Sul luogo dell’omicidio sono intervenuti anche gli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria, che si stanno occupando dei rilievi. Al momento nessuna ipotesi viene esclusa, ma la pista della criminalità organizzata sembra essere stata scartata dagli inquirenti.Notizia in aggiornamento.  LEGGI TUTTO

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    Si tuffa nelle acque gelide del lago di Como, 13enne in gravissime condizioni

    L’adolescente, di origini magrebine, ma residente a Cinisello Balsamo, è stato ripescato a 10 metri di profondità. Al momento è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Manzoni di Lecco.Sommozzatori nel lago di Como – Nanopress.itInsieme a lui si è tuffato anche un amico che è riuscito a riemergere immediatamente.In gravi condizioni il 13enne finito nel lago di ComoÈ ancora ricoverato in gravissime condizioni il 13enne di Cinisello Balsamo (Milano) finito nelle acque del lago di Como nel pomeriggio di ieri, venerdì 17 novembre. Non è chiaro se l’adolescente sia finito in acqua o si sia volontariamente tuffato. Quel che è certo è che aveva indosso il costume da bagno. I sommozzatori dei vigili del fuoco sono riusciti a recuperarlo dopo un’ora di ricerche, a circa 10 metri di profondità. Al momento è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Lecco.Il 13enne era con altri quattro amici. Avevano preso il treno, senza dire nulla ai genitori, approfittando dello sciopero del personale scolastico. Quando sono arrivati sul pontile galleggiante che sovrasta il lago di Como, due di loro hanno deciso di tuffarsi (o forse sono caduti in acqua, saranno le indagini a chiarirlo) ma l’impatto con le acque gelide ha bloccato il 13enne, mentre l’amico è riuscito subito a riemergere. A lanciare l’allarme sono stati alcuni passanti, che hanno visto i quattro adolescenti sbracciarsi per chiedere aiuto. LEGGI TUTTO

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    Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha 100 anni

    Caricamento playerPer molti secoli la scienza è progredita in buona parte attraverso scoperte di persone che potevano dedicarsi ai propri studi grazie a risorse economiche di famiglia, al sostegno di persone facoltose o all’esercizio di professioni svolte in parallelo. Nel corso dell’Ottocento poi le università hanno cominciato ad avere un ruolo sempre maggiore, via via che si definivano le diverse branche della scienza per come la conosciamo oggi e si aprivano facoltà scientifiche. Nell’ultimo secolo infine si sono sviluppati istituti dedicati esclusivamente alla ricerca, molto spesso voluti dai governi: è il caso del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, il CNR, che fu fondato esattamente cento anni fa.Oggi è il principale ente di ricerca italiano per numero di ricercatrici e ricercatori, 5.559, che lavorano in 88 istituti e 228 sedi con laboratori sparsi nel territorio nazionale, ed è anche l’ente non universitario che finanzia più dottorati. Si occupa di un gran numero di ambiti di studio, dalla fisica alle scienze agroalimentari, dalla chimica ai beni culturali, dalle scienze biomediche all’ingegneria.La storia del CNR inizia dopo la Prima guerra mondiale. Alla fine del conflitto molti paesi, interessati dalle tecnologie usate dall’esercito tedesco come i sottomarini e i gas velenosi, vollero favorire il progresso scientifico e le sue applicazioni pratiche, sia in campo militare che industriale. Si pensò allora di creare organizzazioni che coordinassero le nuove ricerche tra università, aziende ed esercito: in Italia venne istituito, nel 1923, il CNR. Il suo primo presidente fu l’importante matematico e fisico Vito Volterra, che durante la guerra mondiale si era occupato di dirigibili maturando una certa esperienza nelle applicazioni pratiche delle scoperte scientifiche.– Leggi anche: Vito Volterra e la libertà della scienzaInizialmente il CNR si occupava soprattutto di fisica e chimica. Quando nel 1927 Volterra dovette rinunciare alla presidenza dell’ente in quanto antifascista (nel 1931 fu uno dei dodici professori universitari italiani a rifiutarsi di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo), il regime di Benito Mussolini nominò al suo posto Guglielmo Marconi, che nel 1909 era stato insignito con il premio Nobel per la Fisica per «lo sviluppo della telegrafia senza fili» ed era quindi molto noto e stimato anche all’estero. Marconi tentò, come Volterra prima di lui, di creare laboratori di ricerca al di fuori del contesto universitario, ma non riuscì davvero in questo intento: i principali risultati scientifici italiani degli anni Trenta furono ottenuti dal gruppo di Enrico Fermi che lavorava all’interno del Regio istituto di fisica dell’università di Roma.Alla morte di Marconi nel 1937, Mussolini nominò presidente del CNR il capo di Stato maggiore Pietro Badoglio, che avrebbe poi firmato l’armistizio del 1943. Mussolini scelse un militare perché già all’epoca si parlava della possibilità di una nuova guerra in Europa e voleva che gli scienziati e l’esercito collaborassero. La cosa non funzionò mai davvero, e così il regime ridusse i finanziamenti al CNR. In quegli stessi anni la comunità scientifica italiana aveva peraltro subìto grandi danni a causa delle leggi razziali contro gli ebrei che avevano spinto molti scienziati, tra cui Fermi, vincitore del Nobel per la Fisica nel 1938, a trasferirsi all’estero.Il periodo di maggior rilevanza della storia del CNR iniziò dopo la Seconda guerra mondiale, quando fu riformato in senso democratico, ampliò i propri campi di attività e collaborò alla ricostruzione del paese. Infatti il CNR ebbe un ruolo importante nella pianificazione territoriale e negli studi ingegneristici necessari per costruire il gran numero di abitazioni che servivano nelle città italiane in quel periodo. Fece anche studi per la costruzione del gran numero di ponti e viadotti realizzati negli anni Quaranta e Cinquanta, e sviluppò le normative tecniche per le attività produttive, quelle che garantiscono la sicurezza dei lavoratori dell’industria, dell’edilizia e non solo.Ma il CNR si occupò molto anche di fisica nucleare e dei suoi possibili impieghi nel campo dell’energia e di ricerca spaziale. Nel 1951 fu fondato l’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), che sarebbe diventato un ente di ricerca autonomo negli anni Sessanta, e nel 1959 la Commissione per le ricerche spaziali, l’origine dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) creata nel 1988. L’ambito delle ricerche spaziali è uno di quelli in cui il CNR collaborò di più con le aziende: negli anni Settanta questa collaborazione portò al lancio nello Spazio di SIRIO, il primo satellite geostazionario europeo per le telecomunicazioni.L’Istituto per le applicazioni del calcolo (IAC), che era stato fondato nel 1927 e fu il primo degli istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ne fa tuttora parte. Nel 1955 fu il secondo ente italiano dopo il Politecnico di Milano ad assemblare un computer, il FINAC, che fu usato per fare calcoli per il ministero del Bilancio, oltre che per la ricerca nucleare.Ancora negli anni Sessanta il CNR continuò la propria espansione. Prima di tutto perché nel 1962 l’allora presidente Giovanni Polvani volle aggiungere alle discipline scientifiche di cui si era occupato il CNR fino ad allora anche quelle umanistiche, in particolare nel campo delle scienze umane e del patrimonio culturale. Oggi fanno parte del CNR anche enti di ricerca come l’Istituto di studi giuridici internazionali (ISGI), l’Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie (ISSIRFA) e l’Istituto opera del vocabolario italiano (OVI), che ha il compito di elaborare il vocabolario storico italiano.Tra gli anni Settanta e gli anni Novanta tuttavia il CNR ebbe un periodo di crisi a causa della diminuzione delle risorse finanziarie stanziate dai governi per la ricerca (erano più o meno sempre gli stessi fondi, ma nel frattempo aumentava l’inflazione) e della sempre maggiore burocratizzazione dei progetti di ricerca, che di fatto la rallenta. Le cose migliorarono con l’intervento di Antonio Ruberti, ingegnere, ex rettore della Sapienza di Roma e ministro dell’Università e della Ricerca scientifica dal 1988 al 1992, che riprese a finanziare il CNR.Oggi il Consiglio Nazionale delle Ricerche continua a essere la più importante istituzione di ricerca pubblica in Italia, ma da tempo si discute della necessità di rivederne parte dell’organizzazione e di modificare alcuni sui meccanismi legati sia all’assegnazione delle borse sia ai criteri di ricerca stessa.– Leggi anche: Cosa ci facciamo in Antartide LEGGI TUTTO

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    Incendio in un appartamento a Corato, muore una 53enne

    L’incendio è divampato, nella serata di ieri, in un appartamento al primo piano di una palazzina di via Lombroso, a Corato, nel Barese. La vittima è Luciana Perrone, 53 anni. Vigile del fuoco spegne un incendio – Nanopress.itSalvo il cane che viveva con lei. Saranno gli accertamenti medico-legali a chiarire se la donna sia deceduta a seguito dell’incendio o se sia morta per altra causa, prima che divampassero le fiamme.Incendio in un appartamento a Corato: morta una donna di 53 anniSi chiamava Luciana Perrone la donna di 53 anni morta nella serata di venerdì a Corato, provincia di Bari, nell’incendio divampato nel suo appartamento, al primo piano di un palazzo in via Lombroso. Le fiamme sarebbero divampate intorno alle 20, ma quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto, per la vittima non c’era più nulla da fare. Salvo invece il cane di piccola taglia che viveva con la donna. Al momento non si conoscono le cause che hanno provocato l’incendio. L’appartamento è stato dichiarato inagibile, mentre la salma di Luciana Perrone è stata trasportata all’istituto di Medicina legale di Bari. Nei prossimi giorni potrebbe essere disposta l’autopsia.Si attendono ora gli esiti degli accertamenti medico-legali, che dovranno chiarire se la donna sia deceduta a seguito dell’incendio o se sia morta per altra causa, prima che divampassero le fiamme nel suo appartamento. Ad allertare i soccorsi sono stati i vicini di casa. LEGGI TUTTO