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    C’è un preoccupante aumento di tumori giovanili

    I casi di cancro tra i giovani adulti sono in marcato aumento da decenni e al momento gruppi di ricerca ed esperti di oncologia non riescono a spiegarne il motivo. Secondo un’analisi pubblicata lo scorso settembre sulla rivista medica BMJ Oncology, negli ultimi trent’anni l’incidenza di casi di cancro tra le persone con meno di 50 anni di età è aumentata di quasi l’80 per cento a livello globale, ma il problema era già stato segnalato in precedenza da altre ricerche concentrate soprattutto sull’impatto di questi tumori giovanili sui sistemi sanitari.Negli ultimi giorni un articolo del Wall Street Journal ha fatto il punto sulla situazione, integrando i dati raccolti nello studio pubblicato l’anno scorso con altre informazioni raccolte da medici e pazienti negli Stati Uniti. Nel paese, le diagnosi di nuovi tumori tra chi ha meno di 50 anni di età sono passate da 95,6 casi su 100mila persone nel 2000 a 107,8 casi sempre su 100mila persone nel 2019, un aumento di quasi il 13 per cento.
    A livello globale, dal 1990 è aumentata soprattutto tra i giovani adulti l’incidenza (cioè i nuovi casi in un determinato periodo di tempo) di casi di cancro alla trachea e alla prostata, ma sono aumentati anche i casi di tumori al seno, al colon-retto, allo stomaco e ai polmoni. Nel 2019 le diagnosi di tumore giovanile sono state 3,26 milioni con un aumento del 79,1 per cento rispetto alle diagnosi effettuate nel 1990. Almeno in parte, l’aumento è probabilmente dovuto a un miglioramento nelle diagnosi precoci, ma questo non è sufficiente per spiegare una crescita così marcata nell’incidenza di nuovi casi di tumore.
    I tassi più alti riguardano il Nordamerica, l’Europa occidentale e l’Australia. Nei paesi con reddito più basso, le diagnosi di cancro giovanile hanno avuto un impatto maggiore sulle donne, sia in termini di letalità sia di complicazioni e altri problemi di salute (il rischio di morire di tumore in età giovanile in generale si sta comunque riducendo).
    Distribuzione dei casi e dei decessi per i tumori a insorgenza precoce nel 1990 e nel 2019 (BMJ Oncology)
    Esistono numerose forme di tumori e numerose cause possono concorrere al loro sviluppo. In generale la malattia dipende da un comportamento anomalo di alcune cellule che a causa di mutazioni (errori nella decodifica del materiale genetico) iniziano a moltiplicarsi in modo incontrollato, senza che il sistema immunitario riesca a contrastarle. Non tutte le mutazioni determinano questo fenomeno, ma con l’avanzare dell’età le mutazioni si accumulano e può quindi aumentare il rischio di sviluppare un tumore. Per questo motivo l’incidenza dei tumori è solitamente più alta tra le persone anziane, mentre tende a essere più bassa nelle persone giovani, che di solito sono anche più in salute.
    In medicina ogni persona è sostanzialmente un mondo a parte, di conseguenza ci possono essere più combinazioni che determinano l’insorgenza di un tumore: da una certa predisposizione a livello genetico a stili di vita poco salutari, passando per eventi del tutto casuali. È un contesto in cui è difficile muoversi e soprattutto produrre analisi accurate per comprendere come mai in una certa fascia della popolazione aumenti l’incidenza di casi di cancro. È una difficoltà evidente soprattutto in questo caso: i dati indicano un aumento, ma non ci sono ancora elementi chiari per stabilirne le cause.
    Tra i principali sospettati ci sono gli stili di vita e per quanto riguarda i paesi occidentali alcune analisi si sono concentrate sul problema del sovrappeso e dell’obesità, definito dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come una questione di “proporzioni epidemiche” con una stima di circa 4 milioni di morti all’anno. Le cause sono legate sia a una vita lavorativa più sedentaria sia a una dieta meno bilanciata, spesso basata sul consumo di prodotti preconfezionati ricchi di zuccheri e grassi. Altri fattori tenuti in considerazione sono il fumo e il consumo di alcol, soprattutto nei paesi le cui economie si sono sviluppate, rendendo questi prodotti più accessibili a un maggior numero di persone.
    Alcune forme di tumore, come quello al colon-retto, al pancreas e al seno possono avere come concausa l’obesità, che fa aumentare il rischio di sviluppare numerose patologie. In passato erano stati pubblicati studi che avevano provato ad analizzare l’incidenza di tumori giovanili tra le persone obese, con risultati non definitivi, ma che suggerivano comunque alcuni indizi.
    Obesità e stili di vita non sono però sufficienti per spiegare un aumento così significativo di diagnosi di tumore nell’ultimo trentennio tra chi ha meno di cinquant’anni. C’è una porzione rilevante di persone in salute e con buone abitudini alimentari che sviluppa ugualmente una forma di tumore da giovane, rendendo molto difficile l’identificazione di una causa.
    Un’ipotesi di alcuni medici, tutta da dimostrare, è che i pazienti con tumori in giovane età siano stati esposti a una o più sostanze cancerogene da bambini, che avrebbero fatto da causa scatenante. Capire quali possano essere queste sostanze è molto difficile e secondo i più critici questo approccio cerca semplicemente di replicare quanto scoperto nella seconda metà del Novecento, quando ci si accorse che la maggiore incidenza di alcuni tumori come quelli al polmone era causata dall’alto numero di fumatori e fumatrici.
    Per provare a capire qualcosa di più, diversi centri di ricerca – soprattutto negli Stati Uniti – hanno avviato programmi e progetti di monitoraggio della popolazione, concentrandosi sulle persone che sviluppano tumori in giovane età per ricostruire la loro vita dal punto di vista sanitario prima della diagnosi. Condurre questo tipo di analisi non è semplice e occorrono molti partecipanti per ottenere dati statisticamente rilevanti.
    Alcuni gruppi di ricerca si stanno concentrando su altri aspetti, legati per esempio alle pratiche mediche seguite negli ultimi decenni. In particolare si sospetta che il largo uso di antibiotici, che ha effetti sull’insieme dei microrganismi che vivono nell’intestino e favoriscono i processi digestivi e di assimilazione dei nutrienti, possa avere un qualche effetto non ancora misurato. Altri studi si stanno concentrando sull’inquinamento atmosferico, dovuto in particolare all’impiego dei combustibili fossili, e all’esposizione ad altre sostanze chimiche i cui quantitativi sono aumentati nella seconda metà del Novecento.
    Dalle analisi è comunque emerso che alcuni tumori sono in controtendenza, con una sensibile diminuzione della loro incidenza. È per esempio il caso del tumore al fegato, la cui diminuzione è probabilmente dovuta alla diffusione del vaccino contro l’epatite B, che riduce sensibilmente il rischio di sviluppare infiammazioni croniche che potrebbero poi causare il cancro. La maggiore incidenza dei tumori del naso-faringe potrebbe essere in parte legata al virus di Epstein-Barr (Herpesvirus umano 4), noto per essere coinvolto nella formazione di alcuni tumori e contro il quale non esiste ancora un vaccino.
    Comprendere le cause dell’aumento degli ultimi 30 anni non solo potrebbe aiutare a ridurre i nuovi casi di tumore, ma porterebbe anche a importanti benefici per i sistemi sanitari. Soprattutto grazie allo sviluppo di nuove terapie e alle diagnosi precoci, i tumori in giovane età sono relativamente meno letali, ma richiedono comunque screening periodici e analisi per assicurarsi che non si presentino recidive e ricadute. Un paziente giovane avrà probabilmente necessità di assistenza medica più a lungo rispetto a una persona anziana, la cui prospettiva di vita è più limitata. Tutto questo si traduce in costi più alti per i sistemi sanitari, che spesso faticano a soddisfare tutte le richieste anche per gli altri tipi di malattie e problemi di salute. LEGGI TUTTO

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    Le foto della lava che si sta raffreddando, in Islanda

    La seconda eruzione vulcanica di Grindavík, in Islanda, si sta esaurendo, secondo le analisi dell’Agenzia meteorologica islandese. Questa mattina l’esperta di disastri naturali dell’ente Elísabet Pálmadóttir ha detto alla RÚV, la principale rete televisiva del paese, che anche dalla fessura più settentrionale che si era aperta domenica, quella più ampia, si è interrotto il flusso della lava poco dopo l’una di oggi. Nella notte sono stati registrati più di 160 piccoli terremoti dovuti al movimento del magma sotto terra e anche per questo non si può ancora dire che l’eruzione sia finita: c’è ancora la possibilità che si aprano altre fessure nelle prossime ore e per questo attualmente gli abitanti della cittadina non possono tornare nelle proprie abitazioni. LEGGI TUTTO

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    Weekly Beasts

    Sono tutte situazioni abbastanza ordinarie, quelle in cui sono ritratti gli animali fotografati in giro per il mondo nei giorni scorsi: un coniglio in un campo, uno stormo di uccelli al tramonto e daini tra la neve. Incuriosiscono di più il toro circondato da cani a Katmandu, o l’asino addobbato per una sfilata del giorno dell’Epifania, per finire con i fenicotteri dello zoo di Berlino in una stanza al coperto per ripararli dal freddo, e tre scimmie arrampicate su un lampione. LEGGI TUTTO

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    Lite per la droga a Monte Compatri, morto 14enne

    Alexandru Ivan, giovane di 14 anni è morto a causa di due pallottole che lo hanno raggiunto mentre si trovava in auto con il patrigno nel parcheggio della stazione del capolinea della metro C. Il possibile movente è quello di una lite per droga. Alexandru Ivan – Nanopress.itSecondo i primi  accertamenti, si sarebbe trattato di una lite per droga tra bande criminali. I carabinieri della compagnia di Frascati, hanno specificato che alla lite avrebbero partecipato circa sette persone.Ragazzo di 14 anni morto a causa di una lite per drogaAlexandru Ivan, 14enne di origini rumene, durante la nottata ha perso la vita a causa di alcune ferite da arma da fuoco. A quanto pare, la terribile notte di sangue è iniziata con una lite tra bande al di fuori di una bar alle porte della capitale. Il ragazzo, infatti, si sarebbe recato sul posto per accompagnare il patrigno a “risolvere alcune questioni” – che secondo le prime indagini, potrebbero riguardare traffici di droga – con alcune bande criminali.Prima una violente lite, che è sfociata in una rissa; poi gli spari nel parcheggio della stazione, che hanno causato la morte del giovane.Proseguono le indagini dei carabinieri, che hanno provveduto ad analizzare le telecamere dell’Esse Café di via Casilina dove è avvenuto il primo scontro.Non vi sono immagini del momento dello sparo, ma solo dei movimenti dell’auto in cui si trovava il giovane. I militari stanno indagando per capire se la resa dei conti avvenuta nel parcheggio sia in qualche modo collegabile alla lite avvenuta poco prima fuori al bar. Il patrigno ha testimoniato che coloro che hanno sparato, non sono usciti neanche dalla macchina, allontanandosi poco dopo.Alexandru Ivan è stato colpito da due proiettili, che ne hanno decretato la morte, uno sull’addome e l’altro su una gamba.“Hanno litigato in questo bar poco dopo le 11 di venerdì sera. Erano almeno tre persone ma non so il motivo della discussione”.Ha affermati uno dei dipendenti del bar in cui è avvenuta la rissa.Le parole del sindacoIl sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri, ha dichiarato di aver richiesto al prefetto di Roma l’apertura di un tavolo tecnico sulla questione.“Il delitto avvenuto stanotte è un fatto che lascia sgomenta la nostra comunità e impone delle riflessione – spiega il sindaco – perché non si può morire in un modo così violento e tragico a 14 anni”.L’incontro con il prefetto Lamberto Giannini potrebbe tenersi giovedì mattina della prossima settimana. LEGGI TUTTO

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    È stata scoperta una rete di antiche città in Amazzonia, abitata quando in Europa c’era l’Impero Romano

    Caricamento playerUn gruppo di archeologi guidati dal francese Stéphen Rostain ha scoperto i resti di una serie di antiche città nella foresta amazzonica dell’Ecuador, grazie a una tecnologia di telerilevamento basata sul laser e a indagini sul campo. L’articolo scientifico che documenta la scoperta, pubblicato sulla rivista Science, spiega che queste città furono abitate circa tra il 500 a.C. e un periodo compreso tra il 300 e il 600 d.C., più o meno quando in Europa c’era l’Impero Romano.
    Appartenevano al cosiddetto popolo Upano, così chiamato dal nome di un fiume che scorre in una regione collinare ai piedi delle Ande: è la più antica società umana amazzonica mai scoperta e studiata. Questi insediamenti infatti hanno almeno mille anni in più dei più antichi trovati in precedenza nell’Amazzonia.
    Rostain è un archeologo esperto di antiche civiltà amazzoniche precolombiane, cioè che vivevano in America prima che ci arrivasse Cristoforo Colombo nel 1492, ed è un ricercatore del Centre national de la recherche scientifique (CNRS), l’analogo francese del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano. Aveva iniziato a studiare alcune montagnole del tipo che solitamente nasconde resti di antiche costruzioni nella valle dell’Upano una trentina d’anni fa, ma per molto tempo lui e i suoi colleghi si erano limitati a studiare due siti principali, Sangay e Kilamope, dove sono stati trovati manufatti di ceramica dipinta e incisa.
    Le sue scoperte si sono estese dopo che nel 2015 l’Istituto nazionale per il patrimonio culturale dell’Ecuador realizzò una mappatura aerea della valle dell’Upano con un LIDAR, uno strumento che permette di misurare la distanza di oggetti e superfici attraverso impulsi laser e che per questo può essere usato per rilevare la presenza di strutture umane nascoste in una fitta foresta. Grazie alle informazioni ottenute in questo modo gli archeologi si sono accorti che i siti a loro noti erano collegati ad altri, fino ad allora sconosciuti, attraverso una rete di strade. Complessivamente sono stati trovati cinque grandi insediamenti e dieci più piccoli in una zona di 300 chilometri quadrati. Le strade più grandi misuravano 10 metri di larghezza e si allungavano fino a 20 chilometri.
    La copertina di Science del 12 gennaio 2024, dedicata alla scoperta della rete di antiche città scoperta in Amazzonia
    Sono state trovate le tracce di campi coltivati a mais, patate e manioca (un altro tubero), canali, abitazioni e costruzioni per cerimonie religiose, entrambe realizzate con mattoni di fango, l’unico materiale da costruzione reperibile nella regione. Il gruppo di Rostain ha stimato che nella rete di centri potessero vivere almeno 10mila persone, forse fino a 30mila nei periodi di picco demografico. Sarebbe una popolazione numericamente simile a quella che abitava Londra in epoca romana e capace di organizzare il lavoro in maniera complessa, avendo potuto realizzare una rete urbana di questa estensione.
    La scoperta è una ulteriore conferma del fatto che le popolazioni della foresta amazzonica non vissero sempre in piccoli gruppi più o meno nomadi, come si pensava in passato, ma che nella regione si svilupparono anche altri tipi di società prima dell’arrivo degli europei. LEGGI TUTTO

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    C’è un gigantesco anello nell’Universo

    Un gruppo di ricerca dell’University of Central Lancashire (Regno Unito) ha annunciato di avere scoperto una “struttura a grande scala dell’Universo”, con un diametro stimato di 1,3 miliardi di anni luce. Se confermata, sarebbe una delle più grandi strutture mai osservate e tale da generare qualche dubbio sulle attuali teorie che cercano di spiegare il modo in cui è organizzato l’Universo. In generale, le stelle sono raccolte in galassie che a loro volta formano: gruppi di galassie, ammassi di galassie e superammassi di galassie, ma anche “muri” e “filamenti” (modi diversi in cui ci appare l’organizzazione di più galassie). Queste strutture sono separate tra loro da grandi vuoti, al punto da dare l’impressione che l’Universo osservabile sia una sorta di ragnatela.Rappresentazione della ragnatela cosmica (“Cosmic Web”) con la distribuzione omogenea su grande scala delle galassie (NASA)
    Fino alla fine del Novecento si ipotizzava che alcuni tipi di superammassi fossero le strutture più grandi esistenti, e che fossero distribuite in modo omogeneo e uniforme in ogni direzione. Le cose cambiarono negli anni Ottanta con la scoperta di strutture ancora più grandi e nel 1989 fu confermata l’esistenza della Grande Muraglia CfA2, un grande gruppo di galassie con un’estensione stimata intorno ai 500 milioni di anni luce. La sua esistenza suggerisce una concentrazione di materia che almeno in parte mette in discussione le teorie sulla distribuzione pressoché omogenea dell’Universo su larga scala (e su cui si discute molto anche in termini di materia oscura ed energia oscura, come abbiamo raccontato estesamente qui).
    Nell’aprile del 2003 fu osservato il gigantesco ammasso di galassie noto come Grande Muraglia di Sloan, con una estensione di 1,37 miliardi di anni luce, quasi tre volte più grande della Grande Muraglia CfA2. Nel 2021 fu invece data notizia della scoperta dell’Arco Gigante, che potete immaginare come tante galassie messe in fila a formare un arco con una lunghezza di 3,3 miliardi di anni luce.
    La nuova struttura annunciata dal gruppo di ricerca britannico è stata chiamata Grande Anello e ha un diametro di 1,3 miliardi di anni luce: rientra quindi ai primi posti della classifica. Si trova a circa 9 miliardi di anni luce dalla Terra e non può essere osservata a occhio nudo. La scoperta è stata esposta nel corso di un convegno dell’American Astronomical Society a New Orleans, negli Stati Uniti, e ha fatto discutere perché aggiunge nuovi elementi sulle strutture a grande scala dell’Universo.
    In rosso l’Arco Gigante e in blu il Grande Anello, mostrati nel cielo visibile notturno (University of Lancashire)
    Dopo le prime scoperte di questo tipo, erano state elaborate teorie che ipotizzavano un limite di estensione intorno agli 1,2 miliardi di anni luce, ma sia il Grande Anello sia l’Arco Gigante sembrano contraddire quelle ipotesi e potrebbero non essere una semplice eccezione.
    Se così fosse, dovrebbe essere rivisto il principio cosmologico, cioè l’assunto secondo il quale su una scala molto grande l’Universo è omogeneo e isotropo (cioè si comporta allo stesso modo in ogni direzione che consideriamo). Queste caratteristiche appaiono appunto su grande scala, mentre a un livello più basso – come può essere un gruppo di galassie o l’organizzazione di un sistema solare come il nostro – l’Universo ci appare disomogeneo e più disordinato.
    Il principio cosmologico limita in modo significativo la quantità di teorie cosmologiche, cioè le spiegazioni su come funzioni l’Universo, che possono essere considerate possibili e plausibili. Per questo le novità sulle strutture a grande scala vengono seguite con attenzione perché potrebbero portare a rivedere alcuni assunti di quel principio, un tema molto dibattuto e sul quale non c’è ancora consenso scientifico.
    Nel caso del Grande Anello, l’identificazione è stata possibile grazie alla Sloan Digital Sky Survey (SDSS), un’iniziativa per identificare e catalogare galassie che ha permesso l’individuazione di numerosi quasar (buchi neri attivi altamente luminosi) a grande distanza. Sfruttando la loro luminosità è possibile rivelare la presenza di ammassi di galassie molte distanti, che si trovano tra i quasar e il nostro punto di osservazione, derivando in questo modo informazioni sulle caratteristiche di quegli ammassi. I dati raccolti sono stati poi analizzati utilizzando vari algoritmi per definire, tramite la statistica, l’eventuale presenza di strutture a grande scala.
    Questa tecnica di osservazione è diventata via via più affidabile, grazie ad alcuni importanti progressi sia nelle tecnologie per osservare il cielo sia nei modelli e negli algoritmi per trarre informazioni dai dati raccolti. C’è comunque sempre il rischio che l’osservazione porti a descrivere strutture che sono però diverse da come ci appaiono. Ci possono essere distorsioni legate alle distanze (soprattutto in profondità, rispetto a come ci appaiono gli elementi sullo stesso piano dal nostro punto di osservazione), al modo in cui viene osservata la luce che attraversa i gruppi di galassie e al modo in cui viene riflessa da questi. LEGGI TUTTO

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    Le probabilità al lancio della moneta sono proprio 50 e 50?

    Da moltissimo tempo, probabilmente da quando esistono le monete, lanciarne una è il metodo più comune per fare una scelta casuale, a volte necessaria per risolvere controversie o contese di vario tipo. Il presupposto è che la probabilità che la moneta dia testa (o dia croce) è esattamente del 50 per cento. Un professore di matematica e statistica alla Stanford University, Persi Diaconis, contestò tuttavia nel 2007 l’idea che nell’esperienza empirica il lancio della moneta dia un risultato effettivamente casuale. Sostenne che siano leggermente maggiori le probabilità che la moneta, per ragioni di fisica, mostri dopo il lancio la stessa faccia che mostrava al momento del lancio.Un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’Università di Amsterdam e di altre università e istituti di ricerca in Europa ha cercato di dimostrare la tesi di Diaconis in un esperimento, i cui risultati sono stati pubblicati a ottobre in uno studio preprint (che deve quindi ancora essere sottoposto a una revisione indipendente). Il gruppo ha reclutato 47 volontari, tra cui amici e colleghi, provenienti da sei paesi diversi: ha quindi chiesto loro di riunirsi nei weekend per effettuare insieme migliaia di lanci, utilizzando diverse monete. Una delle sessioni di lanci più lunghe, durata 12 ore consecutive, è stata filmata e caricata su YouTube.
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    Lo studio ha complessivamente raccolto e analizzato i dati provenienti da ben 350.757 lanci, battendo un precedente record stabilito nel 2009 da un esperimento che si era fermato a 40mila lanci. I risultati indicano che il 50,8 per cento delle volte le monete dopo il lancio mostravano la stessa faccia che era rivolta verso l’alto al momento del lancio. Per quanto piccola, la «distorsione dello stesso lato» è stata ritenuta significativa dal gruppo di ricerca, perché la grande quantità di dati dovrebbe escludere il condizionamento di fattori imprevisti e non tenuti in considerazione. Nei lanci di alcune persone, definite dal gruppo «lanciatori deboli», l’effetto era ancora più marcato: quasi il 60 per cento delle volte la moneta dopo il lancio mostrava la stessa faccia di partenza.

    We found overwhelming evidence for a “same-side” bias predicted by Diaconis and colleagues in 2007: If you start heads-up, the coin is more likely to land heads-up and vice versa. How large is the bias? In our sample, the mean estimate is 50.8%, CI [50.6%, 50.9%]. pic.twitter.com/jmeHBHgkac
    — František Bartoš (@BartosFra) October 9, 2023

    In uno studio di fisica pubblicato nel 2007 Diaconis e altri colleghi avevano stimato una probabilità del 51 per cento, leggermente più alta rispetto a quella ottenuta dal gruppo di ricerca dell’Università di Amsterdam, guidato dal ricercatore Frantisek Bartos. Dal momento in cui una moneta viene lanciata in aria, secondo Diaconis e gli altri, tutta la traiettoria può essere calcolata secondo le leggi della meccanica, incluso l’esito del lancio (testa o croce). I ricercatori avevano osservato che le monete lanciate in aria non ruotavano attorno a un asse sul piano delle facce, ma tendevano a oscillare mantenendo rivolto verso l’alto lo stesso lato rivolto verso l’alto al momento del lancio.

    – Leggi anche: Il dilemma della bella addormentata

    Secondo la percentuale stimata dal gruppo di Bartos, sapere della distorsione sarebbe comunque ininfluente nella maggior parte dei casi pratici in cui è necessario lanciare una moneta, dal momento che la posizione iniziale della moneta spesso non è nota. E anche in quel caso, secondo un calcolo di Bartos, servirebbe comunque scommettere un dollaro sul risultato del lancio di una moneta mille volte per vincere mediamente 19 dollari.
    Amelia McNamara, professoressa di statistica alla University of St. Thomas in Minnesota, ha detto alla rivista Scientific American che, sebbene ininfluenti nella pratica di tutti i giorni, le conclusioni dello studio guidato da Bartos sono un’ottima prova empirica a sostegno dell’ipotesi della distorsione dello stesso lato. Parlando con la rivista New Atlas Stephen Woodcock, matematico della University of Technology Sydney, ha invece messo in dubbio che i lanci del gruppo non siano stati condizionati.
    Uno studio del 2009 citato da Woodcock ipotizzò che alcune persone siano in grado di condizionare l’esito del lancio della moneta utilizzando particolari trucchi difficili da notare. Secondo Woodcock non è possibile escludere che l’esperimento del gruppo guidato da Bartos sia stato in parte condizionato dal fatto che le persone coinvolte nello studio e quelle reclutate per i lanci sapessero della distorsione.

    – Leggi anche: Dovremmo prendere più decisioni casualmente? LEGGI TUTTO

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    È stato confermato che centinaia di foche della Georgia del Sud, vicino all’Antartide, sono morte a causa dell’influenza aviaria

    La morte di centinaia di foche in Georgia del Sud, un’isola vicino all’Antartide, è stata confermata come causata dall’influenza aviaria. La diffusione del virus H5N, che causa l’influenza, fra i mammiferi come le otarie e gli elefanti marini (che fanno parte dei pinnipedi, la famiglia delle foche) è un segnale preoccupante: sia per la possibilità che il virus si trasmetta anche ad altri mammiferi, come gli umani, sia per i possibili danni ecologici che provocherebbe se arrivasse in Antartide. Al momento il contagio è sempre avvenuto fra uccelli e foche, e non fra foche. Il passaggio da un mammifero all’altro indicherebbe un maggiore adattamento del virus, e aumenterebbe i rischi di contagio.Una grande diffusione dell’influenza aviaria fra gli esseri umani non è considerata molto probabile. Una delle maggiori preoccupazioni dei biologi è invece la possibile espansione in Antartide dell’epidemia. I primi segnali che indicavano i contagi da H5N1 nella regione erano stati rilevati a ottobre e centinaia di elefanti marini con sintomi influenzali sono morti nelle isole della zona. Il timore maggiore è che l’epidemia possa fare grossi danni raggiungendo le popolazioni di pinguini dell’Antartide.
    Casi di influenza aviaria fra le foche erano già stati registrati in Nord America nel 2022 e in Sud America nel 2023. Le foche della Georgia del Sud probabilmente sono state contagiate da uccelli migratori provenienti dal Sud America. In Nord America erano state trovate prove della trasmissione del virus dell’influenza aviaria fra una foca e l’altra.

    – Leggi anche: Anche un orso polare è morto di influenza aviaria

    L’epidemia di influenza aviaria in corso è cominciata tra il 2020 e il 2021 e ha causato la morte di milioni di uccelli selvatici e di allevamento e migliaia di contagi tra i mammiferi, compresi alcuni esseri umani. La situazione è tenuta sotto controllo dalle principali organizzazioni sanitarie internazionali e non è ritenuta preoccupante per le persone, mentre è osservata con maggiore apprensione per quanto riguarda alcune specie di animali selvatici che in passato erano meno vulnerabili alle epidemie di influenza aviaria. LEGGI TUTTO