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    Elezioni comunali, Monfalcone si conferma roccaforte della Lega: flop della lista islamica

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVittoria schiacciante del centrodestra a Monfalcone (Gorizia). Luca Fasan (candidato della Lega sostenuto da tutto il centrodestra) si è imposto con il 70,9% (pari 8.272 voti). Distanziato Diego Moretti (26,2%; 3.057 voti), capogruppo Pd in Consiglio Fvg e candidato del Pd e altre 3 liste. Solo il 2,9% e 343 voti a Bou Konate, candidato della lista islamica Italia Plurale. Quella che doveva essere la novità di queste elezioni amministrative si è rivelata insomma un flop.Flop della lista islamica Italia pluraleCandidato sindaco della lista (che conta 18 nomi) è Bou Konate, ingegnere venuto dal Senegal che ha già un passato politico proprio a Monfalcone, dove era stato assessore al Lavori pubblici nel 2001. Monfalcone è una roccaforte del Carroccio. Il Comune è stato guidato nell’ultimo decennio dalla leghista Anna Maria Cisint (ora europarlamentare a Strasburgo), che ha chiuso le moschee abusive, vietato il bagno alle donne vestite, tolto le panchine agli immigrati irregolari. E che ha commentato così il risultato elettorale: «La lista islamica la rimandiamo al mittente, anche se apre un tema importante, quello dell’islamizzazione che ormai è una realtà e che io combatto insieme ad altri perchè soltanto così noi come città e come popolo potremo avere un futuro». A Monfalcone la Lega è primo partito con il 31%. A seguire la lista civica Fasan sindaco con il 24%. Distanziati nel centrodestra FdI (9,7%) e Forza Italia (5,7%). Nel centrosinistra il Pd è al 10,7%.Loading…A Monfalcone alta concentrazione di stranieri residenti: la metà del BanglaseshMonfalcone ha una delle percentuale più alte di stranieri residenti: sono 10mila (lavorano quasi tutti nel grande polo industriale di Fincantieri), pari al 33% della popolazione totale. E di questi circa la metà, circa 5mila, sono del Bangladesh, Paese a stragrande maggioranza islamica.Vittoria del centrodestra anche Il centrodestra vince anche a Pordenone, dove le consultazioni comunali sono state convocate anticipatamente per l’elezione a eurodeputato del sindaco Alessandro Ciriani (Fratelli d’Italia). Il candidato Alessandro Basso, consigliere regionale in carica di Fratelli d’Italia, sostenuto da 5 liste di area, a due terzi dello spoglio, è ben oltre il 50%. Mentre il consigliere regionale in carica del Pd, Nicola Conficoni, appoggiato da 5 liste di area, è sotto il 40% LEGGI TUTTO

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    Legge Morandi, ok Mattarella a norma per vittime crolli ma segnala contrasti con Costituzione

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato la Proposta di legge per il riconoscimento di benefici in favore delle vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale, detta “legge Morandi” ma ha accompagnato la firma con una lettera ai presidenti di Camera e Senato e alla premier Giorgia Meloni nella quale segnala alcune “discriminazioni” nel provvedimento che andranno sanate. La legge è stata approvata dalle Camere lo scorso 20 marzo.Mattarella: discriminate unioni civili rispetto a matrimonio Loading…La pdl sul ristoro ai parenti delle vittime di crolli di strade e autostrade contiene una norma “discriminatoria” delle unioni civili rispetto al matrimonio, nonché «una inaccettabile discriminazione tra i figli delle vittime sulla base dello stato civile dei genitori». Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato per la promulgazione del provvedimento.Problematica previsione di fondi limitati«L’articolo 4 demanda a norme secondarie il compito di individuare gli eventi dannosi – presenti e futuri – nonché i soggetti aventi diritto ai benefici economici previsti, attribuendo a tali fonti ampio margine di discrezionalità. Tale previsione non appare in linea con il sistema costituzionale» scrive il capo dello Stato Sergio Mattarella nella lettera con la quale ha accompagnato la firma della proposta di legge sul Ponte di Genova. «Come costantemente affermato dalla Corte costituzionale – aggiunge – la fonte primaria deve assicurare una disciplina sufficientemente dettagliata della materia in ordine ai criteri di esercizio della discrezionalità amministrativa. Va considerato, inoltre, che la legge è finanziata attraverso limiti di impegno – 7,1 milioni per il 2025 e 1,6 milioni a decorrere dal 2026 – e il disporre di risorse limitate rende ancora più problematico l’esercizio della predetta discrezionalità al fine di garantire il soddisfacimento dei diritti»Governo e Camere diano attenzione a rilievi   LEGGI TUTTO

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    Schlein prosegue i confronti, sui dazi ci sarà proposta Pd

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDopo Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, prosegue il giro di incontri della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein con imprenditori e parti sociali «per approfondire le conseguenze della politica dei dazi, la situazione economica del Paese e illustrare le proposte del partito». Dopo l’incontro di giovedì scorso con imprese e sindacati, oggi sarà la volta dei rappresentanti del mondo dell’agricoltura, delle associazioni cooperative, di artigiani e pmi.Il senso delle cosultazioniVere e proprie consultazioni, vengono definite al Nazareno, che vogliono «intervenire davanti all’immobilismo del Governo» e fornire una risposta concreta all’emergenza economica da «affinare e tradurre» in proposte da subito efficaci.Loading…L’esempio spgnolo di SanchezI dem, ricordando l’immediatezza della risposta della Spagna di Sanchez che ha messo in campo 14 miliardi (oltre la metà di risorse fresche), sottolineano come la loro iniziativa intenda supplire a ciò che il governo non ha fatto: «ha sentito soltanto le imprese, cosa che facciamo anche noi», «ma ignorando i rappresentanti dei lavoratori». E’ stato «un Governo fermo, che ha aspettato troppo» e che «ha fatto trovare il paese impreparato», denunciano.Le proposte in via di definizione«Abbiamo bisogno di reagire», aveva detto Schlein dando il via al giro di consultazioni, individuando nello stop alle delocalizzazioni, nell’adeguamento dei salari (e specificatamente nel salario minimo), nei rinnovi contrattuali e nella sterilizzazione del caro bollette i campi su cui concentrare da subito l’attenzione. Tanti, troppi, denuncia il Partito democratico, sono i casi di sovra indebitamento delle famiglie italiane. E a loro, oltre che al mondo produttivo, «occorre avanzare proposte e offrire strumenti efficaci di prevenzione e tutela». Una piattaforma di proposte, confidano al Nazareno, che passa anche da «un piano di investimenti comuni europei» e «un grande piano industriale» e che “può anche diventare un macrotema di opposizione unitaria» LEGGI TUTTO

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    Dazi, difesa, Cina: Meloni cerca sponde nello Studio Ovale

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaGli sherpa sono da settimane al lavoro per preparare l’incontro. Ma il risultato del faccia a faccia tra Donald Trump e Giorgia Meloni lo si capirà solo quando il presidente Usa e la premier italiana si ritroveranno nello Studio Ovale davanti alle telecamere. Il tema centrale restano i dazi ovviamente. E per Meloni arrivare a Washington dopo la decisione da parte di Trump di sospendere le tariffe “reciproche” riduce (anche se non li azzera) i rischi sull’esito del bilaterale con l’imprevedibile Commander-in-Chief della Casa Bianca. L’obiettivo di dazi “zero per zero” tra Europa e Stati Uniti agognato dalla presidente del Consiglio per ora resta una chimera. Che indica però la direzione: il rafforzamento dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico.Alleanza atlantica prioritariaQuesta è la missione che Meloni si è data e che per la premier non viene meno nonostante gli ordini esecutivi «profondamente sbagliati» firmati dal presidente americano contro i “parassiti” europei. La decisione di Trump di accantonare per 90 giorni i dazi – dopo una settimana che ha sconvolto i mercati e messo in discussione perfino i treasure Stars and Stripes – ha rafforzato a Palazzo Chigi questa convinzione e la volontà di mantenere prioritaria l’alleanza con gli States evitando a tutti i costi l’abbraccio con la Cina.Loading…Europa tra Usa e CinaLo scontro tra Washington e Pechino investe direttamente anche l’Europa. Bruxelles – dopo quello che viene percepito come un vero e proprio tradimento da parte Usa – è tornata a guardare a Oriente (non solo la Cina) con l’obiettivo di costruire nuove partnership commerciali. Una strada molto insidiosa per il Governo visto lo squilibrio gigantesco – già oggi – della bilancia commerciale tra l’Europa e il paese del Dragone. C’è chi sostiene in queste ore di vigilia che Meloni potrebbe offrire anche la disponibilità di Roma a rivedere l’accordo di partenariato strategico triennale sottoscritto con la Cina lo scorso luglio. Ma quello che soprattutto conterà è l’atteggiamento che il presidente Usa mostrerà nell’incontro con la premier italiana verso l’Europa. Perché è vero che Meloni non va a Washington in veste di rappresentante Ue ma è altrettanto scontato che in una fase di relazioni così complesse (eufemismo) il capo di governo di un Paese fondatore, che rappresenta la terza economia del continente e la seconda manifattura europea, è di per sé investito di un ruolo di rappresentanza.Pontiere tra Usa ed EuropaLa conclusione di questa missione è per questo destinata a pesare anche sul rapporto con Bruxelles. A rafforzare o a smentire quel ruolo di pontiere che la premier si era autoattribuita. Uscire dallo Studio Ovale con la disponibilità di Trump a un confronto con Bruxelles sarebbe di per sé una vittoria per Meloni che resta in contatto pressoché quotidiano con Ursula von der Leyen. L’occasione viene già indicata nel vertice Nato di fine giugno, che arriva a un paio di settimane dalla scadenza dei 90 giorni di sospensione dei dazi e che sancirà anche il nuovo obiettivo di spesa per la difesa.La spesa per la difesa: il traguardo del 2%Anche questo sarà tema del faccia a faccia con Trump assieme all’Ucraina di cui Meloni continua sostenere la causa. L’Italia è tra i Paesi che sono ancora abbondantemente al di sotto di quel 2% del Pil sottoscritto con i partner del Patto Atlantico. Impegno peraltro già ritenuto superato non solo dal presidente americano (secondo cui si dovrebbe salire al 5%) ma anche dai partner europei. LEGGI TUTTO

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    La missione impossibile di Elly Schlein

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaElly Schlein ha un grosso problema tra le mani. Il suo rapporto con il M5s appartiene alla categoria delle missioni impossibili. Nelle democrazie caratterizzate da sistemi multipartitici e da governi di coalizione i rapporti tra i partiti sono il risultato di un delicato equilibrio tra competizione e collaborazione. I partiti competono per ottenere più voti ma devono collaborare per vincere e andare al governo. In Italia oggi la collaborazione è resa ancora più necessaria dal fatto che il sistema elettorale vigente richiede un accordo tra i partiti affini prima del voto. Come è noto, è la presenza dei collegi uninominali a “imporre” questo vincolo. Nelle elezioni del 2022 la coalizione della Meloni ha ottenuto la maggioranza di seggi sia alla Camera che al Senato con il 43% dei voti. È successo perché la divisione tra Pd e M5s le ha consentito di vincere la bellezza dell’80% di seggi uninominali.L’accordo è condizione necessariaSenza un accordo tra Pd e M5s questo succederà di nuovo nel 2027. Probabilmente non basterà questo accordo per vincere, ma è una condizione necessaria. Sono tutte cose che Elly Schlein sa benissimo. La lezione del 2022 è stata capita. Il problema è che per fare un accordo bisogna essere in due. La domanda cruciale quindi è se il M5s vuole l’accordo o no. Certo, se il Pd fosse disposto a fare un passo indietro e cedere a Conte, la leadership della coalizione il problema sarebbe risolto. Ma non crediamo proprio che, pur di puntare a vincere, il Pd sia disposto a pagare questo prezzo. E allora? Di fronte al rifiuto del Pd di mettere in discussione la leadership della coalizione il M5s ha due opzioni: competere a tutto campo per prendere più voti o collaborare per vincere e andare eventualmente al governo.Loading…A Conte vincere interessa meno che competereNon possediamo la sfera di cristallo ma l’impressione che si ricava dal comportamento del M5s da molti mesi a questa parte è che a Conte vincere interessa meno che competere. Anzi sembra che non gli interessi affatto. Il suo obiettivo non è vincere in una coalizione in cui il M5s è un partner minore, ma riprendersi i voti che il Pd gli ha sottratto. E per raggiungere questo obiettivo deve necessariamente differenziarsi dal vicino accentuando le differenze su temi cruciali, come per esempio la politica estera. Cosa che puntualmente Conte sta facendo e continuerà a fare nella convinzione, non infondata, che questo gli porti voti. E allora, come fa il Pd a collaborare con qualcuno che non vuole vincere ma vuole cambiare a tutti i costi i rapporti di forza all’interno dello schieramento cui appartiene?Cosa dicono i sondaggiI sondaggi ci dicono che oggi il Pd è all’incirca al 22% e il M5s al 14%. Questa differenza non basta a stabilizzare il rapporto tra i due partiti. Conte pensa che non sia una differenza incolmabile. E in ogni caso anche se non fosse colmata ora potrebbe esserlo domani, a patto di sfruttare il vantaggio di stare alla opposizione. Più o meno è quello che ha fatto la Meloni a suo tempo. Non tutti i partiti puntano ad andare al governo sempre e comunque. Se questo obiettivo preclude la difesa del proprio elettorato o la conquista di nuovi elettori non è detto che sia perseguito nel breve termine. Questo sembra il caso del M5s. Qualcuno potrebbe obiettare che alla fine, cioè in prossimità del voto nel 2027, Conte farà comunque l’accordo con il Pd dopo essersi differenziato fino all’ultimo momento. Forse sì, forse no. Potrebbe però essere una illusione rischiosa che tiene la Schlein sulla corda fino al momento in cui non avrà alcuna vera alternativa.La situazione a destraE a destra? La situazione è diversa perché lì c’è un partito al 27%, con il suo leader a Palazzo Chigi, e tutti gli altri molto lontani. Ma anche nella coalizione della Meloni competizione e collaborazione convivono. Le posizioni di Salvini in politica estera e riarmo non sono quelle della Meloni. Per di più al congresso del suo partito ha parlato apertamente di una Lega che vuole diventare il primo partito della coalizione. Ma questa voglia di competere passa in secondo piano rispetto alla voglia di vincere. La destra è più abile nel gestire competizione e collaborazione. Lì tutti vogliono in primis vincere e governare. Non è così a sinistra. E per la Schlein questo è un grosso problema per cui non ha ancora trovato la soluzione. LEGGI TUTTO

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    Elezioni amministrative, aperti i seggi a Pordenone, Monfalcone, Nimis e San Pier d’Isonzo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIn Friuli Venezia Giulia seggi aperti in quattro comuni per il rinnovo delle amministrazioni. I seggi elettorali dei quattro Comuni del Friuli Venezia Giulia – Pordenone, Monfalcone, Nimis e San Pier d’Isonzo – sono stati regolarmente costituiti, come reso noto dal Servizio elettorale della Regione.Orario più lungo lunedì per la Pasqua ebraicaPer venire incontro agli elettori di fede ebraica, che domenica 13 e lunedì 14 aprile celebreranno la Pasqua, la Regione ha ampliato l’orario di apertura dei seggi. Gli elettori lunedì avranno sette ore in più per esprimere le proprie preferenze, rispetto alle ore 15, orario previsto dall’ultima Finanziaria della Regione per l’avvio delle operazioni di spoglio.Loading…Tutti comuni sciolti anticipatamenteLe elezioni comunali 2025 in Friuli Venezia Giulia prevedono il rinnovo degli organi di quattro comuni, tutti sciolti anticipatamente, due con popolazione inferiore a 15mila abitanti, Nimis e San Pier d’Isonzo, e due con popolazione superiore ai 15mila abitanti, Monfalcone e Pordenone. Per questi ultimi due è possibile il turno di ballottaggio se uno dei candidati alla carica di sindaco non dovesse ottenere almeno il 40% dei voti al primo turno (articolo 15 legge reg. 19/2013 come modificata dalla legge regionale 1/2024).Pordenone vota dopo l’elezione a Straburgo del sindaco CirianiPer esempio Pordenone, capoluogo di Provincia, torna alle urne dopo che il primo cittadino Alessandro Ciriani è stato eletto a Strasburgo alle Europee nel 2024 con 40mila preferenze. Dal mese di luglio la poltrona di primo cittadino è occupata dal vicesindaco facente funzioni Alberto Parigi (FdI). I candidati alle amministrative di Pordenone sono Alessandro Basso, Nicola Conficoni, Anna Ciriani e Marco Salvador. Il centrodestra sostiene Alessandro Basso, esponente di Fratelli d’Italia. A suo sostegno la sua “Pordenone civica”, la lista “Pordenone Cambia” di Alessandro Ciriani, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Il centrosinistra punta, invece, su Nicola Conficoni, espnente del Pd, sostenuto da Italia Viva e dalle liste “Un’altra Pordenone c’è”, “Il bene Comune”, “Pordenone in salute”. Non si è presentato il Movimento 5 Stelle. La consigliera comunale uscente Anna Ciriani correrà da sola con la lista “#AmiAmoPordenone”. Nel centrosinistra Marco Salvador si è presentato solo, sostenuto da una propria lista civica.Quattro candidati a MonfalconeSfida a quattro a Monfalcone. Il consigliere regionale del Pd Diego Moretti, 55 anni, guiderà una coalizione di centrosinistra, sostenuta dal Pd e dalle liste “Monfalcone Civica e Solidale”, “Insieme con Moretti” e “Progressisti per Monfalcone”. Il centrodestra punta sull’assessore alla Cultura uscente Luca Fasan, 60 anni (Lega), sostenuto da Fratelli d’Italia/Alleanza Nazionale, Forza Italia, la lista “Cisint per Monfalcone – Fasan sindaco” e il “Popolo della Famiglia”. In lizza anche Bou Konate, 62 anni, ex assessore ai Lavori pubblici della giunta Pizzolitto nei primi anni Duemila e presidente onorario dell’associazione Darus Salaam. Sostenuto da “Italia Plurale. In corsa anche Rudj Pecikar, 64 anni, che guida la lista civica “Insieme Liberi con Rudi per Monfalcone”. LEGGI TUTTO

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    Regionali, cosa succede in Campania e Veneto dopo lo stop al terzo mandato?

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl giorno dopo la sentenza della Consulta sul terzo mandato che ha messo la parola fine all’era non solo di Vincenzo De Luca alla guida della Campania, ma anche a quella di Luca Zaia alla guida del Veneto, la Lega è in pressing: «Le regioni che governiamo restino a noi». La successione Zaia è il nodo più delicato della prossima tornata di elezioni regionali. Quello che può mettere in seria difficoltà la coalizione, con la Liga veneta in subbuglio e Fratelli d’Italia che punta alla guida di una regione del Nord. Intanto si prende tempo, almeno fino a quando si capirà se davvero sia possibile fare slittare l’appuntamento elettorale veneto a primavera 2026 (rispetto alla scadenza naturale dell’autunno 2025), così da consentire a Zaia di tagliare il nastro delle Olimpiadi Milano-Cortina. Sul punto sono in conflitto norme nazionali e regionali, e sono in corso da settimane approfondimenti.Verso la conferma del Veneto alla LegaL’ipotesi che sta prendendo piede nelle ultime settimane è che alla fine Meloni molli la presa e lasci il Veneto all’alleato, fatto salvo però un forte riequilibrio della giunta in favore di Fratelli d’Italia. Dopo lo stop al ritorno di Salvini al Viminale, tenere buona la Lega, al di là delle regionali, è fondamentale per la stabilità di governo e per il prosieguo delle riforme. E lo stesso Zaia ha minacciato più di una volta di presentare una lista a suo nome contro un eventuale candidato non leghista. In pole in Veneto ci sono la vice di Zaia, Elena De Berti e soprattutto il vicesegretario del partito e salviniano doc Alberto Stefani. La contropartita per Fratelli d’Italia dovrebbe essere la Lombardia, casa di Salvini, ma dove si voterà nel 2028, dopo le politiche: c’è tempo.Loading…Il ruolo di De Luca in CampaniaIn Campania, invece, Vincenzo De Luca non ha alcuna intenzione di farsi da parte dopo la sentenza della Consulta che, stabilendo l’incostituzionalità della legge regionale sul terzo mandato ne ha sbarrato la strada verso una eventuale conferma alla presidenza. E punta a far valere il suo peso nella coalizione di centrosinistra, specie nella scelta del candidato. Resta da capire se accetterà il passo di lato senza pretendere altro e soprattutto se appoggerà il candidato comune del campo largo, che in Campania dovrebbe essere del M5S: o l’ex presidente della Camera Roberto Fico, sul quale spinge il Movimento, oppure l’ex ministro contiano Sergio Costa, che sembrerebbe più gradito ai deluchiani.Per il centrodestra in pole CirielliTra gli scenari possibili resta in piedi anche quello che – in caso di mancato accordo col centrosinistra – vedrebbe De Luca in campo con una propria lista a sostegno di un candidato di sua stretta osservanza. Un’ipotesi da evitare, dicono in molti, per impedire una frammentazione del campo largo che sarebbe letale.Il pontiere in campo è il commissario per la Campania Antonio Misiani, che spinge per la formazione di una lista di deluchiani in appoggio al candidato comune. Il Nazareno lunedì invierà in avanscoperta a Napoli il responsabile nazionale dell’Organizzazione Igor Taruffi e quello degli Enti locali Davide Baruffi. Per il centrodestra in pole c’è il meloniano viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli. LEGGI TUTTO

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    Il presidente della Consulta Amoroso: riconoscimento nuovi diritti spetta al Parlamento

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDelle 212 pronunce dello scorso anno ben 94 contengono dispositivi di illegittimità costituzionale, ossia quasi il 50%. «Il principio della separazione dei poteri – osservata nel lontano 1921 – avrebbe rischiato di non mantenere le sue promesse – ha detto il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso – da allora, la Corte è chiamata a dare tutela ai diritti fondamentali e a svolgere la sua missione di giudice delle leggi nel più ampio contesto di leale collaborazione istituzionale». Così il Presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso nell’intervista pubblicata sull’Annuario della Corte sull’attività dell’anno 2024, relativamente ai dati sull’attività giurisdizionale e i numeri delle pronunce del Collegio nell’anno 2024. Conclude il Presidente dicendo che la Costituzione «è un patrimonio comune della nostra società civile; la Corte ne è custode nella misura in cui ad essa è demandata la giurisdizione costituzionale».Un futuro incerto, ma lo stato di diritto è ancora un saldo ancoraggio«Con questa riunione straordinaria la Corte si presenta alle istituzioni del Paese e alla società civile per dar conto dell’esercizio della sua giurisdizione costituzionale. E lo fa oggi in tempi difficili, come quelli che stiamo vivendo». Con queste parole il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, ha aperto la sua relazione sull’attività del 2024, in occasione della Riunione straordinaria che, come ogni anno, si è svolta nel Salone Belvedere del Palazzo della Consulta alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e delle più alte cariche. «Il futuro è divenuto incerto e nello scenario globale vari parametri sembrano in rapido e imprevedibile mutamento. Ma lo stato di diritto costituisce ancora saldo ancoraggio del vivere insieme come consorzio civile con comunanza di valori e principi fondamentali, i quali danno corpo al patto fondativo della società – rimarca – ne è componente essenziale il controllo di costituzionalità, svolto da una Corte a ciò dedicata, il cui normale esercizio costituisce fattore di stabilità e di garanzia dell’ordinamento e delle istituzioni».Loading…Numeri elevati rispetto a Francia e Germania«Delle 212 pronunce della Corte, 138 sono state rese in giudizi incidentali. È un numero ben maggiore di quello registrato nello stesso anno nei giudizi incidentali di altre Corti europee, come, in Francia, al Conseil constitutionnel e, in Germania, al Bundesverfassungsgericht. «Ben 94 pronunce recano dispositivi di illegittimità costituzionale. Sono soprattutto tali ultime sentenze che hanno modificato l’ordinamento giuridico sia cancellando disposizioni quando sono consistite in pronunce meramente caducatorie, sia correggendone altre e inserendone talora di nuove quando la Corte ha fatto ricorso a pronunce additive o sostitutive». Così il Presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso.Dal potere legislativo alla finanza pubblica, i temi principali delle sentenze«Di queste sentenze principalmente verrò a dire, senza peraltro trascurare pronunce che, pur non dichiarando alcuna illegittimità costituzionale, si presentano comunque come di particolare rilievo. Le une e le altre, declinate secondo una griglia tematica – ha proseguito -, vanno a comporre un mosaico le cui tessere possono essere rappresentate da alcune parole chiave: il potere legislativo e i suoi limiti, anche nel contesto sovranazionale europeo; la tutela dei diritti fondamentali in plurime materie; la tutela giurisdizionale; il regionalismo tra solidarietà e riparto di competenze; la finanza pubblica e l’equilibrio di bilancio; i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato; il dialogo con il legislatore e i moniti della Corte». LEGGI TUTTO