Riarmo Ue, Durigon: Rispetteremo 2% per la spesa militare
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Renzi: Aumento spese militari è vittoria politica di Trump | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Vertice Nato, Meloni soddisfatta dopo incontro con i leader | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articolo«È necessario intervenire sul reato di tortura». A dirlo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un’iniziativa del suo partito a Montecitorio sull’impatto del decreto sicurezza sul settore penitenziario. «La polizia penitenziaria è poco presente sui giornali e quando c’è viene attaccata come aguzzini e torturatori. Bisogna rivedere, circoscrivere, precisare il reato di tortura. Gli agenti della polizia penitenziaria non sono potenziali delinquenti o torturatori e svolgono il lavoro in condizioni complicatissime». «È una cosa da fare e chi se non la Lega può farlo”, ha aggiunto.Cucchi: non permetteremo sia modificato reato di torturaLe parole di Salvini non passano inosservate, provocando una dura reazione delle opposizioni. La prima a farsi sentire è Ilaria Cucchi, che attacca: «In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Non permetteremo che vengano messe le mani sul reato di tortura soltanto per pura propaganda politica. Il mio pensiero va a tutte le vittime di torture, a partire da quelli della mattanza nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire» ha dichiarato la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, morto a seguito di un pestaggio delle forze dell’ordine dopo il suo arresto.Loading…Bazoli (Pd): frase Salvini su tortura denota attitudine autoritariaProposta respinta al mittente anche dal senatore, Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Per Salvini al fine di consentire alle forze dell’ordine di fare seriamente il loro lavoro occorre ridurre l’applicazione del reato di tortura. Insomma bisogna lasciare mani libere, con buona pace dei principi liberali su cui si fonda uno Stato democratico, delle convenzioni internazionali, del buon senso. Frasi dettate da un’attitudine autoritaria che si è già manifestata col decreto sicurezza e che alzano la tensione, di certo non aiutando le nostre forze di pubblica sicurezza»M5s: reato tortura non si tocca, Salvini ignora legalitàTranchant anche il giudizio del M5s. «Anche oggi Salvini ha detto una sciocchezza in materia di giustizia. Il reato di tortura non ha bisogno di essere circoscritto, la sua introduzione è stato un passo di civiltà giuridica. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la polizia penitenziaria svolga un ruolo prezioso, difficile e spesso in condizioni veramente impossibili, anche per colpa del governo di Meloni e Salvini che osserva immobile le enormi carenze di organico di cui soffre il corpo. Il riconoscimento del lavoro degli agenti si fa finanziando assunzioni straordinarie, rendendo le carceri luoghi civili per i detenuti e per chi ci lavora, non chiedendo l’impunità per chi sbaglia. La legalità è un concetto che va declinato sempre, non a convenienza: chi indossando una divisa dello Stato compie violenze crudeli, arrecando sofferenze alle persone colpite, non deve avere un trattamento di favore, proprio perché il rispetto della legge e dei diritti umani vale per tutti». Così la senatrice del M5s, Anna Bilotti, componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.Magi: Salvini vuole Far WestMentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi «questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel Far West. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca. Anzi, pensiamo che ci debba essere un ulteriore elemento di garanzia rispetto alle violenze delle forze dell’ordine e rilanciamo la nostra proposta dei codici identificativi sulle uniformi» LEGGI TUTTO
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Processo Salvini-Saviano, vicepremier depone in aula | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Nato, Meloni: dazi USA al 10% non particolarmente impattanti | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Vertice Nato, Meloni: spese difesa non ricadranno su welfare | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articoloUn accordo da cui emerge «la compattezza dell’alleanza e la volontà di quell’alleanza di rafforzarsi». Concluso il vertice dei capi di Stato e di governo dei 32 Paesi della Nato, Giorgia Meloni commenta positivamente con i cronisti la dichiarazione finale con cui ci si impegna ad aumentare la spesa per difesa e sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. «Impegni sostenibili per l’Italia», assicura la premier, che esclude per il 2026 l’attivazione della clausola di salvaguardia già chiesta da dodici Paesi Ue, tra cui la Germania, per godere di uno spazio di bilancio aggiuntivo fino all’1,5% del Pil. «Per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica». Tra il lungo colloquio con il presidente Trump alla cena offerta ieri sera dai reali d’Olanda e la riunione di stamattina la presidente del Consiglio afferma di aver toccato «ongoing» anche il tema dazi: sull’ipotesi di chiudere l’intesa Ue-Usa al 10% si dice «abbastanza d’accordo. Ho sentito le imprese, non sarebbe particolarmente impattante».Sicurezza «dominio ampio», dalle infrastrutture alla migrazione irregolareL’incremento al 5% dal 2% attuale, sottolinea la presidente del Consiglio, «non è distante dall’impegno che l’Italia già assunse nel 2014 quando era all’1% delle spese di difesa in rapporto al Prodotto interno lordo e si impegnò, come ribadito da tutti i governi che mi hanno preceduto, ad aumentarlo dell’1 per cento. A questo si aggiunge un 1,5% di spesa sulla sicurezza». Meloni conferma quanto già affermato alle Camere nei giorni scorsi: «Sono risorse che noi dobbiamo spendere e spendiamo comunque su materie molto più ampie della questione di difesa. La questione della sicurezza oggi coincide con un dominio particolarmente ampio che riguarda la difesa dei confini, la migrazione irregolare, le infrastrutture critiche, la mobilità militare, le infrastrutture nel senso più generale, ma anche l’intelligenza artificiale, la ricerca, l’innovazione tecnologica. Risorse che servono a mantenere questa nazione forte, come è sempre stata».Loading…«Nessun euro sarà distolto dalle altre priorità del governo»«Sono impegni sostenibili», ha scandito Meloni. «Lo voglio ribadire: per l’Italia questa spesa è necessaria per rafforzare la nostra difesa, per rafforzare la nostra sicurezza in un contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani».No alla clausola di salvaguardia nel 2026, poi si valuteràAlla domanda del Sole 24 Ore sull’esigenza di reperire circa 100 miliardi in dieci anni (dagli attuali 35 miliardi spesi per la difesa e 10 per la sicurezza a 100 e 45 miliardi), la premier ha risposto: «Ho sentito molti numeri dati in questi giorni un po’ dalla stampa, un po’ dal Parlamento, che mi sembrano molto distanti dalla realtà. Noi abbiamo ovviamente fatto i nostri calcoli per il 2026 e non riteniamo che ci serva utilizzare la escape clause. Poi chiaramente per gli anni a venire si valuterà sulla base di quella che è la situazione economica».«Nessun obbligo annuale e libertà sulle decisioni di spesa»Sollecitata sulla considerazione del responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai, sull’insostenibilità dell’obiettivo del 5%, Meloni taglia corto: «Sono venuta qui dopo una risoluzione votata da tutta la maggioranza. Ho spiegato varie volte che è una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni con il ministro dell’Economia. Sono convinta che sia sostenibile, per l’ampiezza delle spese, per il fatto che parliamo di un impegno a dieci anni che nel 2029 si deve in ogni caso ridiscutere, per il fatto che non ci sono incrementi obbligati annuali per gli Stati e questo consente di fare le scelte in base all’andamento della situazione in quel particolare momento. Quindi c’è una flessibilità totale». L’altra richiesta italiana che, a detta della premier, è stata soddisfatta riguarda la discrezionalità degli Stati nazionali sulle decisioni di spesa: a spetta a ognuno scegliere cosa considera una minaccia, perché «le minacce che affronta una nazione che si affaccia sul Mediterraneo come l’Italia e quelle che affronta un Paese Baltico sono distanti anni luce. Allora o ci fidiamo l’uno dell’altro e ognuno fa il suo pezzo di lavoro in questo quadro oppure se pensiamo che possiamo imporre a tutti un unico standard facciamo una cosa che non è utile per nessuno». LEGGI TUTTO
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