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    Vittorio Rizzi, chi è il nuovo direttore del Dis

    Un nuovo capitolo si apre per l’intelligence italiana. La premier Giorgia Meloni, durante la tradizionale conferenza stampa annuale, ha annunciato la nomina del prefetto Vittorio Rizzi come nuovo direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), succedendo all’ambasciatrice Elisabetta Belloni, che ha deciso di lasciare l’incarico con quattro mesi di anticipo, fissando la sua uscita per il 15 gennaio. Il suo successore è stato individuato in una rosa ristretta di candidati, che includeva anche i direttori dell’Aisi, Bruno Valensise, e dell’Aise, Gianni Caravelli. Quest’ultimo, proprio in queste ore, è stato impegnato a Teheran per il rimpatrio della giornalista Cecilia Sala, appena liberata dal carcere iraniano di Evin. Anche i vice di Belloni, Giuseppe Del Deo e Alessandra Guidi, erano stati presi in considerazione, ma la loro permanenza ai vertici delle rispettive Agenzie è stata ritenuta strategica.

    La carriera

    Vittorio Rizzi, attuale vice direttore dell’Aisi, vanta una lunga carriera ai vertici delle forze di polizia. Con una solida esperienza maturata nel contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, è stato vice capo vicario della Polizia di Stato e ha ricoperto incarichi chiave, come la guida delle Squadre Mobili di Venezia, Milano e Roma. A Bologna ha diretto le indagini sull’omicidio di Marco Biagi, mentre a L’Aquila ha operato come questore. In seguito, ha assunto il ruolo di direttore dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza di Palazzo Chigi e, da prefetto, ha diretto prima l’Anticrimine e poi la Polizia Criminale. Attualmente, è anche docente di Criminologia presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma. 
    I candidati alla successione all’Aisi
    Con la promozione di Rizzi alla guida del Dis, si apre ora la partita per la sua successione come vice direttore dell’Aisi. Tra i nomi più accreditati spicca quello del generale Leandro Cuzzocrea, attuale capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, che appare in vantaggio rispetto all’altro candidato, il generale dei Carabinieri Mario Cinque, vicecomandante generale dell’Arma. Il processo di nomina è stato seguito da vicino dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Mantovano, delegato alla Sicurezza della Repubblica. Mantovano ha avviato le consultazioni con le opposizioni, come prassi per raccogliere il loro parere sulla scelta del nuovo direttore del Dis. Sarà sempre lui a riferire al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, in merito alle nomine. LEGGI TUTTO

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    Meloni: «Mai parlato con Musk di Starlink. Nel 2025 daremo un segnale di attenzione al ceto medio»

    Ascolta la versione audio dell’articolo7′ di lettura«Non ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa o per la democrazia»: ha esordito così la premier Giorgia Meloni alla conferenza stampa organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare. «Sento dire che io non risponderei spesso alle domande dei giornalisti. Ho fatto fare un calcolo: ho risposto nel 2024 a 350 domande, più di una al giorno» ha aggiunto. L’anno è cominciato con 40 domande poste dai giornalisti, sorteggiati tra le 95 richieste arrivate, alle quali la premier ha risposto per circa un’ora e mezza. In platea, fra gli ospiti istituzionali, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Come sempre vasta la gamma dei temi trattati. In chiusura, in materia di scelte di politica economica, l’annuncio di un’attenzione al ceto medio «risorse permettendo».Il prefetto Rizzi capo del DisTra le notizie l’annuncio della premier che il prefetto Vittorio Rizzi sarà il nuovo capo del Dis. La nomina sarà formalizzata nel Consiglio dei ministri in programma oggi alle ore 18.Loading…Meloni: sul caso Sala triangolazione con Usa e Iran Parlando del caso di Cecilia Salala premier ha rivelato che «c’è stato un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa per quello che riguarda una svolta nel caso – ha detto Meloni rispondendo alla prima domanda dei cronisti -, non direi che c’è stato un momento di svolta perchè la questione è stata seguita dall’inizio. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso in un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti».«Su Abedini dialogo con Usa: lavoro non è finito ieri»«Per quello che riguarda Abedini ha detto la premier – il caso è al vaglio della ministero della Giustizia, c’è un vaglio tecnico e politico, e secondo il trattato con gli Stati Uniti. È una vicenda che bisogna continuare a discutere con gli amici americani: avrei voluto parlarne con Biden – che è ha dovuto annullare il viaggio e a cui mandiamo la nostra solidarietà. Le interlocuzioni ci sono e ci saranno: il lavoro ancora complesso non è terminato ieri e penso si debba discutere nei dettagli nelle sedi opportune».«SpaceX? Non ne ho mai parlato con Musk»Si passa poi al caso Starlink. «Sono abbastanza colpita da come alcune notizie false rimbalzino e continuino ad essere discusse anche dopo essere state smentite, come il contratto smentito con SpaceX», ha commentato la premier. Che ha aggiunto: «Usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume» ma «valuto l’interesse nazionale. E non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende». LEGGI TUTTO

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    Oggi al Cdm la nomina del successore di Belloni al Dis: in pole il prefetto Rizzi

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaGiorgia Meloni si appresta a nominare il nuovo direttore del Dis (il Dipartimento incaricato di coordinare le due agenzie operative dell’Intelligence italiana, interna ed esterna) dopo le dimissioni presentate da Elisabetta Belloni (in carica fino al 15 gennaio). Il nodo sarà sciolto al Consiglio dei ministri in programma oggi alle 18, il primo del 2025: la scelta dalla premier è caduta sul prefetto Vittorio Rizzi, attuale vicedirettore dell’Aisi (servizi segreti interni). La nomina dovrebbe essere formalizzata insieme a quella del nuovo vicedirettore dell’Aisi che dovrebbe prendere il posto di Rizzi. Quest’ultima scelta potrebbe ricadere su un generale della Guardia di finanza, Leando Cruzzocrea.Sul tavolo del Governo ci sarà anche l’atto di impugnazione della legge della regione Campania sul terzo mandato per il governatore. Una decisione che ha riflessi anche nel centrodestra, alle prese con il medesimo problema in Veneto.Loading… LEGGI TUTTO

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    Meloni, alle 11 la conferenza di inizio anno: riflettori accesi sul successo del caso Sala

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl caso Sala sarebbe stato comunque protagonista questa mattina della conferenza stampa di Giorgia Meloni. Così come il rapporto con Donald Trump e la sua visita recente a Mar-a-Lago, assieme agli interrogativi sulla presunta trattativa con Elon Musk sull’acquisto di Starlink, il sistema satellitare di proprietà dell’imprenditore sudafricano. E certo non sarebbero mancati e non mancheranno gli interrogativi sul recente addio di Elisabetta Belloni dal Dis. Quello che però è accaduto nelle ultime ventiquattr’ore cambia completamente il contesto in cui la premier risponderà alle 40 domande che i giornalisti le porranno.La vittoria nel caso SalaAlla conferenza di fine anno, slittata a inizio 2025, la presidente del Consiglio arriva con l’aura della vincitrice, il viso soddisfatto e quel sorriso che dice: «Ci sono riuscita io, nessun altro». Una partita giocata in prima persona e non senza rischi. Meloni ha scommesso di uscire dal faccia a faccia con Trump con il via libera del prossimo Presidente Usa alla soluzione del caso Sala. Che è arrivata giusto alla vigilia dell’appuntamento più importante con i media.Loading…La contropartita con l’IranLe difficoltà comunque non mancheranno. A partire dal destino dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi e delle eventuali contropartite che saranno certo tra i punti su cui sarà chiamata a dare spiegazioni. La smentita infastidita sulla trattativa con Musk è stata di fatto bruciata dallo stesso tycoon proprietario di X. Meloni è probabile che insisterà nell’evidenziare che non c’è alcun accordo ma che comunque il problema della copertura è reale e va affrontato come ha detto anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. Quanto al rapporto con il futuro presidente Usa ribadirà che la relazione tra Italia e Stati Uniti prescinde da chi sia alla Casa Bianca. È saltato invece l’ultimo incontro con Joe Biden, atteso sabato a Roma per la seconda visita in Vaticano da Papa Francesco ma cancellata per gli incendi che stanno devastando la California.I rapporti in EuropaA tenere banco sarà ovviamente anche il rapporto con Bruxelles e le alleanze in Europa. Meloni finora si è mossa abilmente su più fronti e viene vista – soprattutto da Ursula von der Leyen – come un canale per dialogare con Trump. Il tema dei dazi resta centrale. Così come quello dell’automotive. Senza dimenticare la Difesa e la Nato. Per il futuro Presidente Usa la spesa deve raggiungere il 5% del Pil. Un traguardo impossibile. Soprattutto per l’Italia ancora lontana anche dal 2%. A chi glielo chiederà è probabile che la premier risponderà rilanciando il leit motiv sullo scorporo della spesa per la Difesa. Quanto alla legge di Bilancio appena approvata, se ci sarà tempo lo dedicherà a rivendicare la conferma del taglio del cuneo fiscale e dello sconto Ires per le imprese. I mugugni degli alleati per il momento restano sullo sfondo. La liberazione di Cecilia Sala lo ha oscurati. LEGGI TUTTO

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    Terzo mandato, oggi il governo impugna la legge di De Luca: ecco gli scenari

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl tempo è scaduto: il termine utile per impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Campania che permetterebbe di fatto il terzo mandato per il governatore dem Vincenzo De Luca scade il 10 gennaio. Il testo dell’impugnativa, messo a punto tra il ministero per le Riforme retto dall’azzurra Elisabetta Casellati e quello per gli Affari regionali retto dal leghista Roberto Calderoli, è pronto per essere approvato nelle prossime ore dal primo Consiglio dei ministri dell’anno. E ad essere già più che maturo è il malcontento della Lega e dei governatori del Nord, il veneto Luca Zaia e il friulano Massimiliano Fedriga in testa, tanto che a Via Bellerio prende corpo l’ipotesi del non voto («valuteremo a ridosso del Cdm», fanno sapere i collaboratori del vicepremier Matteo Salvini).Il “trucco” di De Luca contro la legge nazionaleIl “trucco” escogitato da De Luca per tentare la terza elezione nella primavera del 2025 – nonostante il no del suo partito di provenienza, ossia il Pd, e soprattutto nonostante il fatto che la legge nazionale del 2004 stabilisca in maniera inequivocabile il limite di due mandati consecutivi – è far valere il calcolo dal mandato in corso e non dalla prima elezione del 2015: «Il computo di due mandati consecutivi decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge», recita la legge regionale approvata il 5 novembre scorso. Legge alla quale in via diretta si può opporre solo il governo entro 60 giorni, appunto. Ma se è vero che quella elettorale è materia concorrente tra Stato e Regioni, la disposizione contenuta nella legge nazionale del 2004 è così precisa – è l’argomento del governo per l’impugnazione – da essere autoapplicativa, senza cioè bisogno di essere recepita.Loading…L’ipotesi elezioni anticipate in Campania e il rischio sospensivaQuale sarà la reazione del governatore sceriffo che la segretaria del Pd Elly Schlein ha giurato di mandare in pensione appena vinte le primarie nel febbraio del 2023? Dall’entourage di De Luca era trapelata nei giorni scorsi l’ipotesi di sue dimissioni immediate in modo da tentare la rielezione, sia pure sub iudice, prima della pronuncia della Corte. Ma sarebbe una scelta altamente rischiosa, ai limiti dell’azzardo, dal momento che i giudici costituzionali potrebbero optare per la sospensiva in base alla legge 87 del 1953 sul funzionamento della Corte: l’efficacia della disposizione impugnata può essere infatti sospesa «per evitare irreparabile pregiudizio all’interesse pubblico o ai diritti dei cittadini» (si pensi agli altri candidati presidenti in campo e al fatto che le elezioni potrebbero doversi ripetere a stretto giro).Meloni vuole ridisegnare la mappa del potere al Nord in favore di FdiSe i termini giuridici della questione sono chiari, meno lo sono i termini politici, visto il forte pressing leghista per il via libera al terzo mandato del “doge” Zaia. Perché uno stop della Corte a De Luca sarebbe naturalmente uno stop per tutti i governatori che aspirano al terzo mandato, anche se il governatore veneto confida sul fatto che i giudici costituzionali potrebbero ribaltare la questione riportando la competenza su questo tema in capo alle regioni. Ad ogni modo, ci sarà qualche contropartita? La premier, in questi giorni assorbita dai casi internazionali, ha intanto interesse a mettere un punto a una questione che si trascina da troppo tempo e a liberare così la casella del Veneto e delle altre regioni del Nord (Friuli, ma anche Lombardia) per ridisegnare la mappa del potere settentrionale in favore di Fratelli d’Italia. Poi si vedrà.Il piano B dei governatori: far slittare le regionali al 2026Da parte sua Zaia ha sicuramente interesse a rinviare le elezioni al 2026, così come già deciso dal Viminale per i sindaci in scadenza tra il 2025 e il 2026, per poter presiedere alle olimpiadi invernali. E uno slittamento al 2026 potrebbe essere una compensazione anche per De Luca. Meglio tirare a campare che tirare le cuoia, come diceva Giulio Andreotti. Ma al momento anche questa soluzione, su cui sembrava esserci accordo in Conferenza delle Regioni, sembra sbarrata: «Non capisco su quali basi giuridiche…», ha detto il ministro meloniano per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Che ha subito aggiunto, a scanso di equivoci: «Tocca a noi di Fratelli d’Italia scegliere il candidato in Veneto». LEGGI TUTTO

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    Giustizia, il Csm boccia la riforma sulla separazione delle carriere

    Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato un parere nettamente critico sul ddl costituzionale attualmente all’esame dell’Aula della Camera. Secondo la proposta votata a larga maggioranza, la separazione delle carriere “non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale” e non si comprende in che modo “possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione”

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    Il Consiglio superiore della magistratura boccia la riforma sulla separazione delle carriere e sull’istituzione di un doppio Csm e di un’Alta Corte disciplinare. Il plenum, dopo un lungo dibattito svolto nella seduta di questo pomeriggio, ha approvato a larga maggioranza – con 24 voti favorevoli – un parere nettamente critico sul ddl costituzionale attualmente all’esame dell’Aula della Camera. Sono stati invece 4 i voti espressi in plenum a sostegno della proposta di parere favorevole alla riforma, di cui è stato relatore il laico eletto in quota Fratelli d’Italia Felice Giuffrè. Registrata anche un’astensione.

    Le proposte

    Secondo la proposta A, votata a grande maggioranza dai consiglieri, la separazione delle carriere “non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”, non si comprende in che modo “possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione”. La proposta B, che andava in un senso diverso, è stata invece votata da 4 consiglieri laici di centrodestra. In sintesi, secondo la proposta, la riforma “porterebbe alla creazione di un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto e altamente specializzato, deputato alla direzione della polizia giudiziaria e all’esercizio dell’azione penale, un corpo essenzialmente autoreferenziale. Il potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in alcun ordinamento costituzionale dell’epoca contemporanea, per cui sarà ineluttabile che di esso assuma il controllo il potere esecutivo”.
    “No a idea di magistratura con deficit di terzietà e imparzialità”
    Nel parere approvato in plenum si rileva che “non può non osservarsi come impostare la questione della separazione delle carriere in termini di necessità costituzionale, o anche di stringente opportunità, rischi di veicolare l’idea per cui la magistratura giudicante presenta, oggi, deficit di terzietà e di imparzialità: un’idea che, tuttavia, non sembra trovare riscontro nell’esperienza concreta”, dato che “in più del 40% dei casi le decisioni giudiziarie non confermano l’ipotesi formulata dalla pubblica accusa con l’esercizio dell’azione penale”. E ancora: “Ove si ritenesse che l’unicità della carriera e la connessa possibilità di passare dall’una all’altra funzione incida negativamente sulla realizzazione dei principi del giusto processo (imparzialità, terzietà e parità delle armi), occorre chiarire in che termini e in che misura il passaggio di funzioni rappresenti un vulnus al principio di parità delle armi”, si osserva nel documento, nel quale si evidenziano anche i dati più recenti sui passaggi da una funzione all’altra che “riguardano percentuali largamente inferiori all’1% dell’organico in servizio”. LEGGI TUTTO

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    Liberazione Sala, il video dell’applauso in Senato

    Un lungo applauso bipartisan ha accolto nell’Aula del Senato la notizia della liberazione di Cecilia Sala in Iran. “Con grande gioia annuncio che la giornalista Cecilia Sala è stata liberata ed è in viaggio verso l’Italia”, ha detto la presidente di turno, Mariolina Castellone. Per il governo è intervenuta la sottosegretaria agli Esteri, Maria Tripodi  “Grazie alla nostra diplomazia, alla nostra intelligence e alla leadership esercitata dalla nostra presidente del Consiglio”, ha detto l’esponente dell’esecutivo

    La prima a prendere la parola nell’Aula del Senato, dopo la notizia della liberazione di Cecilia Sala accolta tra gli applausi bipartisan, è la sottosegretaria agli Esteri Maria Tripodi che ringrazia anche l’intelligence e le “istituzioni tutte” per il lavoro fatto e per garantire il rientro della giornalista in Italia. Poi, gli interventi, uno per ogni gruppo, dei vari senatori, tra cui Matteo Renzi che parla di “giorno di festa”, ringraziando anche lui “tutte le istituzioni” che si sono adoperate per questa liberazione, “a cominciare dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella” che aveva parlato di Cecilia Sala anche nel suo discorso di fine anno. Ringraziano tutti, anche la presidente del Consiglio e l’ambasciatrice in Iran Paola Amadei, i vari parlamentari, dal leader di Azione Carlo Calenda al capogruppo di FI Maurizio Gasparri. Scatena la protesta invece la dichiarazione dell’esponente di FdI Raffaele Speranzon che, rivendicando i tempi rapidi con i quali si è arrivati alla liberazione della giornalista italiana, sottolinea come in altre occasioni, quando al governo non c’era il centrodestra, “non si era riusciti” ad ottenere lo stesso risultato. Polemico anche l’intervento di Roberto Menia (FDI) che equipara la liberazione di Cecilia Sala a quella dei Marò ricordando come su quello, però “all’epoca non tutti fossero d’accordo”. LEGGI TUTTO

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    Starlink, Crosetto: “Da governo e Difesa nessun accordo con Space X”

    Ancora polemica, con le opposizioni che da giorni chiedono che la premier Meloni riferisca in Aula. Palazzo Chigi ha smentito la firma di un’intesa con Elon Musk, ma in una risposta su X a Salvini il patron di Tesla rilancia: “L’accordo dell’Italia con SpaceX sarà fantastico”

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    “La presidenza del Consiglio ha smentito la firma di contratti o accordi tra il governo e Space X. E anche la Difesa non ha approvato alcun accordo a riguardo”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo al question time della Camera, è tornato sulla polemica sul caso Starlink che da giorni vede le opposizioni chiedere che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferisca in Parlamento. Intanto, le parole del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha rilanciato l’accordo con SpaceX sui social, ricevendo una risposta affermativa su X da Elon Musk, dopo che invece palazzo Chigi aveva smentito la firma di un’intesa con il patron di Tesla, hanno offerto alle opposizioni la possibilità di un nuovo affondo.

    Crosetto: “Space X ha capacità utili per la Difesa”

    “Space X ha 6.700 satelliti in orbita bassa con una previsione che diventino 42mila: è un operatore che ha i requisiti per fornire capacità e servizi” alla Difesa – ha detto ancora Crosetto – Ma questo non esclude che un Paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire questi dati con apparati e tecnologie proprietarie a ulteriore tutela degli interessi nazionali. Laddove il governo dovesse optare per soluzioni commerciali, la Difesa attiverà un tavolo tecnico per approfondire la sussistenza dei requisiti necessari a soddisfare le esigenze dello strumento militare”. “Le nostre forze armate – ha ricordato il ministro – sono spesso chiamate ad operare a tutela degli interessi nazionali, oggi più che mai, a grande distanza dall’Italia e non sempre in presenza di adeguati servizi ed infrastrutture. Nell’anno appena concluso abbiamo operato ad esempio nell’Indopacifico, in Africa, in Medio Oriente, in Nord Europa, in Est Europa, in attività che richiedono comunicazioni affidabili, sicure e continue. In ambito nazionale – ha spiegato – questi servizi vengono erogati dai satelliti geostazionari Sicral, che sono affidabili ma offrono una copertura geografica e banda limitate. Ne consegue che la Difesa è interessata, anzi è obbligata, ad integrare questa capacità con quella fornita da satelliti in orbita bassa, che offrono maggiore continuità, copertura, minor tempo di latenza”. In merito, ha proseguito, “l’Autorità delegata per lo spazio ha dato mandato all’Asi di avviare uno studio teso a sviluppare questi servizi esplorando ogni tipo di soluzione esistente al mondo. A livello europeo c’è il programma Iris 2 che prevederà a regime 290 satelliti con tempi di realizzazione ancora da quantificare, ma che vanno oltre il 2030”. Si tratta, ha aggiunto, “di iniziative di grande interesse per la Difesa quando disponibili e potranno contribuire ad assicurare quanto necessario alle forze armate. C’è quindi l’esigenza di valutare ogni soluzione tecnicamente atta a fornire le capacita’ nelle more del completamento dei programmi proprietari o di collaborazione”. LEGGI TUTTO