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    La Liga Veneta raccoglie le firme per il terzo mandato di Zaia. Il governatore: «Una chiamata di popolo»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaAl via la raccolta firme promossa dalla Liga Veneta a sostegno della richiesta per un terzo mandato del presidente veneto Luca Zaia. Nella tarda mattinata di domenica 26 gennaio si contavano oltre 12mila firme.La raccolta anche nei prossimi fine settimanaNel testo preparato dai leghisti veneti si legge: «Il Veneto merita di continuare a crescere, con il buon governo della Lega e di Luca Zaia. Per questo sostengo l’importanza del terzo mandato, e qualora questo non fosse possibile, che la guida del Veneto rimanga a un presidente della Lega», perché viene spiegato «solo così potremo perseguire con forza e determinazione il grande percorso dell’Autonomia, vitale per il futuro dei Veneti». La raccolta delle firme proseguirà anche nei prossimi tre fine settimana, quando saranno previsti oltre 200 gazebo sui territori del Veneto.Loading…Terzo Mandato, De Luca: “I veri cacicchi sono quelli che non hanno consenso sui territori”Zaia: raccolta di firme è una chiamata di popolo«Io non ho promosso questa raccolta di firme, ringrazio per questa attestazione di stima, è una chiamata di popolo: non sto portando avanti battaglie personali, quello che dovevo dire l’ho detto» è il commento da Caorle del presidente del Veneto Zaia alla raccolta firme.Stefani (Liga Veneta): il limite è retaggio storico«Il limite dei mandati è un retaggio storico – dice Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta, molto vicino al segretario nazionale Matteo Salvini – valorizzare la democrazia significa superare queste imposizioni e liberare i cittadini dai vincoli imposti dalla legge al loro libero esercizio del voto. Questo sondaggio ne è la conferma». Dunque le firme sono raccolte per il terzo mandato di Zaia ma anche per mandare un messaggio agli alleati di governo. «Oltre allo sblocco dei mandati per il presidente Zaia chiediamo che il candidato presidente in questa regione spetti al partito che in Veneto, più di tutti, raccoglie 159 sindaci, 1.178 amministratori, coinvolge oltre 320 sezioni. Un patrimonio di persone che dal punto di vista quantitativo e non solo qualitativo, fa la differenza», sottolinea Stefani. LEGGI TUTTO

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    Decadenza Todde, entro lunedì presentazione ricorso

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa presentazione del ricorso contro l’ordinanza ingiunzione per la decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde annunciata per i giorni scorsi, dovrebbe avvenire entro lunedì. Oggi a Cagliari la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Nello stesso luogo, la presidente della Regione e la presidente della Corte d’Appello Gemma Cucca che è anche presidente della Commissione elettorale di garanzia istituita presso la Corte d’Appello. L’organismo che ha emesso l’ordinanza ingiunzione di decadenza e comminato la sanzione da 40 mila euro, nei confronti della governatrice, per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali. E inoltre trasmesso la documentazione alla procura per la verifica delle dichiarazioni rese dalla Governatrice.Procedura a rilentoVa a rilento la procedura che riguarda la decadenza. Una volta presentato il ricorso con la richiesta di sospensiva gli atti saranno acquisiti dalla Giunta per le elezioni che dovrà predisporre, su richiesta della Presidenza, un pronunciamento che prende atto dell’impugnazione ai fini del rinvio della convocazione del Consiglio per la decisione di competenza. Quindi la comunicazione formale del presidente all’Assemblea. Il resto sarà legato all’evoluzione del procedimento con cui si è impugnato l’atto. La votazione per la decadenza potrà avvenire, come sottolineano negli ambienti del centrosinistra, solamente dopo il pronunciamento definitivo della Cassazione in caso di una conferma del provvedimento. La presidente ha poi ribadito anche che «la legislatura proseguirà fino a quando si pronunceranno gli organi competenti come i magistrati, piuttosto che il Consiglio regionale».Loading…Le reazioni politicheNon mancano le critiche da parte dell’opposizione che sollecita chiarimenti rapidi anche in Consiglio regionale (dove la presidente della Regione riferirà i primi giorni di febbraio febbraio) oltre alla dimissioni della stessa governatrice. Critiche (partite dai dirigenti regionali e nazionali del centrodestra) respinte al mittente dalla coalizione che sostiene Alessandra Todde.La presidente va avantiLa presidente, come ribadito in più occasioni, «è in carica a tutti gli effetti e, in virtù della legittimazione, porta avanti l’attività». Compresa l’approvazione del Piano regionale di sviluppo (Prs) 2024-2029, il documento di programmazione pluriennale che contiene le strategie e linee progettuali attraverso cui la Regione intende raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo economico, sociale, ambientale prefissati nel programma di governo che vale oltre 20,6 miliardi di euro. «Un importante documento di programmazione che declina le dichiarazioni programmatiche in azioni misurabili che orientano e ispirano l’operato della Giunta e della legislatura, rendendo trasparenti le priorità di questa amministrazione – fa sapere la governatrice-. Il Prs, per la prima volta, contiene l’indicazione di obiettivi che ispirano le politiche da attuare, misurano i risultati e conseguentemente i finanziamenti assegnati e da assegnare. Tutto il Prs, infatti, è uno strumento dinamico che ogni anno si aggiorna». LEGGI TUTTO

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    La protesta delle toghe: fuori dall’aula in tutta Italia quando parla il governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa Costituzione tra le mani e levata al cielo o schierati all’ingresso di Palazzo di giustizia. Da Milano a Napoli è scattata oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario la protesta di giudici e magistrati contro la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere (approvata in prima lettura). Come deliberato dal comitato direttivo dell’Anm, i magistrati presenti all’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Corte d’Appello di Napoli hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano dopo che ha preso la parola il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Lo stesso è accaduto a Roma dove un gruppo di magistrati ha lasciato l’aula della Corte d’Appello della capitale, quando ha preso la parola il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.Torino, proteste dei magistrati: lasciano l’aula durante l’inaugurazione dell’anno giudiziarioNordio, sbaglia chi pensa che voglia umiliare magistrati  «Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto» ha detto il Guardasigilli nel corso del suo intervento.Loading…Nordio ha poi detto che la riforma per la separazione delle carriere non mette in discussione l’indipendenza del pubblico ministero. «È scritto a chiarissime lettere nella riforma costituzionale. Perché – si è chiesto il ministro della Giustizia – si deve leggere nella riforma quello che nella riforma non c’è? E anche qui mi permetto un riferimento personale. Per 40 anni ho sempre fatto il pm proprio per essere libero e indipendente. Nessuno vorrebbe un pubblico ministero sottoposto al potere esecutivo. Non io. È scritto nella Costituzione e non avverrà mai».Mantovano: riforma per i cittadini e non contro toghe«Vogliamo fare una riforma per i cittadini e non contro i magistrati» ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso del suo intervento. «Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati ma per i cittadini. Immaginavamo di fare la riforma con il contributo critico dei magistrati» ha aggiunto.Colombo boccia la separazione carriere: “Riforma contro i cittadini”Presidente Corte Appello Milano:, basta attacchi alle toghe «Non è possibile che – ha detto il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei – nel diffuso clima di tensione oggi esistente anche gli interventi meramente tecnici dei Capi degli Uffici giudiziari finalizzati solo a dare un contributo alla soluzione di problemi organizzativi nel mondo della Giustizia nel solco della lealtà istituzionale, vengano qualificati come interferenze nelle competenze altrui se non addirittura attaccati in modo gratuitamente denigratorio sulla base di semplificazioni pericolose». LEGGI TUTTO

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    Viaggio di Meloni in Arabia saudita: in vista nuove cooperazioni. La premier oggi sul Vespucci

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaRafforzare la cooperazione, dalla Difesa ad altri settori strategici. Si inquadra in questa strategia la missione di Giorgia Meloni in Arabia Saudita, dove oggi salirà a bordo dell’Amerigo Vespucci, lo storico veliero della Marina impegnato in un tour mondiale, e poi domenica ad Al’-Ula, città patrimonio dell’Unesco, incontrerà il principe Mohammed bin Salman, prima di spostarsi lunedì in Bahrein per un’altra breve visita ufficiale.Sicurezza energetica e investimentiDa capo del governo Meloni ha scelto di impostare relazioni pragmatiche e ringraziando re Salman e l’erede al trono per gli auguri, appena insediata a Palazzo Chigi manifestò l’interesse alla «cooperazione in materia di sicurezza energetica, investimenti e diritti umani». I primi due capitoli sono fra i dossier centrali della missione in Arabia Saudita, inizialmente programmata in autunno e poi slittata.Loading…Intese da firmareAd Al’-Ula volerà anche una delegazione di imprenditori italiani, nonché manager di società partecipate. E saranno firmate intese. Ci sarà anche Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo, che un anno fa ha siglato un memorandum di intesa con l’Arabia Saudita per opportunità di collaborazione nell’aerospazio e difesa, e si accinge a definire un accordo in materia di elicotteri. Sullo sfondo c’è anche il concreto interesse dei sauditi a entrare a far parte del Gcap, il programma di Italia, Gran Bretagna e Giappone per la creazione di un nuovo caccia da combattimento: un avvicinamento su cui si starebbero facendo passi avanti.Riad attore strategicoPer Roma, Riad è un attore strategico nello scacchiere mediorientale: è condivisa la necessità di lavorare alla soluzione per due popoli e due Stati, e un dossier di comune preoccupazione è la libera navigazione del Mar Rosso, insidiata dagli Houthi. Il rapporto con i sauditi è strategico per il governo anche sul fronte del Piano Mattei, e i due Paesi sono con India, Usa, Ue, Francia, Germania ed Emirati Arabi Uniti, coinvolti nel progetto di corridoio economico fra India, Medio Oriente ed Europa. Bin Salman, con la sua Vision 2030, punta a una diversificazione dell’economia saudita oltre il petrolio, e l’Italia vuole porsi come partner privilegiato del Regno in questo percorso. Anche in questo senso, ad esempio, vanno il memorandum siglato nel 2023 tra i due governi per la promozione degli investimenti, e quello di una decina di giorni fa per rafforzare la cooperazione su transizione e sicurezza energetica. LEGGI TUTTO

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    Centrosinistra, la ricetta Franceschini scuote il Pd: «Andiamo da soli». Schlein: restiamo su temi concreti

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«When Pd is in trouble, follow Franceschini». Che tradotto dall’inglese maccheronico del Transatlantico significa che per capire dove va il Pd bisogna guardare dove va lui, Dario Franceschini: già segretario dem dopo Walter Veltroni, più volte ministro e parlamentare fin dove arriva la memoria dei cronisti, si è schierato con Bersani prima che Bersani vincesse le primarie, idem con Renzi, e contro tutti i pronostici idem con Schlein. Per questo il nuovo lodo franceschiniano, lanciato tramite classica intervista a Repubblica, fa discutere i dem di prima mattina: che vorrà dire? dove vuole andare a parare? Tanto che la stessa segretaria cerca e ottiene al telefono subitanee rassicurazioni: «Non è un messaggio contro la tua leadership, anzi punta a rafforzarla».Schlein: «Preferisco temi concreti»La replica della segretaria dem arriva il giorno dopo: «Preferisco i temi concreti, non entrerei in questo dibattito» si limita a dire Elly Schlein in un’intervistata al Mattino di Padova.Loading…Il lodo FranceschiniIntanto eccolo, il lodo Franceschini: «Si dice spesso che la destra si batte uniti. Io mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi. I partiti sono diversi e lo resteranno, è inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo», è la sua realistica analisi. Da qui la proposta: «Si vada ognuno per proprio conto, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale. È sufficiente stringere un accordo sul terzo dei seggi che si assegnano con i collegi uninominali per battere i candidati della destra».Alleanza solo elettoraleNon si tratta, si spiega in giornata, di un liberi tutti. L’attuale Rosatellum prevede una scheda unica con il candidato del collegio uninominale e le liste dei partiti che lo sostengono, quindi non sono possibili desistenze vecchia maniera: l’alleanza va siglata. Ma un conto è un’alleanza “tecnica”, elettorale, un conto è la costruzione di una coalizione con un capo politico e con un programma dettagliato. Pochi punti in comune, visto che la presentazione di un programma dell’alleanza è prevista dal Rosatellum, e ognun per sé con i suoi temi da proporre agli elettori. Uno schema che per altro (ed è questa la rassicurazione data a Schlein) presuppone che il partito che prenderà più voti esprimerà il premier in caso di vittoria.Presa di distanza dal M5sTutto sommato lo schema non fa una piega, anche se non sembra poter scaldare i cuori, e serve da una parte a prendere le distanze dai continui diktat del leader del M5s Giuseppe Conte e dall’altra a legittimare la tanto evocata nascita di un partito centrista. «Per allargare l’offerta elettorale è utile un partito che parli di più ai moderati, che recuperi l’astensionismo di quell’area, che contenda i voti a Forza Italia», sottolinea Franceschini, che lancia anche un messaggio agli eredi del Cavaliere: «Se Berlusconi fosse rimasto in vita, non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema… Con una legge tutta proporzionale Forza Italia sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni». LEGGI TUTTO

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    Il fratello di Musk a Palazzo Chigi con Stroppa e la moglie di Bocelli. Incontro con Giuli e saluto a Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaVisita a sorpresa di Kimbal Musk, il fratello minore di Elon, a Palazzo Chigi. Con in testa un cappello da cowboy, che indossa di consueto, Kimbal Musk ha fatto il suo ingresso nella sede del governo intorno alle 16.30 assieme ad Andrea Stroppa, il referente italiano del patron di Tesla e SpaceX. «Lo abbiamo accompagnato in un giro in diversi ministeri per capire come funziona, abbiamo un progetto», ha spiegato – senza entrare però nei dettagli – Veronica Berti, moglie del tenore Andrea Bocelli, che era nel gruppo di persone con cui l’imprenditore americano è giunto in Piazza Colonna.Stretta di mano con MeloniLa tappa principale di questo mini-tour per ministeri, è servita per un incontro con il ministro della Cultura, Alessandro Giuli (con Giorgia Meloni solo una stretta di mano al volo in corridoio) e subito si è trasformata in un caso politico.Loading…La protesta delle opposizioniIl Pd, rilevando «con sconcerto che Palazzo Chigi sembra essersi trasformato in una dependance di Musk», ha chiesto, con Irene Manzi, di spiegare i contorni dell’incontro, di precisare il “misterioso progetto” che coinvolge i ministeri italiani. «Non siamo una colonia di Trump, esigiamo chiarezza», chiede con forza Elisabetta Piccolotti di Avs, mentre Riccardo Magi, da +Europa ironizza: «Con Kimbal Musk a Chigi siamo a Fratelli d’America», non mancando però di chiedere a Giuli di «chiarire in Parlamento».Giuli non si sbilanciaSi è parlato «solo di cose belle», ha replicato a stretto giro il ministro Giuli evitando però di entrare nei dettagli: «E’ troppo presto per anticipare» qualcosa, «però si parla di cose belle. Che riguardano l’Italia? Anche – ha risposto -, di più non posso dire sennò si va troppo avanti». Parole non sufficienti per i parlamentari dei 5 stelle in Commissione Cultura: «Giuli, in qualità di Ministro, ha il dovere di rispondere e non di fare battutine criptiche», hanno scritto ricordando che Palazzo Chigi è «una sede istituzionale» e «non casa sua» e che per questo «ha l’obbligo di spiegare pubblicamente cosa si sono detti, quali temi sono stati affrontati e quali eventuali accordi o progetti sono stati discussi».Da Kimbal Musk proposte per la valorizzazione culturaleUna serie di progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano: è questo, a quanto filtra, l’oggetto dell’incontro a palazzo Chigi tra il fratello di Elon Musk, Kimbal, e il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Nessun dettaglio nello specifico ma la precisazione che si tratti non di una ma di alcune proposte, “una serie di idee” da approfondire: di certo «non si è affatto parlato di Starlink», si precisa da ambienti ministeriali che sottolineano il fatto che il luogo scelto dipenderebbe solo dalla circostanza che «Giuli si trovava già lì». Né si dovrebbe trattare di progetti legati al settore musicale, come la presenza della moglie del tenore Andrea Bocelli potrebbe evocare. Trattandosi di personaggi di caratura internazionale «semplicemente si conoscono» e dovendo avere una serie di appuntamenti in Italia il fratello di Musk si sarebbe rivolto a persone con cui ha già dei contatti. LEGGI TUTTO

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    Soldi ai partiti, Fratelli d’Italia prima con 26 milioni. Per la Lega record di erogazioni liberali

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaA dieci anni dall’abolizione del finanziamento pubblico della politica i partiti continuano la loro ricerca di risorse per alimentare le proprie macchine organizzative. La cura dimagrante di personale e sedi ha permesso alla maggior parte dei bilanci di uscire dalle zone pericolose del disavanzo. Ma il carburante non è mai abbastanza. Lo dimostra il tentativo maldestro di cambiare l’intero sistema del 2 per mille (la quota dell’Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti) con un emendamento del governo al decreto Fisco dello scorso novembre: l’obiettivo era quello cambiare la normativa in modo da destinare alle forze politiche anche la quota di chi non esplicita la scelta (l’inoptato che oggi rimane nelle casse dello Stato diversamente da quanto accade invece per l’8 per mille destinato alle confessioni religiose).Un movimento da cento milioni di euroSul provvedimento, come noto, è arrivato l’altolà del Quirinale e non se ne è fatto più nulla. Per ora. In compenso è salito di 4,691 milioni nel 2024 il tetto di spesa delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del due per mille dell’Irpef. Ci sono poi altri due “affluenti”: le quote associative e le erogazioni liberali (che sono per la gran parte versamenti fatti dagli eletti al proprio partito). E, infine, va citata una quarta risorsa, stavolta pubblica, che però è di natura diversa: si tratta delle fondi riservati ai gruppi parlamentari che sono riservati alle attività istituzionali e non alle iniziative di partito. La somma complessiva restituisce un numero tondo: circa 100 milioni complessivi per l’anno 2023. Più di un quarto (26 milioni di euro) appartiene a Fratelli d’Italia grazie ai 14 milioni di euro assicurati ai gruppi di Senato e Camera (i più numerosi nell’attuale Parlamento).Loading…Duexmille: scelte in crescitaIl due per mille è un meccanismo che continua a portare sempre più ossigeno alle casse dei partiti. Nelle dichiarazioni dei redditi del 2024 (anno d’imposta 2023) i contribuenti hanno destinato col due per mille una cifra pari a 29,79 milioni di euro (+23,8% sull’anno precedente). Per avere un termine di paragone, nell’edizione del 2015 erano stati erogati ai partiti 11,7 milioni di euro. Il Partito democratico continua a guidare la graduatoria e ha superato il tetto di 10 milioni di euro con 628.782 contribuenti che hanno scelto il partito guidato Elly Schlein. Al secondo posto Fratelli d’Italia che, dopo il balzo dello scorso anno (sfruttando la corrente ascensionale che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi passò da 3,132 a 4,807 milioni di euro) continua a crescere anche se a un ritmo più moderato: è stato scelto da 382.457 contribuenti con un 5,658 milioni di euro. Completa il podio il M5s (239.240 cittadini con un importo spettante pari a 2,7 milioni). Se si sommano i numeri dei due soggetti in cui è stata divisa amministrativamente la Lega (la “vecchia” Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e la nuova “Lega per Salvini Premier”) il quarto posto spetta al movimento guidato da Matteo Salvini (1,62 milioni di euro).Quote associative ed erogazioni liberaliUn’operazione di addizione va fatta anche per ricostruire il valore complessivo di quote associative ed erogazioni liberali della galassia leghista. La Lega vanta il primato alla voce dei contributi volontari: oltre 9 milioni di euro (mezzo milione arriva dal vecchio Carroccio) con la rete di “Leghe regionali” che raccoglie 4,2 milioni di euro. Un lungo elenco di contributori in cui a deputati e senatori si alternano a numerose società. Il primo partito di maggioranza, Fratelli d’Italia, raccoglie una somma maggiore per quote associative (2,878 milioni di euro) rispetto all’alleato di Governo ma le erogazioni liberali si fermano sotto quota 4 milioni di euro. Comunque un livello doppio rispetto alla principale forza di opposizione: da eletti e sostenitori il Pd ha ottenuto meno di due milioni (1,873). Cifra lontana dagli alleati-avversari del Movimento 5 Stelle (3,2 milioni) che però non può contare su quote annuali (e per questo perde terreno nella graduatoria complessiva). Nel 2023 Forza Italia ha incassato complessivamente contribuzioni per 2 milioni di euro: 700mila euro sono arrivati dalla famiglia Berlusconi (100mila a testa da ciascuno dei cinque figli di Silvio Berlusconi, altrettanti dal fratello Paolo e da Fininvest).Il contributo ai gruppi parlamentariCome detto, c’è una quarta fonte di finanziamento alla politica: il contributo ai gruppi parlamentari. Va detto che si tratta di risorse riservate a soggetti giuridici diversi rispetto al partito (i gruppi parlamentari devono presentare una propria rendicontazione annuale) e che hanno un vincolo di destinazione (attività istituzionali). Ma la “casa madre” è identica e permette di sommarle alle altre voci per arrivare a un totale complessivo. I fondi sono distribuiti in base alla consistenza numerica dei gruppi: Fratelli d’Italia, quindi, spadroneggia con 14,191 milioni tra Camera e Senato. Il Pd è lontano con 8,855. Il podio si chiude con 7,3 milioni di euro. Se si guardano a tutte le voci, Fratelli d’Italia è stato nel 2023 primo partito nelle urne ma anche nei contributi: 26,711 milioni di euro. Segue il Pd, unico sopra i 20 milioni. La Lega è leggermente sotto. A vincere la sfida centrista tra gli ex alleati Azione e Italia viva è la prima: 3,5 milioni per la formazione di Carlo Calenda contro i 3,1 milioni della creatura di Matteo Renzi. LEGGI TUTTO

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    Santanchè: no a dimissioni per falso in bilancio, passo indietro se andrò a processo per la Cig Covid

    Per il resto Santanchè tiene il punto: «Ci si difende nei processi, non ci si difende sui giornali, io sarò una che non patteggerò mai, vado fino in fondo».La Russa: credo Santanchè stia valutando. Lo farà beneDa registrare anche le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, considerato il padrinoi politico di Santanchè. «Credo stia valutando e sono sicuro che valuterà bene».Nuove rivelazioni di ReportIntanto Report, in una puntata che andrà in onda domenica, svela che l’uomo a cui la ministra ha ceduto Visibilia è «Altair D’Arcangelo, indagato per associazione per delinquere, evasione fiscale, frode, riciclaggio e autoriciclaggio». Il conduttore Sigfrido Ranucci ha scritto sui social: «Nel 2023 gli sono stati sequestrati 40 milioni di euro. È l’immancabile uomo che gestisce gli affari della Wip Finance, la misteriosa società anonima svizzera a cui Daniela Santanchè ha venduto Visibilia qualche settimana fa».In cerca di una exit strategyNella maggioranza molti sono convinti che, per fare un passo indietro, Santanchè voglia dalla premier una sorta di presa di responsabilità, che giustifichi il gesto per il bene del governo. Perché fino ad ora FdI ha tenuto una linea garantista con altri suoi esponenti rinviati a giudizio. Si starebbe cercando, insomma, una exit strategy. Un’ipotesi vagliata è stata quella di dare a Santanchè l’incarico di capogruppo al Senato, al posto di Lucio Malan che finirebbe al ministero. Ma il diretto interessato la liquida come «una voce infondata: il ministro è Daniela e noi la sosteniamo».Stessa reazione da parte di Gianluca Caramanna, deputato di Fdi e consigliere istituzionale del ministero del Turismo, indicato da molti come il possibile sostituto di Santanchè. «Sono solo chiacchiericci. Il nostro ministro sta lavorando molto bene. Andiamo avanti» ha detto da Madrid, dove partecipa alla fiera internazionale del turismo Fitur. LEGGI TUTTO