Tajani: opposizione fa propaganda su vittime palestinesi
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Governo Meloni, Boccia: eclatanti silenzi su follie Trump | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articoloLunghi viaggi, costi proibitivi, impegni di lavoro, di studio o di cura sono ostacoli che in molti casi creano “astensioni involontarie” sul voto dei cittadini italiani che vivono fuori dal loro comune o provincia di residenza. Si stima che in Italia sono circa 4milioni e 900mila le persone “fuori sede”, di questi, quelli ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio ammontano a 67.305 , di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi legati alle cure mediche. In relazione al dato complessivo, che è in fase di consolidamento e di verifica da parte degli uffici elettorali comunali, si segnalano le province con maggior incidenza di elettori fuori sede: Milano con 10.980; Torino con 9.691; Roma con 9.890 e Bologna con 7.785. Le sezioni speciali riservate ai “fuori sede” (costituite in presenza di almeno 800 elettori fuori sede) saranno complessivamente 51 di cui 12 a Torino, 11 a Milano, 9 a Bologna, 7 a Roma e 2 a Firenze. I Comuni che non istituiscono sezioni speciali distribuiranno gli elettori fuori sede nelle sezioni elettorali ordinarie.Il trend è positivo?Secondo le analisi, le votazioni referendarie risultano solitamente meno “attraenti” per gli elettori, rispetto ad esempio alle elezioni europee. In merito a quest’ultime, nelle tornate elettorali del 2024, il numero di studenti fuori sede che hanno votato – per la prima volta, per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine (senza la necessità di rientrare nel comune di residenza), sono stati all’incirca 24mila. Nel confronto tra i due anni è possibile osservare un aumento del 58,77% di domande tra gli studenti fuori sede. «Osservando le prime sperimentazioni, avvenute già negli altri Paesi europei, si nota una richiesta iniziale di domande medio basse che va via via crescendo – afferma il direttore di The good Lobby, Federico Anghele – a giudicare dai dati che abbiamo a disposizione, per essere la prima sperimentazione del voto da fuori sede nella storia del nostro Paese, possiamo dire che è un buon risultato».Loading…Tempistiche problematiche Un problema sollevato da molti elettori fuori sede è stato certamente la finestra temporale con la quale hanno dovuto gestire la presentazione di richiesta per la domanda. L’arco temporale andava dal 30 aprile fino al 4 maggio – all’incirca 35 giorni – che però non prendono in considerazione le problematiche «legate alle festività ed i vari ponti che vi si sono presentati all’interno di questo periodo». Problematica ancora più importante però riguarda la scarsa informativa inerente alla novità della possibilità di voto fuori sede. «Se notiamo, la tipologia di elettore che più di tutti ha fatto domanda per il voto fuori sede sono gli studenti – afferma Federico Anghele. Questi ultimi infatti sono un bacino più informato e più facile da raggiungere attraverso campagne social, ecc.». Di fatto, la città di Milano, che è la città con più incidenza di elettori fuori sede, nel periodo tra il 30 aprile e il 4 maggio ha avviato una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che ha prodotto 10.980 richieste.La situazione in Europa In Europa, il voto per corrispondenza è possibile in Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia. Nella maggior parte di questi Paesi, il voto per posta costituisce uno dei canali disponibili per i fuori sede. Attualmente i Paesi europei che non hanno ancora adottato modalità di voto a distanza – che sia per posta o per delega – sono l’Italia, Malta e Cipro. Anche Paesi con una popolazione comparabile o superiore all’Italia, come la Spagna e la Germania, hanno avuto – all’inizio della loro fase di sperimentazione – poche richieste di voto che è via via cresciuto, come detto anche sopra da Federico Anghele. In Spagna il voto per corrispondenza nel 2000 ha coinvolto 500.000 votanti con i 2.6 milioni del 2023. Mentre in Germania il voto per corrispondenza nel 1957 era del 4,9%; nel 1990 del 9,4%; nel 2017 del 28,6% diventando nel 2021 il 47,3%. LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articolo«Il decreto sicurezza produce repressione del dissenso, anche manifestata in maniera pacifica. Hanno aumentato i reati, ci sono 14 nuovi reati in questo decreto». Così la segretaria del Pd Elly Schlein intervenendo ad “Agorà weekend” su RaiTre. «Abbiamo fatto un duro lavoro di ostruzionismo in Parlamento e continueremo a opporci a questo decreto ingiusto approvato con una forzatura senza precedenti»».Una delegazione del Partito Democratico domani ha partecipato a Roma alla manifestazione nazionale contro il dl sicurezza. Erano presenti il capogruppo al Senato Francesco Boccia e Cecilia D’Elia, Antonio Nicita, Matteo Orfini e Andrea Casu. Nella mobilitazione sono confluite diverse anime, tra cui i movimenti di lotta per l’abitare e quelli studenteschi partiti dall’università La Sapienza per unirsi al corteo di piazza Vittorio.Loading…Tajani: interviene su problema sociale profondoSul decreto sicurezza «andiamo a chiedere, non a chi manifesta, ma ai cittadini quali sono i problemi. I cittadini che vivono in periferia si sentono sicuri? Si sentono sicuri i genitori che mandano una figlia di 15-16 anni in giro per le stazioni, magari per andare la mattina a scuola? O a tornare la sera dal lavoro? Siamo sicuri di come come stanno le nostre mogli, le nostri figlie, le nostre mamme quando prendono un treno in un’estrema periferia». Lo ha detto il vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani rispondendo, a margine del congresso dei giovani del partito che da poco ha preso il via a Roma, a una domanda sulla manifestazione di oggi sul decreto Sicurezza.Perché il Governo sta intervenendo? «Perché c’è un problema sociale profondo, io vengo da una visita a Bergamo e Brescia ed uno dei punti fondamentali è stato posto è quello della sicurezza e allora se il Governo decide di intervenire per garantire la sicurezza dei cittadini credo che faccia bene, dopodiché l’opposizione che vuole, meno sicurezza? Sostenere quelli che distruggono le vetrine, quelli che che aggrediscono la polizia? O vogliamo avere il coraggio e la forza di fermare la delinquenza? Questo è quello che noi dobbiamo fare», ha concluso Tajani. LEGGI TUTTO
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Questione migranti, Cassazione dubita su centri in Albania | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Ascolta la versione audio dell’articoloDal 2026 via la scorta dei Servizi segreti agli ex premier per i quali resterà esclusivamente il dispositivo predisposto e curato dal ministro dell’Interno. Lo anticipa la versione online de Il Foglio che pubblica la fotografia della lettera con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano (autorità delegata agli 007), dispone la stretta. Ad esserne interessati – scrive il quotidiano – sono «una serie di ex presidenti del Consiglio: Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D’Alema. C’è anche chi – precisa Il Foglio riferendosi a Mario Draghi e Giuseppe Conte – non beneficia della scorta mista, ma ha solo quella gestita dal Viminale».Il taglio delle scorteIl taglio delle scorte, si legge ancora nell’articolo, sarebbe stato motivato da Mantovano «come un atto dovuto, come l’applicazione di una circolare emanata dal governo Conte due». La lettera del sottosegretario invita dunque “gli ex premier interessati dal doppio dispositivo differenziato a prendere contatti con il ministero dell’Interno, “ai fini dell’attivazione delle previste procedure di legge per l’assegnazione del servizio di protezione”».Loading…La “fuga di notizie”Una “fuga di notizie” che manda su tutte le furie il leader di Iv ed ex primo ministro italiano, Matteo Renzi che se la prende con Mantovano, responsabile assieme a Meloni, sottolinea, della diffusione alla stampa della “velina” impugnata come arma di ritorsione nei suoi confronti. «In data 15 aprile 2025 – racconta Renzi – ho ricevuto una lettera riservata dal sottosegretario Mantovano. Conservo l’originale sulla mia scrivania. In data odierna ho risposto al sottosegretario anticipando via messaggio la mia missiva. Tre ore più tardi il sito de Il Foglio ha pubblicato la lettera di Mantovano mostrando l’immagine, da cui si evince chiaramente che solo Palazzo Chigi può aver passato la velina, perché nella mia copia non c’è il timbro azzurro simbolo del protocollo del sottosegretario». «Cosa significa tutto questo?», si chiede allora Renzi. Significa che «Mantovano usa le veline senza rispettare le regole di riservatezza e rendendo pubblica corrispondenza in teoria privata. La sicurezza del Paese è nelle mani di un signore che si diverte a veicolare veline ai giornali anche su argomenti delicatissimi come la scorta delle figure istituzionali di questo Paese» e che lascia “allibiti” ritenendo inoltre «l’atteggiamento di Mantovano pericoloso, superficiale, incomprensibile».La lettera pubblicataConcetti contenuti, assieme ad altri anche più affilati, nella lettera a Mantovano citata da Renzi che in serata ha poi deciso di rendere pubblica e in cui – parlando tra l’altro di democratura sudamericana – annuncia “formalmente e inderogabilmente”, anche la rinuncia alla scorta del Viminale: «Avevo una scorta, mi viene tolta, farò senza», conclude LEGGI TUTTO
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Chigi: Italia parteciperà a call di Lunedi | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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