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    Elezioni regionali in Puglia, come e quando si vota

    Anche la Puglia è una delle – molte – Regioni chiamate al voto nel 2025. L’appuntamento, come in Veneto e Campania, è per domenica 23 e lunedì 24 novembre. Le operazioni di voto si svolgeranno dalle ore 7 alle ore 23 nella giornata di domenica e dalle ore 7 alle ore 15 lunedì. Ecco tutti i dettagli

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    Anche in Puglia si vota per le elezioni regionali. L’appuntamento ai seggi è fissato per domenica 23 e lunedì 24 novembre. Domenica si vota dalle 7 alle 23, mentre lunedì dalle 7 alle 15.  Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura delle votazioni. Al momento il presidente della Regione è Michele Emiliano (del Pd) che, dopo due mandati, non potrà ricandidarsi.

    Chi può votare e cosa serve portare al seggio

    L’elettore deve presentarsi al seggio con un documento di identità valido e la tessera elettorale. Chi non ha la tessera o l’ha smarrita può richiederla all’ufficio elettorale del Comune di residenza. A parte le eccezioni espressamente previste dalla legge (ad esempio: scrutatori, presidenti e segretari di seggio, ricoverati presso ospedali e case di cura, forze dell’ordine in servizio presso i seggi), ciascun elettore vota nel Comune di residenza e nella sezione elettorale presso cui è iscritto. LEGGI TUTTO

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    Dl sicurezza verso il Cdm, sul tavolo stretta su migranti, baby gang e sfratti: le misure

    Nei giorni scorsi ha fatto discutere la vicenda di una 24enne incinta finita in carcere in seguito a un ordine di custodia cautelare della procura di Venezia nell’ambito di un’inchiesta sui borseggi nella città lagunare. Un provvedimento reso possibile dal decreto sicurezza approvato lo scorso giugno e commentato con favore dal leader della Lega Matteo Salvini che, facendo riferimento alle nuove norme, su X ha scritto “grazie al decreto sicurezza voluto dalla Lega. Bene così!”. Critico invece Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del Pd: “Se ne vanta sui social il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, – dice Ruotolo – di aver mandato in carcere una borseggiatrice incinta, arrestata a Venezia nonostante lo stato di gravidanza. Sa che esistono le misure alternative alla detenzione, previste proprio per tutelare la maternità e i diritti dei minori? Che futuro avranno quei bambini?” . “Mettere in carcere una donna incinta significa mettere a rischio la vita del futuro nascituro. Un capolavoro per chi si fa portavoce di movimenti pro-vita”, ha dichiarato anche il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, commentando il fatto che “il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha gioito sui social per la notizia di una donna incinta arrestata per un piccolo reato e che con le nuove norme volute dal decreto Sicurezza rimarrà in carcere”.  “Da qualche mese – sottolinea Gonnella – sta tornando a crescere il numero delle madri in carcere con i propri figli. Erano a fine ottobre 24 con 26 bambini. Non esiste invece un dato delle donne in gravidanza ma è un dato certo che nelle carceri l’assistenza sanitaria specialistica per bambini e donne incinte è pressoché inesistente”.

    Leggi anche: Affitti, due rate non pagate e parte lo sfratto: la proposta di legge di Fratelli d’Italia LEGGI TUTTO

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    Intesa Pd-Fdi, assenza di “consenso libero e attuale” entra nel reato di violenza sessuale

    La mancanza di “consenso libero e attuale” entra nel reato di violenza sessuale. La novità normativa è stata introdotta con un emendamento bipartisan approvato all’unanimità dalla commissione Giustizia della Camera, durante l’esame del disegno di legge per la modifica dell’articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso.

    L’accordo tra Pd e Fdi

    In Commissione Giustizia della Camera, quindi, è stata raggiunta un’intesa bipartisan per far entrare la mancanza di “consenso libero e attuale” nel reato di violenza sessuale. La nuova formulazione dell’articolo, così, modifica il reato di violenza sessuale, introducendo il concetto di consenso. L’emendamento, che aggiorna la proposta di legge a prima firma Boldrini, è stato presentato dalle relatrici Michela Di Biase del Pd e Carolina Varchi di FdI dopo una trattativa che, hanno spiegato fonti parlamentari, anche nelle ultime ore ha coinvolto le leader dei due partiti Elly Schlein e Giorgia Meloni.
    Il testo
    Secondo il testo, “chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. La stessa pena è prevista per “chi costringe taluno a compiere o subire atti sessuali con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, ovvero chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica o di particolare vulnerabilità della persona offesa al momento del fatto, o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi”.

    Vedi anche
    Violenza sessuale, la Francia introduce il consenso nel codice penale

    Le reazioni

    “È un importante passo avanti per il codice penale italiano, che viene adeguato agli standard più avanzati. Questo nuovo testo rappresenta un grande cambiamento culturale, perché troppo spesso abbiamo assistito a donne costrette a giustificarsi anche di fronte alle violenze subite. Il sesso senza consenso è stupro”, ha detto la deputata del Pd Michela Di Biase. E ancora: “È un concetto scontato, eppure in Italia manca ancora una legge che lo riconosca esplicitamente. Il consenso deve essere sempre liberamente espresso e revocabile: solo il sì è un sì. È giunto il momento che questo principio, finora sancito solo dalle sentenze della Corte di Cassazione, venga finalmente inserito nell’ordinamento. Ci stiamo avvicinando alla Giornata contro la violenza sulle donne e questo voto unanime rappresenta un importante segnale. Ringrazio la relatrice di maggioranza Varchi per l’importante lavoro di squadra e le altre forze politiche per l’importante risultato raggiunto”. LEGGI TUTTO

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    Educazione sessuale a scuola, cosa prevede il ddl Valditara sul consenso informato

    Quando il ddl Valditara è approdato alla Camera, mercoledì 12 novembre 2025, in Aula è scoppiata la tensione. Tutto è partito dalle dichiarazioni dello stesso ministro dell’Istruzione, che ha risposto alle polemiche dei mesi precedenti arrivate dalle opposizioni. “È stato detto che con il disegno di legge impediremmo di informare i nostri giovani sui rischi delle malattie sessualmente trasmesse. È falso, Sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisce la lotta contro i femminicidi, vergognatevi”, ha detto, aizzando i banchi di minoranza. Valditara si è poi detto dispiaciuto “se qualcuno si è sentito offeso”, ma ha ribadito che con il provvedimento “non si indebolisce la lotta contro i femminicidi”, punto sul quale maggioranza e opposizione dovrebbero sempre essere concordi. In varie occasioni, il ministro aveva detto che il ddl “riidà alle famiglie il potere di valutare con correttezza determinati percorsi ed evita ogni strumentalizzazione e l’indottrinamento dei bimbi, che non hanno l’età per comprendere ed affrontare tematiche complesse che possono confonderli”. 

    Per approfondire: Giulia Cecchettin, il padre a due anni dalla morte: “Educazione affettiva non è pericolo” LEGGI TUTTO