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    Terra dei fuochi, generale Giuseppe Vadalà commissario unico

    Avrà il compito di coordinare la bonifica del territorio, con poteri straordinari legati alle attività specificatamente indicate dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. L’annuncio della premier Giorgia Meloni nel Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto legge sulla Pubblica Amministrazione

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    Giuseppe Vadalà sarà il commissario unico per la Terra dei fuochi. Lo ha annunciato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri. Il suo compito sarà quello di “coordinare la bonifica del territorio, affidandogli poteri straordinari legati alle attività specificatamente indicate dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”.

    Il generale Giuseppe Vadalà

    Le parole di Meloni

    “Ci tenevo a segnalare – ha affermato Meloni secondo quanto si apprende – che, all’interno del decreto-legge sulla Pubblica Amministrazione, il Governo ha voluto inserire delle norme che puntano ad affrontare e risolvere l’annosa questione legata all’inquinamento ambientale nella “Terra dei fuochi”. Sono norme che introduciamo per garantire l’attuazione di quanto previsto dalla sentenza del 31 gennaio 2025 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha condannato l’Italia per non aver adottato adeguate misure per fronteggiare l’inquinamento dell’area. Violazioni che risalgono nel tempo, in un contenzioso aperto da diversi anni”.
    Con la nomina del Commissario – ha spiegato – il governo riporta a un unico soggetto l’attuazione degli interventi di bonifica della Terra dei fuochi che prima dipendevano da diversi livelli di governo, sia nazionale che territoriale. Per questo motivo – ha spiegato – non si è riusciti a completare in tempi accettabili gli interventi di bonifica. La presidente del Consiglio ha osservato che si tratta dell’ennesimo segnale di attenzione “a un territorio profondamente oltraggiato che da tempo chiede risposte concrete”. LEGGI TUTTO

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    Caso Paragon, Nordio: “Mai nessuno intercettato dal ministero nel 2024”

    “Posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Mai è stato stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”. Queste le parole, durante il question time alla Camera dei deputati, del ministro della Giustizia Carlo Nordio, in riferimento a presunti dubbi sull’uso dello spyware di Paragon da parte della Polizia penitenziaria. Il punto di Nordio, tra l’altro, ha cercato di mettere una pietra definitiva sulla bufera politica che si è scatenata in questi giorni da parte dell’opposizione. Martedì, infatti, il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, aveva specificato che “già lo scorso 12 febbraio” il ministro Luca Ciriani aveva “fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” e “ogni altro aspetto” legato a quelle vicende “deve intendersi classificato”. Quindi, in quanto tale, essere affrontato solo in sede Copasir. 

    Le attività di intercettazione

    “Lo svolgimento delle attività di intercettazioni, anche quelle condotte sia dal Nucleo investigativo centrale che dal Gruppo operativo mobile, è sempre delegato dall’autorità giudiziaria nel rispetto e con le modalità previste dal codice di procedura penale”, ha proseguito Nordio. “Le spese liquidate per le intercettazioni sono liquidate direttamente dall’autorità giudiziaria e successivamente comunicate al ministero della Giustizia quindi nessuna competenza in merito è del Dap e i relativi contratti sono direttamente stipulati dall’autorità giudiziaria procedente”, ha continuato. E, ha concluso, “con queste premesse posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap e/o dalle Dipendenti direzioni generali con qualsivoglia società. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazioni dell’autorità giudiziaria”.
    Il caso Paragon
    La questione è nata alcuni giorni fa quando la società israeliana Paragon Solution, titolare di un software di spionaggio denominato Graphite, ha tagliato fuori l’Italia dal contratto per l’utilizzo dello spyware con effetto immediato. Il motivo sarebbe legato al fatto che il governo italiano avrebbe violato gli accordi e usato lo strumento per violare gli account WhatsApp di alcuni giornalisti o attivisti italiani politicamente in opposizione alla premier Giorgia Meloni. L’Italia, come riporta il quotidiano israeliano Haaretz, non avrebbe risposto alle accuse mosse dall’azienda che, per questo motivo, ha deciso di ritirare lo spyware dal nostro Paese. Tra le persone spiate ci sarebbero state il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e il fondatore della ong Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini.
    Le domande di Fratoianni e Bonelli
    Il caso Paragon e l’eventuale coinvolgimento della polizia penitenziaria era stato sollevato nelle scorse ore anche dal capogruppo di Iv, Davide Faraone, che – al pari del Pd – ha chiesto chiarimenti. Ma pure i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno incontrato in diverse occasioni Luca Casarini, hanno chiesto al governo se, tramite il trojan dell’azienda Paragon installato sul telefono di questi, fossero stati spiati. La richiesta è stata avanzata durante una conferenza stampa a Montecitorio svoltasi oggi in cui entrambi hanno chiesto un commento alla notizia secondo cui Casarini e altri esponenti della Ong Mediterranea Saving Humans sarebbero spiati dal febbraio 2024 tramite il trojan Graphite. “La sera precedente al giorno in cui è stato reso noto che Casarini era spiato – ha raccontato Fratoianni – io ero a cena con lui, assieme ad altri parlamentari della Repubblica. Vorrei sapere se mi hanno spiato. Sono stati spiati anche i parlamentari della Repubblica. Pare che il governo non sia intenzionato a rispondere, ma lo deve fare”, aveva detto. “Con Casarini – ha raccontato Bonelli – non solo ci siamo incontrati, ma con lui ho scambiato messaggi ed anche documenti. Siccome la Guardia di finanza, la Polizia di Stato e i Carabinieri hanno escluso di avere a disposizione questo trojan, significa che non esistono indagini ufficiali su Casarini e le altre persone spiate; dobbiamo forse fare noi le verifiche di chi sta usando Paragon scartando i corpi dello Stato che hanno negato il ricorso ad esso?”, si è chiesto. “Il governo rischia di traballare su questa vicenda – ha aggiunto Bonelli -. Noi riteniamo responsabile in toto la premier Meloni. E’ grave la vicenda di Delmastro, è grave che il ministro Nordio sia venuto a mentire in Parlamento. Stiamo attraversando un momento delicato della nostra democrazia. Il governo sta coprendo qualcuno?”, ha poi incalzato.
    La richiesta di Elly Schlein
    “Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con lo spyware di Paragon, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon”. Questo la richiesta della segretaria del Pd, Elly Schlein, subito dopo l’intervento del Guardasigilli nell’Aula della Camera. “Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento”, ha poi aggiunto.  LEGGI TUTTO

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    L’attivismo di Marina agita Fi. E nel Pd c’è chi comincia a sognare la grande coalizione europeista

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Spero che Trump non sia il rottamatore dell’Occidente». «La fine della guerra in Ucraina non deve coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca». «L’Europa deve svegliarsi». E ancora, per tutte le 250 righe della lunga intervista rilasciata lunedì al Foglio: sì ai matrimoni omosessuali, sì alla riforma della cittadinanza, sì al suicidio assistito…Quello di Marina Berlusconi, la primogenita del Cavaliere e presidente di Fininvest, è senza dubbio un warning nei confronti di Forza Italia, partito di cui i figli dell’ex premier hanno ereditato anche le fideiussioni per circa 100 milioni di euro a “garanzia”, e nei confronti della stessa premier Giorgia Meloni, stretta proprio in questi giorni tra la Ue e una presidenza Trump avviatasi con fuochi d’artificio. Da qui il silenzio di Fratelli d’Italia, l’attacco del leader della Lega Matteo Salvini («Trump merita il Nobel per la pace, altro che “bullismo” come dice Marina Berlusconi») e il malcelato fastidio del leader di Forza Italia Antonio Tajani. Ieri il vicepremer e ministro degli Esteri era alla Camera: prima si è intrattenuto a lungo con Marta Fascina, l’ultima compagna di Berlusconi che aveva subito lodato il “manifesto” della primogenita al pari di Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo (quasi a riproporre la divisione in “correnti” tra liberali e meloniani che aveva segnato l’inizio della legislatura), poi ha scambiato qualche riflessione anche con la segretaria del Pd Elly Schlein. Si è parlato dell’intervista? «Marina Berlusconi è un imprenditrice e naturalmente può dire quel che vuole. Ogni sua intervista viene sempre vista in chiave politica: chissà cosa vuol dire, sconfessa questo, sconfessa quello… Non è così», risponde seccato Tajani. Ma a nessuno, tantomeno ai dem e ai centristi di Azione e Italia Viva, sfugge che quella di Marina Berlusconi non è una semplice intervista ma – anche per la tempistica della concomitanza con il vertice informale di Parigi convocato dal presidente francese Emmanuel Macron – una sorta di manifesto politico per un raggruppamento di centro europeista, atlantista e pro Ucraina che guarda più al Partito popolare europeo che al melonismo. «Ma attenzione – avverte il costituzionalista e riformista del Pd Stefano Ceccanti – non è un progetto per superare il bipolarismo, ma una sfida per l’egemonia del centrodestra: non è affatto detto che sarà sempre Fratelli d’Italia il partito guida».Loading…Spostare l’asse del centrodestra verso il centro e verso l’Europa, dunque. Ma il sasso è gettato nel campo avversario, dove i riformisti soffrono la leadership “sinistra” e “pro Conte” della segretaria. Non è un caso che Alessandro Alfieri, responsabile Riforme del partito e portavoce dell’area della minoranza bonacciniana Energia popolare, abbia commentato con interesse («sulle battaglie comuni non ci tireremo indietro»). E intanto ai parlamentari dem riuniti in gruppetti in Transatlantico tornano in mente le parole seduttive di Dario Franceschini nei confronti degli azzurri («hanno in tasca il biglietto della lotteria ma non lo sanno») e i riferimenti espliciti alla maggioranza Ursula (ossia con Forza Italia e Pd senza i “sovranisti”) che si sono sentiti al convegno dei cattolici democratici a Milano il 18 gennaio scorso. Per ora solo sogni di grande coalizione per tornare al governo, certo. Domani chissà. LEGGI TUTTO

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    “Un ponte per Gaza”, Crosetto: “Ancora una volta la Difesa aiuta chi soffre”

    Si è conclusa con successo l’operazione congiunta “Un ponte per Gaza” (Air Bridge for Gaza), attraverso la quale sono state trasportate oltre 10 tonnellate di materiali destinati alla popolazione civile palestinese.
    L’operazione, avviata lo scorso 28 gennaio con la partecipazione di personale e assetti aerei di Giordania e Italia, ha permesso di fornire alla popolazione della Striscia di Gaza beni di prima necessità, latte in polvere, medicinali e prodotti per l’igiene personale.

    Crosetto: “Attenzione del governo alla popolazione civile di Gaza”

    Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato: “Questa iniziativa è un’ulteriore dimostrazione dell’attenzione e dell’impegno del Governo, della Difesa e dell’Italia a favore della popolazione civile di Gaza. Un aiuto concreto per portare speranza a chi vive in condizioni di estrema difficoltà, a chi continua a soffrire il dramma della guerra. C’è ancora tanto da fare, e l’Italia è impegnata su più fronti per porre fine a queste atrocità”. L’iniziativa umanitaria è frutto della volontà congiunta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e di Sua Maestà il Re Abdullah II di Giordania.
    L’operazione è stata coordinata, per gli aspetti nazionali, dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) e resa possibile grazie alla Task Force Levante della Difesa, operante dalla base aerea King Abdullah II di Zarqa in Giordania. Gli equipaggi degli elicotteri NH-90 dell’Esercito, appartenenti al Task Group Griffon schierato a Erbil, nel Kurdistan iracheno, hanno operato dal 28 gennaio insieme a 14 elicotteri giordani UH-60 Black Hawk. Inoltre, un velivolo C-130J dell’Aeronautica Militare è stato messo a disposizione dalla Difesa per garantire rifornimenti e il trasporto di pezzi di ricambio per gli elicotteri per tutta la durata dell’operazione.
    Questa missione si aggiunge alle numerose iniziative promosse dall’Italia a sostegno della popolazione di Gaza, come l’assistenza sanitaria fornita da Nave Vulcano della Marina Militare e il trasferimento in Italia di bambini palestinesi bisognosi di cure ospedaliere a bordo di velivoli dell’Aeronautica Militare, l’ultimo dei quali è atterrato all’aeroporto di Ciampino lo scorso 13 febbraio con 45 persone, tra bambini e accompagnatori, provenienti dalla Striscia di Gaza e bisognosi di assistenza medica. LEGGI TUTTO

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    Camere, ecco la classifica di chi vota e degli assenti: Avs e M5S al top, Fdi «vigila»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaUna maggioranza che vede soprattutto i gruppi di Fratelli d’Italia, il partito della premier, presidiare le Aule parlamentari durante le votazioni elettroniche sui provvedimenti, e non solo, mentre Lega e soprattutto Fi si presentano non raramente con più di una defezione. E un’opposizione che mostra Avs a Montecitorio e il M5S a Palazzo Madama quasi a prova di assenteismo. Almeno sulla base di dati che, senza dimenticare la variabile delle “missioni” di deputati e senatori, si ricavano per questi primi 28 mesi di legislatura dalle banche dati delle due Camere e da OpenParlamento, la piattaforma che monitora l’attività parlamentare. Alla Camera a guidare la classifica dei gruppi più presenti è Alleanza Verdi Sinistra, che raggiunge l’80,7%, con Fdi al terzo posto (72,2%). Al Senato invece il “primato” spetta al Movimento Cinque stelle (84,6%), seguito dal gruppo della premier (81,1%). I fanalini di coda, al netto del gruppo Misto, sono a Montecitorio i centristi di Noi moderati (50,2%) e nell’altra camera il gruppo delle Autonomie (64,5%).A Montecitorio i centristi di Noi moderati i meno presenti alle votazioniDai dati sui lavori delle Camere e di OpenParlamento emerge che a Montecitorio il gruppo con la percentuale di presenze più alta durante le votazioni elettroniche in Aula è quello di Alleanza Verdi Sinistra con l’80,7%, seguito dal partito Democratico (74,1%) e da Fdi (72,2%). I valori più bassi sono quelli registrati per Forza Italia (59,7%) e Noi Moderati (50,21%), entrambi gruppi della maggioranza. Con presenze in Aula di poco superiori al 60% sono Azione (61,09%), Italia Viva (61,5%) e Lega (63,23%). Il Movimento Cinque Stelle alla Camera arriva a quota 70,2%.Loading…A Palazzo Madama M5s, Fdi e Pd i gruppi più assiduiAl Senato la percentuale media di presenze è più alta rispetto alla Camera. In cima alla classifica è il M5s (84,6%), seguito da Fdi con l’81,17% delle presenze nel corso delle votazioni elettroniche in Aula. Anche il Pd supera la soglia dell’80% (80,92%), mentre, al netto del Misto, il gruppo con meno presenze al momento del voto è quello delle Autonomie (Svp-Patt, Cb) con il 64,5%, preceduto da Fi (64,61%) e dalla Lega, che comunque vede i suoi senatori presenti nel 76,06% dei casi, più o meno sullo stesso livello di Iv (77,4%), che però è all’opposizione, e dei centristi che fanno parte del gruppo Cd’I-Udc-Nm-Maie-Cp (78,3%)Nella maggioranza è di Fdi il primo presidio delle Aule Nel centrodestra a presidiare maggiormente le Aule dei due rami del Parlamento durante le votazioni sono i gruppi parlamentari del partito guidato da Giorgia Meloni, che sono anche quelli di maggioranza relativa. Alla Camera il gruppo di Fdi si colloca al terzo posto, sostanzialmente a un’incollatura da quello Pd, che è al secondo e che da un punto di vista numerico è la principale forza d’opposizione. Al Senato Fdi risulta invece in seconda posizione con una percentuale di presenze significativamente superiore rispetto alla Lega e, soprattutto, a Fi.Nelle opposizioni Avs alla Camera e M5S al Senato quasi a prova di assenteismoPer le opposizioni a incalzare governo e maggioranza durante nelle delicate fasi delle votazioni sono soprattutto Avs e M5S che, rispettivamente, a Montecitorio e a Palazzo Madama sono i gruppi più presenti e, quindi, di fatto a prova di assenteismo. Ma anche la performance del Pd non è trascurabile: secondo nell’ideale classifica alla Camera e terzo al Senato. LEGGI TUTTO

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    Migranti in Albania, il governo: “Andiamo avanti”. Oggi Meloni vede commissario Ue Brunner

    Secondo la presidente del Consiglio servono “una soluzione ad ogni ostacolo che appare” e una “revisione della Direttiva rimpatri, per fare chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano”. Nel pomeriggio incontro a Palazzo Chigi con il commissario Ue per gli Affari interni e le migrazioni, che sostiene l’Italia nel protocollo con Tirana

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    Il governo è determinato ad andare avanti sui centri in Albania, trovando “una soluzione ad ogni ostacolo che appare”. A dirlo è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lunedì, prima di volare a Parigi per il vertice sull’Ucraina, è intervenuta alla Conferenza sulle linee d’indirizzo per le politiche di contrasto all’immigrazione irregolare dando un input a questori e prefetti ad aumentare i rimpatri dei migranti irregolari. Nel pomeriggio la premier incontra il commissario Ue per gli Affari interni e le migrazioni Magnus Brunner, che sostiene l’Italia nel protocollo con Tirana.

    Meloni: “È urgente una revisione della Direttiva rimpatri”

    Nonostante l’impegno di Parigi “ho ritenuto importante venire qui per fare il punto su quello che abbiamo fatto su una materia che è assolutamente centrale come il governo dei flussi migratori”, ha detto Meloni alla Conferenza. Per la premier “è urgente una revisione della Direttiva rimpatri del 2008. Penso sia importante anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto di migrazione e asilo sulla definizione di Paese sicuro, anche per fare chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano”. Il riferimento è alle mancate convalide dei trattenimenti di richiedenti asilo in Albania da parte dei giudici italiani sulla base di una pronuncia della Corte europea di Giustizia che mette dei paletti molto stringenti alla definizione di Paese sicuro. Ci sono stati dei ricorsi e il 25 febbraio alla Corte ci sarà l’udienza di discussione del parti. Successivamente sarà emessa una sentenza. L’auspicio, ha affermato Meloni, “è che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia, ma di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea”. LEGGI TUTTO

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    Meloni: “Recupero record da evasione anche grazie al governo”

    Un recupero record dall’evasione fiscale, e anche per merito del governo. A sottolinearlo in un video postato sui social è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Una buona notizia sul lavoro del governo nel contrasto all’evasione fiscale. Il ministro Giorgetti e il viceministro Leo hanno presentato i dati, da cui emerge che la somma recuperata nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro, ben 8,32 miliardi in più del 2022, quando il governo non si era ancora insediato. Una somma mai raggiunta nella storia della nostra nazione, sono risultati ottenuti certamente grazie all’ottimo lavoro dell’Agenzia delle entrate ma anche a specifiche norme che sono state introdotte da questo governo”.  Meloni in particolare ha rimarcato le norme contro il fenomeno delle attività ‘apri e chiudi’ che “riguardava soprattutto gli extracomunitari”. 

    “Bugie sui condoni, aiutiamo onesti in difficoltà”   

    “Ci accusano di aiutare gli evasori, di allentare maglie del fisco, persino di nascondere dei condoni immaginari. Sono tutte bugie. La nostra visione è chiara: non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto e magari si trova in difficoltà merita di essere messo nelle condizioni di pagare ciò che deve, merita di essere aiutato dallo Stato. Lo hanno capito bene le famiglie e le imprese come dimostra l’andamento dei versamenti spontanei che sono aumentati di circa 70 miliardi in solo due anni”, aggiunge Giorgia Meloni. LEGGI TUTTO

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    Meloni, Schlein: “Premier tolga cappellino di Trump e decida con chi stare”

    “Giorgia Meloni venga a dire in aula da che parte sta. Se ha deciso di indossare la maglia dell’Europa o il cappellino dei Trump”. Con queste parole dette a La Repubblica la segretaria del Pd Elly Schlein ha commentato e contestato le ultime mosse politiche di Giorgia Meloni e la sua vicinanza al nuovo presidente statunitense. “La premier – ha detto la leader Dem al quotidiano – deve innanzitutto spiegare cosa intende fare lei. Decidere se schierarsi con l’Europa o con il presidente americano. Da settimane dicevamo che non si può stare col piede in due scarpe in eterno. Quanto accaduto in questi giorni impone una scelta di campo. Qual è la sua? È l’ora di dare una risposta: all’Italia prima che a noi”.

    Schlein: “Servono investimenti comuni”

    Per la segretaria del Pd è necessario che le forze politiche trovino un accordo per gli investimenti comuni. Meloni, ha dichiarato Elly Schlein, “si deve battere per superare l’unanimità, nemmeno un condominio può funzionare se si conserva il diritto di veto”. Poi la leader dem ha proposto le sue idee: “Serve un Next Generation da 800 miliardi l’anno per l’autonomia strategica della Ue in diversi settori” che sono “la politica industriale”, quella “tecnologica, a partire dall’AI” e “l’autonomia energetica. Oltre a una politica di difesa comune. Che però, attenzione, non è la corsa al riarmo dei singoli Stati a cui abbiamo assistito finora”. Schlein ha sottolineato come lo scenario internazionale sia ormai cambiato: “L’Europa – ha detto – non può delegare ad altri la sicurezza del continente, tanto più dopo il disimpegno annunciato da Trump. Quindi la difesa comune è necessaria. A una condizione, però: che non si acceleri solo su questo, magari a scapito della spesa sociale. Il Pse non lo accetterebbe mai”. LEGGI TUTTO