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    Accordo su ex Ilva, Urso ed Emiliano a Taranto

    Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso incontra le parti sociali e i rappresentanti politici per l’accordo di decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto. Anche Michele Emiliano, è al tavolo dei sindacati ed ha spiegato i motivi della sua presenza a Roma. “Siamo qui per trovare un accordo, non per fingere di trovare un accordo, è la mia posizione da sempre. So benissimo che ci sono posizioni che creano clima di tensione legittimo e comprensibile a Taranto e queste posizioni non si possono ignorare, ma occorre uscire dal dramma industriale dell’Ex Ilva e decarbonizzarla. Questo è il pilastro dell’accordo. Poi c’è la tutela dei livelli occupazionali, bisogna trovare il modo di reimpiegare gli addetti, non si può immaginare di sacrificare qualcuno, non è possibile. La Regione è pronta a fare la sua parte per gli esuberi, anche incrementando le attività. Non è possibile mandare a casa 18mila persone, sarebbe una catastrofe insopportabile per la Puglia e per l’Italia”. LEGGI TUTTO

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    Donna travolta e uccisa, Salvini: “Radere al suolo campo rom”. Sala: vergognoso speculare

     Il vicepremier leghista ha scritto sui social: “Campo Rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete???”. La replica del primo cittadino di Milano: “Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo”. Calenda a Salvini: “Ok sgombro campi Rom, ma dillo a Piantedosi”

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    Ha suscitato dure reazioni politiche la notizia che sono stati rintracciati quattro minorenni, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni anni, ritenuti responsabili dell’investimento a Milano di Cecilia De Astis, travolta e uccisa da un’auto risultata poi rubata. I quattro sono stati trovati in un campo nomadi e non avevano con loro documenti. Tra i primi a commentare quanto avvenuto è stato il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini: “Cecilia, 71enne milanese, stava camminando nel quartiere Gratosoglio a Milano in una calda giornata di agosto. È stata travolta e uccisa da un’auto pirata, rubata e guidata, come riportano le cronache, da quattro minorenni Rom. Pare di neanche dieci anni! Se quanto riportato dai giornali rispondesse al vero, sarebbe pazzesco. Campo Rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete???”. 

    Governatore Fontana: “Morte non può restare impunita”

    Sul caso è intervenuto anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, secondo cui la morte di Cecilia De Astis “è una tragedia che non può rimanere impunita”, e ha definito l’accaduto “assurdo” sui social. Il presidente lombardo ha aggiunto: “Non è un ‘incidente’, è il frutto di una catena di illegalità, arroganza e impunità che parte da lontano e che non può più essere tollerata”.
    Sala: “Vergognoso speculare”
    Non è mancata, a stretto giro, la replica del sindaco di Milano: “Sulla morte di una persona in circostanze così terribili trovo vergognoso speculare, soprattutto da parte di alti rappresentanti del governo”, ha detto  Giuseppe Sala in risposta al vicepremier Matteo Salvini. Per quanto riguarda invece gli “insediamenti rom e il loro superamento, il tavolo di coordinamento con le Forze dell’ordine è in Prefettura, organo periferico del Ministero degli Interni” ha sottolineato e il Comune “da anni” persegue “una politica di superamento”. Sala ha poi ricordato che “il Comune di Milano ha iniziato da anni e persegue tuttora una politica di superamento dei campi rom: le giunte di centrosinistra ne hanno chiusi 24, 4 autorizzati e 20 irregolari, in 12 anni, dal 2013 al 2024. Le giunte di centrodestra, che adesso gridano, quando sono state al governo della città solo uno”. Il sindaco di Milano ha poi concluso che “ignorare queste informazioni in maniera strumentale per farsi pubblicità, vuol dire prendere in giro i cittadini”. LEGGI TUTTO

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    Calabria, Occhiuto: mi ricandido per continuare il lavoro fatto

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Ho dato tanto» per la Calabria e «ho anche messo a rischio la mia salute in questi 4 anni e se anticipo le elezioni è per continuare il lavoro che sto facendo. Sulla gestione dei rifiuti, sugli aeroporti, o sui consorzi di bonifica, che prima erano 11 e ora è uno solo. L’opposizione poi ha avuto 4 anni per costruire un’alternativa. Se in tutto questo tempo non hanno trovato un leader con cui sfidarmi, le colpe sono solo loro». Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a La Stampa parla delle sue dimissioni a sorpresa di fine luglio e delle elezioni che si terranno il 5 e 6 ottobre.«Non sarà un voto contro la magistratura, non cerco una vittoria contro i pm», assicura. Il fatto, dice, è che «qui serve una leadership forte, altrimenti non si muove più niente, per questo mi sono dimesso. Non per l’avviso di garanzia, ma per l’effetto che ha provocato. Nella macchina amministrativa era cresciuta la classica “paura della firma” e si era insinuato il pensiero che fossi destinato a fare la stessa fine degli altri presidenti di Regione indagati prima di me, archiviati sia giuridicamente, sia politicamente. Mi vedevano come uno zombie, un presidente azzoppato. Non riuscivo più a risolvere questioni che in altri tempi avrei chiuso in 3 giorni». «Confido di essere archiviato nei prossimi mesi, anche se so che i tempi della giustizia non sono quelli della politica. Una vittoria mi darebbe comunque slancio per convincere e ridare stimoli ai dirigenti più riottosi, quelli che pensano che la mia esperienza sia finita e che hanno tirato i remi in barca», conclude Occhiuto.Loading… LEGGI TUTTO

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    Governo Meloni, da oggi il suo esecutivo è il quarto più longevo della storia repubblicana

    E in Europa invece? Se in Italia si sono alternati 17 presidenti del Consiglio negli ultimi trent’anni, la Germania ha invece dimostrato una notevole continuità politica, con solo quattro cancellieri, cioè Kohl, Schröder, Merkel e Scholz, che si sono alternati al potere nello stesso periodo. Anche la Spagna ha avuto un numero limitato di primi ministri (cinque), ma ha sperimentato periodi di forte instabilità, come nel 2019 quando il primo ministro Mariano Rajoy è stato destituito con una mozione di sfiducia e sono state necessarie due elezioni generali prima di formare una maggioranza stabile sotto la guida di Pedro Sánchez. Nel Regno Unito, invece, la situazione è stata più fluida, con sei primi ministri in trent’anni. Tuttavia, la fase più recente è stata segnata da una crescente instabilità, con tre premier che si sono dimessi prima della fine del loro mandato. Infine, la Francia, con il suo sistema semipresidenziale, ha visto 13 primi ministri, a capo di 23 esecutivi diversi, in un periodo simile

    Per approfondire: Meloni: “Ponte sullo Stretto opera strategica per la Nazione”. Critiche dall’opposizione LEGGI TUTTO