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    Fine vita, bozza in Senato: attese fino 240 giorni, stop 4 anni dopo no

    Esponenti dell’opposizione l’hanno definita “vergognosa per la dignità della persona”. Il testo è stato elaborato da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati e dovrebbe arrivare in aula il 17 luglio

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    Una bozza sul fine vita è arrivata in Senato, dopo una settimana dall’ultimo incontro in cui erano emersi disaccordi nello stesso centrodestra, ma alcuni esponenti dell’opposizione l’hanno definita “vergognosa per la dignità della persona”. Si tratta del testo promosso da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati, che dovrebbe arrivare in aula il 17 luglio. Come riporta Repubblica, quello che i senatori di Fratelli d’Italia hanno consegnato ieri nelle mani del comitato ristretto del Senato, che si dovrebbe occupare di porre le fondamenta per la stesura della legge, non ha ancora la forma di un testo base vero e proprio, ma le sue disposizioni hanno già fatto discutere.

    Comitato etico e decreti della premier

    Sarà un Comitato nazionale di valutazione etica, secondo i promotori della legge, a esaminare le richieste di coloro che vogliono accedere al suicidio medicalmente assistito. Il Comitato sarà composto da 7 persone: un giurista con background accademico, cioè scelto tra professori universitari di materie giuridiche oppure tra gli avvocati abilitati al patrocinio; un esperto di bioetica; uno specialista di anestesia e rianimazione; un medico specializzato in cure palliative; uno psichiatra; uno psicologo; un infermiere. Sarà la presidente del Consiglio a scegliere con decreto, tra queste figure, il presidente, il vicepresidente e il segretario del Comitato. Restano in carica 5 anni con possibilità di rinnovo per due volte anche non consecutive.
    Dopo il primo no, non si può ripresentare domanda per 48 mesi
    Saranno 60 i giorni a disposizione del Comitato per esprimersi una volta ricevuta la domanda e valutare che ci siano i requisiti previsti della sentenza della Corte costituzionale del 22 novembre 2019. Si aggiungono altri 60 nei casi più complicati. Tali requisiti sono la maggiore età, una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili, inserita in un percorso di cure palliative, tenuta in vita con trattamenti sostituivi, pienamente capace di intendere e volere. In caso in cui non siano rispettati, la persona gravemente malata non potrà presentare altre richieste per quarantotto mesi perché verrebbero dichiarate “inammissibili”. LEGGI TUTTO

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    «Si vis pacem, para bellum»: che vuol dire la sentenza latina usata da Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articoloPer spiegare il suo approccio sulla difesa improntato alla deterrenza la premier Giorgia Meloni ha rispolverato nella replica alle sue comunicazioni per il prossimo Consiglio europeo al Senato un detto degli antichi romani: si vis pacem, para bellum, vale a dire “se vuoi la pace prepara la guerra”.Meloni su riarmo: “La penso come i romani: si vis pacem, para bellum”Non è la prima volta che la premier fa ricorso a questa sentenza latina: l’aveva citata un paio di anni fa durante la sua visita al contingente italiano alla base di Adazi in Lettonia. «Penso – disse in quell’occasione nel luglio del 2023 – che chi fa una certa propaganda anti militarista non capisce o fa finta di non capire, chi vorrebbe che noi smobilitassimo, che non spendessimo, fa finta di non capire la più antica delle leggi: si vis pacem para bellum. La deterrenza è la più straordinaria forma di diplomazia, la capacità di difendersi è il più straordinario strumento per garantire pace».Loading…Il precedente di BerlusconiLa stessa frase fu usata sempre a Palazzo Madama nel 2003 dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Al tempo la crisi era quella irachena.Il significatoSi tratta di una sentenza anomima presente in vari autori, tra cui lo scrittore militare tardo-antico Flavio Vegezio: viene citata per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi, in modo da scoraggiare eventuali propositi aggressivi degli avversari. LEGGI TUTTO

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    Centrosinistra, perché la manifestazione anti-Nato di Conte segna un solco con il Pd di cui approfitterà Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articoloUno: «Dare segnali oggi di apertura nei confronti di Vladimir Putin mentre Kiev è sotto le bombe e proprio quando l’Europa dovrebbe serrare le fila nel supporto all’Ucraina è sbagliato» (qui il riferimento è al passaggio della risoluzione del M5s presentata alla Camera in cui si chiede di «non escludere a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia» sulla fornitura del gas, passaggio su cui il Pd e financo Avs hanno votato contro) Due: «C’è anche una manifestazione anti Nato del M5S con altri movimenti ma attenzione, perché alcuni di quei movimenti sono filo Putin. Quindi quando Conte precisa di non essere filo Putin ne prendo atto, ma anche i compagni di strada devono corrispondere» (e qui il riferimento è al contro-vertice Nato organizzato all’Aia dal leader del M5s Giuseppe Conte assieme a vari partiti della sinistra euroscettica e al partito rossobruno della tedesca Sahra Wagenknecht).La manifestazione anti-Nato e il warning di Gentiloni: attenzione ai filo PutinIn effetti è un inedito assoluto vedere un ex premier (e Conte lo è stato per più di tre anni la scorsa legislatura) organizzare una manifestazione di protesta contro un vertice della Nato. Eppure tra i dirigenti del Pd l’unica voce che si leva con forza nei media mentre l’evento è in corso è quella di un altro ex premier, Paolo Gentiloni, che ha fatto parte della Commissione Ursula dal 2018 al 2024 come responsabile dell’Economia. Dopo il voto contrario a Montecitorio alla mozione “filoputiniana” degli alleati del campo largo, infatti, l’ordine di scuderia partito da Largo del Nazareno è quello di non sottolineare le posizioni di Conte e di non commentare né attaccare: «Lui vive delle nostre polemiche». Far finta di nulla, dunque, almeno finché si può. Per non rompere i rapporti con il principale alleato alla vigilia di un’importante tornata di regionali (in autunno si vota in Veneto, Toscana, Marche Campania e Puglia), ma anche perché la segretaria del Pd Elly Schlein teme un drenaggio di voti dal Pd al M5s nel bacino “pacifista”.Loading…Il j’accuse di Pina Picierno: quello di Conte è populismo d’accattoLa speranza di sottofondo è che il leader pentastellato faccia il suo gioco di competition interno alla coalizione ma alla fine, quando cioè sarà il momento di costruire la coalizione, si ravveda. Ma fuor di taccuino tra i dem le ultime posizioni di Conte, non più solo contro il Piano di riarmo Ue targato Ursula von der Leyen ma addirittura anti Nato e pro Putin, hanno seminato sconcerto. «La pace non è un disimpegno imbelle – dice al sole 24 Ore l’eurodeputata ultra-riformista Pina Picierno -. Non significa pensare di autoassolversi imbastendo contro-manifestazioni per dire che la Nato è brutta e cattiva: la sinistra capace di governare ai vertici internazionali sta dentro, a negoziare, e non davanti ai cancelli. Quella non è cultura di governo, ma populismo d’accatto».Più lontana l’alternativa: i due pesi e le due misure di MeloniDi certo se la posizione di Conte resterà anche in futuro questa, ossia contro il rafforzamento della Difesa europea e contro la Nato, non si vede come il Pd possa costruire una coalizione credibile per l’alternativa al governo Meloni. E la prima a rendersene conto è la stessa premier, che non a caso usa due pesi e due misure con i partiti d’opposizione nel tentativo di scavare ancora di più il fisso: da una parte bacchetta e pungola Conte ricordandogli che fu proprio lui a siglare l’accordo Nato per l’aumento della spesa al 2% del Pil («firmare impegni e non rispettarli non è il mio modo di fare»), dall’altra apprezza gli interventi in Aula dei riformisti Graziano Delrio e Alessandro Alfieri, critici sulle modalità ma non sul riarmo europeo in sé, e risponde in modo puntuale.Il rischio di perdere il legame col Pse per non perdere quello col M5sE Schlein, che il giorno delle bombe Usa sull’Iran ha tenuto una postura bipartisan telefonando a Meloni? La linea del non spezzare il filo dell’alleanza con il M5s ha fin qui prodotto un risultato a metà: a favore della Difesa comune Ue ma contro il riarmo dei singoli Stati (e senza chiarire come si possa costruire una vera Difesa Ue senza maggiore spesa). Ossia una posizione che distingue il Pd all’interno della stessa famiglia dei Socialisti europei, visto che anche il premier spagnolo Pedro Sanchez tanto citato da Schlein è favorevole al cosiddetto Piano Ursula e discute piuttosto del come e del quanto. Il rischio per il Pd, nato come sinistra di governo, è che per non andare contro Conte e per “inseguire” la stessa fetta di elettorato si ritrovi più sulle posizioni del gruppo Left, fuori dal governo europeo, che su quelle del Pse («e qui non si tratta di perdere il treno per il governo, ma di perdere proprio l’anima», nota più di un riformista). LEGGI TUTTO