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Omicidio di Milano, Sala: Difficile spiegare, capisco sgomento. Delmastro: Approfondimenti

“Indubbiamente è difficile da spiegare ai cittadini come, dopo un omicidio, la condanna sia di 14 anni e dopo non molti anni il condannato possa uscire. Queste sono le leggi, per cui non saprei neanche che commento fare. Certamente è una questione”, oltre che “una faccenda molto cruenta, capisco lo sgomento”. Queste le parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala a commento della vicenda  di Emanuele De Maria, il 35enne detenuto evaso dal carcere di Bollate che, dopo aver accoltellato a morte la collega Chamila Wijesuriya, si è suicidato ieri gettandosi dal Duomo di Milano.

Delmastro: “De Maria? Approfondimenti, perché giudicato non pericoloso?”

“Cercheremo, per quanto possibile, di fare approfondimenti su una scelta che non dipende certamente dall’Amministrazione penitenziaria”. Queste, invece, le parole affidate all’Adnkronos del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sul caso che scosso il capoluogo lombardo in queste ore. “Cercheremo capire come sia potuto accadere che venisse giudicato, evidentemente, non pericoloso socialmente”, sottolinea Delmastro ricordando che l’autorizzazione al lavoro esterno o la concessione di benefici premiali è una “scelta della magistratura”.

Il Pm: “De Maria aveva pianificato di uccidere”

Intanto è emerso come, secondo il pm di Milano, Francesco De Tommasi, il 35enne avrebbe pianificato di uccidere prima Chamila Wijesuriya, la barista 50enne dell’hotel Berna di Milano, e poi il collega Hani Nasr, che si è difeso ed è sopravvissuto. È questa l’ipotesi legata all’inchiesta sulla tragedia in cui la donna è morta, accoltellata alla gola e ritrovata al Parco Nord del capoluogo meneghino. Il pubblico ministero ha disposto le autopsie anche per accertare se l’uomo, autore di un omicidio e di un tentato omicidio premeditati, avesse assunto sostanze stupefacenti. In queste ore gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire i movimenti di De Maria nelle 48 ore precedenti al suo suicidio e per capire dove è stato durante le notti di venerdì e sabato e se qualcuno, ignaro del suo piano omicida, gli abbia dato ospitalità. Gli accertamenti stanno cercando di comprendere cosa abbia fatto negli orari in cui è sparito dai monitor delle telecamere e dalle celle telefoniche.

Gli ultimi movimenti del 35enne

Al momento si sa che ha spento il cellulare e ha chiamato la madre e la cognata con il telefono di Chamila – che poi ha gettato in un cestino in via Bignami – per chiedere “perdono” e spiegando loro di aver fatto una “cavolata”. Dopo le 17 di venerdì, quando è stato ripreso sulle scale della metropolitana, di lui si sono perse le tracce fino alla mattina dopo, quando alle 6.17 è arrivato all’Hotel Berna e ha tentato di uccidere il collega. Poi è sparito di nuovo, fino a quando ieri poco prima delle 14 si è gettato dalla terrazza del Duomo, dove era salito come un  turista qualunque, pagando il biglietto e senza essere riconosciuto in quanto i controlli riguardano armi, esplosivi o altro, ma non l’identità delle persone. Hani Nasra, il collega che è sopravvissuto, è già stato sentito da inquirenti e investigatori, e ha spiegato di aver messo in guardia la 50enne, consigliandole di interrompere la relazione in quanto il 35enne aveva una condanna definitiva per aver accoltellato a morte, nel 2016, un’altra donna. 


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