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    Paola Di Benedetto e il fidanzato Raul Bellanova si regalano una vacanza da sogno, quasi un anticipo di luna di miele: ecco dove sono

    La 30enne e il calciatore 25enne sono volati lontano dall’Italia, in luoghi esotici

    Stanno insieme da oltre due anni, con un piccolo stop: da maggio 2024 però sono nuovamente felici

    Quel momento di allontanamento è servito a entrambi. Poi da maggio 2024 sono tornati a fare coppia. Il loro è un legame forte da oltre due anni, ora coronato da una vacanza da sogno. Paola Di Benedetto e il fidanzato Raoul Bellanova si regalano quasi un anticipo di luna di miele: per i due prima un’entusiasmante safari in Africa, tra leoni, giraffe e gazzelle, e poi giorni super rilassanti su un’isola delle Seychelles, famose per paesaggi incontaminati e mare cristallino.

    Paola Di Benedetto e il fidanzato Raul Bellanova si regalano una vacanza da sogno, quasi un anticipo di luna di miele. Per la coppia prima un safari in Africa

    La 30enne e il calciatore 25enne condividono alcuni scatti del viaggio che li ritraggono insieme con i volti raggianti, o sulla jeep mentre scorrazzano per la savana o mentre bevono un rinfrescante cocktail vista mare al tramonto, o ancora mentre si allenano nella palestra del resort ‘vicini, vicini’.

    La 30enne e il calciatore 25enne sono volati lontano dall’Italia, in luoghi esotici

    Stanno insieme da oltre due anni, con un piccolo stop: da maggio 2024 però sono nuovamente felici

    L’ex Madre Natura, vincitrice del GF Vip 4, mostra le sue curve mozzafiato in costume o con abiti aderenti. Le divergente col giocatore ci sono state in passato, pare tutto risolto.

    Paola e Raoul in palestra insieme

    Cocktail al tramonto per loro

    Lei a Verissimo a gennaio scorso aveva detto: “Siamo abbastanza giovani entrambi e abbiamo due caratteri molto forti. A volte per conoscersi bisogna attraversare momenti in cui non sai cosa l’altro pensa davvero. Devi imparare a fidarti e trovare un compromesso. Ci abbiamo messo un po’, ma adesso siamo una squadra fortissima sento di dire”. More

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    Elisabetta Gregoraci dopo l’Africa vola a Saint Moritz

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    La vacanza da sogno di Aurora Ramazzotti e il suo Goffredo in Africa col figlio di 1 anno continua in attesa delle nozze: foto

    Il viaggio in Kenya volge quasi al termine: i due, una volta a Milano si dedicheranno ai preparativi per i fiori d’arancio

    La 28enne e il 29enne sono una coppia dal 2018: il 30 marzo 2023 sono diventati genitori di Cesare

    Sono state festività da sogno, trascorse in Africa, in Kenya. Aurora Ramazzotti e Goffredo Cerza vivono gli ultimi giorni della loro vacanza da sogno con il figlio di 1 anno Cesare. Stanno per tornare a Milano. In attesa delle nozze, si divertono un mondo. Sul social, dove hanno già raccontato molto del loro viaggio, safari compreso, pubblicano un nuovo post in cui si fanno ammirare in costume sulla spiaggia paradisiaca. Innamorati, la 28enne e il 29enne si lasciano andare, mostrando tutto il sentimento che li unisce. “Mom and dad in Kenya, 2025”, scrivono.

    La vacanza da sogno di Aurora Ramazzotti e il suo Goffredo in Africa col figlio di 1 anno continua in attesa delle nozze

    Coppia dal 2018, Aury e Goffredo convivono da tempo a Milano. Il 30 marzo 2023 è nato il loro piccolino, recentemente hanno anche cambiato casa, ristrutturandone una più grande della precedente. 

    Il viaggio in Kenya volge quasi al termine: i due, una volta a Milano si dedicheranno ai preparativi per i fiori d’arancio

    I due in spiaggia in costume mostrano tutto il loro amore

    Cesare è il centro delle loro vite, mai lo avrebbero lasciato ai nonni per Capodanno: hanno voluto volare via dall’Italia insieme al figlioletto. Ospiti in villa di alcuni amici, i due si sono organizzati splendidamente e il bimbo è stato perfettamente a suo agio con i genitori, regalandosi, anche, grazie a mamma e papà, il primo bagno del 2025 al caldo.

    La 28enne e il 29enne sono una coppia dal 2018: il 30 marzo 2023 sono diventati genitori di Cesare

    La Ramazzotti presto metterà la fede. Cerza le ha chiesto di sposarlo a fine novembre a Londra, dove i due si erano conosciuti grazie all’amica comune Sara Daniele. Lei entusiasta ha detto di sì. Non ha ancora reso nota la data delle nozze, ma c’è già chi ipotizza possano arrivare questa primavera o al massimo in autunno 2025: si vedrà. I preparativi, in tal caso, diventerebbero imminenti… More

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    Le foto delle nozze in Africa di Brigitta Cazzato la primogenita di Loredana Lecciso

    Le foto delle nozze in Africa di Brigitta Cazzato la primogenita di Loredana Lecciso: una cerimonia romantica…

    1. Le nozze in AfricaLa primogenita di Loredana Lecciso ha sposato, di nuovo, il compagno Yan Goby. La coppia si è giurata amore eterno in Kenya, vicino Malindi, per la precisione a Watamu. Ad accompagnare all’altare Brigitta Cazzato un uomo vestito color avorio, probabilmente suo padre Fabio Cazzato, che è stato legato alla Lecciso dal 1993 al 1996.

    2. Jasmine Carrisi Tra gli invitati c’era la sorella minore di Brigitta, ovvero Jasmine Carrisi, nata nel 2001 dalla relazione tra la Lecciso e Al Bano. Le due sono molto legate, così come è forte anche il rapporto con il fratello Albano Carrisi Junior, l’ultimogenito di Al Bano e Lory.

    3. In spiaggiaLa cerimonia molto caratteristica si è svolta in spiaggia, di fronte al mare. Lo stesso è valso per i festeggiamenti, in un resort di lusso.

    4. Non è la prima cerimoniaI due in realtà sembra si fossero già sposati sia con una cerimonia civile a Lecce nel 2022, sia con un’altra cerimonia più intima sempre in Kenya nel 2023. Forse stavolta si è trattato però del grande evento con amici e familiari arrivati da tutte le parti del mondo.

    5. Il tramontoLa coppia si è giurata amore eterno davanti ad un tramonto stupendo.

    6. Cambio look Cambio look per la sposa che per la festa ha scelto un abito sensuale con incroci e trasparenze. Eccola insieme alle amiche.

    7. I balli Brigitta e i suoi ospiti si sono scatenati in Africa per festeggiare il grande amore fino a notte fonda.

    8. Ecco gli sposi nel momento del tradizionale taglio della torta. More

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    Anche gli elefanti si salutano

    Caricamento playerGli elefanti sono da anni considerati una delle società animali più strutturate e complesse, come attestato da varie ricerche sui loro comportamenti, sulle loro relazioni di gruppo e sui modi in cui interagiscono. Uno studio pubblicato il 9 maggio scorso su Communications Biology, una rivista scientifica del gruppo Nature, ha ampliato le conoscenze sulla comunicazione tra gli elefanti africani e scoperto che diversi loro gesti in passato considerati casuali, tra cui scuotere le orecchie o muovere la coda in un certo modo, seguono uno schema e sono probabilmente parte di un articolato sistema di condivisione di informazioni all’interno del gruppo.
    Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca dell’università di Vienna e dell’università di Portsmouth, che ha seguito per un mese un gruppo di nove elefanti in semi-cattività nella riserva Jafuta, vicino alle Cascate Vittoria, in Zimbabwe. Le osservazioni si sono concentrate in particolare sui saluti all’interno del gruppo, e hanno permesso di scoprire che è una circostanza in cui gli elefanti si esprimono in modo molto creativo. Dispiegano le orecchie o le scuotono per fare rumore, camminano all’indietro mostrando la parte posteriore del corpo, allungano la proboscide ed emettono versi a frequenze molto basse, simili a brontolii. Spesso urinano e defecano. Utilizzano insomma una grande varietà di gesti visivi, tattili e acustici, e anche segnali olfattivi: una comunicazione detta “multi-modale”.
    Gli elefanti africani di savana (Loxodonta africana) sono gli animali terrestri viventi più grandi al mondo: possono arrivare a circa 4 metri di altezza al garrese e a un peso di 7 tonnellate. Si distinguono facilmente da quelli asiatici per le orecchie molto grandi, che permettono loro di disperdere il calore corporeo durante la stagione secca. E vivono in gruppo e in grandi spazi aperti: condizione che rende più semplice stimare la popolazione complessiva (circa 415mila individui) e la composizione di ogni nucleo familiare, di solito guidato da una matriarca e formato da una decina di femmine e dai loro cuccioli.

    Gli elefanti africani vivono in società di “fissione-fusione”, un’espressione utilizzata in etologia per indicare organizzazioni complesse – tipiche degli scimpanzé – in cui le dimensioni e la composizione del gruppo, e anche le relazioni al suo interno, cambiano nel tempo. Gli individui si uniscono in un gruppo unico quando dormono o si spostano per lunghi tragitti, per esempio, e si dividono in gruppi più piccoli durante il foraggiamento diurno. Possono quindi trascorrere un certo periodo di tempo, più o meno lungo, senza vedersi.
    Un gruppo di elefanti in fila nel Parco nazionale di Amboseli, in Kenya (AP Photo/Ben Curtis)
    Il gruppo ha scoperto che le combinazioni di versi e gesti di saluto reciproco tra gli elefanti cambiano a seconda di quanto tempo è trascorso dall’ultima volta che i due individui si sono incontrati. E i gesti cambiano anche a seconda che un individuo stia prestando attenzione all’altro oppure no: quando uno dei due elefanti cerca di richiamare l’attenzione utilizza più spesso gesti tattili e uditivi, come sventolare le orecchie, mentre i gesti visivi silenziosi, come dondolare la proboscide, sono utilizzati quando i due si guardano a vicenda. Queste condizioni hanno permesso al gruppo di ricerca di dedurre l’intenzionalità comunicativa dei gesti, alcuni dei quali erano stati invece considerati casuali e irriflessi in precedenti ricerche.

    Uno dei mezzi di comunicazione più noti e studiati negli elefanti è un loro brontolio che produce infrasuoni, cioè frequenze così basse da non essere percepibili dagli esseri umani. Gli elefanti percepiscono le vibrazioni con le loro enormi orecchie, ma anche via terra, tramite le zampe, e utilizzano quindi gli infrasuoni per condividere informazioni anche a chilometri di distanza. Hanno una vista relativamente scarsa ma un olfatto molto sviluppato, che permette loro di fiutare attraverso la proboscide informazioni su altri individui come l’età e la parentela. Molte ricerche si sono tuttavia concentrate sull’olfatto o sull’udito, separatamente, trascurando l’integrazione dei sensi e la combinazione dei diversi gesti comunicativi a distanze ravvicinate.
    Per studiarne meglio i comportamenti durante i saluti il gruppo di ricerca ha selezionato in particolare tre coppie di elefanti che erano molto amici tra loro. Ha separato ogni volta i due individui per circa una decina di minuti, per poi riunirli e osservarli. L’analisi dei dati ha fatto emergere alcuni schemi e sequenze di saluti ricorrenti: la combinazione più comune era un brontolio molto basso e una sventagliata con le orecchie. Era utilizzata prevalentemente dalle femmine, in linea con quanto emerso da altre ricerche su gruppi di elefanti in natura.

    «Proprio come potrei agitare io una mano e urlare “Hey!” verso un amico dall’altra parte della strada, anche gli elefanti combinano apparentemente segnali di comunicazione appropriati quando salutano i loro amici», ha detto a Live Science commentando lo studio Robbie Ball, ricercatore in psicologia cognitiva e comparata alla City University of New York.
    Durante i saluti gli elefanti osservati dal gruppo di ricerca utilizzavano in particolare l’olfatto, tra tutti i sensi: non solo urinavano e defecavano, ma secernevano sostanze attraverso le ghiandole temporali, che si trovano tra gli occhi e le orecchie. Su 89 saluti annotati dal gruppo, il 71 per cento riguardava comportamenti olfattivi. Da precedenti ricerche è noto che tramite le secrezioni delle ghiandole temporali, ma anche tramite i brontolii, gli elefanti sono in grado di comunicare informazioni come la loro identità individuale, l’età e lo stato riproduttivo.

    È anche possibile che gli elefanti urinassero o defecassero durante i saluti semplicemente per l’eccitazione di rivedersi, ha detto a Reuters Vesta Eleuteri, una delle autrici dello studio. Il fatto però che spostassero la coda di lato o la agitassero, mentre urinavano o defecavano, suggerisce che possa essere un modo di invitare il destinatario ad annusare le feci e l’urina. «Forse non hanno bisogno di dirsi a vicenda come stanno, dato che possono sentirlo dall’odore», ha detto Eleuteri.
    La speranza condivisa da Eleuteri e dal resto del suo gruppo è che studi del genere possano contribuire, sul lungo periodo, a estendere un repertorio di gesti degli elefanti e a saperne di più sul modo in cui comunicano. Come ricordato nello studio, gli elefanti vivono in organizzazioni sociali articolate: i gruppi familiari si separano e si ritrovano di continuo, e ogni individuo deve tenere traccia delle proprie relazioni con gli altri. Considerando che gli elefanti possono vivere fino a 70-80 anni, avere molti incontri in un arco di tempo così lungo potrebbe essere in relazione con la necessità di sviluppare forme di comunicazione complesse. More

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    Forse è stato risolto il mistero dell’origine dei baobab

    Caricamento playerDopo anni di studio, un gruppo di ricerca ha ricostruito la storia evolutiva dei baobab e dice di avere risolto il mistero sulla loro particolare distribuzione sulla Terra. Questi grandi alberi, famosi per il loro tronco molto spesso rispetto a fronde in proporzione piccole e corte, avrebbero avuto origine nel Madagascar e non nell’Africa continentale come si pensava inizialmente. Alcune sue specie si sarebbero diffuse in seguito sul continente africano e in Australia grazie alla diffusione dei loro semi attraverso l’oceano Indiano.
    L’origine dei baobab (Adansonia) è discussa da tempo proprio per la particolare distribuzione geografica delle loro specie. Ne esistono otto in tutto il mondo: sei sono presenti in Madagascar, una nell’Africa continentale e una nell’Australia nord-occidentale. Per diverso tempo vari gruppi di ricerca avevano ipotizzato che la pianta avesse avuto origine nel continente africano e che da lì si fosse poi diffusa altrove, con l’evoluzione di nuove specie. Non era però chiaro come fosse avvenuta la diffusione e non c’erano nemmeno grandi elementi per sostenere che la specie originaria fosse quella ancora oggi esistente in Africa.
    Insieme al suo gruppo di ricerca, il botanico Tao Wan del Giardino botanico di Wuhan dell’Accademia cinese delle scienze ha effettuato un’analisi genetica di tutte le otto specie conosciute di baobab e ha poi incrociato i dati ottenuti, ricostruendo la storia nel corso di milioni di anni di questi alberi. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, dice che l’antenato comune degli odierni baobab ebbe origine in Madagascar circa 21 milioni di anni fa, differenziandosi poi nel corso del tempo nelle diverse altre specie presenti sull’isola anche a causa di fattori ambientali, come variazioni della temperatura media, attività vulcaniche e diffusione a varie altitudini delle piante.
    Secondo il gruppo di ricerca, alcune mutazioni casuali nel materiale genetico favorirono gli alberi i cui fiori erano facilmente raggiungibili da alcune specie di grandi impollinatori, come i pipistrelli della frutta e alcuni piccoli primati. Questo portò a una loro maggiore diffusione e alla successiva differenziazione delle piante nelle specie che osserviamo oggi.
    Lo studio ipotizza che circa 12 milioni di anni fa due specie di baobab tipiche del Madagascar raggiunsero l’Africa continentale e l’Australia, dove si evolsero poi diventando le specie che possiamo osservare oggi e con caratteristiche specifiche che le distinguono da quelle del Madagascar. L’ipotesi è che i loro semi furono trasportati insieme a frammenti della vegetazione dalla corrente che nell’oceano Indiano circola in senso antiorario tra Australia, Asia meridionale e costa orientale dell’Africa.
    L’analisi genetica ha inoltre permesso di rilevare una bassa diversità genetica in due specie di baobab tipiche del Madagascar, tale da mettere a rischio la loro sopravvivenza; una terza specie è considerata a rischio per i numerosi incroci con un’altra più diffusa e che potrebbe soppiantarla. Le tre specie erano già note per essere in pericolo e sono considerate a rischio di estinzione come del resto molte altre, sia vegetali sia animali, in Madagascar a causa delle attività umane. More