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    Atto dovuto, carte al tribunale dei ministri

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa premier Giorgia Meloni finisce sotto inchiesta per l’affaire Osema Almasri, il generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità nel carcere di Mitiga (Tripoli). Sotto accusa ci sono anche l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Guardasigilli Carlo Nordio. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di favoreggiamento personale, in riferimento al mancato arresto del militare, e il peculato, connesso al rimpatrio del libico con volo di Stato.L’iscrizione nel registro degli indagati – conseguenza obbligatoria dopo la denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex sottosegretario alla Giustizia col Governo Prodi II – rappresenta un atto dovuto per la Procura di Roma, tanto che contestualmente alla notifica dell’avviso di garanzia il procuratore capo Francesco Lo Voi si è spogliato del procedimento e ha inviato gli atti al Tribunale dei ministri, competente in caso di reati commessi da esponenti di Governo nell’esercizio delle loro funzioni.Loading…Sarà ora questo collegio (tre magistrati ordinari) a dover trovare riscontro alla denuncia e chiarire tutta la vicenda. Iniziata il 18 gennaio scorso a Torino, quando la Digos ha arrestato Almasri – in viaggio da dodici giorni tra Inghilterra, Belgio, Germania e come ultima tappa l’Italia – sulla base di un atto d’accusa diramato lo stesso giorno dalla Corte dell’Aya e contestualmente rilanciato con una Red notices dell’Interpol.Stando alle procedure, l’arresto compiuto dalla Digos era stato irregolare, in quanto per essere eseguito doveva avere l’impulso della Procura generale di Roma (competente in questi casi) allertata preventivamente dal ministero della Giustizia. E qui nasce il nodo. Secondo via Arenula il 18 gennaio non era arrivato nulla dall’Aya. L’aspetto che potrebbe avere risvolti penali, però, è che neanche nei giorni successivi, il 20 gennaio, il Ministero ha mandato comunicazioni alla Procura generale, col risultato che il 21 la Corte d’Appello ha dovuto rimettere in libertà Almasri (si veda l’articolo a destra).L’altro tema che dovrà essere affrontato è il rimpatrio del militare per «urgenti ragioni di sicurezza», ha spiegato il ministro Piantedosi, considerata «la pericolosità del soggetto». Il problema è che Almasri, sotto accusa per crimini contro l’umanità, omicidio, violenze sessuali plurime e stupro di guerra nelle carceri libiche, è avvenuto attraverso l’utilizzo di un volo di Stato. Si pensi che, secondo le ricostruzioni, il Falcon battente bandiera italiana è atterrato intorno alle 11 del 21 gennaio scorso all’aeroporto Caselle di Torino, mentre la decisione di rimettere in libertà Almasri è giunta solo nel pomeriggio. LEGGI TUTTO

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    Mattarella: «Mai più Auschwitz, simbolo incancellabile della barbarie»

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«Sono di ritorno da Auschwitz dove ho partecipato – insieme a capi di Stato e rappresentanti nazionali provenienti da ogni parte d’Europa, dall’Australia, oltre che, naturalmente, da Israele – alla cerimonia che ricorda l’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli del più grande campo di sterminio che la storia ricordi. Luogo di morte per antonomasia, simbolo tetro e incancellabile, testimonianza dell’abomino di cui è capace l’essere umano quando abbandona il diritto, la tolleranza, il rispetto e si incammina sulla strada dell’odio, della guerra, del razzismo, della propria dignità, della barbarie». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla celebrazione del ’Giorno della memoria’ al Quirinale.E ancora «Auschwitz, con le recinzioni elettrificate, le minacciose torrette, le camere a gas, le ciminiere, i crematori…Le crudeli selezioni, le percosse, la fame, il gelo, la paura, i criminali esperimenti medici…Auschwitz provoca sempre infinito orrore, scuote le nostre coscienze, le nostre convinzioni. Genera angoscia, turbamento, interrogativi laceranti. Non si va, non vi si può andare, come se fosse solo un memoriale di un’epoca passata, un sito storico oggi trasformato in un monumento alle vittime di tanta sofferenza. Da Auschwitz – smisurato cimitero senza tombe – si torna ogni volta sconvolti. Perché Auschwitz è il ”non luogo” per eccellenza, una nebulosa, dove le coordinate spaziali si smarriscono e il tempo si ferma. Non è una parentesi, per quanto orribile. Alberga nel fondo dell’animo dell’uomo. E’ un monito insuperabile e, insieme, una tentazione che sovente affiora».Loading…Mattarella: tempi violenti, rinnovare il patto tra i popoli Poi ha aggiunto: ieri ad Auschwitz «abbiamo vissuto un evento storico, di straordinaria importanza, che tesse insieme, in un’unica tela, passato e futuro, memoria e responsabilità di oggi. Un evento che ha espresso anche il significato di rinnovare un patto tra le nazioni e i popoli che, in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, in cui la violenza, l’aggressione, l’inimicizia, la guerra sembrano voler prendere il sopravvento, accende una speranza»«La peste si è spenta ma l’infezione serpeggia» Il capo dello Stato ha inoltre ammonito: «Anche con la definitiva sconfitta del nazifascismo in Europa, con la ripresa delle democrazie, le ferite non si sono mai del tutto rimarginate. Era arrivata la liberazione. Ma ombre, parole e fantasmi continuarono – e continuano – a generare inquietudine. Sosteneva in quegli anni Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia”. Cominciava un’era di libertà e di solidarietà, ma il suo avvio era accompagnato da non piena consapevolezza degli orrori più perversi degli anni della guerra, da dubbi sulle prime notizie, talvolta da incredulità rispetto a quanto era avvenuto nei campi nazisti. Lo sa bene chi è sopravvissuto a quella tragica e disumana esperienza». «Insulti a Segre reati gravi, vanno perseguiti»Poi, dopo aver ricordato che Auschwitz è «la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista e della furia antiebraica nazista, di cui il regime fascista e la Repubblica di Salò furono complici e collaboratori, fino alla “soluzione finale”», rivolto ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime ha aggiunto: «La sofferenza vostra e dei vostri cari, così come il sacrificio dei tanti caduti per la libertà, hanno plasmato lo spirito e la forma della nostra Costituzione, che è nata – e vive – per cancellare i principi, le azioni, le parole d’ordine del cupo dominio nazifascista, di cui il sanguinoso conflitto mondiale e i campi di sterminio furono gli esiti crudeli e inevitabili». E ancora: «E’ doloroso e inaccettabile che vi siano ignobili insulti razzisti alla senatrice Segre, su quei social media che sono nati come espressione di libertà e che rischiano invece, sovente, di diventare strumento di violenza e di negazione di diritti. Occorre mettervi un argine. Sono reati gravi, che vanno perseguiti a tutela della libertà e della giustizia» LEGGI TUTTO

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    Antifascista e giudice costituzionale, la Consulta ricorda Edoardo Volterra

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNell’inverno del 1966 a Roma ci fu una fortissima nevicata che paralizzò la città per qualche giorno. Si fermò tutto, ma non il professore di diritto romano Edoardo Volterra, che non concepiva di poter saltare anche solo un giorno di lezione. Ed è così che, andando in facoltà, cadde e si fratturò una gamba: fu in ospedale che i suoi collaboratori scoprirono che l’insigne e facoltoso giurista ebreo soleva girare con una grande quantità di monete nelle tasche dei pantaloni. Dai tempi della guerra aveva imparato che per un ebreo non è c’è mai la certezza di tornare a casa. Lui, figlio di Vito Volterra, grande matematico nonché senatore del Regno e fondatore del Cnr, fu picchiato in università dalle squadracce fasciste ad appena 21 anni e poi spogliato del suo lavoro di docente e dei suoi beni e costretto all’esilio a causa delle leggi razziali: davvero al sicuro non si sentiva neanche 20 anni dopo la sconfitta del nazifascismo.Il giurista ebreo Edoardo Volterra: il ricordo della Consulta nel Giorno della MemoriaL’episodio è narrato nel ben docufilm “Edoardo Volterra – La vita come dovere, lo studio come passione” realizzato qualche anno fa su soggetto della figlia, Virginia Volterra. Ed è rievocando la sua figura e la sua storia – di grande e riconosciuto maestro del diritto romano, nonché di antifascista e militante del Partito d’Azione, e per questo arrestato dal regime fascista, infine di giudice costituzionale (dal 1973 al 1982) – che la Corte costituzionale presieduta da Giovanni Amoroso ha voluto celebrare il Giorno della Memoria alla presenza, tra gli altri, della senatrice a vita Liliana Segre.Loading…Le parole della senatrice a vita Liliana Segre«Edoardo Volterra è stato una grande figura nella nostra vita culturale, politica e istituzionale. E’ stato un vero protagonista del secolo breve, dei padri della nostra Costituzione democratica e repubblicana», ha ricordato Segre durante la cerimonia a Palazzo della Consulta. «Costretto nel ’31 a firmare il patto di fedeltà al regime imposto da Giovanni Gentile per umiliare i docenti universitari e integrare il carattere totalitario del fascismo, Volterra fu comunque cacciato dall’università di Bologna a seguito dalle immonde leggi razziali del 1938 imposte da Mussolini e dal re… Io c’ero allora. Avevo 8 anni, mi ricordo gli amici che venivano a casa. Maestri, professori, persone intelligenti dotate di grandi capacità che venivano espulse. Al famigerato manifesto della razza Volterra rispose da sottile giurista e antichista, ricordando che gli ebrei erano da secoli perfettamente integrati nella società italiana sin dai tempi dell’antica Roma. Erano a tutti gli effetti parte del sistema giuridico dell’impero e potevano definirsi ’civis romanus sum’». E ancora: «Edoardo Volterra non si oppose al regime solo in punto di diritto. Fu infatti partigiano combattente e comandante militare coraggioso e risoluto, fatto prigioniero fu liberato quando cadde finalmente il fascismo. Alla Costituente rappresentò il Partito d’Azione, divenendo a pieno titolo uno dei padri della nostra Costituzione, democratica e repubblicana».La missione alla Consulta: dallo statuto dei lavoratori al reato di plagioAlla Consulta Volterra, uomo di sinistra, fu nominato dal presidente della Repubblica Giovanni Leone, democristiano eletto da una maggioranza di centrodestra. Si era all’inizio del fenomeno del terrorismo e in piena crisi petrolifera, ma furono anche anni di avanzamento in tema di diritti civili e sociali: sono sue 73 le pronunce sullo statuto dei lavoratori, sullo sciopero politico, sulla incostituzionalità dell’articolo 603 del Codice penale, ovvero il reato di plagio che così scompare. La sua preziosissima biblioteca personale, ricca di testi antichi, dal 1989 è accolta in una sala a lui dedicata nella biblioteca dell’École Française de Rome. Tra i suoi ex allievi e assistenti figurano docenti di diritto romano come Giorgio Barone, Pierangelo Buongiorno, Luigi Capogrossi Colognesi (marito della figlia Virginia), Oliviero Diliberto e Francesco Sitzia. LEGGI TUTTO

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    Meloni: Shoah una tragedia a opera di nazisti con fascisti complici

    Segre: antisemitismo c’è sempre stato ma oggi è manifesto“Io non sono così stupita dell’antisemitismo di oggi. Oggi è manifesto, ma c’è sempre stato, solo che non se ne poteva parlare nei termini sfacciati con cui si fa oggi, termini vergognosi e disgustosi, tutto il peggio che si può dire”. Lo ha detto la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz nella conversazione ’Cara Liliana’ con Marco Vigevani, presidente del Comitato eventi Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, mandata online sui canali del Memoriale. “Ci sarebbe da studiare l’evoluzione dell’Europa e del mondo occidentale degli ultimi 50 anni – ha affermato – Posso parlare di me, io tornata da Auschwitz ho scelto il silenzio perché mi rendevo conto dell’incapacità di capire la tragedia del sopravvissuto che rientrava in un mondo che voleva vivere e rivivere”. Se, invece, arrivata a 50 anni, Segre, oggi 94enne, ha deciso di rompere il silenzio, è perché “mi rendevo conto che il mondo cambiava, ma l’antisemitismo restava sempre uguale”.Schlein: memoria dovere civile, proteggere verità da negazionismo“Sono passati ottanta anni da quando i cancelli di Auschwitz si spalancarono sull’atrocità, sull’abominio, sul male assoluto dell’Olocausto. Tenere viva la memoria oggi, mentre l’odio continua a farsi largo nelle nostre società e si consumano nuove tragedie, è un dovere civile di tutte e tutti. Onorare la Memoria significa anche proteggere la verità e metterla al riparo dal negazionismo, dai rigurgiti di antisemitismo, da ogni forma di razzismo e di odio, dalla disinformazione e da chi tenta di riscrivere la storia a proprio vantaggio”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein. “La tragedia dell’Olocausto ha lasciato alle generazioni successive la responsabilità di tramandarne la memoria e contrastare l’odio affinché non trovi più alcuno spazio nelle nostre società. Questo è e sarà sempre il nostro impegno”, conclude.Di Segni: irricevibili le accuse di genocidio“La sfida di memoria riguarda i contenuti e la coerenza”. “Coerenza che si appella alla dignità e al rispetto dei sopravvissuti verso i quali da un lato si esprime grande affetto e vicinanza, con pianto e commozione, e poi ci si gira e li si accusa loro, Israele e gli ebrei del genocidio parallelo”. Così la presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, durante un’anteprima di uno speciale Rai alla Camera. “Genocidio, lager, affamare, nazista sono parole che hanno significati ben precisi incisi sulle nostre ferite e non possono essere lanciate per esprimere dissenso politico e denunciare fenomeni mai esistiti”, ha aggiunto.Rabbino Roma: Anpi di oggi non è più quella di un tempo“L’Anpi di oggi non è più l’Anpi di un tempo. I partigiani di un tempo sono molto pochi. Io sono figlio di un partigiano decorato, e ho avuto anch’io la tessera dell’Anpi. L’Anpi è una galassia di realtà, e divenne da tanti i posti che la pensano diversamente. Alcuni leader dell’Anpi si sono dimenticati gli scopi istituzionali e stanno facendo delle battaglie che non si rendono conto che contraddicono i loro scopi istituzionali e questo crea un problema”. Lo ha detto il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni a margine di una cerimonia di commemorazione per la giornata della Memoria, al Portico D’Ottavia in merito alle discussioni con l’Anpi.Appello Anpi: basta pregiudizi, torniamo a condividere“Faccio un appello, non solo per oggi ma per il futuro, partendo da questo 25 aprile che sarà l’ottantesimo della Liberazione, affinché si superi il pregiudizio e le opinioni preconcette e si arrivi assieme a celebrare momenti che abbiamo sempre avuto un comune”. Lo ha detto all’ANSA il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo. “Preciso che la Shoah è un appuntamento in cui l’Anpi è protagonista, è e sempre sarà così, indipendente da qualsiasi polemica”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Telefonata tra il segretario di Stato Usa Rubio e Tajani. Focus sui dazi

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSicurezza euro-atlantica, Ucraina, Medio Oriente sono stati i temi del colloquio telefonico di domenica sera tra il nuovo Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il ministro degli esteri, Antonio Tajani: si è trattato del primo contatto bilaterale tra il nuovo capo della diplomazia Usa e un ministro degli esteri europeo. Il tema tuttavia forse più delicato e importante del momento dal punto di vista economico è quello relativo ai dazi commerciali che l’amministrazione Trump ha minacciato e in larga parte annunciato. La questione è certamente di competenza della Ue – e se infatti ne parlerà al consiglio dei ministri a Bruxelles lunedì 27 gennaio – ma Tajani e Rubio lo hanno affrontato, visto che per l’Italia secondo le stime di aggravio dei “balzelli” che stanno circolando in ambienti di governo arrivano a superare i sette miliardi.Usa, Donald Trump sui dazi all’Italia: “Giorgia Meloni mi piace, vediamo cosa succederà”Forte avanzo commerciale dell’Italia verso Usa La questione è davvero centrale in questa fase di avvio dell’amministrazione, e l’Italia – si nota in ambienti governativi – vuole anche giocare d’anticipo. Ad eccezione del solo 2020 (anno in cui la contrazione degli scambi è perlopiù attribuibile alle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19), nell’ultimo decennio (2014 – 2023) il commercio tra Roma e Washington si è caratterizzato per una crescita dell’export del nostro Paese verso il mercato statunitense, che nello scorso anno ha raggiunto livelli pari a 67,3 miliardi di euro, crescendo del 3,4% rispetto all’anno precedente. Allo stesso modo, crescono le importazioni dagli Stati Uniti verso l’Italia, che lo scorso anno hanno raggiunto quasi 25,2 miliardi di euro, in aumento dell’1,1% rispetto al 2022 e di quasi il 59,5% rispetto al 2021. Insomma, con più del doppio delle esportazioni italiane negli Stati Uniti rispetto alle importazioni statunitensi l’Italia ha forte avanzo commerciale.Loading… Italia paese più colpito da procedimenti anti-dumping Un rapporto che non è sempre lineare: con 14 procedimenti anti-dumping e 4 anti-sovvenzioni, l’Italia è risulta essere il paese più colpito dalle indagini (e dalle misure di difesa commerciale) statunitensi tra gli Stati membri UE, seconda solo al Giappone tra i Paesi G7. I procedimenti che colpiscono il nostro Paese rappresentano più di un quarto del totale dei Paesi UE. Seguono la Spagna e la Germania tra i Paesi più colpiti nell’Unione assieme all’Italia. I dazi che colpiscono la produzione italiana riguardano soprattutto i settori dell’acciaio, dell’alluminio e dei materassi, nonché il settore agroalimentare (pasta). Alcune delle misure commerciali statunitensi sono in vigore dagli anni ’80 e ‘90 del secolo scorso (tra cui alcuni prodotti dell’acciaio e della pasta), e continuano ad essere oggetto di revisioni amministrative. LEGGI TUTTO

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    La Liga Veneta raccoglie le firme per il terzo mandato di Zaia. Il governatore: «Una chiamata di popolo»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaAl via la raccolta firme promossa dalla Liga Veneta a sostegno della richiesta per un terzo mandato del presidente veneto Luca Zaia. Nella tarda mattinata di domenica 26 gennaio si contavano oltre 12mila firme.La raccolta anche nei prossimi fine settimanaNel testo preparato dai leghisti veneti si legge: «Il Veneto merita di continuare a crescere, con il buon governo della Lega e di Luca Zaia. Per questo sostengo l’importanza del terzo mandato, e qualora questo non fosse possibile, che la guida del Veneto rimanga a un presidente della Lega», perché viene spiegato «solo così potremo perseguire con forza e determinazione il grande percorso dell’Autonomia, vitale per il futuro dei Veneti». La raccolta delle firme proseguirà anche nei prossimi tre fine settimana, quando saranno previsti oltre 200 gazebo sui territori del Veneto.Loading…Terzo Mandato, De Luca: “I veri cacicchi sono quelli che non hanno consenso sui territori”Zaia: raccolta di firme è una chiamata di popolo«Io non ho promosso questa raccolta di firme, ringrazio per questa attestazione di stima, è una chiamata di popolo: non sto portando avanti battaglie personali, quello che dovevo dire l’ho detto» è il commento da Caorle del presidente del Veneto Zaia alla raccolta firme.Stefani (Liga Veneta): il limite è retaggio storico«Il limite dei mandati è un retaggio storico – dice Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta, molto vicino al segretario nazionale Matteo Salvini – valorizzare la democrazia significa superare queste imposizioni e liberare i cittadini dai vincoli imposti dalla legge al loro libero esercizio del voto. Questo sondaggio ne è la conferma». Dunque le firme sono raccolte per il terzo mandato di Zaia ma anche per mandare un messaggio agli alleati di governo. «Oltre allo sblocco dei mandati per il presidente Zaia chiediamo che il candidato presidente in questa regione spetti al partito che in Veneto, più di tutti, raccoglie 159 sindaci, 1.178 amministratori, coinvolge oltre 320 sezioni. Un patrimonio di persone che dal punto di vista quantitativo e non solo qualitativo, fa la differenza», sottolinea Stefani. LEGGI TUTTO

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    Decadenza Todde, entro lunedì presentazione ricorso

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa presentazione del ricorso contro l’ordinanza ingiunzione per la decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde annunciata per i giorni scorsi, dovrebbe avvenire entro lunedì. Oggi a Cagliari la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Nello stesso luogo, la presidente della Regione e la presidente della Corte d’Appello Gemma Cucca che è anche presidente della Commissione elettorale di garanzia istituita presso la Corte d’Appello. L’organismo che ha emesso l’ordinanza ingiunzione di decadenza e comminato la sanzione da 40 mila euro, nei confronti della governatrice, per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali. E inoltre trasmesso la documentazione alla procura per la verifica delle dichiarazioni rese dalla Governatrice.Procedura a rilentoVa a rilento la procedura che riguarda la decadenza. Una volta presentato il ricorso con la richiesta di sospensiva gli atti saranno acquisiti dalla Giunta per le elezioni che dovrà predisporre, su richiesta della Presidenza, un pronunciamento che prende atto dell’impugnazione ai fini del rinvio della convocazione del Consiglio per la decisione di competenza. Quindi la comunicazione formale del presidente all’Assemblea. Il resto sarà legato all’evoluzione del procedimento con cui si è impugnato l’atto. La votazione per la decadenza potrà avvenire, come sottolineano negli ambienti del centrosinistra, solamente dopo il pronunciamento definitivo della Cassazione in caso di una conferma del provvedimento. La presidente ha poi ribadito anche che «la legislatura proseguirà fino a quando si pronunceranno gli organi competenti come i magistrati, piuttosto che il Consiglio regionale».Loading…Le reazioni politicheNon mancano le critiche da parte dell’opposizione che sollecita chiarimenti rapidi anche in Consiglio regionale (dove la presidente della Regione riferirà i primi giorni di febbraio febbraio) oltre alla dimissioni della stessa governatrice. Critiche (partite dai dirigenti regionali e nazionali del centrodestra) respinte al mittente dalla coalizione che sostiene Alessandra Todde.La presidente va avantiLa presidente, come ribadito in più occasioni, «è in carica a tutti gli effetti e, in virtù della legittimazione, porta avanti l’attività». Compresa l’approvazione del Piano regionale di sviluppo (Prs) 2024-2029, il documento di programmazione pluriennale che contiene le strategie e linee progettuali attraverso cui la Regione intende raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo economico, sociale, ambientale prefissati nel programma di governo che vale oltre 20,6 miliardi di euro. «Un importante documento di programmazione che declina le dichiarazioni programmatiche in azioni misurabili che orientano e ispirano l’operato della Giunta e della legislatura, rendendo trasparenti le priorità di questa amministrazione – fa sapere la governatrice-. Il Prs, per la prima volta, contiene l’indicazione di obiettivi che ispirano le politiche da attuare, misurano i risultati e conseguentemente i finanziamenti assegnati e da assegnare. Tutto il Prs, infatti, è uno strumento dinamico che ogni anno si aggiorna». LEGGI TUTTO

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    La protesta delle toghe: fuori dall’aula in tutta Italia quando parla il governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa Costituzione tra le mani e levata al cielo o schierati all’ingresso di Palazzo di giustizia. Da Milano a Napoli è scattata oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario la protesta di giudici e magistrati contro la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere (approvata in prima lettura). Come deliberato dal comitato direttivo dell’Anm, i magistrati presenti all’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Corte d’Appello di Napoli hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano dopo che ha preso la parola il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Lo stesso è accaduto a Roma dove un gruppo di magistrati ha lasciato l’aula della Corte d’Appello della capitale, quando ha preso la parola il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.Torino, proteste dei magistrati: lasciano l’aula durante l’inaugurazione dell’anno giudiziarioNordio, sbaglia chi pensa che voglia umiliare magistrati  «Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto» ha detto il Guardasigilli nel corso del suo intervento.Loading…Nordio ha poi detto che la riforma per la separazione delle carriere non mette in discussione l’indipendenza del pubblico ministero. «È scritto a chiarissime lettere nella riforma costituzionale. Perché – si è chiesto il ministro della Giustizia – si deve leggere nella riforma quello che nella riforma non c’è? E anche qui mi permetto un riferimento personale. Per 40 anni ho sempre fatto il pm proprio per essere libero e indipendente. Nessuno vorrebbe un pubblico ministero sottoposto al potere esecutivo. Non io. È scritto nella Costituzione e non avverrà mai».Mantovano: riforma per i cittadini e non contro toghe«Vogliamo fare una riforma per i cittadini e non contro i magistrati» ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso del suo intervento. «Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati ma per i cittadini. Immaginavamo di fare la riforma con il contributo critico dei magistrati» ha aggiunto.Colombo boccia la separazione carriere: “Riforma contro i cittadini”Presidente Corte Appello Milano:, basta attacchi alle toghe «Non è possibile che – ha detto il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei – nel diffuso clima di tensione oggi esistente anche gli interventi meramente tecnici dei Capi degli Uffici giudiziari finalizzati solo a dare un contributo alla soluzione di problemi organizzativi nel mondo della Giustizia nel solco della lealtà istituzionale, vengano qualificati come interferenze nelle competenze altrui se non addirittura attaccati in modo gratuitamente denigratorio sulla base di semplificazioni pericolose». LEGGI TUTTO