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    Renzi a Radio24: «Meloni usa diversivi, non affronta i temi concreti». «Nordio? Voteremo la sfiducia»

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di lettura«E’ ovvio che un politico debba saper comunicare. Io sono intellettualmente onesto e dico che Meloni è più brava di me a comunicare: ma comunicare cosa? Noi avevamo cercato di cambiare l’Italia e invece Meloni usa i diversivi per continuare a governare. Arrivano i dazi, che fanno male…sono dazi nostri. Le bollette, l’inflazione che non è sotto controllo: sono cose troppo da politici e non da influencer per essere affrontate?». Lo dice Matteo Renzi, leader di Iv, ai microfoni di Amici e Nemici su Radio24, parlando anche del suo ultimo libro. «Di liberale in Trump e Meloni non c’è nulla. Guardiamo i fatti», aggiunge.«Noi votiamo la sfiducia a Nordio, perch»” su Almasri «ha preso in giro il Parlamento» ha aggiunto poi Renzi parlando della mozione di sfiducia al ministro della Giustizia che sarà all’esame della Camera la prossima settimana.Loading…Sul tema dei referendum, poi, l’ex premier spiega: «Voterò sì al referendum sulla cittadinanza e quattro no ai referendum sul Jobs act». «Sono referendum anacronistici e antistorici», ha aggiunto sottolineando di essere convinto che il «quorum non sarà raggiunto». LEGGI TUTTO

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    Corte dei conti, salvacondotto ai politici e condanne limitate al 30% del danno

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaNella riforma della Corte dei conti entra anche il salvacondotto per «i titolari degli organi politici», la cui «buona fede» andrà presunta «fino a prova contraria» nel caso di adozione di atti «proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi, in assenza di pareri formali, interni o esterni, di contrario avviso». Il salvacondotto non si attiverà nei «casi di dolo», per i quali naturalmente andrà provata la partecipazione concorde di tecnici e politici.Lo scudo dell’emendamento Montaruli/SbardellaLa novità arriva da un emendamento di Fratelli d’Italia proposto da Augusta Montaruli e Luca Sbardella e approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Il testo in pratica rende automatica l’attivazione dello scudo della «buona fede» che, in base alle regole già in vigore, evita la condanna erariale ai politici quando approvano o autorizzano l’esecuzione di atti che «rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi».Loading…Meccanismo automatico della buona fedeCon il nuovo meccanismo questa buona fede sarà automatica, salvo prova contraria, ed estesa a tutte le decisioni, anche solo “vistate” dai tecnici. Un altro argine, insomma, che promette di essere molto apprezzato soprattutto nelle amministrazioni locali.Le condanne erariali non potranno superare il tetto del 30%Il 20 marzo in commissione è arrivato anche il «sì» al tetto che impedirà alle condanne erariali di superare il 30% del danno accertato e il doppio dell’indennità o corrispettivo ricevuti per il servizio. Norma contestata, come tutta la riforma, dall’Anm contabile, che questa mattina terrà una conferenza stampa sul tema. LEGGI TUTTO

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    Mattarella: la mafia può essere vinta, dipende da noi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaI nomi delle vittime di mafia «sono parte della nostra memoria collettiva, ed è nei loro confronti che si rinnova, anzitutto, l’impegno a combattere le mafie, a partire dalle Istituzioni ai luoghi della vita quotidiana, superando rassegnazione e indifferenza, alleate dei violenti e sopraffattori. La mafia può essere vinta. Dipende da noi: tanti luminosi esempi ce lo confermano». Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.Meloni: le mafie nemico dichiarato della nostra democraziaLa premier Giorgia Meloni sui social scrive che «oggi è la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, un importante momento di riflessione per tutti noi. L’Italia e le sue Istituzioni si inchinano davanti al sacrificio di chi ha perso la vita per mano della criminalità organizzata: cittadini onesti, servitori dello Stato, persone innocenti cadute sotto i colpi vigliacchi di un giogo vile e spietato». La presidente del Consiglio sottolinea che «le mafie sono un nemico dichiarato della nostra democrazia, un’offesa alla dignità della Nazione. Per questo – aggiunge – con assoluta determinazione e fermezza, ribadiamo la nostra condanna ad ogni tipo di mafia e ci impegniamo, ogni giorno, a combatterla».Loading…«Ogni ambito è stato colpito dal flagello» mafioso«Il 21 marzo – scrive il presidente della Repubblica – rappresenta un giorno solenne di ricordo e di impegno civile per affermare valori essenziali per la salute della nostra comunità. L’impegno quotidiano per la pratica della legalità, la lotta contro tutte le mafie, contro le consorterie criminali che generano violenza e oppressione, contro zone grigie di complicità che ne favoriscono affari e diffusione, vede operare tutti i cittadini che desiderano vivere in una società coesa e rispettosa dei diritti di tutti».«Ricorrono trent’anni – ricorda Mattarella – da quando Libera e altre associazioni hanno intrapreso un percorso importante di sensibilizzazione e mobilitazione civile fino a far sì che una legge dello Stato istituisse la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, per esprimere doverosa solidarietà nei confronti delle vittime innocenti uccise dalla mano mafiosa. Ogni ambito è stato colpito da questo flagello: servitori della Repubblica, donne e uomini che si battevano per migliorare la società, imprenditori e cittadini che hanno respinto il ricatto del crimine, persone semplici finite sotto il tiro degli assassini».Un impegno che si rinnova«I loro nomi sono parte della nostra memoria collettiva, ed è nei loro confronti che si rinnova, anzitutto, l’impegno a combattere le mafie, a partire dalle Istituzioni ai luoghi della vita quotidiana, superando rassegnazione e indifferenza, alleate dei violenti e sopraffattori. La mafia può essere vinta. Dipende da noi: tanti luminosi esempi ce lo confermano». LEGGI TUTTO

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    Meloni: le risorse del RearmEu sembrano molte ma sono virtuali

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Le risorse» previste dal RearmEu «sembrano molte ma sono virtuali. Noi non chiudiamo ai prestiti» alla base della clausola di salvaguardia nazionale ma «è una scelta che dobbiamo valutare, non abbiamo ancora i dettagli». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni a margine del vertice Ue. Sulla scelta di attivare la clausola o meno entro aprile Meloni ha sottolineato: «L’orizzonte ci sembra ravvicinato».Meloni: bene Ue su neutralità tecnologica auto, nostra battaglia «Per la prima volta – ha detto la premier – nelle conclusioni del Consiglio europeo entra un riferimento alla neutralità tecnologica. È stata una lunga battaglia italiana e non solamente italiana così come entrano alcune risposte molto importanti per il settore dell’automotive». «C’è impegno della Commissione europea – ha aggiunto – sulla sospensione delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi e l’anticipo della revisione sui target di emissione: entrambe le questioni rispettano totalmente la posizione italiana».Loading…«Sconvolta da reazione della sinistra su Ventotene» Rispondendo a una domanda sul caso del Manifesto di Ventotene Melomi ha detto: «Ritengo che l’essenza di alcuni passaggi che ho letto di quel manifesto» è «che il popolo non è in grado di autodeterminarsi. Nel momento in cui si distribuisce quel testo, che messaggio voleva dare la sinistra? Sono rimasta sconvolta dalla reazione che ho visto ieri in aula, con parlamentari della Repubblica che sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie. Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura».«La sinistra mostra un’anima illiberale e nostalgica»Da parte della sinistra, ha proseguito la presidente del Consiglio sollecitata dalle domande dei giornalisti, c’è stata una «reazione assolutamente scomposta» che mostra «un’anima illiberale e nostalgica» della sinistra che ha «oggettivamente delle difficoltà a confrontarsi con le idee degli altri. Io non ho difficoltà. Sono molto convinta delle mie, le rivendico e penso che questa sia la base della democrazia e quindi il problema credo che ce l’abbiano altri».«Sui dazi prudenza, bene rinvio delle contromisure» «Sui dazi – ha sottolineato Meloni – bisogna essere prudenti con una risposta automatica. Sono preoccupata dalle conseguenze. Oggi la presidente della Bce Lagarde parlava di una stima di contrazione di 0,3 del Pil che andrebbe allo 0,5 se rispondessimo. Mi sembra lucido, da parte della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, rinviare di qualche giorno» l’attivazione delle contromisure. LEGGI TUTTO

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    Oggi il Consiglio europeo per varare il piano di riarmo: ecco la linea di Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl convitato di pietra Donald Trump, il piano della commissaria Ue per la politica estera Kaja Kallas che piace sempre meno, l’inizio di un’era del riarmo dai contorni – finanziari e non solo – ancora ben poco definiti. Il summit Ue che si apre oggi non inizia tra i migliori auspici. Giorgia Meloni è atterrata a Bruxelles dopo aver incendiato i banchi dell’opposizione con le sue parole sul Manifesto di Ventotene. All’Europa Building troverà volti più accoglienti. Del resto, nelle conclusioni del Consiglio europeo, il pacchetto sulla Difesa c’è e avrà il consenso dei 27. Un consenso che, in Commissione, giudicano come un importante primo passo, a prescindere da distinguo sulle armi da acquistare – se made in Europe o anche americane – e dalle risorse a cui attingere.Prudenza dell’Italia sul riarmoE’ nei dettagli che il tavolo dei 27 rischia di fallire. L’Italia, ad esempio, non ha alcuna intenzione al momento di attivare la clausola di salvaguardia nazionale per la difesa. E non è certo la sola. Dall’altro lato i frugali, sul debito comune per l’acquisto di armi, hanno eretto un muro invalicabile: di eurobond non se ne parla. In vista del bilancio pluriennale e della necessità di ripagare il debito del Recovery sono tutti ancorati al rigore. Con la Germania che, dopo aver tolto il freno al debito, ha aumentato il suo pressing affinché tutti accrescano il contributo alla difesa. E’ in questo quadro che si inserisce la posizione dell’Italia. Una posizione prudente, a dir poco, sul piano per il riarmo.Loading…Dubbi sul piano Kallas per l’UcrainaE scettica, per usare un eufemismo, sul piano di Kallas per aiuti da 40 miliardi a Kiev. Un piano che, con il passare delle ore, assottiglia le sue ambizioni. L’obiettivo, ha spiegato l’Alto Rappresentante, è arrivare ad una proposta da 5 miliardi nelle prossime ore. Il punto, hanno spiegato più fonti europee, è che il piano non sembrerebbe neanche essere stato coordinato con la presidente Ursula von der Leyen. Al momento, manca un ampio consenso e il dibattito su Kiev vedrà, scolpito nella pietra, anche il veto dell’Ungheria. Tanto che il capitolo sull’Ucraina sarà approvato a 26, con una dichiarazione ad hoc del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Un punto, tuttavia, è certo.Il Libro Bianco sulla difesaI vertici Ue vogliono dare all’esterno e all’interno del continente un duplice messaggio: la telefonata tra Trump e Putin può essere un primo passo ma, al tempo stesso, l’Ue resterà «ferma nel sostegno a Kiev». Perché di Putin l’Ue non si fida. E la corsa al riarmo affonda le sue radici anche in questa convinzione. Non a caso, a poche ore dal vertice Ue, la Commissione ha presentato il Libro Bianco sulla difesa, che riassorbe in modo organico il piano ReArm Europe, e fornisce maggiori dettagli per la sua messa a terra. Tra gli obiettivi principali c’è la volontà di aumentare la cooperazione tra gli Strati, che sono “invitati a incrementare rapidamente gli acquisti congiunti”, in linea con l’obiettivo “di almeno il 40%” proposto dalla Strategia europea per l’industria della difesa, anche “sotto l’egida dello strumento Safe”. Ovvero quel fondo da 150 miliardi costituito dai prestiti che non piace a tutti. Per accedervi, le capitali dovranno presentare progetti e associarsi tra loro o con almeno un Paese della zona Efta – Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – più l’Ucraina. Non solo. Per garantire il “made in Europe” vi sono della clausole specifiche: almeno il 65% dei componenti europei per i prodotti non complessi mentre per quelli strategici, come la difesa aerea, si dovrà poter garantire il «pieno controllo nella progettazione». LEGGI TUTTO

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    Tetto di 45 giorni per le intercettazioni, ok definitivo della Camera

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaVia libera definitivo della Camera al disegno di legge presentato dal senatore di FI, Pierantonio Zanettin, che fissa il tetto massimo di 45 giorni alle intercettazioni. Un testo inviso all’Anm che in occasione della prima approvazione al Senato ha lanciato l’allarme: «migliaia di inchieste saranno a rischio».Le modifiche al SenatoIl provvedimento, approvato in prima lettura dal Senato in data 9 ottobre 2024, è stato esaminato in sede referente dalla Commissione Giustizia, che non ha apportato modifiche al testo approvato dal Senato ed ha concluso il suo esame in data 13 febbraio 2025.Loading…Il tetto dei 45 giorniIl provvedimento ha subito invece modifiche sostanziali durante l’esame in Commissione Giustizia. All’inizio era composto di 3 articoli e la norma portante era quella che vieta di intercettare le telefonate tra avvocati e assistiti. Ma poi questa misura è stata recepita nel ddl Nordio e il progetto di legge, pur restando con il titolo originario, è diventato il contenitore di un’altra norma: quella che mette il tetto di 45 giorni agli “ascolti”, salvo che «l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione»Le derogheIl provvedimento chiarisce inoltre che il limite di durata complessiva delle interecettazioni non trova applicazione con riguardo ai procedimenti per delitti di criminalità organizzata e di terrorismo. LEGGI TUTTO

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    Arriva ADRIANO, il primo dipendente robotico della pubblica amministrazione

    o Giuliano Dami – Ingegnere Roboticoo Progettazione e realizzazione dei componenti hardware del robotProgetto made in ItalyLa realizzazione di ADRIANO è anche un altro successo della robotica italiana, una vera eccellenza nel mondo, confermata anche dai recenti riconoscimenti ai professori Antonio Bicchi e Bruno Siciliano, entrambi insigniti, negli ultimi due anni, dalla Società mondiale di Robotica del prestigioso titolo internazionale di “Pionieri della Robotica e dell’Automazione”. Peraltro, anche assegnatari con il loro team, dell’ambito “Synergy Grant”, un importante titolo e contributo economico dato dal Consiglio Europeo delle Ricerche ai migliori progetti robotici altamente sperimentali.Progetto di frontiera«ADRIANO – afferma il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti – è un progetto sperimentale di frontiera che abbiamo promosso con determinazione, con l’obiettivo di far comprendere quali possano essere le possibili interconnessioni tra la robotica e l’intelligenza artificiale e come queste interconnessioni possano portare a realizzare strumenti utili a migliorare la qualità della vita delle persone. Per realizzare questo progetto abbiamo collaborato con le migliori eccellenze italiane nel campo della ricerca, della robotica e dell’intelligenza artificiale. ADRIANO si innesta in un contesto architettonico unico nel cuore di Roma, il Tempio di Vibia Sabina e Adriano, dove la storia e l’innovazione si fondono in maniera dinamica e vincente».La visione dell’Istituto Italiano di Tecnologia«L’Istituto Italiano di Tecnologia – dice Giorgio Metta, Direttore scientifico IIT – ha sempre avuto, tra i suoi obiettivi principali, quello di portare la ricerca scientifica fuori dai laboratori, per trasformarla in innovazione concreta al servizio della società. Questo progetto rappresenta esattamente questa visione: un robot umanoide che non è solo un esempio di avanzamento tecnologico, ma un primo passo verso un futuro in cui le macchine interagiscono in modo naturale con le persone, supportando e migliorando i servizi a disposizione del pubblico».La prima volta di ADRIANO«Ego in versione ADRIANO – spiega Antonio Bicchi, Head of SoftBots Laboratory IIT e Professore di Robotica all’Università di Pisa – è una prima volta da molti punti di vista: è la prima volta che un robot intelligente e autonomo accoglie visitatori in una delle strutture più suggestive tramandate dalla Roma antica ed è la prima volta che in Italia la Pubblica Amministrazione si mette a capo di un progetto in cui alcuni tra i migliori centri della ricerca italiana, Università e alcune delle startup più promettenti di robotica, hanno collaborato per fare una operazione di questa portata innovativa».Le funzionalità avanzate di ADRIANO«Il robot ADRIANO, progettato per accogliere cittadini e turisti nel Tempio di Vibia Sabina e Adriano, ha funzionalità avanzate – afferma Daniele Nardi, Professore ordinario di Intelligenza Artificiale alla Sapienza Università di Roma – che lo rendono autonomo ed espressivo nelle interazioni vocali, capace di gestire conversazioni e fornire informazioni storiche contestualizzate nella planimetria stessa del Tempio. La piattaforma robotica è stata realizzata da IIT e QBRobotics, mentre Sapienza e IIT hanno sviluppato la parte di navigazione e di interazione tramite comportamenti che integrano gesti ed espressioni facciali con il sistema di generazione delle risposte vocali realizzato da Babelscape».Loading… LEGGI TUTTO

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    Cos’è il Manifesto di Ventotene e quali sono le frasi criticate dalla premier

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla Camera, che in conclusione della sua replica dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue, ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, rivolgendosi alle opposizioni, in una fase in cui c’è stata bagarre in Aula. «Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa», ha esordito in questa risposta Meloni, «contenta» di «citare testualmente» alcuni passaggi del testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli (ex comunista, espulso dal partito per aver criticato i processi farsa del Terrore staliniano) e Ernesto Rossi (militante del movimento Giustizia e Libertà, fondato dal teorico del socialismo liberale Carlo Rosselli).La rivoluzione socialistaLa prima citazione: «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista». Poi il passaggio sulla proprietà privata che «deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente» in linea di principio». Qualche frase prima Spinelli e Rossi criticavano però radicalmente uno dei principi cardine della collettivizzazione socialista: «La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali di produzione deve essere in linea di principio abolita e tollerata solo in linea provvisoria quando non se ne possa proprio fare a meno». Il Manifesto si rivolge anche agli «imprenditori che, sentendosi capaci di nuove iniziative, vorrebbero liberarsi dalle bardature burocratiche e dalle autarchie nazionali». Inoltre Spinelli e Rossi bocciano apertamente la prospettiva comunista, destinata a generare, osservano, «un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia».Loading…Le altre citazioniEcco gli altri passaggi, sempre estrapolati, da Meloni. «Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente». E ancora: «Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni». «La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria». In Aula è bagarre, con il presidente della Camera Lorenzo Fontana che prova a calmare gli animi. «Il partito rivoluzionario – riprende poi Meloni – attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma dalla sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia».L’idea europeistaEra il 1941 quando Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel periodo in cui erano stati confinati sull’isola di Ventotene per essersi opposti al regime fascista, idearono un progetto di unità europea. Frutto di riflessioni sviluppatesi nel corso della cosiddetta “guerra dei 30 anni” che dal 1914 al 1945 ha sconvolto l’Europa, il Manifesto rappresenta un mutamento di paradigma essenziale nel progetto di un continente europeo unificato. “Per un’Europa libera e unita“, il titolo originale, oggi conosciuto come “Il Manifesto di Ventotene”, ovvero come uno dei testi fondanti dell’Unione europea, è un documento che nasce con l’idea europeista di una rivoluzione democratica d’Europa, di creare una federazione europea ispirata ai principi di pace e libertà, con base democratica dotata di parlamento e governo e alla quale affidare ampi poteri, dal campo economico alla politica estera.Lo Stato federaleMentre i passaggi citati dalla premier, legati all’idea di una rivoluzione socialista, appaiono datati, resta l’attualità dell’idea di un movimento che sapesse mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari paesi al fine di far nascere uno Stato federale, con una propria forza armata e «con organi e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l’autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli». LEGGI TUTTO