Flotilla, Tajani al Parlamento: “Non dobbiamo più dividerci”
Flotilla, Tajani al Parlamento: ‘Non dobbiamo più dividerci’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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Il ministro degli Esteri italiano in Parlamento sull’abbordaggio della Flotilla: “Mi ero impegnato per portare aiuti a Gaza”. E aggiunge: “Avevo ripetutamente parlato con il Ministro israeliano Sa’ar, chiedendo di evitare azioni aggressive. Sono sollevato dal constatare che le regole di ingaggio siano state rispettate e che fino a questo momento non si registrino atti di violenza o complicazioni nelle operazioni delle forze israeliane. Già da venerdì potrebbero avvenire prime partenze, soprattutto per chi accetterà di lasciare volontariamente Israele”
“Avevo ripetutamente parlato con il Ministro israeliano Sa’ar, chiedendo di evitare azioni aggressive. Sono sollevato dal constatare che le regole di ingaggio siano state rispettate”. Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha sottolineato come tutti gli italiani fermati finora dall’Idf stiano bene e ha anche confermato come il governo sia stato in prima linea a tentare una mediazione per “portare gli aiuti” (VIDEO) imbarcati sulla Flotilla a Gaza. “Fino a questo momento” non si registrano atti di violenza o complicazioni nelle operazioni delle forze israeliane, ha detto Tajani. “Già da venerdì potrebbero avvenire prime partenze, soprattutto per chi accetterà di lasciare volontariamente Israele. Per chi rifiuterà l’espulsione immediata, sarà necessario attendere il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria israeliana, che potrebbe richiedere 48-72 ore”.
Tajani: “22 italiani fermati da Israele, stanno tutti bene”
“Al momento sarebbero 22 gli italiani fermati. Continuiamo a monitorare la situazione. Su mie istruzioni, il Consolato a Tel Aviv e il Consolato Generale a Gerusalemme assisteranno tutti gli italiani, sia al porto sia nelle procedure di rimpatrio. Già da questa notte i due Consolati sono in contatto con i legali dei cittadini italiani imbarcati. Secondo le informazioni disponibili, raccolte attraverso l’Unità di Crisi, che sta seguendo passo dopo passo la situazione, tutti i nostri connazionali sono in buone condizioni”, sono state le parole del ministro degli Esteri alla Camera.
Tajani: “Operazione 16 navi Marina israeliana finirà oggi”
“Gli abbordaggi sono stati pacifici e senza violenze e preparati da numerose misure di avvicinamento, partendo dalla nave madre Alma – ha ricostruito il ministro degli Esteri – secondo quanto appreso dalla nostra Ambasciata a Tel Aviv, la Marina israeliana ha impiegato più di 16 navi nell’operazione, che si concluderà nella giornata di oggi, per le precauzioni adottate per evitare incidenti. L’arrivo ad Ashdod richiederà ancora diverse ore di navigazione”. Poi aggiunge: “Al porto ad Ashdod i membri della Flotilla verranno identificati e fermati, per poi essere trasferiti con voli charter in Europa”.
Tajani: “Da Gaza 200 bambini che possono curarsi in Italia”
“La nostra risposta al dramma di Gaza sono i bambini, ormai quasi 200 che possono curarsi in Italia”, ha detto Tajani. “Ieri sera arrivato primo gruppo di studenti palestinesi – ha aggiunto – e ne arriveranno altri 100-150 nei prossimi giorni”.
Tajani: “La salvezza di Gaza dipende da sì di Hamas a piano”
“Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese hanno accolto il piano di pace americano, molti importanti paesi arabi e musulmani hanno fatto la stessa cosa – ha sottolineato Tajani – per Gaza si profila un futuro governato da rappresentanti arabi, un graduale ma rapido ritiro delle forze di Israele, un ambizioso piano di ricostruzione con capitali sauditi, americani e non solo. Tutto ora dipende da Hamas, dalla risposta che darà. La salvezza o la tragedia per la popolazione di Gaza dipendono dalle loro scelte”.
Appello di Tajani a opposizione: “Uniti sui principi per i 2 Stati”
“Il Piano di pace definisce una serie di principi per la risoluzione del conflitto: Hamas deve essere disarmata e non deve avere alcun ruolo nel futuro di Gaza; tutti gli ostaggi devono essere rilasciati; devono cessare i bombardamenti e le operazioni militari israeliane a Gaza; l’accesso di aiuti umanitari deve essere ripristinato; pieno sostegno al piano arabo per la ricostruzione di Gaza. Nei miei numerosi incontri a New York ho riscontrato la più ampia condivisione di questi principi, che rappresentano l’unica base credibile per arrivare a due Stati in grado di convivere in pace e sicurezza. Sono certo che anche l’opposizione si riconosce e sostiene questi principi”. ha detto Tajani rinnovando “un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento: il Paese, l’intero Paese, non può non riconoscersi in questi principi e in questi obbiettivi (VIDEO)”. LEGGI TUTTO
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Domenica 5 e lunedì 6 ottobre in Calabria si vota per le elezioni regionali. A pochi giorni dalla tornata elettorale, Sky TG24 ospita il confronto tra i due principali candidati alla carica di governatore: a partire dalle 10, in diretta dagli studi di Roma Montecitorio, sul canale 501 e in streaming sul nostro sito andrà in onda il faccia a faccia tra Roberto Occhiuto, presidente uscente ed esponente di Forza Italia sostenuto dal centrodestra, e Pasquale Tridico, già presidente dell’Inps e sostenuto dalle principali forze di coalizione del centrosinistra. Si tratta di un nuovo appuntamento del format Il Confronto su Sky TG24, che negli anni ha contribuito a rendere il canale all news un punto di riferimento nel racconto della politica italiana, e che ha già visto protagonisti la scorsa settimana i due principali candidati nelle Marche, Francesco Acquaroli (poi rieletto governatore) e Matteo Ricci (CHI VOTARE ALLE ELEZIONI REGIONALI IN CALABRIA? IL TEST TROVAPRESIDENTE).
Come si svolge Il Confronto
Il format de Il Confronto prevede lo stesso tema di domanda per entrambi i candidati e uguale tempo di risposta, la domanda incrociata e, in chiusura, l’appello finale agli elettori. A condurre è Giovanna Pancheri, presentatrice di Start, l’approfondimento politico di Sky TG24. Al termine del confronto, ospiti e commentatori arricchiranno l’analisi sui temi emersi nel dibattito.
Chi sono i candidati
I due principali candidati alla carica di governatore della Calabria sono Roberto Occhiuto e Pasquale Tridico. Il primo è il presidente uscente della Regione, che aveva vinto le elezioni regionali del 2021 con il 54,46% dei voti e si è ricandidato dopo aver rassegnato le dimissioni in seguito a un avviso di garanzia dichiarando di voler lasciare ai calabresi la decisione sul futuro della Regione. È un esponente di Forza Italia, ed è supportato dall’intera coalizione di centrodestra. Pasquale Tridico invece è stato in passato presidente dell’Inps, ed è il candidato del Movimento 5 stelle supportato dal ‘campo largo’ di centrosinistra: tra le forze progressiste che sostengono la sua candidatura ci sono il Partito democratico e Avs. LEGGI TUTTO
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Deputato dal 2008, prima nell’Unione di Centro e poi in Forza Italia, nel 2021, dopo la scomparsa della presidente di Regione Jole Santelli, eletta e deceduta nell’anno precedente, si candida alla presidenza della regione con la coalizione di centrodestra. Il voto regionale lo premia: viene eletto presidente con il 54,46% dei voti, superando i candidati del centro-sinistra-Movimento 5 Stelle Amalia Bruni (27,68%) e della sinistra Luigi de Magistris (16,17%).
Nel corso dei suoi quattro anni di presidenza sono diverse le emergenze delle quali si occupa, dalla pandemia di Covid-19 all’accordo con il governo cubano per poter aggiungere 500 medici stranieri al sistema sanitario regionale. Inoltre, si occupa anche del rigassificatore di Gioia Tauro, del consorzio di bonifica regionale e dell’istituzione dell’Arrical, l’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, deputato allo smaltimento dei rifiuti urbani e alla gestione dei servizi idrici regionali.
Nel luglio 2025, attraverso un breve video, si dimette dalla carica di governatore a causa di un’inchiesta che lo vede indagato per corruzione, ma dichiara di volersi ricandidare per “lasciare decidere ai calabresi se il suo lavoro deve continuare”.
Per approfondire: Tessera elettorale scaduta o persa, come richiederla e cos’è l’attestato sostitutivo LEGGI TUTTO
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Antonio Di Pietro compie oggi 75 anni. Ex magistrato simbolo dell’inchiesta Mani Pulite, Di Pietro è stato protagonista di una lunga e intensa carriera che ha attraversato la magistratura, la politica e l’attivismo civile. Nato a Montenero di Bisaccia, in Molise, il 29 settembre 1950, è diventato uno dei volti più noti dell’Italia degli anni ’90, quando l’inchiesta sul sistema di corruzione politico-economica noto come “Tangentopoli” cambiò il volto della Prima Repubblica. Dopo aver guidato alcune delle indagini più clamorose della stagione di Mani Pulite, Di Pietro lasciò la magistratura nel 1994, in un clima di polemiche e attenzione mediatica. La sua figura era ormai diventata iconica: rigorosa, diretta, spesso divisiva, ma difficilmente ignorabile.
L’ingresso in politica
Nel 1996 fece il suo ingresso in politica, candidato da Romano Prodi nel primo governo dell’Ulivo. Fu nominato Ministro dei Lavori Pubblici, ma si dimise dopo pochi mesi a seguito di un’inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva (e da cui poi fu prosciolto). Nel 1998 Di Pietro fondò il movimento Italia dei Valori, con l’obiettivo dichiarato di portare legalità e trasparenza nelle istituzioni. Il partito ebbe un discreto successo nei primi anni 2000, raccogliendo consensi soprattutto tra gli elettori del centrosinistra. Di Pietro fu eletto più volte in Parlamento, partecipando a varie coalizioni di governo. Il suo stile diretto e la sua battaglia contro la corruzione lo resero un personaggio polarizzante anche in politica. Fu uno dei più accesi oppositori di Silvio Berlusconi, con cui ebbe numerosi scontri verbali e giudiziari.
Il ritorno alla vita privata
A partire dal 2013, l’Italia dei Valori ha subito un forte ridimensionamento. Le elezioni politiche di quell’anno segnarono di fatto la fine dell’esperienza nazionale del partito. Di Pietro, travolto anche da tensioni interne e polemiche sulla gestione del movimento, si è progressivamente ritirato dalla scena politica. Negli anni successivi ha continuato a commentare l’attualità, intervenendo su temi legati alla giustizia e alla legalità. Pur lontano dai riflettori, non ha mai rinnegato il proprio passato, né da magistrato né da politico. LEGGI TUTTO
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Il testo, di iniziativa parlamentare, prevede un programma nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità, un piano di formazione per i medici e i pediatri e l’istituzione presso il Ministero della salute, dell’Osservatorio per lo studio dell’obesità
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Il ddl che riconosce l’obesità come malattia è legge. Il disegno, di iniziativa parlamentare e votato per alzata di mano, offre una serie di strumenti che vanno dalla prevenzione alla cura, dalla sensibilizzazione sociale alla raccolta dati. Previsto anche un piano di formazione per il personale medico sanitario e la creazione di un Osservatorio per lo studio dell’obesità che farà capo al Ministero della salute.
Il ddl che riconosce l’obesità come malattia
L’Italia è il primo Paese al mondo ad approvare una legge che riconosce l’obesità come una vera e propria malattia “progressiva e recidivante”. Il Senato ha approvato il disegno di legge confermando quello licenziato dalla Camera. Il testo, di iniziativa parlamentare, prevede un programma nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità, un piano di formazione per i medici e i pediatri e l’istituzione presso il Ministero della salute, dell’Osservatorio per lo studio dell’obesità. La maggioranza ha votato a favore, le opposizioni si sono astenuta perché chiedeva maggiori risorse e che l’obesità come tale rientrasse nei livelli essenziali di assistenza. Il testo, ha affermato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alberto Barachini, “riconosce l’obesità come una malattia e offre una serie di strumenti per la lotta e il contrasto all’obesità. L’obesità non è un comportamento, un atteggiamento sbagliato del soggetto nei confronti del cibo e dell’alimentazione, ma è una vera e propria malattia progressiva e potenzialmente recidiva”.
L’articolo 2 del testo approvato pone sottolinea l’importanza di garantire l’erogazione, ai soggetti affetti da obesità, delle prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza (Lea). Il testo pone inoltre come obiettivo quelli di finanziare un “programma nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità” che promuoverà una serie di iniziative come l’allattamento al seno, la promozione delle attività sportive e la conoscenza delle principali regole alimentari nelle scuole e tra i genitori fino a sostenere la formazione e l’aggiornamento in materia di obesità e sovrappeso tra gli studenti universitari, i medici di famiglia, i pediatri e il personale del Ssn. LEGGI TUTTO
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Il provvedimento che ripristina il 4 ottobre la festa nazionale di San Francesco d’Assisi è legge. La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato in sede deliberante il disegno di legge già licenziato dalla Camera. Il presidente della Commissione Alberto Balboni, parlando con i cronisti ha sottolineato il “valore simbolico” del sì definitivo prima del 4 ottobre, anche se la legge si applicherà per la prima volta nel 2026 dato che deve essere ancora pubblicata in Gazzetta ufficiale.
Festività abolita nel 1977
La Camera aveva già approvato il provvedimento, in prima lettura, il 23 settembre scorso. La legge, presentata da Noi Moderati, ha incassato un sostegno bipartisan. Nell’Aula di Montecitorio è stata approvata con 247 voti a favore, 8 astenuti e soli 2 contrari. L’obiettivo era l’approvazione definitiva in prossimità della celebrazione per la ricorrenza dell’ottavo centenario della morte del santo nel 2026: e così è stato. Il presidente della commissione, Alberto Balboni (FdI), ha commentato: “Ringrazio tutte le forze politiche per aver acconsentito alla deliberante. San Francesco è il protagonista del 4 ottobre, giorno in cui morì nella sua Assisi, diventata poi la ‘Città della pace’ e dove oggi sorge la basilica che la cristianità gli ha dedicato. La figura del poverello di Assisi risponde a molte esigenze della società contemporanea – rimarca Balboni -. Al bisogno di pace, innanzitutto. E nessuno meglio del Patrono d’Italia, la cui festa fu abolita nel 1977 durante gli anni di piombo, risponde a questa necessità di stare uniti in una fase burrascosa del mondo. Il 4 ottobre di ogni anno l’Italia ricorderà di essere una terra di tradizioni che onora i suoi santi e la sua storia”.
Sostegno bipartisan
“Accolgo con gioia e soddisfazione la notizia dell’approvazione in via definitiva in Senato della proposta di legge parlamentare che reintroduce dopo 50 anni come festa nazionale il 4 ottobre, giorno in cui si celebra San Francesco Patrono d’Italia” ha commentato la premier Giorgia Meloni, in una nota. “Il Governo – prosegue Meloni – ha appoggiato convintamente l’iter della proposta, che ha raccolto e fatto suo l’appello lanciato un anno fa da Davide Rondoni, poeta e presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte del Poverello d’Assisi. Il sostegno bipartisan e pressoché unanime alla proposta è un segnale importante dell’unità che si ritrova in politica attorno ad una delle figure più rappresentative e distintive dell’identità nazionale. Un Santo amato da tutto il popolo italiano e in cui tutto il popolo italiano si riconosce. La Festa nazionale sarà l’occasione per celebrare un uomo straordinario e ricordaci, ogni anno, chi siamo e cosa ci unisce nel profondo”, conclude la presidente del Consiglio.
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