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    Dalla Campania al Veneto, ecco gli scenari nelle sei regioni al voto il prossimo anno

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaCon la tornata elettorale che si è chiusa lunedì 18 novembre ieri con l’elezione Michele de Pascale presidente dell’Emilia-Romagna e di Stefania Proietti presidente dell’Umbria salgono a sei le regioni governate dal centrosinistra (Sardegna, Campania, Puglia, Toscana, oltre alle già citate Umbria ed Emilia Romagna). Restano 12 quelle a guida centrodestra (Piemonte, Basilicata, Abruzzo, Molise, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Sicilia, Calabria, Liguria, Marche e Veneto). In Valle d’Aosta governano gli Autonomisti. Ci sono poi la Provincia Autonoma di Trento, guidata da Maurizio Fugatti (Lega) e la Provincia Autonoma di Bolzano guidata da Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei)Nel 2025 sono sei le Regioni chiamate al voto: Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Le date non sono ancora note, anche se generalmente è il presidente della Regione interessata, in base alle disposizioni previste dalla legge, a stabilire la data. E’ possibile un election day da tenere il prossimo autunno, ma non sarà facile mettere d’accordo tutte le Regioni.Loading…In Veneto partita aperta per il dopo ZaiaDopo la doppia sconfitta rimediata in Emilia Romagna e Umbria, Fratelli d’Italia lavora per rifarsi in vista delle prossime sfide elettorali, a partire dal Veneto, dove – in attesa delle mosse del governatore uscente, il leghista Luca Zaia (già al suo terzo mandato e, in base alla legge attuale, non più ricandidabile) – si gioca una partita nazionale all’ultimo voto. Non è un mistero infatti che il partito di Giorgia Meloni guardi con interesse alla ricca Regione del Nord, mosso dal desiderio di candidare un proprio esponente alla guida di Palazzo Balbi. Tanto più che a partire dalle elezioni politiche del 2022 FdI è saldamente primo partito in regione. Da tempo si fa il nome del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Ma non c’è solo lui. Anche l’europarlamentare di Fdi Elena Donazzan, ex assessora della giunta Zaia, potrebbe ambire alla nomination. Senza contare che Forza Italia punta sull’ex sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, diventato coordinatore degli azzurri in regione. E che tra le opzioni che stanno prendendo forma c’è anche quella di un candidato civico. Tra i nomi che circolano c’è quello di Matteo Zoppas, presidente dell’Ice. Mentre nel centrosinistra circola il nome di Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, radicato territorialmente come il ravennate Michele de Pascale in Emilia-Romagna e la sindaca di Assisi Stefania Proietti in UmbriaIn Campania pesa la variabile De LucaIn Campania, dove governa il centrosinistra, i piani della segretaria dem Elly Schlein sono messi a rischio dalle mosse del governatore Vincenzo De Luca, che dopo il via libera incassato dal suo consiglio regionale al terzo mandato, non ha nessuna intenzione di farsi da parte, come pure gli chiede il Nazareno. E c’è chi dice che sarebbe tentato dall’idea di forzare la mano e dimettersi per tornare alle urne entro 90 giorni. Così da bruciare sul tempo un eventuale ricorso del governo sulla norma regionale che gli consente di candidarsi di nuovo. E da spiazzare il Pd, che sarebbe costretto a trovare in tutta fretta un candidato alternativo, dal momento che Schlein ha ribadito più volte che non intende ricandidarlo. Quanto al centrodestra, hanno ambizioni sia Forza Italia che FdI. Questi ultimi sono compatti sul nome di Edmondo Cirielli, nome forte del partito e vice-ministro degli Esteri.In Puglia ipotesi Decaro per il centrosinistraIn Puglia (dove Michele Emiliano si avvia a concludere il suo secondo mandato e non è rieleggibile) la partita si annuncia ostica per il centrodestra. perché l’uomo da battere potrebbe essere l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro (Pd) nel frattempo spostatosi all’Europarlamento di Strasburgo, forte di mezzo milione di preferenze incassate alle elezioni europee di giugno (è stato il candidato dem più votato). LEGGI TUTTO

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    Codice della strada, al via il voto in Senato per il via libera definitivo: ecco tutte le sanzioni e le novità

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaRitiro della patente per chi guida col telefonino in mano o sotto effetto di alcol e stupefacenti, nonché per chi abbandona gli animali in strada. E ancora, stretta sui monopattini con obbligo di targa casco e assicurazione. Sale poi la cilindrata delle auto che potranno guidare i neopatentati, ma il limite durerà tre anni. E’ ad un passo da diventare legge il ddl che riforma il Codice della Strada. Approvato dalla Camera è arrivato in aula al Senato senza modifiche. Le votazioni iniziano nel pomeriggio. Il via libera definitivo è atteso tra oggi e domani. Ecco le nuove regoleTelefonini al volante La sanzione per chi guida con lo smartphone andrà da un minimo di 250 euro a un massimo di 1.000. Viene inserita anche la sospensione automatica di una settimana se si viene sorpresi col telefono al volante e sulla patenti si hanno almeno 10 punti. In caso di recidiva la multa lievita fino a 1.400 euro, la sospensione della patente può arrivare a tre mesi e si aggiunge la decurtazione da 8 a 10 punti. I tempi di sospensione, poi, raddoppiano se l’uso del telefonino causa un incidente o manda fuori strada un altro veicolo.Loading…Guida in stato di ebrezzaScatta la tolleranza zero: se il tasso alcolemico è compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro si riceve una sanzione tra 573 e 2.170 euro, con una sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Se il tasso alcolemico è compreso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, si è puniti con la doppia sanzione, detentiva e pecuniaria (arresto fino a 6 mesi e ammenda da 800 a 3.200 euro). Sospensione della patente da 6 mesi a un anno. Se il tasso alcolemico è superiore a 1,5 grammi per litro, la contravvenzione è punita con sanzione detentiva e pecuniaria (arresto da 6 mesi e un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro) e sospensione della patente da uno a due anni. Cosa si può bere in pratica? Dipende dal peso, dall’altezza e se si è a stomaco pieno: in genere si è sicuri con un bicchiere di vino o una lattina di birra o un bicchierino di superalcolico. Per i neo patentati le norme già in vigore prevedono un tasso alcolico zero per tre anni. Tutte le ipotesi di guida in stato di ebbrezza portano alla decurtazione di 10 punti dalla patente. Tra le sanzioni c’è anche l’obbligo di installare sulla macchina l’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avvio del motore in caso di rilevamento di un tasso alcolemico superiore a zero.Guida sotto effetto di stupefacentiTolleranza zero anche per chi guida dopo aver fatto uso di stupefacenti. Basterà risultare positivo ai test perché scatti la revoca della patente e la sospensione di tre anni.Eccesso di velocitàSanzione da 173 a 694 euro a chiunque superi di oltre 10 km/h e di non oltre 40 km/h i limiti massimi di velocità. Se la violazione è compiuta all’interno di un centro abitato e per almeno due volte nell’arco di un anno, la sanzione è innalzata fra 220 e 880 euro con sospensione della patente da quindici a trenta giorni. LEGGI TUTTO

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    Schlein più forte, ma il Pd è un gigante solitario: pesa il crollo del M5s

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaVittoria sia pure scontata del centrosinistra in Emilia Romagna, dove il candidato dem Michele De Pascale sfiora il 57% e stacca la sfidante “civica” del centrodestra Elena Ugolini di oltre 16 punti. E soprattutto vittoria del centrosinistra in Umbria, sfida per la quale alla vigilia tutti gli istituti di sondaggi prevedevano un testa a testa, con la sindaca di Assisi Stefania Proietti che vince con oltre il 51% staccando la governatrice uscente della Lega Donatella Tesei di circa 5 punti e riportando a casa una storica regione rossa.Il Pd cresce e si conferma primo partito, Schlein rinsaldata alla guidaNon è il tre a zero immaginato la scorsa estate, visto che in Liguria i veti e le liti nel campo largo da una parte e la scelta azzeccata dell’ormai ex sindaco di Genova Marco Bucci da parte della premier Giorgia Meloni dall’altra parte hanno decretato ad ottobre la sconfitta per un soffio del dem Andrea Orlando. Ma per la segretaria del Pd Elly Schlein è un due a zero in un’unica giornata di tutto rispetto, che la rinsalda alla guida del maggior partito dell’opposizione, perno inequivocabile della costituenda coalizione che dovrà sfidare il centrodestra a guida Meloni alle prossime politiche. Il Pd si conferma infatti, come per altro già in Liguria, primo in entrambe le regioni staccando di parecchi punti il partito della premier, Fratelli d’Italia: in Emilia Romagna ritorna abbondantemente sopra il 40% arrivando al 43% guadagnando ben sette punti rispetto alle europee di giugno mentre Fdi è attorno al 24%; in Umbria invece i dem si assestano al 30%, mentre FdI perde posizioni e si ferma al 19,4 per cento.Loading…Ma i dem devono fare i conti con il crollo del M5s. L’avvertimento di Renzi: si vince solo unitiEppure se si volge lo sguardo al resto del campo largo il quadro per il Pd resta piuttosto desolante, visto che dopo la Liguria si consolida il crollo del principale alleato, ossia del M5s, che come già accaduto in Liguria dimezza i propri voti. Quanto ai centristi, questa volta il veto del leader Giuseppe Conte non è stato totale come in Liguria, dove i renziani di Italia viva hanno dovuto rinunciare a candidarsi anche nelle liste civiche lasciando una maliziosa libertà di voto. Niente simbolo, dunque, ma renziani in campo nella lista del presidente in Emilia Romagna e nella civica ”civici umbri”. Ha buon gioco Matteo Renzi, al riparo dal mancato test del suo partito, a commentare: «Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi».Conte, la costituente del M5s e gli improbabili paletti per le alleanzeIl diverso impatto del voto sul Pd e sul M5s è testimoniato dall’arrivo subitaneo di Schlein a Perugia al fianco della neo governatrice Proietti («una vittoria bellissima, commovente») e dall’assenza di Conte, che pur congratulandosi mette avanti gli impegni di partito: «Vittoria strepitosa, ma stiamo preparando Nova, siamo in dirittura d’arrivo, la Costituente mi blocca a Roma». Già, per il M5s incombe l’assemblea costituente che il prossimo week-end dovrà votare per rifondare il movimento e superare la tutela del Garante Beppe Grillo, la cui carica potrebbe addirittura essere cancellata. Il magro risultato potrebbe teoricamente indurre gli iscritti a scegliere la ridotta dell’autonomia dalla destra e dalla sinistra nel nome delle origini, ma la realtà è che la scelta del campo progressista è per il M5s fuori discussione: anche le stesse vittorie in Emilia Romagna e Umbria spingono in quella direzione. Tuttavia c’è da scommettere che i paletti che i pentastellati vorranno mettere per la costruzione della futura alleanza sono destinati ad aumentare: la scelta è tra far sottoscrivere agli alleati addirittura un manifesto con «i principi non negoziabili del M5s» oppure puntare sul classico «contratto di governo» alla tedesca, soluzione più probabile.L’avvertimento di Schlein: ogni singola parte della coalizione conta, vince l’unità e l’umiltàMa con questa sproporzione di voti il Pd potrà accettare veti programmatici, magari su temi come la politica estera e l’appartenenza atlantica? La minoranza riformista è già sul piede di guerra per spingere la segretaria a non sottostare oltre ai veti e ai paletti di Conte e a valorizzare maggiormente i centristi. Ma la stessa Schlein, analizzando a caldo il voto, mette le mani avanti sottolineando che «ha vinto l’unità e l’umiltà» e che «ogni singola parte di questa coalizione ha portato il valore della sua specificità per una vittoria collettiva». A buon intenditor (Conte) poche parole, per ora. LEGGI TUTTO

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    La sconfitta brucia ma Meloni guarda avanti. Fi supera la Lega

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNiente di drammatico ma pur sempre una sconfitta. E se quella in Emilia Romagna era data per scontata, la riconquista dell’Umbria da parte del centro-sinistra è una ferita che brucia parecchio. Giorgia Meloni ne prende atto e da Rio de Janeiro, dove sta partecipando al G20, invia un messaggio di auguri ai due vincitori, Michele de Pascale e Stefania Proietti, con i quali auspica di poter collaborare. Poi i ringraziamenti a Elena Ugolini e alla governatrice uscente Donatella Tesei, quando sul dato umbro nessuno nel centrodestra si era ancora pronunciato. Una scelta, quella della premier, che segnala l’intenzione di volersi mettere immediatamente alle spalle il brutto risultato di questo week end elettorale. Brutto anche per la distanza siderale tra i due candidati in Emilia Romagna e per i quasi sei punti di distacco in Umbria, dove inizialmente i sondaggi parlavano di un testa a testa. La stessa governatrice uscente Tesei ammette che non si aspettava una distanza così significativa.La perdita di voti di FdIC’è poi anche da fare i conti con i risultati delle singole liste. Fratelli d’Italia rispetto alle Europee e alle politiche ha perso più di 10 punti. E al contrario di quanto accaduto in Liguria, dove il partito della premier ha contribuito fortemente al successo delle liste civiche che appoggiavano Marco Bucci, candidato perché voluto fortemente da Meloni, in Umbria sono andate male anche le civiche. Per più di qualcuno è la conferma che i Fdi senza Meloni in campo sono destinati a uscire sconfitti.Loading…Inutile il contributo di BandecchiNon solo. Sempre i numeri sottolineano che il contributo di Stefano Bandecchi, discusso sindaco di Terni è stato inutile. La sua Alternativa Popolare si è fermata al 3% circa e Tesei ha perso anche a Terni città. Un risultato deludente su cui forse ha pesato anche il malumore scatenatosi dentro il centrodestra (e in particolare in Fdi) per un’intesa con colui che era stato il principale avversario alle scorse comunali nella seconda città umbra. A chi chiedeva a Donatella Tesei un giudizio sul risultato deludente di Fdi, che probabilmente le è costato la vittoria, la ex Governatrice ha risposto diplomaticamente assicurando che «tutti i partiti hanno dato il massimo». Anche la Lega è infatti costretta a leccarsi le ferite. Intanto perché comunque ha perso la guida di una Regione (Tesei è della Lega). E poi ha subito nuovamente il sorpasso di Forza Italia in entrambe le Regioni.In Umbria e Emilia-Romagna sorpasso di Fi sulla LegaMatteo Salvini ha commentato ribadendo che gli elettori «hanno sempre ragione» ma in Umbria il sorpasso degli azzurri sul Carroccio è ancora più doloroso anche perché Fi stavolta si è presentata da sola, senza il contributo di Noi moderati, la formazione di Maurizio Lupi che peraltro a livello regionale ha preso più voti di Bandecchi. «Siamo soddisfatti, abbiamo raddoppiato i voti», segnala Antonio Tajani, leader di Forza Italia che confronta il risultato di ieri con quello delle regionali di 5 anni fa anche se c’è stato un avanzamento pure rispetto alle Europee.Riflessione aperta nel centrodestraOra – come si dice in questi casi – si aprirà una riflessione. Tutti in queste ore, se sollecitati, si affrettano a dire che non ci saranno ripercussioni nella maggioranza e sul Governo. Ma c’è il rischio che le fibrillazioni, complice anche il passaggio della legge di Bilancio e i nuovi equilibri che si stanno determinando a livello internazionale, possano acuire le crepe provocate dal voto. La caccia alle responsabilità inevitabilmente è già partita. Anzitutto sulla classe dirigente chiamata a competere. In Umbria evidentemente il governo Tesei non ha convinto, così come in Emilia Romagna non è passata l’accusa rivolta dal governo centrale alla Regione e ai sindaci sulle responsabilità per i mancati lavori post alluvione LEGGI TUTTO

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    Chi è Stefania Proietti, la sindaca di Assisi nuova governatrice dell’Umbria

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDa sindaca di Assisi (passando per la Provincia di Perugia) alla candidatura alla presidenza della Regione Umbria, nel solco dei valori di San Francesco. Stefania Proietti (civica), candidata del campo largo di centrosinistra, ha vinto la “sfida”, con la governatrice uscente, la leghista Donatella Tesei.Campagna elettorale dal bassoClasse 1975, sposata, madre di due figli, ingegnera e docente universitaria, cattolica, civica, candidata dal campo largo, la nuova governatrice dell’Umbria è cittadina della città di San Francesco dal 2016 (e anche presidente della Provincia di Perugia). Proprio ai contenuti del Cantico delle creature ha detto di voler ispirare il suo programma di governo. Pace, non violenza, l’attenzione verso gli ultimi, quindi, ma anche sanità, occupazione e salari, nuove generazioni, innovazione e sviluppo sostenibile, ambiente e crisi climatica, giustizia sociale. Un programma che ha presentato ai cittadini umbri con una campagna elettorale “dal basso”, attraverso incontri partecipativi con i cittadini, basata sul modello che aveva di recente portato al successo l’attuale sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, sempre con il campo largo del centrosinistra.Loading…Priorità alla sanità pubblicaPriorità sarà data ad una sanità «pubblica, universale e accessibile a tutti. Con la sanità privata sussidiaria a quella pubblica». Proietti partirà «dalla promozione della prevenzione e da una rete ospedaliera efficiente per i cittadini e attrattiva per il personale sanitario, che dovrà essere incentivato a restare in Umbria». Relativamente all’occupazione, parola chiave la retribuzione, «per un salario buono, un salario minimo». Attenzione poi al welfare, per una società che abbia «la persona al centro», ma anche la cultura e l’istruzione. Importante spazio sarà dato infine all’ambiente e alla transizione ecologica. Il programma ribadisce un forte “no” alla costruzione di un nuovo inceneritore, puntando invece sull’economia circolare «per arrivare all’80 per cento di raccolta differenziata entro il 2030».L’impegno per la pace e la sostenibilitàL’impegno per la pace ha particolarmente caratterizzato la sua attività nel tempo. Come sindaca di Assisi ha anche proposto che la città, «la cui amicizia sociale negli anni si è sempre espressa verso i due popoli israeliano e palestinese, e l’Umbria tutta, abbiano un ruolo come terra di pace e di dialogo aperto, ispirato da San Francesco e da Aldo Capitini, e diventino sedi per un percorso negoziale di pace». “Faremo della pace – ha assicurato in campagna elettorale – la nostra bandiera in tutte le azioni, anche nei rapporti con la minoranza, anche in consiglio regionale e nei rapporti internazionali». E alla sezione 31 di Costa di Trex, frazione di Assisi, sul monte Subasio, Proietti è entrata con una copia della Costituzione in mano, indicando simbolicamente la strada che intende percorrere in questo mandato da presidente della Regione Umbria.Come sindaca di Assisi, Proietti ha preso parte alle Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Marrakech (COP22), Bonn (COP23) intervenendo come relatrice sui temi della sostenibilità urbana.Cattolica impegnata in politicaCattolica, è stata delegata della Conferenza Episcopale Italiana quale responsabile per i temi ambientali presso il Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa e sempre per la Cei è stata componente del Gruppo di studio sulla Custodia del Creato. A partire dalla fondazione nel 2021, Proietti è stata membro del comitato organizzatore di The Economy of Francesco, presieduto da Domenico Sorrentino. LEGGI TUTTO

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    L’attacco di Nordio all’Autonomia: dopo le regionali sarà guerra delle riforme

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«La Corte Costituzionale è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli proprio tipici del referendum. Adesso il Parlamento dovrà rivedere la legge Calderoli, poi la rivedrà la Cassazione. A spanne, con prudenza, direi che questa sentenza dovrebbe eliminare almeno per ora la possibilità del referendum». E ancora: «Si tratta di una sentenza più che equilibrata, che condivido. Tra l’altro produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso una soluzione condivisa».Nordio rompe la tregua elettorale e attacca la Lega e la sua bandieraA dare un ulteriore colpo all’autonomia differenziata targata Lega dopo quello assestato dalla Consulta giovedì, che ha di fatto smontato la legge, non è un leader dell’opposizione ma un ministro di rilievo del governo, il Guardasigilli Carlo Nordio. Che, intervenendo a Stresa sul palco del forum della Fondazione Iniziativa Europa, rovescia la narrazione ottimistica del ministro leghista per gli Affari regionali e padre della riforma Roberto Calderoli e dice almeno tre cose che suonano come un atto di guerra contro il partito di Matteo Salvini e la sua bandiera storica: che l’intervento dei giudici costituzionali è stato pesante, che ora tocca riscrivere la legge per bene e che i tempi per arrivare al traguardo dell’autonomia differenziata delle regioni del Nord saranno lunghi se non lunghissimi, oltrepassando probabilmente la legislatura. Altro che qualche piccolo aggiustamento per accogliere i rilievi della Consulta come ribadito da Calderoli, altro che proseguimento della trattativa per il trasferimento delle materie no-Lep come pretendono i governatori leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana.Loading…Fratelli d’Italia e Forza Italia sul piede di guerra per la riscrittura della leggeDi certo Giorgia Meloni non ha gradito la coincidenza dell’attacco – di fatto – alla Lega alla vigilia dell’apertura delle urne in Umbria e in Emilia Romagna. Ma di certo l’uscita di Nordio è condivisa dalla premier e dai dirigenti del suo partito, Fratelli d’Italia: il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Alberto Balboni ha ricordato nelle scorse ore che lui e il suo partito avevano proposto emendamenti che andavano nella stessa direzione poi decisa dalla Consulta, soprattutto sulla necessità di un ruolo maggiore del Parlamento nel processo di differenziazione. Lo stesso Forza Italia, che ora annuncia addirittura un osservatorio sull’applicazione dell’autonomia differenziata per «vigilare con responsabilità».Il sollievo di Palazzo Chigi per il probabile stop al referendum sull’autonomiaQuanto al referendum abrogativo che si dovrebbe tenere a giugno 2025 e per il quale i partiti d’opposizione e le regioni di centrosinistra hanno depositato in Cassazione due distinti quesiti (uno di abrogazione totale e uno di abrogazione parziale) il ministro della Giustizia si unisce ai molti costituzionalisti ed esperti – da Stefano Ceccanti a Tommaso Forsini, da Salvatore Curreri a Giuseppe Calderisi – che ritengono che a questo punto la Cassazione non possa che dichiarare superati i quesiti bloccando di fatto la macchina referendaria. Soprattutto se, quando saranno uditi nelle prossime settimane dopo il depositio delle motivazioni della sentenza della Consulta atteso per metà dicembre, anche i proponenti si dichiareranno vincitori e acconsentiranno a ritirare i quesiti. E il Pd ci sta seriamente pensano, se non altro per evitare una sconfitta politica dopo la vittoria giuridica, visto che il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli elettori previsto per i referendum abrogativi resta un miraggio. E se conviene anche all’opposizione, lo stop al refendum conviene soprattutto a Meloni, che altrimenti si troverebbe nella scomoda posizione di difendere una legge che in fin dei conti non condivide finendo per compattare un “campo largo” diviso su tutto il resto.Impatto a cascata sulle altre due riforme costituzionali, giustizia e premieratoLa vicenda dello stop all’autonomia, come che vada a finire la questione del referendum, non può non impattare sulle altre due riforme bandiera in campo: il premierato caro alla premier, che è stato messo a dormire alla Camera dopo il sì del Senato proprio in attesa di capire se si farà o meno il referendum sulla legge Calderoli, e il Ddl Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati caro a Forza Italia e che è ancora in attesa di approdare per la prima volta in Aula a Montecitorio. Se l’autonomia rallenta o, di fatto, finisce su un binario morto, è prevedibile che la Lega userà un potere ritorsivo sulle due riforme costituzionali, soprattutto sul premierato destinato a dare più forza a Fratelli d’Italia e alla sua leader rispetto agli alleati. LEGGI TUTTO

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    Autonomia differenziata, Emiliano: «Tutti sollevati per la decisione della Consulta»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura“Sono tutti sollevati” dalla decisione della Corte costituzionale sull’autonomia “anche il presidente del Consiglio ed esponenti della maggioranza di governo, dall’aver fermato un disegno che avrebbe demolito l’unità nazionale”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa convocata ieri mattina a Bari per commentare l’esito del ricorso contro la Legge Calderoli sull’autonomia differenziata, presentato alla Corte costituzionale nei mesi scorsi dalla Regione Puglia e dalle regioni Toscana, Sardegna e Campania.“La Corte Costituzionale ha cancellato diverse disposizioni della legge Calderoli”, ha sottolineato Emiliano. “Prima fra tutte, la possibilità che possano essere trasferite materie o blocchi di materie, visto che la Corte saggiamente ritiene che la devoluzione dell’autonomia debba riguardare solamente specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, alla luce del principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e Regioni. Questo è un colpo alla legge Calderoli. L’autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici ad assicurare una maggiore responsabilità politica ed a rispondere al meglio alle attese e ai bisogni dei cittadini”.Loading…Emiliano “Abbiamo salvato l’unità nazionale”“I giudici della Consulta ritengono che vada in contrasto con la Costituzione anche la possibilità di utilizzare decreti interministeriali per modificare le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista dalla legge Calderoli per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito.Censurata dalla Corte anche “la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica”.Consulta allineata all’interpretazione delle RegioniMa c’è di più. Le norme della legge Calderoli che sono sopravvissute alla mannaia della Corte sono state interpretate nel senso voluto dalla Puglia e dalle altre regioni ricorrenti. Quindi il ko è totale, sia delle norme che sono state cancellate per incostituzionalità, sia per le norme rimaste dei punti che sono state interpretate in conformità alla Costituzione diversamente da quello che avrebbe voluto il Governo. LEGGI TUTTO

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    Da Modi a Milei, Meloni vola al G20 in Brasile per tessere la sua tela con i filo-Trump

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSarà uno degli ultimi vertici internazionali a cui Giorgia Meloni parteciperà nella doppia veste di premier e di presidente di turno nel G7. Ma questo G20 a Rio de Janeiro del 18-19 novembre è anche il primo summit che vede riuniti i principali leader del mondo dopo la vittoria di Donald Trump.Occasione di Meloni per fare il punto con gli alleatiSarà quindi per Meloni anche l’occasione di fare il punto con i propri alleati, a partire da quelli con cui c’è maggiore sintonia, vedi il primo ministro indiano Narendra Modi, tra i primi a congratularsi con il tycoon per il suo ritorno alla Casa Bianca. Con Modi la premier ha fin dall’inizio del suo arrivo a Palazzo Chigi coltivato un rapporto privilegiato. Lo stesso vale anche per il presidente argentino Javier Milei che era già stato ospite a Roma a febbraio scorso e poi a luglio al vertice del G7 di Borgo Egnazia. Ora tocca a Meloni che Milei ha invitato per una visita ufficiale a Buenos Aires subito dopo la conclusione del summit dei Grandi del mondo. L’obiettivo è certo quello di rafforzare le relazioni commerciali ma anche politiche.Loading…La vittoria di Trump modifica gli equilibriLa vittoria di Trump è destinata a pesare e a modificare in modo sostanziale gli equilibri che hanno dominato negli ultimi anni e anche durante il primo mandato dell’esponente repubblicano. Ora lo scenario è molto più incerto. A questo G20 a rappresentare gli Usa è ancora l’amministrazione di Joe Biden. Ma certo chissà cosa potrebbe dire il neo ministro della Sanità Usa, Robert Kennedy, noto per le sue posizioni antiscientifiche e no-vax, a proposito di una delle iniziative chiave proposte dalla presidenza brasiliana: la creazione e il finanziamento all’interno dell’organizzazione di un’alleanza internazionale per la produzione locale e regionale di vaccini e medicinali, per aiutare i Paesi che storicamente hanno avuto difficoltà ad accedere a questi immunizzatori.Le complessità nell’avvio del nuovo corso del tycoonLa fase di transizione per il passaggio di consegne e l’ingresso ufficiale di Trump alla Casa Bianca a gennaio prossimo servirà a tentare di prendere le misure dell’avvio di questo nuovo corso anche a Meloni. Qualcosa in realtà già si è visto. Le dichiarazioni dure di Elon Musk contro i giudici italiani, il silenzio (imbarazzato) della premier rotto dalla presa di posizione del capo dello Stato Sergio Mattarella a difesa della sovranità del Paese. Meloni è prudente. Nonostante Trump sia uomo di destra e quindi ideologicamente vicino, l’imprevedibilità del neo presidente ma soprattutto le sue prese di posizione su un inasprimento dei dazi verso le merci provenienti dall’Europa e sull’aumento delle spese per la Difesa dei Paesi Nato ( e quindi anche dell’Italia) non consentono sonni tranquilli per la vittoria del tycoon neppure a chi della destra è la leader. LEGGI TUTTO