More stories

  • in

    Reati cyber e stretta sui commenti dei magistrati, arriva il decreto in Cdm

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaDalla norma sulle “gravi ragioni di convenienza” per i magistrati ai poteri di impulso e al coordinamento sulle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica affidate alla Procura nazionale antimafia. Il nuovo “decreto cyber” che approderà nelle prossime ore in Cdm contiene una serie di provvedimenti, diversi tra loro, pronti a far discutere sia toghe che politici.Nuove sanzioni disciplinari per i magistratiSecondo la bozza del documento, all’articolo 4 del decreto viene introdotta una nuova tipologia di illecito disciplinare per i magistrati, che si verificherebbe quando c’è «la consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l’obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza». In caso di azione disciplinare del ministro, come da prassi, spetterebbe poi alla sezione disciplinare del Csm decidere se infliggere una sanzione. L’introduzione del concetto ampio di «gravi ragioni di convenienza» – secondo fonti dell’esecutivo – fa seguito, tra le altre considerazioni, ad un’interpretazione già manifestata dalla maggioranza secondo cui il ministro debba avere la facoltà di promuovere azioni disciplinari quando un magistrato, che si occupa di determinate norme ed argomenti, prende posizioni pubbliche su quegli stessi temi. Il provvedimento ha già creato polemiche tra diverse correnti delle toghe, che temono una “legge bavaglio” per i magistrati e hanno innanzitutto sollevato dubbi sull’urgenza di inserirlo in un decreto legge.Loading…Nuove regole per la lotta agli accessi abusivi alle banche datiIl dl contiene però anche norme sul coordinamento delle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica. Secondo il documento, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo eserciterà le funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali per il coordinamento delle attività di indagine attraverso l’impiego della polizia giudiziaria su quei crimini cyber che riguardano l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico in sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico. Se confermata, questa introduzione vedrebbe contrarie alcune componenti di governo come Forza Italia. Per questo tipo di reati, la cui durata massima delle indagini preliminari è di due anni, viene inoltre introdotto l’arresto obbligatorio in flagranza e allo stesso modo sarà punito chi esegue questo tipo di ordine da un proprio superiore se è consapevole dell’illecito. Le pene già prevedono la reclusione da sei anni fino a ventidue anni in determinate circostanze.Le altre misureIl decreto proroga anche l’incarico del commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, che resta quindi fino al 31 dicembre 2026: entro il 30 giugno di ogni anno dovrà trasmettere ai ministri di Giustizia, Infrastrutture ed Economia una relazione sullo stato di attuazione del programma. Il provvedimento, di 12 articoli, contiene anche norme su crisi d’impresa e insolvenza, clausole d’invarianza finanziaria, disposizioni in materia di funzioni direttive di legittimità, proroga del termine per le elezioni dei consigli giudiziari e del consiglio direttivo della Corte di Cassazione, disposizioni in materia di magistrati assegnati ai procedimenti in materia di famiglia, copertura degli obblighi assicurativi contro le malattie e gli infortuni in favore dei soggetti impegnati in lavori di pubblica utilità, disposizioni in materia di corsi di formazione per incarichi direttivi e semi direttivi e disposizioni in materia di funzioni e compiti dei giudici onorari di pace. LEGGI TUTTO

  • in

    Medio Oriente e Ucraina al centro del G7 Esteri a Fiuggi

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaL’Italia è pronta a concludere a Fiuggi e Anagni il suo anno di presidenza del G7, rinnovando l’impegno del Gruppo a risolvere le crisi in Medio Oriente e Ucraina e ponendo l’accento sulla necessità di rilanciare il partenariato con l’Africa. La due giorni del 25-26 novembre a Fiuggi – in concomitanza con i Med Dialogues di Roma – metterà a frutto il lavoro di un anno particolarmente complesso nel panorama internazionale, con l’invasione russa dell’Ucraina che ormai ha superato i mille giorni e il conflitto a Gaza e in Libano che non trova ancora uno sbocco per una soluzione diplomatica.Focus sul Medio OrienteÈ proprio al Medio Oriente che è dedicata la prima giornata del summit: dopo che Tajani avrà accolto ad Anagni, nello storico Palazzo della Ragione, gli omologhi dei Paesi G7, prenderà il via la prima sessione dei lavori in cui verranno discusse le modalità per sostenere gli sforzi per arrivare ad un cessate il fuoco nella Striscia e in Libano, le iniziative per il sostegno alla popolazione e la promozione di un orizzonte politico credibile per la stabilità della regione, a partire da una soluzione basata su “due popoli, due Stati” e disinnescando l’escalation tra Israele e Iran.Loading…Il tema del mandato di arresto emesso contro il premier israeliano NetanyahuSu iniziativa italiana verrà affrontato anche il tema delle decisioni della Corte Penale Internazionale, e dei possibili effetti sulla attuale crisi in Libano e a Gaza. I mandati di arresto emessi contro il premier israeliano Netanyahu e i capi di Hamas hanno infatti suscitato il dibattito politico anche all’interno del governo, la cui linea – ribadita dal titolare della Farnesina – è quella di valutare insieme agli alleati quali passi compiere: «Prudenza, lettura delle carte, discuteremo cosa fare» , ha detto il vicepremier sottolineando che «noi sosteniamo la Cpi ma deve agire puntando sul diritto e non sulla politica». E «ho qualche dubbio sull’utilità” della scelta della corte, “in questo momento in cui invece bisogna arrivare alla pace».Sessione di dialogo allargata ai Paesi arabiLe discussioni proseguiranno quindi a Fiuggi, presso il Palazzo dei Congressi, con una sessione di dialogo allargata ai ministri di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati e Qatar, oltre al segretario generale della Lega Araba. «Solo insieme possiamo trovare soluzioni concrete che possano portare pace e stabilità nella regione», ha sottolineato Tajani. A conclusione della prima giornata dei lavori e in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i ministri G7 parteciperanno alla cerimonia di inaugurazione di una panchina rossa, a sottolineare l’attenzione che la presidenza italiana vuole dedicare al tema.Ucraina al centro della seconda giornata di lavoriMartedì, la seconda giornata dei lavori si aprirà con una discussione sull’Ucraina e vedrà la presenza del ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha. Nella sessione verranno discusse le modalità di sostegno a Kiev, alla luce dei segnali preoccupanti di escalation russa con massicci raid sulle città ucraine, la revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e il coinvolgimento nella guerra delle forze nordcoreane. Lo sguardo sarà rivolto anche alle iniziative per la futura ricostruzione, della quale l’Italia sarà in prima linea con l’Ukraine Recovery Conference ospitata a Roma a luglio 2025. Il prossimo anno sarà chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri e le prospettive per arrivare ad una pace giusta: dal G7, si ribadirà che ogni soluzione dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, mentre si guarderà con attenzione alla nuova politica americana targata Donald Trump che si insedierà a gennaio prossimo. LEGGI TUTTO

  • in

    Addio a Guido Compagna, giornalista gentiluomo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Guido sei pronto? Andiamo!». Era diventato una sorta di rituale tra di noi amici e colleghi del Sole24Ore assistere allo scambio di battute tra Franco Colasanti e Guido Compagna. Ogni mattina, dopo la consueta lettura dei giornali, i due inseparabili colleghi si avviavano verso la Camera per tornare poi nel pomeriggio al giornale ricchi di spunti, notizie, aneddoti, battute. Un giornalismo vero, autentico, basato sui contatti e sulle fonti, asciutto e sempre ben documentato, quello di Guido e Franco.Una passione autentica per la politica«Mi stai dando una notizia tremenda», mi dice al telefono l’inseparabile Franco. «Abbiamo vissuto una vita insieme». Colto, raffinato, Guido con la tipica intelligenza e leggerezza della migliore tradizione culturale napoletana, una passione autentica, a tratti viscerale per la politica, come ha raccontato in passaggi davvero densi di emozioni e di vita vissuta nel suo recente libro Quando eravamo liberali e socialisti, cronache familiari di una bella politica, un libro che ha dedicato alla moglie Elena e al ricordo dei suoi genitori.Loading…Per trent’anni Il Sole è stata la sua seconda casaNegli anni della sua malattia e negli ultimi mesi non mancava mai la domanda finale: come va al giornale? Il Sole24Ore è stato per trent’anni la sua seconda casa. Anni che ha raccontato sia come cronista sindacale, sia come giornalista politico a tutto tondo con notevole competenza, curiosità e capacità di analisi che si univa a quel giusto distacco, quel tocco di ironia da autentico gentiluomo che ci faceva sorridere.La nostalgia del «barone» per quando la politica era «buona politica»«Eh, se lo dici tu, caro barone», già quel titolo nobiliare di cui si vantava per gioco, come un retaggio di altri tempi. Nostalgia per quando la politica era la «buona politica» raccontata nel libro? Sì, certamente, ma sempre con lo sguardo rivolto al presente e al futuro, come quando racconta del suo rapporto speciale con il padre Francesco: «Avevo non più di otto anni la prima volta che parlai seriamente di politica con mio padre». Erano i giorni, a cavallo del 1953 e l’inizio del 1954 in cui Francesco Compagna, illustre meridionalista, preparava la sua rivista politica «Nord e Sud», ed era appena uscito dal Partito liberale, in seguito alla scissione della sinistra interna che non approvava lo spostamento a destra. Già, disse il giovane Guido, e adesso «per chi voteremo?».Gli studi nello storico liceo Umberto di NapoliE poi lo storico liceo Umberto di Napoli, la breve militanza nella federazione giovanile socialista sezione Chiaia Posillipo, i primi tentativi di giornalismo politico, la scissione del Psiup e i difficili rapporti con la sinistra socialista, la crisi delle ideologie, Tangentopoli, l’unificazione socialista «tra entusiasmo e delusione» e il suo fallimento. A «Nord e Sud», ricorda Guido, ci si dava del voi, alla napoletana. LEGGI TUTTO

  • in

    M5S, Conte alla sfida della Costituente: ecco cosa succede domenica

    Cambio del simbolo in standbyDel tanto discusso cambio di nome e simbolo, infine, non c’è traccia nelle questioni che saranno sottoposte agli iscritti. Nella proposta di revisione dello Statuto avanzata agli iscritti, il consiglio nazionale delibererebbe la modifica del contrassegno «su proposta del Presidente o del Garante». O. Tradotto: Conte potrà proporlo anche da solo e contro la volontà di Grillo. Ma Conte non ha interesse a cambiare il marchio storico: lo farà solo se al termine del processo costituente Grillo dovesse decidere di fare causa per la proprietà del simbolo.Collocazione politica e alleanzeLa questione della collocazione politica è quella che avrà più impatto sui rapporti con il Pd: gli iscritti si troveranno a scegliere tra “Dichiararsi progressista alla luce della nostra Carta dei principi e dei valori”, evidentemente la scelta su cui spinge il leader, e “Non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Una soluzione quest’ultima che se dovesse prevalere metterebbe la parola fine a ogni ipotesi di campo largo. Ma anche se, come è più che probabile, dovesse prevalere la prima opzione, resta da definire la modalità dell’eventuale alleanza con il Pd. Anche qui le scelte sono due: «condizionare le alleanze al alcuni fattori da allegare al Codice etico» oppure «vietare ogni forma di alleanza». Dando per più probabile la prima scelta, si chiede poi se condizionare le alleanze «all’elaborazione di un documento che dichiari i valori e i punti programmatici non negoziabili del movimento da far sottoscrivere alle forze politiche che intendano allearsi con il movimento», oppure «alla condivisione di un «accordo programmatico preciso», oppure alla «ratifica della base degli iscritti»Si vota anche sul superamento del limite dei due mandatiAgli iscritti si chiede anche se intendano modificare o meno il limite dei due mandati. Tra le opzioni tra cui scegliere in caso di modifica, l’estensione del tetto a tre mandati, consentire, in deroga al limite dei due mandati, la candidatura a presidente di Regione o sindaco; consentire la possibilità di ricandidarsi dopo aver osservato una pausa minima di 5 anni al termine dei mandati elettivi attualmente consentiti.Chi nel gruppo dirigente M5s sta con ConteOrmai Giuseppe Conte e Beppe Grillo non si parlano più, ma è attorno a loro che si muove la gran parte della galassia Cinque stelle. Anche perché la Costituente ha prodotto un effetto polarizzazione: o con l’uno o con l’altro. Dall’uscita di Luigi di Maio, che durante il governo Draghi fondò una propria forza politica, il volto-simbolo del M5s è stato sempre di più quello di Conte. Nel gruppo dirigente del M5s, è contiana la vicepresidente vicaria Paola Taverna: l’ex senatrice è quella incaricata di tessere la tela delle alleanze locali. Col presidente anche i suoi vice nel Movimento Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi, entrambi deputati, e il senatore Mario Turco. Contiano doc il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, così come gran parte dei parlamentari. Vicino a Conte, ma non senza distinguo, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, da sempre sostenitore convinto – più del presidente – della necessità del campo largo. Lontana dagli impeti grillini della prima ora, e quindi più affine al Movimento targato Conte, è la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde: anche lei sponsor della necessità di investire nel campo largo.I seguaci di GrilloNel gruppo dirigente, vengono invece ritenuti filo-Grillo l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che fa parte del comitato di garanzia del Movimento, l’ex ministro Danilo Toninelli, del collegio dei probiviri M5s, molto attivo sui social con attacchi a Conte, e il tesoriere Claudio Cominardi. Fra i parlamentari che hanno preso le difese di Grillo, la senatrice Maria Domenica Castellone. Non ha lesinato appunti critici a Conte, ma senza strappare, l’ex sindaca di Torino e ora deputata Chiara Appendino LEGGI TUTTO

  • in

    La Lega alla prova della questione Nord, Salvini rivendica il Veneto e prepara il congresso lombardo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaMatteo Salvini, dopo le due sconfitte in Emilia-Romagna e in un Umbria, prova il rilancio. E cerca di compattare la Lega a tre settimane del congresso regionale in Lombardia del 15 dicembre, dove l’obiettivo è quello di arrivare a una candidatura “unitaria”.Rimonta la questione NordMa le tegole per il segretario sono tante. Nel partito rimonta la questione del Nord. E’ stato il governatore lombardo Attilio Fontana, che ha parlato della necessità di rimettere il settentrione al centro dell’azione politica. Concetto condiviso anche dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: «Il tema Nord ha sempre tenuto banco nella Lega, siamo nati per quello. C’è un dibattito interno per far sì che il Nord sia al centro dell’agenda».Loading…In Veneto partita aperta per il dopo ZaiaNon solo. Le roccaforti del Nord sono a rischio. Prima fra tutte il Veneto prossimo ormai all’addio del Doge, Luca Zaia. Salvini ieri al Consiglio federale del partito è tornato a perorare la causa del terzo mandato che garantirebbe la permanenza del Governatore uscente. In ogni caso, se la strada per la conferma fosse (come è molto probabile) impraticabile, il segretario avverte che comunque «la priorità è avere un candidato della Lega alla guida del Veneto». Concetto ribadito ieri: «La Lega governa bene il Veneto da tanto tempo. Proporremo che continui a essere la Lega a guidare il Veneto». Parole indirizzate a Giorgia Meloni. «Ci vedremo a stretto giro, appena rientra», ha assicurato al termine della riunione. Non è un mistero che la premier abbia da tempo messo gli occhi sul Veneto forte del primato di Fdi che, malgrado abbia ormai scalzato il Carroccio in tutte le Regioni del Nord, non ne governa nessuna. Da tempo si fa il nome del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Ma non c’è solo lui. Anche l’europarlamentare di Fdi Elena Donazzan, ex assessora della giunta Zaia, potrebbe ambire alla nomination.Le fibrillazioni in LombardiaQuanto al congresso in Lombardia, in campo, dopo il periodo di commissariamento affidato al deputato Fabrizio Cecchetti, al momento ci sono ancora due nomi: il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo e il coordinatore dei giovani leghisti Luca Toccalini. Entrambi vicini al segretario, anche se Romeo non ha risparmiato negli ultimi mesi qualche critica, tutti e due non hanno intenzione di ritirarsi dalla corsa. Anche se entrambi auspicano che si arrivi al congresso con un nome solo. La stessa speranza di Salvini, che vorrebbe evitare divisioni nella sua Lombardia.La miccia VannacciUn’altra miccia da disinnescare è quella relativa all’europarlamentare Roberto Vannacci, il generale che oggi radunerà le sue truppe a Marina di Grosseto per l’assemblea nazionale del suo comitato “Il mondo al contrario”. «Io ho la tessera della Lega dal ’91 ed è da 34 anni che provano a fare polemica. Una volta è Zaia, una volta è Vannacci – osserva Salvini -. Vannacci è assolutamente utile, positivo e propositivo, dialoga anche con persone che si sono allontanate dalla politica». Il generale ribatte alle insinuazioni e assicura che la sua storia politica è nel Carroccio e minimizza. «Cambieremo ragione sociale al comitato, da culturale a politica». Il fatto è che i primi a non credere che il generale si fermerà sono gli stessi leghisti e pure gli alleati. Questione di tempi, dicono, e poi lancerà l’Opa da dentro o da fuori. LEGGI TUTTO

  • in

    Riecco i «giallo-verdi»: il No alla Commissione Ue unisce Lega e M5s

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaCi risiamo, riecco i gialloverdi, Lega e M5s, che da sponde opposte in Italia si ritrovano a votare assieme in Europa. Sia il partito di Giuseppe Conte che quello di Matteo Salvini hanno già annunciato il loro “no” alla Commissione di Ursula von der Leyen distinguendosi dai loro alleati: Fdi e Fi da una parte e il Pd dall’altra. Niente di nuovo. Entrambi fanno parte di gruppi all’opposizione. Ma è un passaggio, quello del “no” alla Commissione, che in prospettiva è destinato ad assumere sempre maggior peso.I leghisti, in testa Salvini, assicurano che «non ci saranno conseguenze per il Governo» di Giorgia Meloni e «plaudono» alla designazione del ministro uscente degli Affari europei, Raffaele Fitto, a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue ma comunque voteranno contro. I Cinquestelle hanno ovviamente gioco più facile visto che anche in Italia sono all’opposizione. Il No però aiuta Giuseppe Conte a marcare la differenza dal Partito democratico che invece alla fine ha deciso di votare a favore dell’Esecutivo europeo nonostante la presenza di un esponente dei Conservatori, ovvero lo stesso Fitto, su cui i socialisti a Strasburgo si sono divisi.Loading…Una differenza che certo marcherà – e lo ha già fatto capire – anche Salvini. Ad esempio quando si parlerà di Ucraina. Anche qui le posizioni dei gialloverdi sono più vicine di quelle con i loro alleati. E non è un caso se tra i principali sostenitori di Donald Trump figurano proprio il leader della Lega ma anche quello pentastellato, il solo tra i partiti di opposizione a inviare gli “auguri di buon lavoro” al Presidente eletto.Anche qui niente di nuovo. Entrambi hanno la necessità di risalire la china. Le Regionali in Emilia Romagna e Umbria sono stati per enrambi un bagno di sangue. Conte fa fatica, deve uscire dall’attacco mossogli da Beppe Grillo e soprattutto dai malumori dentro il Movimento, di chi ritiene che il Pd stia fagocitando M5s.Anche il vicepremier leghista è però in difficoltà. Il progetto della Lega nazionale è fallito e lo spostamento sempre più a destra non paga. Salvini non a caso nelle ultime uscite è tornato a difendere le candidature nelle Regioni del Nord, a partire dal Veneto, in vista delle elezioni che si terranno nel 2025. Ha bisogno delle sue roccaforti, senza le quali la Lega rischia di dissolversi.Il braccio di ferro con Fdi e Fi è inevitabile. Il partito della Premier in tutte le Regioni è primo con molti punti di vantaggio e ha messo gli occhi proprio sul Veneto per il post Zaia. LEGGI TUTTO

  • in

    Arriva il codice Ateco per l’influencer marketing

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaLa Creator Economy avrà il suo codice Ateco. Entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025 ed è stato predisposto da Istat ed Eurostat con la collaborazione dell’Associazione Italiana Content & Digital Creators e del ministero delle Imprese e del Made in Italy. «Un importante traguardo nel segno dell’innovazione: dal primo gennaio 2025 sarà inserito il codice Ateco per l’attività professionale di influencer marketing. Una vittoria della Lega grazie al lavoro di questi mesi del nostro sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Massimo Bitonci, insieme a Istat, Eurostat e all’Associazione Italiana Content & Digital Creators. Si tratta di un fondamentale passo in avanti per dare il giusto riconoscimento a un settore in forte crescita in Italia, in particolare tra tanti giovani professionisti» ha scritto sui social il vicepremier Matteo Salvini.«Si tratta di una svolta storica per il comparto della Creator Economy – commenta Sara Zanotelli, presidente di Aicdc – perché rappresenta un primo passo per un riconoscimento ampio e sistemico di queste nuove professioni emergenti». «Avere un codice Ateco specifico – aggiunge Mauri Valente, vicepresidente di Aicdc – si inserisce nella più ampia strategia dell’associazione, volta a individuare e definire una regolamentazione fiscale e previdenziale dedicata al settore. Per noi è un passo importante di cui discuteremo anche nel nostro prossimo convegno, ’C come Economy: risposte concrete ad un mondo virtuale’ che organizzeremo il prossimo 11 dicembre».Loading… LEGGI TUTTO

  • in

    Mandato d’arresto per Netanyahu, Tajani: «Valuteremo». Crosetto: «Sentenza sbagliata ma dovremmo applicarla». No della Lega

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaCosa farà il governo italiano dopo la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati d’arresto nei confronti del primo ministro Netanyahu, dell’ex ministro della difesa Gallant? Darà esecuzione alla decisione o rifiuterà di farlo? «Questa decisione è vincolante. E tutti gli Stati che fanno parte della Corte, che comprende tutti i membri dell’Unione europea, sono vincolati ad attuare la decisione della corte» ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell. Ma l’esecutivo italiano sembra orientato a prendere tempo.Tajani: sosteniamo la Cpi, ma valuteremo sull’arrestoInterlocutorio è infatti il commento a caldo del ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Business forum trilaterale a Parigi: «Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la corte» ha dichiarato il titolare della Farnesina. E ha aggiunto: «Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». In casa azzurra c’è chi è più esplicito nel rigettare la decisione della Corte. «Stimo Benjamin Netanyahu, è il capo democratico di un Paese aggredito che rischia lo sterminio. Se la Corte penale internazionale cerca persone da arrestare, le trova a Gaza, tra le file di Hezbollah in Libano o degli Houthi nello Yemen: si occupino di terroristi internazionali» ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.Loading…Lega: mandati di arresto Cpi assurdi e filo-islamici Da Salvini non arrivano dichiarazioni ufficiali. Ma fonti della Lega, citate dall’Ansa parlano di «richiesta assurda» e di «sentenza politica filo-islamica, che allontana una pace necessaria».Crosetto: sentenza Cpi sbagliata, ma dovremmo applicarlaIn serata però prende posizione il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata» ma se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant «venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale» ha affermato Crosetto, durante la puntata di Porta a Porta in onda stasera su Raiuno.Pd: Italia rispetti CPI e si adegui alle sue decisioni Dalle opposizioni invece sale l’appello a rispettare le decisioni della Corte. «È partito l’attacco alla Corte Penale Internazionale, per il mandato di arresto a Netanyahu. La CPI è un’acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma. L’Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni”. Così su X Peppe Provenzano, responsabile Esteri nella segreteria nazionale del PD. LEGGI TUTTO