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Pando, l’albero più grande di tutti

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Un paio di anni fa il fumettista Randall Munroe nel suo apprezzato fumetto online xkcd di realizzare il più grande albero di Natale di sempre, utilizzando quasi 3 chilometri di lucine colorate. Munroe non aveva in mente di disporle intorno a un gigantesco abete immaginario, ma tra i rami di un concretissimo e sterminato pioppo tremulo: Pando, il più grande di tutti.

Pando vive da migliaia di anni (le stime variano molto) su un pianoro a 2.700 metri nelle vicinanze del Fish Lake, un lago che si trova 250 chilometri a sud di Salt Lake City, la capitale dello Utah, negli Stati Uniti. A prima vista sembra una piccola foresta, come ce ne sono tante, ma è in realtà una “colonia clonale”: ogni albero è geneticamente identico all’altro e fa parte di un unico sistema diffuso che copre un’area di 0,4 chilometri quadrati, più o meno quanto la Città del Vaticano. Si ritiene che abbia una di 6mila tonnellate e che sia quindi l’organismo vivente più pesante conosciuto, nonché probabilmente uno dei più vecchi.

I botanici statunitensi Jerry Kemperman e Burton V. Barnes si accorsero di Pando tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, ma il nome fu scelto nel 1992 da un gruppo di ricerca che si era interessato agli studi effettuati precedentemente nella zona. Si di chiamare l’albero “Pando” dal verbo latino “pandĕre”, che tra i suoi vari significati ha quelli di “estendersi” ed “espandersi”. Il nome, semplice e orecchiabile, avrebbe contribuito alla fama della pianta, e sarebbe stato usato in seguito in libri, film e perfino per dare il nome a un .

Come altre piante, i pioppi tremuli (Populus tremuloides) hanno la capacità di riprodursi sia in maniera sessuata sia asessuata, con la produzione di cloni. Di solito se le condizioni ambientali non sono molto favorevoli, prevale la riproduzione sessuata perché aumenta la probabilità che la pianta possa stabilirsi altrove e sopravvivere meglio. Ovviamente una pianta non si sposta, ma può fare in modo che il polline dei suoi fiori raggiunga altre piante e le fecondi. Il fiore produce dei frutti e i semi al loro interno possono poi essere trasportati a grandi distanze, sempre dal vento o da qualche uccello, germinando dove le condizioni sono più favorevoli.

Evidenziata in verde, l’area occupata da Pando ()

Probabilmente fu in questo modo che migliaia di anni fa Pando raggiunse la zona vicina a Lake Fish dove vive ormai stabilmente. Le condizioni ambientali molto favorevoli fecero sì che dopo qualche anno Pando iniziasse a riprodursi per via asessuata, che richiede un diverso dispendio di energie e permette di continuare a crescere dove ci sono le risorse per farlo.

I pioppi tremuli hanno un sistema di radici molto esteso che si diffonde sottoterra e dalle quali possono poi emergere nuovi tronchi, che hanno quindi lo stesso materiale genetico della pianta originaria. Queste piante sono “ramet”, unità che hanno la capacità di svilupparsi e continuare poi a vivere con un certo grado di autonomia.

In media ogni ramet vive per circa 130 anni, poi muore e cade al suolo, dove si decompone e restituisce importanti nutrienti, che saranno usati dalla pianta per la sua crescita. Questo significa che non si possono contare gli anelli nella sezione di un tronco per stabilire l’età complessiva di Pando, come si fa con altri alberi. Occorrono ricerche più elaborate e da diverso tempo i gruppi di ricerca fanno studi e ipotesi su quale possa essere l’età effettiva di questo grande sistema vegetale integrato. Oltre a essere probabilmente l’organismo vivente più pesante conosciuto, è anche il più vecchio?

Per rispondere a questa domanda di recente un gruppo di ricerca ha una grande quantità di campioni ottenuti dalle radici, dalla corteccia, dai rami e dalle foglie di Pando. Ne ha poi analizzato il materiale genetico e lo ha confrontato con quelli di altri pioppi tremuli che vivono altrove. In questo modo hanno ottenuto il genoma (pressoché tutto il DNA che troviamo all’interno di una cellula) delle piante e lo hanno studiato, sviluppando un modello che sulla base dei tempi di evoluzione dei pioppi può dare qualche indizio sull’età di Pando.

Pando e, sullo sfondo, Fish Lake ()

La ricerca, che deve essere ancora sottoposta a una revisione per essere pubblicata, è stata accolta con interesse perché è una delle più complete tra quelle svolte sulla questione. Ha stimato che Pando abbia almeno 16mila anni, ma che potrebbe essere ancora più antico con un’età di 80mila anni. Questa seconda possibilità è molto dibattuta perché così indietro nel tempo la zona di Fish Lake era periodicamente ricoperta da ghiacciai e difficilmente un pioppo tremulo sarebbe sopravvissuto a quelle rigide temperature.

Lo studio in compenso ha contribuito a offrire qualche nuovo indizio sul perché Pando si sia clonato così tante volte, rendendo marginale la riproduzione sessuata. La pianta è “”, cioè le sue cellule contengono tre copie di ogni cromosoma, invece di due come avviene di solito. Pando ha perso la capacità di riprodursi per via sessuata, mescolando il proprio materiale con piante geneticamente diverse, e di conseguenza prosegue col clonarsi. I nuovi tronchi hanno comunque talvolta qualche mutazione, derivante da errori casuali che si possono verificare quando le cellule producono nuove copie di sé stesse. Il gruppo di ricerca ha identificato quasi 4mila varianti, che probabilmente hanno contribuito a mantenere in salute la pianta, riducendo i rischi di subire danni dai parassiti per esempio.

Pando rientra in un’area protetta, ma le conoscenze su grandi colonie clonali di questo tipo sono ancora limitate ed è difficile stabilire il loro grado di salute. Negli ultimi anni sono stati analizzati alcuni fattori che potrebbero incidere negativamente come la siccità, la pratica di estinguere gli incendi naturali (che hanno un nella rigenerazione del suolo) e la presenza di animali che pascolano nei dintorni. La longevità di Pando indica che la pianta sopravvisse senza problemi a diversi periodi in cui il clima nella zona era molto diverso dall’attuale, per esempio, o rigenerandosi dopo grandi incendi. Lo United States Forest Service e alcune associazioni collaborano comunque per tenere sotto controllo l’albero più grande di tutti per le generazioni future.


Fonte: https://www.ilpost.it/scienza/feed/


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