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Terzo mandato, di cosa si tratta e perché la maggioranza è divisa. Meloni incontra Fedriga

Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, è giunto a Palazzo Chigi per incontrare la premier Giorgia Meloni. Si tratta di un appuntamento annunciato dallo stesso governatore nei giorni scorsi, dopo la crisi politica nella sua Giunta, con gli assessori di Lega, Lista Fedriga e FI che hanno rimesso le deleghe. La Lega – e in particolare quella dei governatori del nord – non demorde sul terzo mandato. Al momento sembra più remota l’opzione di una sfiducia, più probabile un rimpasto di giunta per sanare la crepa. Ma all’orizzonte resta il nodo, più intricato, del divieto di mandati per i governatori che di certo non va giù a Luca Zaia, presidente del Veneto. Ma nemmeno a

«L’ho detto più volte, io sono sempre favorevole quando scelgono i cittadini, dopodiché la limitazione dei mandati è data dalla volontà popolare per quanto mi riguarda». Lo ha detto Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, lasciando Palazzo Chigi dopo l’incontro con la premier Giorgia Meloni. Tornando sulla decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge della Provincia di Trento: «È stata ribadita un’impugnazione di carattere tecnico. Penso che le Regioni a statuto speciale abbiano competenza esclusiva e la Corte costituzionale adesso dirà di chi è la competenza per poter legiferare» conclude Fedriga. Nel frattempo, proprio Maurizio Fugatti, il presidente della Provincia autonoma di Trento, con un decreto, redistribuisce le competenze fra gli assessori e toglie le deleghe a Francesca Gerosa di Fratelli d’Italia, che era sua vice e assessora.

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Perché si insiste su un terzo mandato?

La Lega è da sempre favorevole ad un terzo mandato, d’altronde sia Massimiliano Fedriga sia Maurizio Fugatti sono esponenti della Lega. La questione metterebbe in crisi il Partito, che da sempre rivendica la guida delle regioni di Friuli, Trentino, Veneto e Lombardia. Il Governo però non sembra intenzionato a valutare deroghe, opponendosi già alla legge approvata in Campania sullo stesso tema. L’appiglio usato per giustificare la scelta del presidente del Friuli risiede nel suo statuto speciale: la tesi dei favorevoli è che la provincia può disciplinare a modo suo questa questione delicata, essendo un ente a cui su molte materie è riconosciuta un’ampia autonomia. Ma il tema vero per la Lega, più del Friuli, è il Veneto. Soprattutto perché nella territoriosi voterà in autunno ed oltre alla sorte del già presidente Luca Zaia, preoccupa il rischio (concreto) che non ci sia un altro leghista in corsa, bensì un candidato di FdI. Con l’effetto, quindi, di perdere il timone della roccaforte veneta (e i consensi al partito di Salvini), e ipotecare la guida della Lombardia e del Friuli, anche se nel più lontano 2028. Ma nonostante il largo anticipo, è proprio il governatore leghista, Attilio Fontana, ad ammettere: «Un terzo mandato in Lombardia è una delle ipotesi che sicuramente prenderei in considerazione».

L’equilibrismo di Matteo Salvini

Continua, invece, a ridimensionare il suo giudizio Matteo Salvini: «Se il centrodestra ci darà ragione, sarò contento perché bisognerà fare in modo che siano i cittadini a scegliere», si limita a dire a Foggia, in una delle tappe dei suoi impegni da ministro delle Infrastrutture. Non a caso, incalzato dai giornalisti, aggiunge: «Le mie giornate sono piene di altro». Parole da cui affiora l’equilibrismo nei rapporti con gli alleati. Consapevole che sia difficile strappare qualcosa, dopo che il governo ha impugnato alla Consulta la legge trentina sul terzo mandato (con il voto contrario della Lega). Gli alleati – come spiegato sopra – sono molto meno sensibili alla questione, rispetto alla Lega che rischia di perdere. La più definitiva appare Forza Italia: è discorso chiuso, dice tra le righe il portavoce azzurro Raffaele Nevi. «Non ci sono cambiamenti per quanto ci riguarda», convinto che il limite dei due mandati «per tutte le regioni, anche a statuto speciale», serva. Il forzista risponde così, indirettamente, alla sponda tentata da Fratelli d’Italia (in attesa della decisione della Corte costituzionale che si può immaginare arriverà non prima di settembre e forse anche oltre) e all’apertura più esplicita fatta dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Conferma che «è una discussione legittima che andrà composta in sede politica» e ricorda che c’è stata «l’ampia disponibilità di tutti a separare la questione tecnico- giuridica» da una riflessione più ampia e politica. D’accordo il presidente del Senato, Ignazio La Russa: «Io non sono contrario in assoluto e anche nel caso specifico, penso che una riflessione sia solo positiva», è il commento misurato.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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