«Sul salario minimo il Pd farebbe bene ad abbandonare la propaganda. La proposta di legge non si può calendarizzare a Montecitorio per una questione tecnica: l’articolo 78 del regolamento della Camera e l’articolo 51 del regolamento del Senato vietano la sovrapposizione dei progetti di legge tra un ramo e l’altro del Parlamento. E al Senato sta procedendo l’esame della delega al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva. Entro fine mese si andrà al voto». Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia), respinge al mittente le accuse mosse dalla segretaria dem Elly Schlein e da diversi parlamentari del Pd e del M5S, secondo cui la destra blocca la discussione in Aula a Montecitorio del testo di iniziativa popolare (C 2179) per l’introduzione del salario minimo di 9 euro l’ora.
Il nodo dei regolamenti parlamentari
Accuse strumentali, afferma Rizzetto. «Io non posso ignorare gli articoli dei regolamenti di Camera e Senato: sarebbe un’anarchia che crea un precedente», spiega. Aggiungendo un altro elemento: «Al provvedimento all’esame di Palazzo Madama già approvato alla Camera (nella versione che aveva sostituito con un maxi-emendamento la proposta delle opposizioni in materia di salario minimo ed era rimasta poi ferma da dicembre 2023, ndr), è abbinato un Ddl a prima firma Tino Magni di Avs, identico a quello reclamato dalle opposizioni. Ricalendarizzando a Montecitorio, decapiteremmo anche la proposta a Palazzo Madama».
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La maggioranza resta contraria al salario minimo
Ma la maggioranza non ha cambiato idea nel merito. «Il non detto in tutta questa vicenda – afferma l’esponente di Fdi – è che noi su quel Ddl ci siamo già espressi. La lunga discussione partita nel 2023, arricchita dal parere del Cnel e dalle autorevoli opinioni ascoltate durante le audizioni, ha portato a una consapevolezza importante: se fissassimo un salario minimo legale, correremmo il pericolo di una fuga dalla contrattazione collettiva di qualità, quella che già oggi garantisce a milioni di lavoratori salari superiori a 9 euro l’ora».
La difesa della delega per retribuzioni eque
Per Rizzetto, la battaglia è un’altra: dare sostanza a quanto era stato inserito nella delega proprio con il suo emendamento, ossia la previsione (articolo 1, lettera a) che i decreti delegati dovranno «assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi», «questo sì in assoluta aderenza all’orientamento della direttiva europea, che spinge per l’introduzione del salario minimo per legge soltanto nei Paesi che non abbiano una contrattazione collettiva applicata almeno all’80% dei lavoratori. L’Italia viaggia attorno al 95%».
Premi a chi rinnova i contratti
È lo stesso deputato, però, a riconoscere che si tratta di una «contrattazione da migliorare, in alcuni ambiti». Ma anche questo punto, a suo dire, è affrontato dalla delega, laddove prescrive di «stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel rispetto dei tempi stabiliti dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori» e prevede l’intervento diretto del ministero del Lavoro per ogni accordo scaduto. «Questo – sostiene Rizzetto – è lo strumento cardine per combattere le distorsioni: chi rinnoverà i contratti, e li rinnoverà bene, sarà premiato».